Sul terrazzo in un'afosa notte d'estate

Mar 16, 2012 15:55

Titolo: Sul terrazzo in un'afosa notte d'estate
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Akira Hideyuki, Daisuke Ronoaka
Wordcount: 1926 (fiumidiparole)
Prompt: Humanity Strip / #08 - Nudo/a @ diecielode + Tutto in una notte per la Missione 2 dei Magic Sticks per la settima settimana del COW-T 2 @ maridichallenge + 50 Kinks / 043. Outdoor sex/Sesso all'aperto @ kinks_pervs
Note: Frottage, Handjob, Lemon, Yaoi
«Allora... cosa hai voglia di fare...?» domandò Daisuke all’altro, guardandolo incuriosito.
Akira alzò lo sguardo al cielo.
«Non lo so... fa così caldo, Daicchan...» sospirò, addossandosi allo schienale della poltroncina con aria fiacca.
«Perché allora non ti spogli...?» gli propose il ragazzo con i capelli azzurri.
In effetti, anche lui iniziava ad avere caldo anche lì fuori ed in più si stava annoiando. La tentazione di fare qualcosa di trasgressivo, lì fuori, era enorme e gli premeva come una necessità cui assolvere quasi con urgenza; tuttavia, per riuscire a fare ciò che voleva doveva convincere per prima cosa Akira.
Sarebbe riuscito a fare ciò che il suo cervello aveva solo momentaneamente immaginato, e l’avrebbe fatto quella stessa notte.

«Akira, potresti gentilmente smetterla di mangiare?».
L'interessato, seduto scompostamente su di una delle due poltroncine che occupavano l’area centrale del terrazzo, stava mangiando patatine fritte da un pacchetto tipico dei fast food - il terzo, dato che altri due vuoti occupavano la superficie del tavolo vicino a lui.
I capelli viola intenso, abbastanza corti e ribelli, gli coprivano a tratti la fronte e le sopracciglia, folte e ben curate. Gli occhi scuri, quasi neri, avevano un che d’infantile ed innocente, soprattutto se uniti all’espressione che aveva in quel momento - un dolce misto tra sorpresa ed imbarazzo - e ai granellini di sale che aveva attorno alle labbra.
Indossava un paio di larghi bermuda beige ed una canotta azzurra che, nel complesso, lasciavano bene in vista gli arti affusolati e snelli.
«Ma io ho fame...!» si lamentò in tono capriccioso Akira Hideyuki «Ti do fastidio se mangio, Daicchan?».
«La tua non è fame, perché hai mangiato meno di due ore fa. È semplicemente gola» gli spiegò in tono paziente il suo interlocutore nonché coinquilino Daisuke Ronoaka, in piedi accanto a lui con un bicchiere di succo d’arancia in mano.
Quest’ultimo non riusciva a capacitarsi del fatto che il suo compagno mangiasse quantità industriali di patatine fritte - solo ed esclusivamente quelle dei fast food, per giunta, che erano ancora più unte di quelle che si potevano comprare nei supermercati - e non ingrassasse minimamente. Faceva molto esercizio fisico, era vero, però era palese la discrepanza tra l’ammontare delle ore che spendeva in palestra e il ritmo con cui mangiava.
Daisuke era un ragazzo con i capelli azzurro ghiaccio lisci divisi in due da una riga sul capo e lunghi tanto da arrivargli al mento. I tratti del viso erano abbastanza marcati e virili e gli occhi color acciaio. Non era particolarmente alto ed era di costituzione robusta, ma non se ne faceva un grosso problema.
In quel frangente indossava un paio di shorts scuri ed una sottile canotta bianca.
«Non mi dai fastidio, però continuare a mangiare quelle porcherie così smodatamente ti fa male» gli fece notare Daisuke in tono ovvio.
Era notte ed era piena estate. All’interno del loro appartamento c’era un’afa terribile, tale da risultare insopportabile. Per questo i due si erano trasferiti sul terrazzo, dove soffiava una leggera brezza fresca che recava loro un po’ di sollievo.
Akira arrossì e mise su un broncio a dir poco adorabile.
«Uffa... d’accordo...» acconsentì, mettendo da parte la sua porzione di patatine, peraltro già vuota.
Il Ronoaka gli sorrise, soddisfatto.
«Bravo» si compiacque, scompigliandogli affettuosamente i capelli: era un salutista convintissimo e ci teneva particolarmente a correggere le cattive abitudini alimentari del suo compagno per preservarlo in salute.
Svuotò il proprio bicchiere, lo appoggiò sul tavolo e si piegò sul coinquilino, strappandogli un bacio rapido e casto.
«Allora... cosa hai voglia di fare...?» domandò Daisuke all’altro, guardandolo incuriosito.
Akira alzò lo sguardo al cielo.
«Non lo so... fa così caldo, Daicchan...» sospirò, addossandosi allo schienale della poltroncina con aria fiacca.
Il Ronoaka non si scompose minimamente nel sentirsi chiamare “Daicchan” e non con il suo nome: Akira, dacché ne avesse memoria, l’aveva sempre chiamato con quell’appellativo fin dal loro primo incontro.
«Perché allora non ti spogli...?» gli propose il ragazzo con i capelli azzurri.
In effetti, anche lui iniziava ad avere caldo anche lì fuori ed in più si stava annoiando. La tentazione di fare qualcosa di trasgressivo, lì fuori, era enorme e gli premeva come una necessità cui assolvere quasi con urgenza; tuttavia, per riuscire a fare ciò che voleva doveva convincere per prima cosa Akira.
Sarebbe riuscito a fare ciò che il suo cervello aveva solo momentaneamente immaginato, e l’avrebbe fatto quella stessa notte.
Hideyuki sgranò gli occhi per l’inattesa richiesta e, punto sul vivo, esclamò: «N-non ci si può spogliare qui fuori... ci vedrebbero tutti...!».
«Sono le undici e mezzo di una notte d’estate. Quante persone pensi che siano affacciate alla finestra per guardare te nudo...?» insistette il Ronoaka, certo che la logica incontrovertibile della sua affermazione riuscisse a portarlo fino al suo obiettivo.
Il giovane dai capelli viola rimase perplesso ad osservare il partner, senza sapere cosa replicare: si vergognava di spogliarsi lì, dove - per un qualsiasi sbaglio - qualcuno avrebbe potuto vederlo.
«B-be’, probabilmente nessuno... p-però...».
Daisuke lo baciò un’altra volta, in modo più approfondito ed eloquente.
«Per favore...» chiese, la voce carica di sentimento.
Akira arrossì intensamente, socchiudendo gli occhi. Annuì con il capo, improvvisamente accondiscendente.
«V-va bene...».
Si alzò e si tolse la canotta e i bermuda, rimanendo in boxer in piedi davanti all’altro, il quale non poté fare a meno di apprezzare enormemente la sua nudità, anche se non ancora completa.
A propria volta Daisuke si tolse i vestiti, rimanendo egli stesso con solo le mutande indosso.
«Visto che non sappiamo cosa fare... perché non facciamo l'amore...?» domandò in un soffio, come se temesse che orecchie indiscrete potessero cogliere il loro discorso.
Di solito amava trascorrere il proprio tempo libero davanti al computer, però a notte fatta a volte avvertiva il desiderio di variare rispetto alla norma.
Akira avvampò all'istante, assumendo al contempo un'espressione spaesata.
«L-l'amore? Qui?» chiese con lo stesso volume di voce usato poc'anzi dall'altro, ma con tono confuso.
«Sì, ti prego...» lo supplicò Daisuke, le sopracciglia corrugate nella sua migliore espressione tenera ed implorante. Quando arrivava a dover supplicare riusciva a cavarsela egregiamente. Non ne sapeva bene neppure lui il motivo, però ne faceva il punto di forza quando voleva ottenere qualcosa a qualsiasi costo.
Esattamente ciò che voleva in quel caso.
Hideyuki non riuscì a negargli ciò che chiedeva: quello sguardo era la cosa più tenera e persuasiva che potesse concepire.
«V-va bene...» acconsentì timidamente.
Daisuke gli sorrise, prima di addossarsi contro il suo petto ed iniziare a strusciare il proprio inguine contro il suo.
Akira ansimò per la sorpresa del gesto, ma poi, timidamente, rispose. Iniziò a muovere a propria volta il bacino, godendo nell'avvertire il membro dell'altro a stretto contatto con il proprio.
L'eccitazione che gli fluiva dentro aumentava sensibilmente un minuto dopo l'altro, raggiungendo livelli ben percepibili in brevissimo: dopo poco, infatti, avvertì l'erezione dell'altro contro la propria attraverso il tessuto dell’intimo.
Daisuke avrebbe voluto che quel momento si protraesse all'infinito: il pene gonfio dell'altro che strusciava con foga e disperazione sempre più forti era qualcosa di delizioso.
Dopo qualche minuto, però, Akira si era eccitato tanto da percepire distintamente il bisogno di andare oltre i preliminari.
«Daicchan... vieni dentro...» borbottò con un fil di voce, vergognandosi profondamente di chiedere una cosa simile nonostante la consapevolezza che con lui poteva essere sincero fino in fondo.
«Non c'è neppure da chiedere...» disse l'altro, mentre iniziava a sfilargli i boxer.
Il giovane dai capelli viola lo lasciò fare, tremando leggermente quando l’elastico passò sopra il suo membro.
Nel vedere Hideyuki completamente nudo con un'erezione non indifferente la sua foga sessuale triplicò d’intensità: Akira nudo, a suo personalissimo parere, era a dir poco meraviglioso.
Quest’ultimo cercò di coprirsi un poco, vinto da una vergogna a dir poco viscerale nel presentarsi all'aperto in quel modo.
Daisuke intuì il suo improvviso senso di pudore, perché si affrettò a dirgli: «Non ti preoccupare, non c'è nessuno».
Era la verità, non un'affermazione detta tanto per dire.
«L-lo so... però farlo qui...»
«Rilassati e lascia fare a me, d'accordo? Non preoccuparti, non vedrà niente nessuno» gli assicurò Daisuke, serio, mentre si abbassava a propria volta le mutande.
Akira arrossì ancor di più quando scorse l'erezione del partner: in confronto con la propria era più grossa, palese segno che era molto più eccitato di lui.
Hideyuki si voltò, inginocchiandosi sulle gelide mattonelle del terrazzo, offrendo il proprio lato posteriore alle sue attenzioni. Avvertì le sue mani accarezzargli lascive le natiche, prima di posizionarsi saldamente sui suoi fianchi.
Il Ronoaka gli si sistemò dietro, prima d'attirarlo verso di sé.
Lo penetrò con delicatezza, spingendo lentamente il proprio membro turgido all'interno della sua apertura, ben consapevole del fatto che il compagno soffriva terribilmente in quella fase. Dovette fare uno sforzo per impedirsi di entrare con veemenza ed iniziare subito a soddisfare la propria fame di sesso.
Anche quella volta, come tutte le altre prima di quella, Akira irrigidì i muscoli e si lasciò sfuggire una serie di bassi mugolii colmi di sofferenza.
Nonostante non fosse la prima volta che ricopriva il ruolo del sottomesso, la penetrazione gli provocava sempre un dolore acuto al fondoschiena. Tutto ciò che riusciva a fare era emettere rumori leggeri con i quali esprimeva almeno in parte il suo dolore. Si vergognava ad ammettere esplicitamente il suo problema, per questo evitava sempre di parlarne e di lamentarsi quando si ripresentava. Il suo compagno, tuttavia, se ne era accorto per proprio conto, per sua fortuna.
Una volta che fu penetrato, Akira si rilassò e Daisuke cominciò a spingere in modo piuttosto poderoso, dando colpi mirati al conseguimento del piacere massimo. L'altro socchiuse gli occhi mordendosi il labbro inferiore, godendo ad ogni spinta che spostava più all'interno del proprio corpo il suo pene. La sensazione di piacere che ne scaturiva sarebbe stata assoluta se non fosse stato per il senso di necessità che avvertiva farsi sempre più intenso al proprio sesso.
D'istinto il Ronoaka portò una mano libera tra le sue gambe, ancorandola in modo discretamente saldo al suo scroto, iniziando a masturbarlo cercando di coordinarsi con le proprie spinte.
Akira iniziò ad ansimare in modo piuttosto osceno, curandosi però di mantenere un tono di voce il più basso possibile.
Un nodo di calore gli si formò a livello inguinale e la tensione in lui aumentò esponenzialmente.
Una folata di vento leggermente più forte spazzò il terrazzo, facendo rabbrividire entrambi.
«N-non potevamo... rientrare prima...?» esalò Akira tremando.
Daisuke iniziò a massaggiargli il membro più vigorosamente, facendolo gemere ancora di più.
«Non ci sarebbe stato nessun divertimento... non trovi? Fare l’amore sul terrazzo è così inusuale...» spiegò.
Una delle sue piccole perversioni riguardo il sesso era cercare continuamente nuovi posti dove farlo. Fare l’amore a letto era troppo classico e noioso per lui.
«C’è... un motivo se non si fa... qui di solito...» obiettò Hideyuki.
Avrebbe proseguito nel discorso, se in quel momento il Ronoaka non avesse raggiunto l’orgasmo. Il seme caldo che quest'ultimo gli riversò dentro fu la cosiddetta goccia che fece traboccare il vaso: con altri gemiti più striduli dei precedenti, Akira venne a propria volta ed il suo sperma andò a macchiare il palmo e le dita del partner, ancora posizionati sul suo membro.
Daisuke sottrasse la mano, ma rimase nella posizione in cui si trovavano, senza muovere un muscolo. Si sentiva svuotato di ogni energia ma estremamente soddisfatto di sé.
Akira, invece, oltre all'essere esausto era anche enormemente imbarazzato. Ora che avevano concluso il rapporto, voleva solamente rimettersi i suoi vestiti - o perlomeno i boxer - per coprire le sue nudità almeno in piccola parte, ma non aveva le forze necessarie per farlo.
Non aveva energia per far niente. Tutto ciò che voleva, in quel momento, era riposarsi.
«Vogliamo rimanere così fino a domani mattina...? A titolo informativo, io non ho problemi» esclamò Daisuke.
«Sono stanco.... non ce la faccio ad alzarmi, Daicchan» borbottò l'altro. Nella sua voce c’era una sottile nota di disperazione.
Rimasero in quella posizione ancora per qualche minuto, prima che finalmente Akira ritrovasse la forza per muoversi. Il Ronoaka uscì da dentro di lui e si sollevò stancamente, andando a raccogliere i propri abiti.
Hideyuki strisciò verso i boxer e, senza alzarsi, li indossò di nuovo: stando seduto il bordo del terrazzo lo nascondeva un po' agli occhi di eventuali spettatori.
Non si curò di rimettere i vestiti: aveva ancora più caldo di quanto ne avesse prima.
Sbadigliò mentre si rialzava, a torso nudo ma con l'inguine coperto.
«Hai già sonno?» gli domandò Daisuke.
Il giovane dai capelli viola arrossì, deviando lo sguardo.
«Lo sai che quando... facciamo l'amore... poi mi viene sonno...!» protestò. Dal tono sembrava frustrato per quel suo limite.
«Oh, non importa. Vieni, andiamo a dormire...» esclamò Daisuke scrollando le spalle con sufficienza, cingendogli i fianchi con un braccio per scortarlo all'interno.

pairing: daisuke/akira, character: daisuke ronoaka, character: akira hideyuki

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