By Rowen
Si dice che l'amore sia rispondere ai bisogni dell'altro prima che lui chieda.
Consapevoli che le sue debolezze sono le cose che ami di più.
Se poi lui ti guarda e nasconde un sorriso...
non è strano sentirsi un pò felici.
Aria di neve
Spock appoggiò, uno dopo l'altro, i piedi sulla pietra porosa che faceva da base alla doccia. Il contatto con questa risultava piacevole, e permetteva al suo corpo di godere della superficie di essa che con la sua durezza, agiva sulla schiena di Spock restituendole la consueta posizione diritta e ineccepibile.
Il motivo per cui il dottore avesse ritenuto di possedere una doccia idrica, obsoleta per non dire superata, era oscuro a Spock almeno quanto quello per cui McCoy avesse installato all'interno di essa la possibilità di sostituire il getto d'acqua tradizionale con quello di ultrasuoni a cui lui era abituato. Era certo che i terrestri non fossero l'unica razza che in passato aveva destinato l'acqua agli usi più svariati, compreso quello di lavarsi; ma reputava quantomeno un inutile spreco il fatto che, anche dopo l'avvento delle docce soniche, il dottore continuasse a volersi lavare con l'acqua.
Primo fra tutti c'era il fattore ecologico. L'acqua era considerata un bene prezioso già da molti secoli, e il suo sperpero non era affatto logico. In secondo luogo, come l'acqua calda potesse agire sulla fisiologia di un individuo e addirittura innalzarne l'umore, era un vero mistero per Spock. Ma ne aveva avuto diverse dimostrazioni nel periodo di convivenza con McCoy che era già trascorso, nessuna delle quali lo aveva infastidito. Tutt'altro, e anche da parte sua aveva iniziato ad apprezzare i vantaggi di riempire una vasca fino all'orlo e immergervisi per tutte le ore necessarie a restituire ai suoi nervi la facoltà di scendere di nuovo in soggiorno ad ammirare la collezione di coloratissimi soprammobili sulla mensola del camino. Da quando erano tornati dal quartier generale, così vuoto e ordinato, trovava ancora più complicato cercare di ignorare la maggior parte degli oggetti inutili che tenevano in casa più per tradizione che per necessità.
Tornò a concentrarsi sulla melodia creata dagli ultrasuoni. L'azione della doccia sonica sulla pelle non era paragonabile in nessun modo a quella dell'acqua corrente. Per prima cosa la scomoda sensazione di umidità data dalle docce tradizionali era scongiurata, poi, gli ultrasuoni erano in grado di praticare un leggero massaggio circolare su tutto il corpo scaldando le molecole d'aria attorno ad esso.
Il suono che ne scaturiva era quanto di più delicato e piacevole ci potesse essere; secondo, alle orecchie di Spock, forse solamente a una delle sinfonie più ordinate e lineari di Beethoven. Seguiva un ritmo percettibile solo ad un ascolto attento, ed era capace di cullarlo letteralmente verso uno stato di pace difficilmente raggiungibile senza l'aiuto della meditazione.
Doveva essere per questo che McCoy aveva voluto una doccia di quel tipo: non aveva mai sottovalutato il bisogno che i vulcaniani avevano di estraniarsi dalla realtà e dai suoi problemi quotidiani in favore della pace meditativa. E anche per il suo vulcaniano valeva la stessa regola. Spock era stato sorpreso e felice di apprendere che il dottore non fosse infastidito da tutto ciò, e che soprattutto non fosse geloso del suo bisogno di stare solo; glielo aveva dimostrato in modo umano e ben più di una volta.
Senza nessun preavviso si sentì accarezzare le spalle. Le mani di McCoy erano fresche a confronto del caldo massaggio degli ultrasuoni, ma non avrebbero potuto essere più piacevoli.
“Non ti ho sentito entrare sotto la doccia” disse il dottore con la voce ancora attutita dal sonno mentre faceva scorrere entrambe le braccia attorno al torso di Spock stringendolo a sé, le sue labbra erano vicine ai lobi delle orecchie di Spock.
“Non mi sorprende Leonard” rispose il vulcaniano senza girarsi “dal momento che la doccia sonica non prevede utilizzo di acqua, non avresti potuto indovinare i miei movimenti” non voleva ancora cedere all'estatica sensazione che provocavano i fianchi di McCoy a contatto con le sue natiche, se c'era qualcosa che Spock apprezzasse fra le abitudini umane, erano proprio i preliminari.
“Il suono delle molecole d'aria che si riscaldano per sfregamento è appena percettibile” Spock terminò la sua spiegazione attendendo divertito la stizzita risposta che con ogni probabilità McCoy avrebbe pronunciato di lì a poco. Ma questa volta si era sbagliato.
“Oh, beh” disse McCoy depositando un bacio distratto sul collo di Spock “questo è uno degli inconvenienti del tuo metodo di lavarti” un altro bacio umido mise definitivamente fine alla voglia di Spock di provocare il dottore.
Si girò di scatto lasciando l'espressione di McCoy interdetta per una frazione di secondo, prima che questa tornasse ad essere sorridente e rilassata dalle ore di sonno e dal calore della trapunta patchwork. Le sue labbra sfiorarono quelle del compagno un paio di volte per poi occuparle definitivamente escludendo la possibilità per ognuno di loro di concentrarsi su una qualsivoglia altra cosa.
“Hai mai considerato la possibilità di fare una doccia come si deve?” chiese McCoy con malizia e passando un pollice sulla traccia dell'osso della clavicola di Spock, ben evidente nella sua anatomia tonica. “O un bagno. Saremmo stati molto più comodi” aggiunse, ma a giudicare dalla sua voce, il dottore sembrava in uno stato d'animo del tutto incline ad ogni tipo di dimostrazione d'affetto potesse essere condivisa tra le pareti di una doccia. Spock trovava irragionevole oltre che disperatamente inconveniente lasciare che questa propensione di McCoy andasse sprecata.
Si guardarono negli occhi per quello che a entrambi parve un istante, poi Spock notò l'inadeguata presenza dei vestiti che McCoy aveva ancora indosso provando un'immediata urgenza di provvedere al più presto ad aiutarlo a sbarazzarsene.
Lasciò per un attimo che nella sua mente si susseguissero i movimenti necessari per sfilare la maglietta e i calzoni del pigiama leggero del dottore; assaporò il contatto delle punte delle sue dita lungo il bacino e le cosce di McCoy, e poi sul suo petto chiaro. Immaginò il brivido di piacere che avrebbe percorso l'intero corpo del dottore quando le sue mani fossero arrivate dietro la sua nuca subito seguite dalle sue labbra e dalla sua lingua.
McCoy aveva chiuso gli occhi, non era ancora perfettamente abituato all'effetto che il legame produceva sulla loro vita sessuale. In realtà questo era sempre presente: in ogni momento della giornata era lì a suggerirgli all'orecchio che Spock lo stava guardando, o stava pensando a lui, o lo stava sognando.
Ma quando facevano l'amore era come se prendesse il sopravvento sul controllo che la sua mente non abbandonava mai nei confronti del suo inconscio e del suo corpo, si fondeva in lui amalgamandosi e adattandosi ad ogni sfumatura del suo essere. Che lo volesse o no.
Ma McCoy l'aveva voluto eccome, e non aveva intenzione di combattere questa nuova ed eccitante forma di piacere che il legame sembrava sapergli far sperimentare insieme a Spock.
Alzò le braccia appena prima che Spock raggiungesse la base della sua maglia di cotone azzurro chiaro, anticipando l'idea del compagno e facilitandogli il gradito compito di spogliarlo. Un attimo dopo anche il resto del suo pigiama finì coll'occupare parte del pavimento del bagno.
Il dottore emise un sospiro simile a un brivido, e Spock poté escludere con sicurezza che questo fosse determinato dal freddo, che iniziava a trapelare dalle ante di vetro aperte della doccia, limitandosi a guardare verso l'inguine del dottore.
“Mi sono sempre chiesto come fosse possibile che questi dannati ultrasuoni riuscissero a eliminare sporcizia e odori meglio di acqua e sapone” disse McCoy ricadendo per un attimo nel suo caratteristico malumore mattutino dovuto alla mancanza di una colazione adeguata al suo appetito, e atto a nascondere per quanto possibile la voglia di dedicarsi a tutt'altra attività.
“Il punto” disse Spock senza riuscire a resistere all'inconscio invito del dottore “sta nella velocità con la quale le molecole sfregano l'una contro l'altra producendo calore. Il tutto nella metà del tempo di una doccia idrica” finì soddisfatto.
“Un altro inconveniente” disse McCoy divertito, abbassando la sua voce di almeno un'ottava.
“Leonard, non vedo come risparmiare tempo su attività futili come lavarsi possa costituire un problema di qualsiasi tipo” rispose Spock senza mai allontanarsi dall'abbraccio con McCoy.
“Sei tu il primo a ricordarmi continuamente di valutare le situazioni sotto diversi punti di vista” fu l'enigmatica risposta del dottore “E comunque quello che tu chiami attività futile io lo chiamo rilassarsi. E pretendo che il mio momento di rilassamento duri abbastanza tempo da permettermi di goderne ogni beneficio” McCoy parlava con un colore nella voce che Spock aveva imparato ad abbinare al bisogno del compagno di dare voce ai suoi pensieri e a volerli condividere con lui, come aveva voluto condividere la sua casa e adesso la sua mente.
“Penso che ti concederò la possibilità di spiegarti meglio” disse Spock imitando un tono di superiorità che gli risultava fin troppo realistico “Ma avrò bisogno di prove” disse baciando le labbra scivolose di McCoy.
“Affare fatto” rispose il dottore aprendosi in un sorriso pieno di malizia e desiderio che arrivò a toccare i suoi occhi “prima prova a sostegno della mia teoria” annunciò.
Spock ci mise qualche istante per capire che il piacevole massaggio degli ultrasuoni era stato sostituito dal caldo getto d'acqua corrente, e che questo aveva già iniziato a inzuppare i suoi capelli neri e accuratamente pettinati.
L'acqua che bagnava il suo corpo e i suoi capelli non gli aveva mai dato realmente fastidio, o almeno non un fastidio giustificabile da una ragione logica.
“Smettila di preoccuparti” McCoy si rivolse al compagno “Sono sicuro che un po' d'acqua non rovinerà la tua piega, quindi cerca di rilassarti” gli disse cominciando a depositare una serie di baci sul suo petto che mano a mano scendevano verso il suo stomaco.
“Non sono affatto preoccupato, Leonard. È solo che la composizione chimica di...” replicò Spock tentando di suonare il più irritato possibile, e ottenendo come risultato un'altra risata di McCoy, il cui umore non avrebbe potuto essere minato da niente al mondo quella mattina.
“Spock” lo interruppe divertito “Sì?” “Fammi il favore di stare zitto e io ti prometto una tazza di cioccolata calda extra oggi pomeriggio”. I termini dell'accordo, decise Spock, erano vantaggiosi per entrambe le parti. Lui avrebbe frenato la lingua e McCoy, con un po' di fortuna, avrebbe fatto l'esatto contrario. Entrambi avrebbero ricavato piacere dalla cosa e Spock avrebbe guadagnato una tazza enorme di cioccolata fumante.
“Ecco, così va molto meglio” sorrise McCoy, e sospinse indietro il compagno fino a fargli toccare la parete con la schiena, baciandolo di nuovo.
Spock chiuse gli occhi mentre si abbandonava lentamente alle squisite sensazioni che la lingua del dottore gli stava facendo provare, mentre si chiedeva per quale motivo quella mattina non avesse deciso di farsi un bagno. Suppose che nessuno fosse perfetto
Era da alcuni giorni che c'era aria di neve. McCoy conosceva bene la sensazione che precedeva la prima nevicata dell'anno, e il suono del vento che agitava le chiome degli olmi facendo sbattere i loro rami sul tetto della casa, era uno dei segnali che la annunciavano.
Sapeva che il cielo azzurro e terso non sarebbe durato a lungo, e che i primi fiocchi avrebbero cominciato a scendere puntuali nel giro di poche ore.
Era abbastanza improbabile che Spock non si fosse accorto del cambiamento di pressione atmosferica, e McCoy ne sarebbe stato sicuro anche se non avesse avuto per tutto il giorno sotto gli occhi il vulcaniano che si aggirava per la casa uscendo in giardino di tanto in tanto, per poi rientrare quasi immediatamente, e senza motivi apparenti.
Stava solo aspettando il momento giusto per chiedergli cosa lo preoccupasse, anche se quella voce nel suo cervello, che aveva imparato ad ascoltare, non gli aveva ancora comunicato sensazioni di pericoli imminenti o cose simili.
“Credo che dovremmo mettere un piattino di latte sotto al portico” Spock gli rivolse la parola pressoché per la prima volta in tutto il pomeriggio, durante il quale, nelle rare pause in cui non era occupato a correre avanti e indietro per il giardino gelato, aveva strimpellato qualche nota sul pianoforte nero nell'angolo. Quasi con casualità. E anche questo aveva contribuito a mettere in allarme il dottore.
“Se con questo intendi dire che sei preoccupato per quel gatto, beh” rispose McCoy, felice di apprendere che la capacità del compagno di costruire una frase sembrava essere ancora intatta “non lo devi essere. I gatti sono creature indipendenti e sanno benissimo come cavarsela da soli”.
All'espressione apprensiva di Spock, McCoy provò un improvviso bisogno di chiarire la situazione al vulcaniano “Comunque se ti può consolare stamattina ho lasciato fuori per lui un po' di latte con i rimasugli di quei biscotti alla crusca che mi hai fatto comprare, se li è mangiati tutti” disse ridendo. “Se continua così dovremo...” McCoy si interruppe. Spock non aveva ancora sorriso, e non poteva essere che il suo umore fosse influenzato a tal punto da quella palla di pelo tutt'altro che denutrita, anche se il pensiero si era affacciato più volte nella mente di McCoy, e adesso non poteva dire di essere del tutto contrario a prendersi cura del loro peloso visitatore.
“Questo freddo comincia a essere insopportabile” disse Spock quasi con irritazione. Aveva cambiato discorso, ma McCoy aveva intuito il reale motivo per cui il vulcaniano avesse introdotto l'argomento del gatto. Non era facile determinare il grado di affetto che Spock aveva accordato a quel felino, ma il suo amore per gli animali era ben lungi dal poter essere nascosto agli occhi esperti di McCoy, che avevano silenziosamente approvato la presenza del gatto nella loro vita insieme fin dal primo momento in cui il dottore aveva notato lo sguardo di Spock addolcirsi nei confronti di quell'animaletto ficcanaso.
“Credo tu abbia ragione” disse all'improvviso, godendosi l'espressione di un vulcaniano preso alla sprovvista. Il suo viso interrogativo lo spinse ad andare avanti.
“Fuori fa troppo freddo, e purtroppo gli esseri umani sono portati a compatire ogni creatura che imparano a conoscere” “Ritengo che tu fossi già a conoscenza della mia insofferenza alle rigide temperature, non è una novità di questo periodo” disse Spock visibilmente assorto a cercare qualcosa fuori dalla finestra, mentre i fiocchi di neve iniziavano a imbiancare il prato davanti alla casa. McCoy lasciò che il loro cadere ininterrotto calmasse il suo istinto a rispondere per le rime a Spock, anche se non capiva come il suo acuto vulcaniano non avesse afferrato che il suo discorso non si riferiva affatto a lui. Ma non aveva assolutamente voglia di litigare, non in una giornata come quella.
Il medico vide Spock girarsi di scatto, doveva aver sentito qualcosa che le sue orecchie umane avrebbero percepito solo dopo che il qualcosa in questione si fosse avvicinato a loro molto di più. Miagolii. Sì, doveva trattarsi proprio di questo. E a quel punto l'interesse di Spock fu evidente e giustificato per lo meno nei pensieri di McCoy, che sorrise fra sé e sé mentre seguiva il compagno nell'ingresso.
Un gatto dal lungo pelo bianco e folto se ne stava seduto con eleganza appena fuori la loro porta di casa, sembrava sentirsi perfettamente a suo agio mentre li guardava dal basso agitando la coda in leggeri scatti altrettanto eleganti ed armoniosi. McCoy capiva perché Spock fosse così attratto da quell'animale. Anche non volendo soffermarsi sulla sua vanità personale, che gli aveva fatto notare l'impressionante somiglianza del suo colore di occhi con quello del gatto, la sua leggiadria nei movimenti bastava ampiamente per giustificare un interesse da parte di Spock.
“Penso che voglia altri biscotti” azzardò McCoy “Ho paura di avere firmato la nostra condanna, i tuoi alla crusca sono i suoi preferiti, e confesso che non mi dispiacerebbe affatto cedergli la mia parte” Spock finalmente accennò una risata, e McCoy lo guardò incuriosito.
“Ho svolto alcune ricerche in merito” cominciò il vulcaniano “e ho potuto stabilire che i gatti preferiscono cibarsi di proteine derivanti da altri animali”.
“In poche parole sono carnivori, Spock” tagliò corto McCoy, e si avvicinò al gatto per dargli un buffetto sulla testa. Spock lo raggiunse all'istante, imitando il gesto del dottore, anche se con meno sicurezza e molta più circospezione.
“Creature affascinanti i gatti” disse Spock mal celando la reale intenzione che traspariva da quella frase.
“E va bene, Spock” McCoy si girò verso il compagno “Hai vinto. Facciamolo entrare in casa, non sono tanto crudele da lasciare che questo povero animale finisca morto assiderato, le nevicate qui a Fairfax sono una cosa seria” il sorriso che spuntò sulle labbra di Spock era proprio quello che il medico aveva bisogno di vedere in quel momento, e l'immagine che seguì arrivò molto vicino a ripagarlo dell'inutile preoccupazione che lo aveva attanagliato per tutto il pomeriggio.
Spock era seduto sul loro divano rosso, davanti al camino, e il nuovo inquilino gli stava accanto, acciambellato comodamente, ed evidentemente soddisfatto delle carezze che stava ricevendo.
“Beh, penso che a questo punto dovremmo pensare a un nome” sospirò McCoy sedendosi sul divano adiacente “Ho avuto diversi gatti quando abitavo qui da ragazzo, e quasi tutti si chiamavano con nomi di cibo” si interruppe per ridere “non credo mi vada di rompere una tradizione così ben radicata. Ricordo un gatto di nome Porridge, aveva un colore peggiore di quelle tende orripilanti” disse agitando il braccio in direzione della cucina “Ma suppongo non sarebbe adatto come nome per un gatto bianco...” disse pensieroso. Spock lo aveva lasciato parlare senza interromperlo, la sua attenzione al momento era totalmente catturata dal suono particolare che proveniva dal felino, un suono simile a un gorgoglio sommesso che gli trasmetteva un senso di tranquillità senza paragone. Dovevano essere le famose “fusa” dei gatti, un'altra caratteristica di quegli animali che lo incuriosiva e lo attraeva.
“Ci sono!” esclamò McCoy schioccando le dita “Biscotto mi sembra perfetto data l'assurda predilezione che ha per i tuoi immangiabili cosi alla crusca” il medico si alzò prendendo poi posto accanto al gatto e iniziando ad accarezzarlo a sua volta.
“Ma temo ci sia un problema qui...” disse con un tono quasi imbarazzato. Spock alzò gli occhi per chiedere spiegazioni “È una gattina, femmina” annunciò McCoy sorridendo.
“Solo perché una parola appartiene al genere maschile non significa necessariamente che il nome suddetto debba essere esclusivamente abbinato ai maschi, e questo vale soprattutto per gli animali” disse Spock iniziando l'ennesima conferenza “Ad ogni modo, Leonard, credo che il termine vulcaniano per indicare lo stesso concetto possieda una musicalità molto più adatta al nostro caso” si fermò, ma aggiunse velocemente “Se non hai nulla in contrario, si intende” disse rivolgendo al compagno uno di quegli sguardi a cui anche se avesse voluto, McCoy non avrebbe potuto resistere.
“Sentiamo” fu la risposta che gli concesse.
“Kreyla; in vulcaniano significa biscotto, per quanto ritenga che il senso del termine non sia lo stesso che voi terrestri abbinate comunemente all'oggetto, ma la a finale dovrebbe essere soddisfacente”.
McCoy ripeté la strana parola un paio di volte, aveva bisogno di abituarsi al suo suono particolare, e ovviamente non poteva darla vinta a Spock senza tenerlo sulle spine almeno un po'.
“Spock, credi che Kreyla accetterà di mangiare anche qualcosa che non siano i tuoi biscotti?” chiese McCoy con un tono più serio di quello che Spock si sarebbe aspettato, il dottore si era affezionato alla loro nuova gatta molto più in fretta del previsto.
Spock sorrise in direzione del medico, che continuava ad accarezzare Kreyla “Non penso che sopravviverebbe molto a lungo altrimenti” disse poi.
“Hai ragione” rise McCoy “i gatti non vanno avanti a verdure e cioccolata calda” aggiunse scoccando al compagno uno sguardo appuntito come la frecciatina che gli aveva appena indirizzato. Spock rispose più all'occhiata divertita del dottore che alla sua frase in sé mentre sostituì McCoy nel compito di lisciare il morbido pelo di Kreyla. “Ora che ci penso mi sembra che mi spetti una tazza di cioccolata più generosa del solito” Spock era diventato piuttosto abile nell'imitare l'ironia pungente del dottore, e in questo senso il legame era stato molto utile a entrambi per trovare i punti di accordo che in passato erano stati spesso limitati dalle incomprensioni inevitabili fra di loro.
“Si, ma il nostro patto non prevedeva che fossi io a preparartela” disse McCoy alzando gli occhi dal gatto e dalle eleganti mani di Spock “la tua memoria infallibile te lo confermerà” aggiunse ridendo.
La malizia nello sguardo del vulcaniano mentre lo fulminava con gli occhi sembrò non sfuggire nemmeno a Kreyla, che emise un mezzo miagolio attutito dalle carezze di McCoy.
“La prima nevicata della stagione ha qualcosa di speciale” disse il dottore “Non riuscirai a cambiare discorso, Leonard” fu la risposta dall'altra parte del divano.
“In poco tempo il giardino sarà sommerso di neve”
“Il barattolo del cacao è sempre nello sportello in alto a destra” insistette Spock divertito.
“Per due giorni non potremo uscire di casa” disse McCoy senza smettere di guardare fuori dalla finestra che iniziava ad appannarsi per il calore che si propagava dal camino acceso.
“Non vedo il problema: abbiamo una scorta di cacao non indifferente”.
McCoy si girò per sorridere a Spock. Kreyla sembrò irritarsi per l'improvvisa attenzione che Spock aveva riservato alla bocca di McCoy.
Chiediamo scusa a tutti voi per le spese del dentista, ci siamo dare alla romanticheria e alla smielatezza XD E della serie la pubblicità non è mai abbastanza... ecco le foto di Kreyla!
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http://www.nessunoperfetto.altervista.org/gallery.html#kreyla Gelosia e azione ai prossimi capitoli ;)