Titolo: Regalo inatteso
Rating: Verde
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life
Personaggi: Gaku Yamasaki, Seraph Rodewald, Theoderich Heimbrecht
Wordcount: 1427 (
fiumidiparole)
Prompt: San Valentino / 04. Rosa (fiore) @
think_fluffTimeline: Seraph e Theoderich alle scuole superiori.
Note: Shonen-ai.
Qui per maggiori informazioni sul pairing.
«Ehi, che cos'hai? Sembra che tu sia lontano anni luce con la mente...» disse, piegandosi per osservarlo meglio. L'espressione era senza ombra di dubbio sintomo d'assenza mentale, così come la postura annoiata ed il suo atteggiamento complessivo.
«Ehi, Theoderich! Mi stai ascoltando?!» insistette Gaku, scuotendo il ragazzo per una spalla.
Quest'ultimo si riebbe improvvisamente dai suoi pensieri, scuotendo leggermente il capo, raddrizzando il busto.
«Eh?» fece, senza capire, voltandosi verso l’altro.
«A cosa stavi pensando?» domandò Yamasaki incuriosito con una sottesa nota di rimprovero nella voce.
«Ah...!» disse l'Heimbrecht, distogliendo leggermente gli occhi, arrossendo «Niente... pensavo a Seraph...» bofonchiò imbarazzato.
Mentre l'ultima lezione di storia della settimana si avviava al termine - mancavano solo pochi minuti al suono della campana che avrebbe decretato la fine della prima ora di quel noioso sabato mattina - Theoderich Heimbrecht osservava la superficie del suo banco con espressione pensosa mentre, al suo fianco, Gaku Yamasaki prendeva velocemente appunti delle ultime parole dell'insegnante senza rivolgergli neppure lo sguardo.
Solo quando la campana fu suonata Gaku dedicò al compagno la propria attenzione.
«Ehi, che cos'hai? Sembra che tu sia lontano anni luce con la mente...» disse, piegandosi per osservarlo meglio. L'espressione era senza ombra di dubbio sintomo d'assenza mentale, così come la postura annoiata ed il suo atteggiamento complessivo.
I capelli scuri con la divisa spostata a sinistra erano scompigliati come se si fosse appena svegliato. La felpa larga che indossava non riusciva a nascondere del tutto la pancia leggermente pronunciata e i jeans, per quanto sformati e vecchi fossero, non nascondevano le sue cosce e le sue natiche grassottelle.
I suoi occhi blu-viola non smisero di fissare il punto vuoto dello spazio su cui fino ad allora erano rimasti.
«Ehi, Theoderich! Mi stai ascoltando?!» insistette Gaku, scuotendo il ragazzo per una spalla.
Quest'ultimo si riebbe improvvisamente dai suoi pensieri, scuotendo leggermente il capo, raddrizzando il busto.
«Eh?» fece, senza capire, voltandosi verso l’altro.
«A cosa stavi pensando?» domandò Yamasaki incuriosito con una sottesa nota di rimprovero nella voce.
«Ah...!» disse l'Heimbrecht, distogliendo leggermente gli occhi, arrossendo «Niente... pensavo a Seraph...» bofonchiò imbarazzato.
Era quasi un anno che si conoscevano e si frequentavano. Theoderich, doveva ammetterlo, trovava che Seraph Rodewald fosse un ragazzo estremamente attraente sul piano fisico e cordiale, gentile e premuroso per quanto concerneva il carattere. Era una persona con cui, nonostante il divario di età di circa tre anni, stava piacevolmente. Era stato proprio con lui che Theoderich aveva scoperto di amare persone del suo stesso sesso: Seraph era l'unico con cui si trovava veramente a proprio agio e soprattutto l'unico che riuscisse a farlo sentire in qualche modo speciale ed importante.
Seraph era consapevole di ciò che provocava in lui ed aveva ammesso - e non senza un po' di vergogna - che anche lui provava del forte affetto mei suoi confronti.
Uscivano insieme da diversi mesi ed ormai era diventata quasi una cosa abituale. Di solito andavano in posti comuni dove potevano banalmente passare per amici, anche se qualche volta avevano osato - su diretta richiesta del più grande - avventurarsi in qualcuno di quei locali che venivano comunemente chiamati "gay bar". Di fatto erano come una coppia.
«Pffff...» ridacchiò Gaku, senza riuscire a trattenersi.
Theoderich gli lanciò un'occhiata offesa e confusa.
«Cosa c'è da ridere?» domandò, ferito.
«Sembri una ragazzina alle prese con la sua prima cotta...!» lo prese in giro il compagno, continuando a ridacchiare.
«Ehi!» s'indignò l'Heimbrecht, arrossendo.
«Non so se te ne sei accorto, ma sono giorni che pensi solamente a lui» riprese Yamasaki.
«Mmh... lo so» ammise l'altro «Piuttosto, tu? Come va con quel ragazzo di quinta?» domandò con l’intento di sviare il discorso da se stesso.
Gaku sorrise compiaciuto.
«Si chiama Noriaki Haru» puntualizzò con orgoglio «Ha l'aria del secchione ma è carino. Capitolerà ai miei piedi, questione di tempo» soggiunse, deciso.
In quel momento entrò la professoressa di inglese ed iniziò la lezione successiva.
A metà dell’ora - mentre uno dei compagni di Theoderich stava leggendo un brano - quest'ultimo avvertì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Badando a non essere visto dalla docente, il ragazzo lo estrasse e controllò il minuscolo schermo: gli era appena arrivato un messaggio, ed il mittente era...
«Da parte di Seraph?» pensò, sorpreso ed incuriosito, aprendo impaziente il messaggio. Il testo era breve e semplice, ma al contempo criptico e recitava: "Possiamo vederci nel bagno dei maschi al quarto piano durante la pausa di metà mattina?".
Voleva parlargli, ne era certo, ma solo interrogarsi sull’argomento metteva l'Heimbrecht in agitazione. Se addirittura gli aveva chiesto di vedersi in bagno durante l'intervallo significava che era urgente. Se così non fosse stato, avrebbe aspettato la loro prossima uscita per parlargliene - ossia quel pomeriggio.
Rapidamente, Theoderich scrisse la risposta: "Okay, a dopo".
Il cuore gli martellava in gola per l'agitazione. Theoderich era conscio del suo essere terribilmente paranoico quando si preoccupava, però non riusciva a tranquillizzarsi.
Nonostante avesse fame - l'ora precedente non aveva fatto altro che fingere attacchi di tosse per coprire il rumore del suo stomaco che brontolava a volume fin troppo alto - in quel momento non aveva la benché minima voglia di mangiare.
Il cuore gli palpitava nel petto ad un ritmo vertiginoso mentre saliva le scale diretto al quarto piano. Per fortuna tutti gli studenti si stavano concentrando nella mensa al piano terra: non sarebbe riuscito a sostenere la presenza di qualche estraneo.
Il bagno dei maschi era vicino al pianerottolo delle scale, per cui il ragazzo lo raggiunse nel giro di pochissimo.
Si fermò a contemplare la porta qualche attimo temendo che il cuore sfondasse la sua cassa toracica. Cercò d'imporsi un briciolo di calma per l'ennesima volta, senza successo.
Deglutì rumorosamente, inspirò profondamente ed entrò.
Si trovò subito davanti Seraph, appoggiato contro la parete con un braccio nascosto alla vista e l'espressione tutto sommato serena.
I suoi capelli biondi erano pettinati leggermente all'indietro, anche se la caratteristica somiglianza a lingue di fuoco dorate permaneva.
Quel giorno indossava una t-shirt blu scuro che gli stava leggermente aderente ed un paio di jeans a vita bassa.
«M-mi volevi vedere...?» domandò esitante Theoderich, teso come una corda di violino.
Seraph si staccò dalla parete e gli si accostò in silenzio.
«C-c'è qualcosa che non va?» chiese il più giovane, arretrando istintivamente di mezzo passo. Il suo silenzio era alquanto inquietante.
A sorpresa, Rodewald mostrò l'avambraccio che aveva dietro la schiena, rivelando una rosa rossa in fiore. Era semplicemente sublime, meravigliosa.
«O-oh...» mormorò l’Heimbrecht meravigliato, ammirando i petali: sembravano soffici come seta.
«Tieni. È... per te» disse Seraph in tono un po' impacciato, arrossendo leggermente mentre voltava altrove lo sguardo per non rimanere incantato dagli innocenti occhi blu-viola del compagno più giovane.
Quest'ultimo rimase a bocca aperta ad ammirare il fiore, stupito dalla spontaneità e dall'evidente affetto insito nel regalo.
Si sarebbe aspettato di tutto da quell'incontro improvviso tranne quello.
«G-grazie...» borbottò Theoderich con voce esitante, avvampando «Non... dovevi. Perché l'hai fatto?».
Seraph parve punto sul vivo da questa sua ultima affermazione.
«In una coppia servono dei motivi per farsi dei regali?» chiese.
Il tono retorico era intriso di irritazione e del suo accento misto inglese e tedesco era quest’ultimo quello che si avvertiva maggiormente.
L'Heimbrecht fu intimorito leggermente dal tono. Avrebbe voluto dirgli che sì, di solito i regali si facevano per un motivo preciso, però il fatto che si fosse riferito a loro come "una coppia" lo mandò totalmente in confusione.
Anche se ufficialmente non si erano riconosciuti come una coppia, per Rodewald evidentemente lo erano già a tutti gli effetti.
«N-no... non serve» disse il minore con un fil di voce, percependo il proprio viso surriscaldarsi.
«In questi mesi in cui siamo stati insieme non ci siamo mai regalati niente, così... ho voluto fare qualcosa in... vista del primo anno...» spiegò Seraph impacciato. Non era tipo da aperte manifestazioni sentimentali: andava sempre a finire che iniziava ad essere a disagio e alla fine risultava timido.
Theoderich, nel protrarre le mani per prendere la rosa, fu bloccato dalla mano di Rodewald, che l'attirò a sé istintivamente, baciandolo.
L'Heimbrecht venne colto alla sprovvista dal gesto, però fu estremamente piacevole. Le labbra di Seraph non erano insistenti, bensì delicate e dolci nel ricercare le sue attenzioni.
Una sensazione di calore particolare si formò nel ventre di Theoderich mentre si stringeva maggiormente al corpo del più grande.
Si separarono rimanendo allacciati solo dallo sguardo. La sensazione di tenerezza assoluta che animava entrambi perdurava.
«È meglio se vai... tra poco la pausa finirà e... immagino che tu abbia fame» disse all'improvviso Seraph, con il tono tipico di un congedo fatto a malincuore.
In effetti, ora che non c'era più alcun motivo di stare in ansia, il minore iniziava ad avvertire un certo languorino allo stomaco.
Gli scocciava immensamente il fatto che Seraph lo conoscesse già così bene da ipotizzare in modo tanto calzante i suoi bisogni, mentre lui nemmeno sapeva prevedere - almeno approssimativamente - le sue intenzioni, come aveva ulteriormente sottolineato quanto appena avvenuto.
«S-sì, forse è meglio...» concluse Theoderich, imbarazzato dalla sua necessità di mangiare che si faceva sempre più forte. Iniziava a fargli persino male lo stomaco.
«A-allora ci vediamo oggi pomeriggio» si congedò «E... grazie ancora per il pensiero. È... è stato carino da parte tua...».
Si affrettò ad uscire, imbarazzato dallo stallo creatosi.
Una volta fuori si calmò improvvisamente e, fissando il fiore tra le proprie mani, gli baluginò alla mente un interrogativo di vitale importanza: «Aspetta un momento... ma io adesso come spiego ai miei compagni da dove è venuto questo fiore...?!».