Titolo: Testardaggine pasticcera
Rating: Giallo
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo
Personaggi: Brian Newman, Zachary Harrow
Wordcount: 1324 (
fiumidiparole)
Prompt: Cibo / 08. Marzapane @
think_fluffNote: Shonen-ai
«Brian... ti prego, basta...» supplicò a mezza voce, addossandosi contro lo schienale della sua sedia.
Brian si voltò verso di lui, dando le spalle al bancone stracolmo di ciotole di svariate dimensioni, mestoli sporchi, sacchetti e confezioni di alimenti aperti.
In mano reggeva un vassoio bianco sul quale erano sistemate piccole sferette bianche con un grazioso ricciolo sulla sommità. Parevano meringhe, ma non lo erano, purtroppo per Zachary.
Quest'ultimo, al vedere il vassoio, sbiancò letteralmente.
«Ti supplico, non ne posso più... sono pieno!» protestò senza più forze, chiudendo gli occhi «Ho mangiato a sufficienza...!».
Il povero Zachary Harrow, seduto a tavola da più di quattro ore, non ce la faceva più. Era sul punto di crollare, nonostante avesse opposto una strenua resistenza.
«Brian... ti prego, basta...» supplicò a mezza voce, addossandosi contro lo schienale della sua sedia.
Brian si voltò verso di lui, dando le spalle al bancone stracolmo di ciotole di svariate dimensioni, mestoli sporchi, sacchetti e confezioni di alimenti aperti.
In mano reggeva un vassoio bianco sul quale erano sistemate piccole sferette bianche con un grazioso ricciolo sulla sommità. Parevano meringhe, ma non lo erano, purtroppo per Zachary.
Quest'ultimo, al vedere il vassoio, sbiancò letteralmente.
«Ti supplico, non ne posso più... sono pieno!» protestò senza più forze, chiudendo gli occhi «Ho mangiato a sufficienza...!».
«Ho bisogno di migliorare, devi aiutarmi!! Non posso arrivare alla serata di Halloween senza saperli preparare al meglio! Non ci farei solo io una figuraccia, ma tutto il ristorante!» controbatté con decisione Brian, portandogli davanti il vassoio.
L'altro fissò le palline bianche quasi nauseato.
«Ma ho mangiato così tanto marzapane da avere la nausea e ne hai preparato tanto da saperlo fare per forza bene! Perché devo mangiarne ancora...?» domandò l'Harrow.
In effetti, non aveva tutti i torti: da quando Brian era tornato a casa all'ora di pranzo alla fine del suo turno mattutino, si era intestardito di voler imparare a tutti i costi a preparare alla perfezione l'impasto dei fruttini di marzapane in vista della serata di Halloween al ristorante. Avevano già ricevuto tantissime prenotazioni per diversi gruppi davvero numerosi e per questo Brian si sentiva ancor più sotto pressione di quanto lo sarebbe stato in condizioni normali. Così il povero Zachary era stato convinto dal giovane a fungere da cavia con la promessa di poter finalmente mangiare quanti dolci voleva, fino a scoppiare.
L'idea aveva allettato tantissimo Zachary fin da subito, soprattutto spinto dalla sua gola: di solito Brian - anche se gli preparava i dolci più fantasiosi e stuzzicanti - gli poneva dei limiti alle quantità per impedirgli di prendersi una bella indigestione; tuttavia, adesso che l’Harrow era sul punto di averla per davvero - e neppure così leggera - quest’ultimo si diede dell'idiota per aver dato ascolto al compagno.
«Avrei dovuto rifiutare...» rifletté mentre deglutiva a vuoto, cercando interiormente la forza necessaria a prendere un altro di quei bocconcini di marzapane.
Era sul punto di scoppiare e non si sentiva in grado di mangiare un altro intero vassoio di quei dolcetti. Desiderava solo che il partner si decidesse ad accettare il fatto che li sapeva preparare meravigliosamente - perché così era - e dare finalmente tregua al suo povero stomaco.
Brian, in piedi accanto a lui, lo fissava in attesa.
«Allora? Ti vuoi muovere? Devo sapere come sono!» lo esortò senza mezzi termini.
L’Harrow trovava che l’angoscia della prestazione brillante che avrebbe dovuto rendere durante la sera di Halloween al ristorante gli stesse annebbiando il cervello.
Il Brian Newman che conosceva lui era brusco nei modi, ma non fino a quel punto. In più, con lui si tratteneva sempre un po’ e lo trattava con un poco più di dolcezza. In quel momento, invece, gli importava solamente di trovare tregua alla sua preoccupazione più impellente.
«Ma ne ho già mangiati due vassoi...» obiettò la sua povera cavia.
«Zachary, ho bisogno di sapere se è davvero buono. Ti prego...!».
Quando arrivava a supplicarlo in quel modo era inutile qualsiasi tentativo di protesta ed opposizione: l'Harrow non riusciva a far niente che non fosse dargli ragione. Il Newman gli faceva tenerezza quando gli chiedeva docilmente le cose.
Arrivò così a pensare che, se l’avesse accontentato, sarebbe riuscito a farlo tornare quello di prima. In quel momento era la cosa che più gli premeva: quel lato ossessivo di Brian era inquietante.
Fu per questo motivo che l’Harrow continuò a mangiare, nonostante il suo stomaco ne avesse abbastanza di marzapane.
«È... buono, sì...» commentò dopo qualche minuto, mentre masticava con lentezza inesorabile «... d-delizioso...» puntualizzò, cercando di apparire un po’ più energico e convinto.
Riuscì nel suo intento, perché Brian esclamò un euforico: «Dici davvero?! Ce l'ho fatta?!».
Zachary annuì grevemente con il capo, inghiottendo l'ennesimo bocconcino.
Fece per prenderne un altro, ma non ci riuscì, rimanendo bloccato a metà del gesto.
Il suo compagno si accorse subito che c'era qualcosa che non andava, perché chiese: «Be', che ti prende adesso?».
«Ho... mal di pancia...» rivelò Zachary con un fil di voce udibile a stento, piegandosi leggermente in avanti, portandosi un braccio sul ventre.
Alla fitta che aveva appena avvertito ne seguirono altre d'intensità maggiore a distanza di pochissimo.
Il Newman lo guardò piegarsi vinto dal dolore ed istantaneamente ritornò “in sé”. La prima cosa che provò fu un profondo senso in colpa. Accantonò il suo "problema culinario" - adesso relegato ad ultimo dei suoi problemi - e si avvicinò al compagno.
«Zachary...?» chiese, posandogli una mano sulla schiena con apprensione.
L'interpellato emise un gemito a mezza voce, alzandosi dalla sedia.
«Vado in camera. Magari riesco a dormire un po'...» bofonchiò «E... poi mi passerà» aggiunse.
Era evidente che stesse cercando di sminuire il malore: il Newman non l’aveva mai visto così pallido, per non parlare della sua espressione. Lo conosceva abbastanza da accorgersi quando si sforzava di apparire normale ed in quel momento la finzione, ai suoi occhi, era palese.
Provò un istintivo moto di profondo affetto nei suoi confronti, nonché il bisogno di rendersi utile in qualche modo, per alleviare almeno in parte il suo enorme senso di colpa.
«Vuoi qualcosa...?» chiese il Newman di getto.
«N-no, grazie. Hai già fatto abbastanza...» replicò l'altro, facendo per andarsene, ma Brian lo fermò e lo tirò a sé, posandogli un casto bacio sulle labbra.
Dal modo con cui glielo diede, Zachary ebbe la sensazione che si stesse scusando per quel che aveva causato; tuttavia, benché la cosa fosse tutto sommato piacevole - le labbra del Newman sulle sue erano così gentili da farlo struggere - un ulteriore spiacevole imprevisto lo costrinse ad allontanarlo bruscamente.
A rispondere allo sguardo confuso e mortificato che gli rivolse il suo partner fu sufficiente il conato che colse all’improvviso Zachary, il quale riuscì per fortuna a trattenersi dal rimettere.
Il senso di nausea che gli aveva stretto la bocca dello stomaco fino ad allora senza conseguenze adesso lo stava sopraffacendo. Del resto, era normale: il suo corpo stava cercando di digerire e assimilare tutti quei dolcetti di marzapane, ma evidentemente erano troppi.
L’unica consolazione era che l’impellente istinto di vomitare, se l’avesse assecondato, probabilmente l’avrebbe fatto sentire molto meglio di quanto si sentiva attualmente.
Brian lo fissò attonito senza capire finché un secondo conato annunciò la necessità di Zachary di rimettere. Fu allora che si allarmò.
«Cazzo, Zachary vai in bagno!! Non vomitare in cucina!» urlò mentre gli correva appresso per accompagnarlo in bagno.
Gli cinse le spalle saldamente e lo scortò di corsa attraverso i corridoi dell’appartamento. Arrivarono appena in tempo: il povero Harrow cadde in ginocchio sul pavimento del bagno, pallido, e si sporse con impeto oltre il bordo della tazza.
Rigurgitò violentemente sotto gli occhi del coinquilino, che non si mosse da dove si trovava. Rimase alle sue spalle a vegliare su di lui.
Voleva abbracciarlo tant’era la dolcezza che gli faceva il suo compagno ridotto in quello stato a causa sua, ma era convinto che in quel frangente non sarebbe stata la cosa più giusta da fare.
«Mi dispiace, non volevo che finisse così... credevo che non ti saresti sentito male: mangi sempre tanto...» si scusò ancora Brian non appena l'altro smise di vomitare e sollevò la testa verso di lui.
«Brian... m-mi prometti una cosa...?» sussurrò Zachary con un fil di voce.
«Cosa?» volle sapere il Newman: era disposto a mantenere qualsiasi promessa per farsi perdonare.
«Basta cucinare marzapane... almeno fino all'anno prossimo. Ti prego...».
Brian sospirò impercettibilmente, afflitto: se non poteva cucinarlo ancora non avrebbe potuto migliorarlo ulteriormente; ciononostante, rispose senza esitazioni: «Promesso».
Per Zachary avrebbe mantenuto senz’altro la parola, specialmente dopo averlo portato fino all’indigestione e al vomito pur di migliorarsi.
«Grazie mille... o-ora... puoi lasciarmi da solo? M-mi viene ancora da vomitare...».
«Oh, scusa. Allora, ehm... vado a sistemare in cucina... e magari ti chiamo anche il dottore...» esclamò Brian, prima di dar le spalle al bagno e andarsene, decisamente a disagio.