Titolo: Difficoltà di comprensione
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice of life
Personaggi: Arleen Walker, Hans Rodewald
Wordcount: 916 (
fiumidiparole)
Prompt: Accento inglese di
nemofrommars per la
Notte Bianca V @
maridichallengeTimeline: Ambientata durante il primo anno di matrimonio.
Note: Het
«Hans, svuotare bottiglie di birra con questo caldo non ti fa bene!» lo rimproverò.
«Oh, avanti...! Ho sete» disse lui, guardandola dal basso verso l'alto con espressione supplichevole e irritata insieme.
Lei gli girò le spalle e si avviò in cucina.
«You must drink water, if you're thirsty!» esclamò la donna.
«Hans, are you ok?».
Arleen Walker era appena rientrata dalla sua lezione serale di ballo, la borsa con il cambio sotto braccio e i folti e lunghi capelli castano-rossicci mossi raccolti in un'alta coda di cavallo.
Indossava una camicetta blu annodata sul ventre, poco sopra l'ombelico, un paio di shorts di jeans che lasciavano scoperte le lunghe gambe toniche ed un paio d'infradito bianche.
Trovava che andare a tenere i corsi d'estate fosse spossante, ma per fortuna le erano toccati quelli serali, che significavano non doversi recare in palestra sotto i cocenti raggi del sole tipici del primo pomeriggio.
Suo marito, Hans Rodewald, era stravaccato sul divano, sdraiato con la schiena appoggiata sopra un mucchio di cuscini. Indosso aveva solamente una canotta bianca ed un paio di pantaloncini crema che gli arrivavano al ginocchio. I capelli biondi - che portava più lunghi sopra il capo e più corti ai lati - anziché dritti a mo' di fiamma sulla sommità della testa erano disordinati e andavano un po' in tutte le direzioni.
L'uomo aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire, anche se Arleen era assolutamente certa del contrario: nella mano destra stringeva il collo di una bottiglia di birra mezza piena. Quando beveva, anche se gli servivano diverse bottiglie prima di ubriacarsi sul serio, diventava più pigro ed era più facile che cadesse in una sorta di dormiveglia.
A conferma della sua convinzione che il marito non stesse dormendo gli giunse la sua affermazione: «Sei tornata presto».
Perché dovesse passare ore intere tracannando birra, la donna non l’aveva ancora capito. Sapeva solo che in quel momento vederlo con quel contenitore di vetro stretto tra le dita la irritava terribilmente.
La Walker posò la borsa su di un mobile vicino all’ingresso prima di avvicinarglisi e strappargli di mano la bottiglia, facendolo scattare seduto per riflesso, come una molla.
«Hans, svuotare bottiglie di birra con questo caldo non ti fa bene!» lo rimproverò.
«Oh, avanti...! Ho sete» disse lui, guardandola dal basso verso l'alto con espressione supplichevole e irritata insieme.
Lei gli girò le spalle e si avviò in cucina.
«You must drink water, if you're thirsty!» esclamò la donna. Quando si faceva trasportare dalle emozioni - di qualsiasi natura fossero - non riusciva a trattenersi e parlava nella sua lingua madre, l'inglese.
Grazie al suo accento perfetto e l'ovvia dimestichezza con la lingua pronunciò la frase fluidamente ed in modo estremamente rapido tant'era infastidita dalla testardaggine con cui il suo sposo si ostinava a voler bere birra a tutti i costi.
Hans si alzò in piedi grattandosi la nuca fiaccamente.
«Cosa...?!» domandò, confuso. Con il caldo non aveva proprio la forza mentale per mettersi a tradurre la moglie, anche se di solito ci riusciva discretamente bene date le sue ottime conoscenze della sua lingua.
Arleen fraintese la situazione e si voltò di scatto appuntandosi le mani sui fianchi, fissandolo con cipiglio improvvisamente adirato.
«Visto? La birra ti sta distruggendo il cervello! Non riesci più nemmeno a capirmi!».
«Non è colpa della birra! Sei tu che parli con perfetto accento inglese anche se io non sono inglese! E per di più parli pure veloce!» s'infervorò Hans.
Solitamente tendeva per carattere ad essere conciliante nei confronti della moglie, ma stavolta proprio non ci riuscì, non dopo essere stato accusato di star rincitrullendo a causa della sua passione smodata per la birra.
«Il mio accento non ha niente che non va, è lo stesso di sempre! Sei tu che non capisci perché hai il cervello annebbiato dall'alcol!» controbatté Arleen con foga.
«Ma non ho bevuto nemmeno una bottiglia!» tentò di difendersi Hans.
«E menomale, altrimenti non oso neppure immaginare in che stato ti avrei trovato!!» esclamò la donna, alzando improvvisamente la voce.
Si rese conto di essersi spinta un po' troppo oltre nel momento in cui vide le guance del marito divenire porpora e gli occhi abbassarsi, assumendo un cipiglio al tempo stesso colpevole e offeso.
Sembrava sul punto di scoppiare a piangere, benché fosse un uomo fatto e finito.
Nel vederlo in quello stato Arleen fu colta da un improvviso attacco di tenerezza estrema nei suoi confronti che la spinse a marciare verso di lui e gettarglisi contro il petto, abbracciandolo.
«Sorry, my dear» disse, chiudendo gli occhi e affondando il viso nella sua spalla «Non volevo offenderti. È il caldo che mi rende nervosa... scusami».
Il Rodewald le accarezzò i capelli, posando un bacio leggero su di essi. Si vergognava della sua reazione innanzi alle affermazioni di Arleen. Abbassare gli occhi e arrossire era una reazione che poteva andar bene per una ragazzina, non certo per un uomo come lui.
Era ben consapevole di essere estremamente timido, ma lasciarsi andare a simili reazioni non andava affatto bene. Doveva mostrarsi un po’ più uomo.
«Scusami anche tu, in fondo hai ragione. In questo periodo... cercherò di bere birra con un po’ più di moderazione...» disse lui, arrossendo.
Lei sollevò il viso e gli rubò un rapido e casto bacio sulle labbra.
Si scambiarono un lungo sguardo con il quale ciascuno dei due seppe che quel piccolo, insulso diverbio era definitivamente concluso.
«V-vado a farmi una doccia» annunciò Hans, svincolandosi dall'abbraccio con gesti decisamente impacciati.
Voleva andare a rinfrescarsi un po’: con tutto quell’arrossire continuo, anche se involontario, aveva iniziato a sudare e gli dava fastidio sentire i vestiti incollarglisi addosso.
«Okay, I'll prepare the dinner...» disse Arleen, rivolgendogli un sorriso un po' imbarazzato mentre si girava a dargli le spalle per fronteggiare la cucina.
Hans sospirò beato ed in modo impercettibile una volta varcata la soglia della cucina: se c’era una cosa che gli piaceva terribilmente di sua moglie era il suo perfetto accento inglese... anche se qualche volta si rivelava essere un po’ scomodo.