Titolo: Nuove ispirazioni
Rating: Giallo
Genere: Generale, Introspettivo
Personaggi: Gaku Yamasaki, Noriaki Haru
Wordcount: 1127 (
fiumidiparole)
Note: accenni a Self!love, Shonen-ai
«Uhm...» fece Yamasaki, pensoso «... potresti provare a scrivere dei romanzi gialli...» azzardò.
«Non ho la stoffa del giallista, non riesco ad architettare casi così complessi da risultare addirittura interessanti...».
«Ehm... allora un romanzo rosa?» propose ancora Gaku.
«Troppe femmine. Non voglio scriverne, non ci riesco!» si rifiutò Noriaki, categorico.
Era strano - per non dire assurdo - trovare Noriaki Haru intento a non far niente: ogni attimo libero che aveva, solitamente, lo sfruttava per fare ciò che gli piaceva di più - cioè scrivere.
Gaku Yamasaki, entrando in soggiorno, trovò il suo coinquilino, compagno e fidanzato sdraiato prono sul divano, intento a fissare stancamente lo schermo spento della tv.
Aveva la camicia - bianca e stropicciata - completamente aperta, a giudicare dal lembo che pendeva oltre il bordo del divano. I suoi capelli castani apparivano, se possibile, ancor più disordinati del solito, anche se i due ciuffi ribelli che somigliavano a corte orecchie di coniglio erano tali e quali al solito.
I pantaloni blu scuro che indossava erano abbastanza stirati rispetto al resto.
Gaku si piegò sullo schienale del divano, appoggiandovi sopra le braccia.
La lunga treccia di setosi capelli neri e blu gli cadde oltre la spalla sinistra, ciondolando nel vuoto senza raggiungere la schiena del compagno, il quale per contro pareva non essersi minimamente accorto della sua presenza.
«Ehi, che ci fai qui sul divano? Non hai niente da scrivere...?» chiese in tono di genuina curiosità.
«Sono appena stato dall'editore...» borbottò Noriaki, come se ciò rispondesse in modo completo ed esauriente alla sua domanda.
All'udire quella notizia Yamasaki si rabbuiò all'istante: aveva avuto modo di incontrare personalmente l'editore del suo coinquilino, Tatsuya Kirihara, e poteva asserire con assoluta certezza che non gli piaceva per niente. Quell'uomo stava palesemente facendo la corte a Noriaki, il quale non si era ovviamente accorto di niente. Era un ingenuo, ma Gaku non lo era ed aveva tutta l'intenzione di continuare a proteggere la propria relazione a spada tratta.
«Che cosa ti ha detto?» lo interrogò, all’erta.
L'Haru emise un lungo sospiro affranto prima di proseguire: «Devo cambiare un po' le tematiche dei miei libri. Il genere, più che altro. I dati che mi ha mostrato riguardo le ultime vendite erano chiari: i miei lettori si stanno annoiando. Non comprano più».
«Ah...» commentò il moro, sollevato e dispiaciuto allo stesso tempo: Tatsuya non aveva avanzato proposte ambigue. La convocazione riguardava solamente il lavoro - e non erano belle notizie, a quanto pareva.
«E tu non sai cosa scrivere?» tirò ad indovinare Gaku in tono quasi casuale, intuendo dalla sua ultima risposta dove il discorso sarebbe andato a parare.
Il castano sospirò ancora una volta.
«Già» confermò con voce tombale. Dall'atteggiamento pareva quasi un condannato alla pena capitale rassegnato a subire il suo destino, certo della sua ineluttabilità.
Gaku si raddrizzò ed aggirò il divano, andandosi a sedere sul bracciolo vicino alla testa del compagno.
«Non credo che startene qui a deprimerti e sospirare possa aiutarti a trovare qualche idea...» commentò in tono ragionevole.
«Neanche andare nello studio e piazzarmi davanti alla pagina bianca del pc, se è per questo. Devo trovare un'idea di base, prima di potermi mettere all'opera...» controbatté stancamente Noriaki.
«Uhm...» fece Yamasaki, pensoso «... potresti provare a scrivere dei romanzi gialli...» azzardò.
«Non ho la stoffa del giallista, non riesco ad architettare casi così complessi da risultare addirittura interessanti...».
«Ehm... allora un romanzo rosa?» propose ancora Gaku.
«Troppe femmine. Non voglio scriverne, non ci riesco!» si rifiutò Noriaki, categorico.
«Be', chi dice che deve per forza essere un romanzo a sfondo eterosessuale? Potresti far orbitare l'intera trama attorno ad una coppia gay. Di romanzi del genere ce ne sono veramente pochi in giro, per non dire nessuno...!» riprese Yamasaki, entusiasta dell'idea originale che aveva avuto.
Noriaki mugolò in tono riflessivo, segno che l'idea non lo disgustava più di tanto.
Gaku, esaltato dalla prospettiva di potersi rivelare seriamente utile alla risoluzione dell'indesiderato "blocco dello scrittore" del compagno, proseguì entusiasta e deciso: «Potresti scrivere di un ragazzo che, ancora all'oscuro delle sue tendenze omosessuali, si masturba per alleviare la solit...».
«Scordatelo!» negò veemente l'Haru con voce decisa, come risvegliandosi dalla sua depressione. Le sue guance arsero di un bel rosso vivo, una tonalità che colpì molto Gaku.
«Che c'è? Perché sei tutto rosso?» chiese, inarcando le sopracciglia in modo perplesso e sorpreso «Ti vergogni a scrivere sulle coppie gay...?».
Era ovvio che la cosa lo sorprendesse: facevano coppia fissa da anni ormai e la convivenza e l'amore tra membri dello stesso sesso era diventata la norma, per Gaku - e quest'ultimo pensava fosse così anche per il compagno.
Noriaki lo guardò dritto negli occhi, stizzito, replicando con forza e determinazione: «Cosa c'entra quello?!».
L'altro lo guardò stupito prima di replicare in tono logico: «Sei arrossito e ti sei rifiutato subito...».
Un'illuminazione improvvisa lo colse mentre terminava di parlare, e non resistette all'impulso di soddisfare immediatamente la propria curiosità: «Non è che non vuoi scrivere sulla mastur...».
«Non ripeterlo!» lo bloccò l'altro tempestivamente, improvvisamente agitato.
Mettendo da parte la modestia, Yamasaki si diede del genio vero e proprio: aveva colto nel segno il problema del partner senza averci dovuto girare troppo intorno.
Noriaki si accorse con un istante di ritardo di aver esagerato. Così facendo non aveva dissipato i dubbi del compagno, anzi, aveva dato loro conferma.
Gaku lo guardò momentaneamente spiazzato, prima di riprendersi e domandare: «Scusa Aki, ma tu lo hai mai fatto...? Masturbarti, intendo...».
A quel punto il suo non era che genuino interesse e legittima curiosità: la sua reazione non era molto normale e lui voleva sapere.
«Certo che no! Perché mai avrei dovuto?!» fu la replica che lo scrittore gli rese con il tono più ovvio del mondo.
Chissà perché, Gaku aveva avuto la netta sensazione che avrebbe risposto così, almeno a livello contenutistico.
L'espressione che gli rivolse il suo compagno spinse Noriaki a domandare: «Perché, tu lo hai fatto?!».
Yamasaki scrollò le spalle con fare assolutamente indifferente: «Ogni tanto mi è capitato di farlo...».
«P-per davvero?!» esclamò l'Haru, sgranando gli occhi, sconvolto.
«Be' sì... alle superiori specialmente, quando ti avevo adocchiato ma ancora non ti parlavo...» rivelò con totale tranquillità.
Il castano avvampò letteralmente, aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a dire niente: la notizia lo aveva evidentemente traumatizzato.
«T-t-ti sei masturbato pensando a me?!» volle sapere, gli occhi dilatati fino all'inverosimile e colmi di stupore.
Gaku si portò una mano sulla nuca e si grattò con fare colpevole e disagiato: l’atteggiamento del compagno lo faceva sentire dannatamente in colpa. Eppure, prima di allora gli era sembrata una cosa normale - o perlomeno, niente di così eccezionale.
«Ehm... sì» confermò, impacciato: non avrebbe mai pensato di dover rivelare una cosa del genere proprio a lui.
«Oh...» fu il solo, banale commento che fuoriuscì dalle labbra dell'altro.
«Comunque dovresti provare almeno una volta. Non è così male come tu pensi...» suggerì Yamasaki.
«Non voglio...!» s'infervorò l'Haru.
«E perché?» lo incalzò il compagno «Ti vergogni così tanto?».
«U-un po'...» ammise lo scrittore, stringendosi sconsolato nelle spalle.
«Be', posso aiutarti io! Così poi potrai scriverne senza problemi!» esclamò Gaku entusiasta, alzandosi in piedi con uno scatto vigoroso, simile ad una molla.
«C-come? Cosa v-vuoi fare?!» fece Noriaki, guardandolo costernato mentre l'altro lo afferrava per un polso e lo tirava in piedi con foga, conducendolo via.
«Andiamo a provare» spiegò laconicamente Yamasaki, rinsaldando la presa sul polso del partner.
«EEEEH?!».