Titolo: White spots on boxer
Rating: Giallo
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life
Personaggi: Akira Hideyuki, Daisuke Ronoaka
Wordcount: 1109 (
fiumidiparole)
Prompt: Humanity Strip / #06 - Intimo @
diecielode + Macchie (al singolare o al plurale) ripetuto esattamente tre volte per la
sfida contro Balam della
zodiaco!challenge @
fiumidiparoleNote: Shonen-ai, accenni a Self!love
«Ahio... che maleee...!» esclamò il ragazzo, mettendosi carponi, portandosi una mano a coppa sul naso.
«E-ehi... tutto a posto? Sanguini?» lo interrogò l’altro apprensivo, posando il bucato a terra per dedicare le proprie attenzioni al partner.
«N-no... fa solo male... non sto sanguinando...» bofonchiò dolorante Hideyuki, cercando di rassicurarlo.
Si rialzò in piedi. Il Ronoaka lo guardò, attento nello scorgere un qualsivoglia segnale di dolore; poi, all'improvviso, gli ritornò alla mente quanto l'altro aveva iniziato a dire poco prima.
«C'è qualcosa che devi dirmi...?» chiese.
Akira lo guardò inizialmente confuso, poi parve ricordarsi, perché disse: «Ah, sì!».
Un momento dopo arrossì fino alla punta delle orecchie, dicendo: «Riguarda... la tua biancheria intima».
Daisuke Ronoaka, come suo solito, si dilettava piacevolmente innanzi al suo computer, girando in Internet senza uno scopo preciso. Semplicemente, saltava da un sito all'altro tramite eventuali link che attiravano momentaneamente la sua attenzione.
Era seduto a gambe incrociate sul tappeto del soggiorno, con il pc appoggiato su un tavolinetto di vetro che occupava una piccola porzione della superficie centrale del tappeto.
Dalla portafinestra alla sua sinistra filtravano i raggi del sole, che ritagliavano un rettangolo di luce nella penombra della stanza.
Il suo compagno, Akira Hideyuki, si trovava sul terrazzo, intento a prendere il bucato asciutto e stendere quello appena fatto. Dalla sua posizione, Daisuke riusciva a scorgere il suo profilo: i capelli viola e ribelli sembravano d'un colore più lucente del solito sotto la luce del sole.
Il Ronoaka appoggiò un braccio sul tavolino, puntellandolo sul gomito per appoggiare la mano contro la propria guancia, sorreggendo il capo, guardando il compagno con un'espressione trasognata. Akira era carino mentre faceva le faccende domestiche.
Dopo qualche minuto, mentre continuava a fissarlo, Hideyuki rientrò nell'appartamento con il cesto del bucato stracolmo di abiti asciutti.
«Ce la fai a portarli?» domandò Daisuke, muovendosi come per alzarsi.
«Sì, ce la posso fare anche da solo!» esclamò Akira indispettito, gonfiando le guance «Comunque Daicchan c'è una cos...!».
Avanzò di un passo ed incespicò puntualmente nel lembo del tappeto. Daisuke si allungò verso di lui, ma riuscì solamente ad impedire che il bucato si sparpagliasse sul tappeto. Akira, invece, rovinò su di esso sbattendo il viso a terra.
«Ahio... che maleee...!» esclamò il ragazzo, mettendosi carponi, portandosi una mano a coppa sul naso.
«E-ehi... tutto a posto? Sanguini?» lo interrogò l’altro apprensivo, posando il bucato a terra per dedicare le proprie attenzioni al partner.
«N-no... fa solo male... non sto sanguinando...» bofonchiò dolorante Hideyuki, cercando di rassicurarlo.
Si rialzò in piedi. Il Ronoaka lo guardò, attento nello scorgere un qualsivoglia segnale di dolore; poi, all'improvviso, gli ritornò alla mente quanto l'altro aveva iniziato a dire poco prima.
«C'è qualcosa che devi dirmi...?» chiese.
Akira lo guardò inizialmente confuso, poi parve ricordarsi, perché disse: «Ah, sì!».
Un momento dopo arrossì fino alla punta delle orecchie, dicendo: «Riguarda... la tua biancheria intima».
Daisuke sbatté perplesso le palpebre, fissandolo spiazzato: si sarebbe aspettato di tutto, ma di certo non che dovesse parlargli di quello.
«Cioè? Che c'entra la mia biancheria intima adesso?!» volle sapere.
La sua domanda parve mettere ancora più in agitazione il compagno di quanto già fosse.
«Sulle tue mutande...» proseguì il Ronoaka con espressione profondamente imbarazzata, gli occhi incollati sul pavimento «... c-ci sono delle macchie bianche...».
«Macchie... bianche?» ripeté Daisuke.
Gli occorse qualche momento perché il suo cervello realizzasse cosa potessero essere. Fu inquietante il modo con cui un unico pensiero gli si presentò immediatamente innanzi agli altri, costringendolo a vedere la cosa da un unico punto di vista, il più imbarazzante.
Subito le sue guance assunsero una tonalità porpora.
«C-c-come? Forse le hai lavate male... n-n-non è possibile che possano rimanere gocce del mio... d-del mio... sperma».
L'ultima parola quasi la sussurrò, come per paura che qualcuno al di fuori del coinquilino lo udisse. Si vergognava terribilmente di essersi venuto a trovare in una situazione del genere.
Akira assunse un'espressione mortificata.
«L-le ho lavate tre volte... ma le macchie non se ne vanno...» spiegò.
Arrossendo se possibile ancora di più, chiese: «N-non è che fai anche... sì, ecco... altre cose... oltre quelle che fai con me...? Da solo... i-intendo...».
Tentò di esporre l'ipotesi che il compagno si masturbasse nel modo più candido e delicato che era riuscito a trovare. Sapeva che certi argomenti erano imbarazzanti da affrontare a viso aperto, però lui doveva saperlo. Non poteva continuare a cercare di lavare via quelle chiazze all'infinito: avrebbe finito con il consumare il tessuto.
Daisuke iniziò ad agitarsi, guardando ovunque meno che il viso del suo coinquilino. L'espressione colpevole che gli era comparsa in volto era talmente palese che Akira riuscì benissimo a capire la sua risposta.
«L-lo... fai?» domandò perplesso.
Il Ronoaka cominciò a torturarsi le mani, vittima di un nervosismo ed un imbarazzo tali da farlo sudare e fargli desiderare allo stesso tempo di sparire in una voragine in quello stesso istante.
Con voce tremante balbettò: «B-b-be'... o-ogni tanto... capita».
Hideyuki lo guardò, cercando di mascherare al meglio la propria incredulità, anche se il risultato non fu proprio dei migliori, in quanto il Ronoaka scorse chiaramente cosa esprimessero i suoi occhi scuri, quasi neri.
«A-ah... i-io, ecco...» esordì, impacciato «A volte m-m-mi capita quando... s-sono solo i-in casa...» proseguì, cercando di tirare fuori il coraggio. Masturbarsi non era da considerarsi un crimine, dopotutto: era solo una pratica un po' diversa dalle solite - senza contare che lui lo faceva per un motivo ben preciso.
«P-però l-lo faccio solo quando... non c-ci sei...» soggiunse, sempre più in difficoltà.
Non riusciva a dirglielo chiaramente: si vergognava troppo.
«Lo fai... perché ti manco...?» chiese Akira, timido ma curioso, intuendo senza alcuno sforzo dove l’altro volesse andare a parare.
Quest’ultimo annuì con un lieve cenno del capo: aveva colto subito il centro del problema.
Quando Hideyuki era in palestra e Daisuke, solo in casa, iniziava a sentire la sua mancanza, invece di prendere il telefono, chiamarlo al cellulare e chiedergli di tornare a casa - sapeva perfettamente che sarebbe stato fiato sprecato, dato che il suo coinquilino amava profondamente fare attività fisica e non usciva mai dalla palestra finché non aveva svolto fino all’ultimo secondo le sue ore prestabilite di ginnastica - si chiudeva in bagno solo soletto e si masturbava.
Non succedeva sempre, ma soltanto nei casi di "mancanza grave".
«Oh...» mormorò semplicemente Akira, senza sapere che altro aggiungere per rendere partecipe il partner delle proprie emozioni: non si sarebbe mai aspettato che Daisuke arrivasse a masturbarsi per alleviare la mancanza che provava nei suoi confronti quando non c’era.
Cadde un momento d'imbarazzato silenzio, durante il quale ognuno dei due si guardò bene dall'incrociare lo sguardo dell'altro.
Dopo qualche minuto, finalmente, Akira si decise a spezzare quel silenzio: «Cercherò di... stare più in casa, va bene...? Però, se vuoi farlo togli le mutande, altrimenti finiscono come quelle...».
Così dicendo accennò leggermente al cesto del bucato, riferendosi ovviamente alla sua biancheria intima.
«Sì...» acconsentì l'altro «C-ci starò attento...».
Parlare in termini simili del suo fare amore solitario gli aveva fatto raggiungere livelli d’imbarazzo tali da fargli quasi male fisicamente.
«E... e poi...» concluse Akira all'improvviso, accaldato e rosso «Se proprio vuoi posso... b-benissimo toccarti io... laggiù» si offrì.
Non sapeva neppure lui perché l’avesse detto. Probabilmente perché si sentiva in colpa per l’averlo lasciato da solo troppe volte ed averlo portato inconsapevolmente ad adottare certe soluzioni.
Daisuke deglutì nervosamente, sbattendo le palpebre più volte per allontanare le gocce di sudore che gli imperlavano le ciglia.
«S-se proprio vuoi...» mormorò, lasciando in sospeso la frase. La fine dell’affermazione si poteva benissimo intuire senza che lui si umiliasse ulteriormente.
«C-comunque... grazie» soggiunse, posando un bacetto candido sulle labbra dell’altro.