Titolo: He swears he's never gonna give it up (It's never gonna be enough)
Fandom: Supernatural
Beta:
vedova_neraPersonaggi: Sam Winchester, Dean Winchester; nominati Lucifero, Bobby Singer, Castiel e John Winchester e un fottio di altra gente che non mi ricordo già più.
Pairing: Sam/Dean
Rating: Pg15
Conteggio Parole: 4.653 (W)
Avvertimenti: Relazione tra consanguinei (\o/), angst e boh, gente che risorge a caso? Ma va beh, è SPN, che volete da me.
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• AMATA ALEEEEEEEEEE, AUGURISSIMI!!!!!!!!!!!!!!!!! Allora allora, ti porto in dono questa fanfiction sperando che sia un regalo gradito e ti dia tanta gioia!!! Ti ho scritto dell’incest, socia, come può non portarti gioia?????
No, comunque vorrei dire che questa cosa non so da dove sia uscita, infatti giusto qualche mese fa parlando con Vany ho detto cose come “Io non scriverò mai su SPN, non mi viene niente!!!”. Ecco, appunto, s’è visto. E ora magari la pianto di blaterare, ma tutto ciò per dirti ancora una volta BUON COMPLEANNOOOOOOHH!!! ♥♥♥ e farti tanti auguri di cose belle e meravigliose. \o/ Spero ti piaccia, amataaaaah!!
• Titolo da The End dei Kings of Leon, con le opportune modifiche.
• Non so che altro dire, cos’è LJ, cos’è una fanfic, come si posta, cosa si faaaahh!!!
He swears he's never gonna give it up
(It's never gonna be enough)
prologo
Se pensi alla tua giovinezza, il solo punto fermo che riesci a trovare è tuo fratello. Eri troppo piccolo quando Mary è morta per ricordarla distintamente e il rapporto con tuo padre si è fatto subito talmente burrascoso e altalenante che quei mille rancori nati fin troppo presto sono finiti ad offuscare ogni possibile memoria positiva.
Dean invece è sempre stato lì. A lui appartengono le immagini più belle che ti porti dietro, c’era persino nei momenti brutti, pronto a renderli appena migliori. Non c’è stata presenza più costante nella tua vita, non è mai esistito nessuno che l’abbia influenzata così tanto, nessuno che ti abbia condotto allo stesso modo sull’orlo della felicità e della pazzia insieme.
A posteriori, non ti stupisce che Dean sia anche l’unico in grado di scatenarti quel tipo di sentimenti nello stomaco, quell’affetto che non è davvero affetto, ma un bisogno bruciante, una necessità più urgente del respirare, ed è una cosa che avresti dovuto sapere, sebbene non sei stato in grado di decifrarla in tempo. L’hai accolta innocentemente come il ragazzino che eri - che di innocenza non ne aveva già più, ma comunque - e te la sei portata dietro senza metterla in discussione fino al giorno in cui hai deciso di partire per Stanford, quando hai capito che se mai avresti avuto rimpianti in merito - non ne avrai, ti sei ripetuto più volte, non ne avrai nemmeno uno - sarebbe stato a causa sua.
Lui, tutto sommato, non avresti voluto lasciarlo per alcun motivo.
I
Sei sempre stato incapace di negare qualcosa a Dean, sempre, per cui non dovresti provare alcuna sorpresa quando ti ritrovi invischiato nuovamente in quella vita da cui sei scappato senza guardarti indietro. Lo hai seguito dicendoti che sarebbe stato per una volta soltanto, che non sarebbe tornata ad essere un’abitudine, una routine: la caccia, le armi, i mostri non fanno più parte della tua esistenza, li hai spinti fuori con la forza, ed eri determinato a non lasciarli rientrare.
Invece, pian piano, torna tutto come prima. C’è una parte di te che si sente ingannata, presa in giro per quella finta libertà che ti sei concesso per appena un numero ridicolo di mesi; le promesse che ti eri fatto sono andate ad infrangersi contro l’asfalto duro su cui corre l’Impala spostandosi di incubo in incubo e non c’è modo di recuperarle.
Un’altra parte di te, tuttavia, ritrova quel sentimento indistinto che non hai mai smesso di avvertire per tuo fratello e lo riaccoglie quasi con gioia, gli permette di rioccupare uno spazio vuoto che è sempre stato suo e che ti sei portato dietro per anni. Con quel pezzo al proprio posto ti sembra quasi di sentirti meglio, di essere più completo, più intero, più forte. Dean si sente allo stesso modo: te ne accorgi solo guardandolo e, sotto gli strati di collera, di asprezza, di preoccupazione per le sorti di John, riesci persino a scorgere la felicità derivata dal riaverti accanto.
In breve, quello che più temevi succede: la vita che hai voluto a tutti i costi scrollarti di dosso torna ad essere tua, ma stranamente non ne sei del tutto scontento. Forse è perché il peso della morte di Jessica ti infesta l’anima e hai bisogno di vendicarla; forse è perché hai iniziato sul serio a preoccuparti per John e ritrovarlo è anche tra le tue priorità. Forse è perché la presenza di Dean ti è mancata così tanto che adesso che l’hai riavuta non vuoi più perderla.
Vi baciate in una di quelle notti. È stata una giornata fiacca, senza notizie sui quotidiani ad attirare la vostra attenzione, senza attacchi di demoni e senza nessuna nuova scoperta su vostro padre. Ne avete approfittato per recuperare energie in un motel e Dean ha dormito per qualcosa come quindici ore di seguito; di notte, quando finalmente si sveglia, ti vede seduto in un angolo nel buio e viene verso di te. Le sue labbra si appoggiano sulla tua bocca in un riflesso istintivo, come se ti stesse rivolgendo un semplice saluto, e restano lì per diversi istanti, prima di allontanarsi di nuovo.
La tua reazione è lenta, pacata. Sollevi lo sguardo verso di lui in una muta domanda, completamente incerto su cosa quel gesto significhi, su cosa l’abbia spinto a compierlo. “Ho fatto un sogno del cazzo,” è la sua giustificazione appena sussurrata, come se quella bastasse, come se fosse sufficiente a legittimare un bacio dato al proprio fratello.
La cosa sorprendente è che basta davvero. Gli appoggi una mano sul petto per stringergli la maglietta tra le dita e tirarlo verso di te, lasciandolo fare quando si avvicina ancora. Sai che il vostro già complicato rapporto non passerà indenne questa debolezza, sai che non ne parlerete e che Dean finirà col chiudersi maggiormente in se stesso, ma allo stesso tempo sai anche che non baratteresti questo momento con nessun altro al mondo.
II
John vi ama troppo, nonostante tutto, e muore per questo. Avete imparato sulla vostra pelle che i demoni sono qualcosa che è necessario temere, eppure non riuscite ad allontanarvene abbastanza, a mettervi definitivamente in salvo. Ogni volta che sembrate in vantaggio c’è sempre un errore che vi porta più vicino a loro, che livella le sorti e vi rimette in pieno contatto con il pericolo.
Questa volta è John a commetterlo ed è qualcosa che né tu né Dean vi aspettavate.
Mentre guardate il corpo di vostro padre bruciare, fare i conti con quanto accaduto è difficile. Vedi la colpa dipingersi addosso a Dean come una seconda pelle e sai che è lì per restare; nessuna delle tue parole è capace di dargli conforto, di essere per lui adeguata a lavare via il dolore e il senso di sconfitta.
La tua presenza però aiuta ed è nella nuova solitudine in cui vi ritrovate che siete ancora di più spinti l’uno verso l’altro; è forse adesso, per la prima volta, che ti rendi conto di quanto esclusivo sia il vostro rapporto, di quanto, in certi giorni, non siete che l’unica cosa di cui l’altro abbia bisogno.
Alcuni mesi più tardi, scopri che anche Dean ti ama troppo e che, piuttosto che vederti morire, ha scelto di morire a sua volta.
III
Dean è la tua debolezza, ti ha detto l’Illusionista e le sue parole continuano a rimbalzarti nella mente fin da quando ti sei risvegliato dall’incubo in cui ti aveva imprigionato. Non sei capace di scrollarti di dosso la sensazione che fosse reale, tutto troppo reale, ma guardare ripetutamente verso tuo fratello ti aiuta ad assicurarti che, anche se lo è stato, adesso è finito. Lui è vivo ed è accanto a te, sebbene tra una manciata di mesi potrebbe non esserlo più.
Guidate tutto il giorno per uscire dallo Stato e vi fermate in un motel sulla strada solo dopo la mezzanotte. Non hai fiatato per tutto il viaggio, chiuso nel tuo silenzio ostinato, continuando a riflettere sui rimproveri del dio e su quanto avesse ragione riguardo l’errore che continuate a commettere, il volervi sempre salvare a vicenda. Ha ucciso John, la determinazione di quel desiderio, e ora ucciderà anche Dean e non riesci a smettere di pensare che non vuoi che accada. Non sei pronto a vederlo accadere.
Tuo fratello ti rivolge l’ennesima occhiata storta, preoccupata. “Allora,” sbotta, mettendo giù rumorosamente la borsa delle armi. “Vuoi dirmi cosa diavolo è successo in quella camera d’albergo?”
Non rispondi. Ti limiti a sederti e a portare l’attenzione sulle tue mani chiuse a pugno posate sulle ginocchia. Dean si avvicina, ti afferra la spalla e, “Sam, guardami,” ti ordina, il tono sempre più serio.
Sollevi gli occhi ad incontrare i suoi, poi, in un gesto istintivo, gli stringi il polso. La preoccupazione balena sempre più acuta nello sguardo dell’altro; ti dispiace quasi farlo sentire così, ma non c’è molto che riesci a dire, non c’è molto che vuoi dire, perché rivelargli che l’Illusionista ti ha fatto vivere e rivivere la sua morte lo getterebbe ancora maggiormente nel baratro del senso di colpa.
Così ti metti in piedi bruscamente e lo abbracci, lasciando scivolare il peso del tuo corpo sul suo, quasi aggrappandoti a lui. Baciarlo è il passo seguente, la logica conseguenza, ed è solo uno sfiorarsi leggero di labbra perché Dean si allontana di un soffio.
“Sammy,” sussurra in un avvertimento. Non è abbastanza ubriaco, stanco o disperato, stasera, per cedere senza almeno tentare di evitarlo; scuoti la testa e lo zittisci in un mormorio, perché adesso sei tu ad avere bisogno di sentire il suo corpo sotto le tue mani, di avere addosso la sua bocca, per renderti conto in ogni modo possibile che Dean è lì, che i demoni dell’inferno ancora non te l’hanno portato via.
Qualcosa della tua urgenza lui deve intuirla, perché non protesta più e semplicemente ti lascia fare. Finite a letto negli istanti successivi e vi amate come fate sempre, al buio e in silenzio; dopo, Dean si risistema i vestiti e, incapace di rimanere in quella stanza ulteriormente, annuncia che ha bisogno di bere qualcosa ed esce.
Lo guardi andare via senza impedirglielo, facendoti bastare l’odore che ti ha lasciato sulla pelle e scacciando la preoccupazione di non vederlo rientrare.
Qualche tempo più tardi, una volta aver visto tuo fratello morire per davvero divorato dai cani infernali, siedi nella stanza di un motel qualsiasi, sperando che si sia trattato solo di un altro stupido sogno e che tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi possa cancellarsi in un battere di ciglia, e fissi la porta con attenzione, in attesa di vedere Dean rientrare.
IV
Dean resuscita grazie ad un angelo. Se non si trattasse di voi due, se non fossi già abituato alle cose più strane, stenteresti a crederci con tutto te stesso. Persino quando te lo trovi davanti - con il suo solito mezzo sorriso, anche se vagamente più buio - una parte di te vorrebbe che non fosse vero: in questi quattro mesi hai tentato in ogni modo possibile di riportarlo indietro, ma, quando non ci sei riuscito, non hai potuto che rinunciare; hai dovuto necessariamente fare i conti con la sua assenza, imparare a vivere senza di lui, a cacciare da solo, ad addormentarti la notte e a risvegliarti al mattino sapendo che il letto accanto al tuo sarebbe stato vuoto.
È stato difficile, tremendo, ma in qualche modo ce l’hai fatta e ritrovartelo davanti adesso smantella ogni difesa che avevi messo in piedi; cosa succederebbe se dovessi perderlo di nuovo? Cosa ne sarebbe di te e della tua abilità di rialzarti? Spendi qualche momento a chiedertelo, incapace di darti una risposta.
Una parte di te vorrebbe che Dean non fosse tornato davvero, vorrebbe saperlo ancora morto, perché così potresti sentirti al sicuro da quel dolore che ti ha attanagliato il petto e tolto il respiro per giorni e giorni, che è la cosa peggiore che tu abbia mai provato.
“Sei cambiato,” afferma tuo fratello, staccando un attimo lo sguardo dal vetro anteriore dell’Impala per lanciarti un’occhiata di traverso, quando riprendete a viaggiare.
Certo che sei cambiato, vorresti dirgli; sei cambiato talmente tanto che forse non ti riconosceresti più a tua volta. “Anche tu, Dean,” è quello che replichi; il fatto che sia deciso a non parlare dell’inferno ti pesa e ti infastidisce allo stesso tempo, ma sai che non ne hai alcun diritto: tu pure hai i tuoi segreti, non gli hai ancora detto di Ruby, del sangue di demone, dei poteri sempre più forti. Non gliel’hai detto e non hai intenzione di farlo, perché sai che non sopporteresti la diffidenza che coglierebbe Dean in quel caso.
Lui sbuffa divertito; mormora, “Non cambiare argomento, Sammy.”
Improvvisamente trovi detestabile quel soprannome, quel nomignolo affettuoso che sembra l’unica cosa rimasta di ciò che eravate un tempo. Ingoi la rabbia e scuoti la testa, stringendo forte i pugni. “Che vuoi che ti dica,” ribatti, una traccia di astio nel tono che non riesci ad eliminare, “vedere tuo fratello morire fa questo effetto.”
E la verità è che non l’hai ancora perdonato. Non l’hai ancora perdonato per averti riportato in vita barattando la propria, per aver scelto quella via senza il tuo consenso, per non aver trovato un modo per uscirne, per averti lasciato solo per quei lunghissimi mesi. Vorresti che non fosse mai tornato, realizzi in questo momento, perché tutto ciò che avete passato, così, avrebbe avuto un senso; adesso, invece, ti sembra tutto inutile, tutto vano - è morto per cosa esattamente?
Dean accosta improvvisamente la macchina e, non appena spegne il motore, fa scattare il braccio ad afferrarti per la giacca e a tirarti leggermente verso di sé. “Sono qui, ora,” dice, scandendo le parole con calma e guardandoti fisso negli occhi.
Ti rendi conto di quanto i tuoi pensieri fino ad adesso siano stati sciocchi, persino infantili; dovresti essere felice, sentirti sollevato dalla sua presenza, ma i segreti che ti porti dietro e hai deciso di mantenere te lo rendono impossibile. La rabbia evapora all’istante, tuttavia, lasciandosi dietro solo un’immensa stanchezza. Espiri aria e scivoli in avanti, appoggi brevemente la fronte sulla sua spalla, inspiri a fondo e poi soffi fuori: “Lo so.”
Ti è mancato da morire, ma non sai come dirglielo. Così attendi che Dean abbandoni la presa sulla tua giacca, smetta di guardarti e rimetta in moto l’auto per ricadere nel silenzio.
intermezzo (duemilaquattordici)
Sei lì, da qualche parte. Non sai ben dire dove, se in qualche piega della mente o della coscienza, o se in un frammento di anima che è rimasto impigliato al tuo corpo in maniera ostinata, ma ovunque sia sai di esserci solo per il suo divertimento. Torturarti lo allieta ancora, nonostante siano passati anni; ogni tanto ti fa emergere a guardare ciò che la realtà è diventata a causa della tua debolezza, le sue guardie personali infettate dal morbo di Croatoan, come vagano per il mondo spargendo il virus, come pian piano s’incontrino sempre meno persone sane.
Ti permette di sapere anche di tuo fratello e di Castiel; è lui, personalmente, ad informarti che Dean vi sta ancora dando la caccia. Onestamente non sai che pensare; non sai se sperare con tutte le tue forze che stia lontano da te - da Lucifero - così da salvarsi, almeno lui, o se implorare che vi trovi e ti uccida, mettendo finalmente fine a questo regno di terrore.
Non passa molto tempo, tuttavia, prima di renderti conto che pensare o sperare non serve a nulla; il momento in cui tuo fratello si trova davanti a Lucifero arriva fin troppo presto e non ti illudi neppure per un po’ che lui possa sopravvivere. Il re dell’inferno - e, ormai, del mondo - ti lascia osservare, ti lascia persino sentire, il suo collo che si rompe sotto il suo tacco.
È un dolore atroce, peggiore di tutti gli anni di torture che ti sono stati inflitti nella tua stessa mente, ma si stempera appena, giusto di un tono, quando un’altra persona compare davanti a Lucifero. La sua sorpresa è abbastanza da farti comprendere cosa stia accadendo e nell’ultimo attimo di lucidità che ti concede, prima di rinchiuderti nuovamente nelle profondità della vostra coscienza condivisa, vorresti urlare con tutte le tue forze a Dean di prendere la decisione giusta, di ucciderti se necessario, di fare qualsiasi cosa, ma mai, mai, fidarsi di te.
V
Non sai identificare con esattezza il momento preciso in cui la tua vita - che non è mai stata normale se non per un paio d’anni - ha valicato i limiti dello strano per entrare nel dominio dell’assurdo; forse si è trattato proprio dell’istante in cui hai scoperto che il tuo corpo è destinato ad ospitare Lucifero e quello di Dean Michael nella battaglia per mettere fine all’Apocalisse.
Se ne avessi la forza scherzeresti quasi di fronte a questa situazione che sembra uscita da un romanzetto sovrannaturale - Dean lo fa; dice: “Due fratelli nati e cresciuti per combattersi a vicenda, che cliché del cazzo,” e ride aspramente, tra i denti, senza vero divertimento -, ma forza non ne hai, perché il modo in cui il vostro rapporto sta andando a rotoli te la toglie tutta.
Riesci a sentire la sua diffidenza, la sua ostilità, persino quando riprendete a viaggiare insieme, e tutto ciò che ti sembra possibile fare per rimediare è promettere a te stesso di negarti a Lucifero, negarti sempre, finché ne avrai la forza.
Infine, scopri che invece dovrai dirgli di sì.
Dean ti guarda attentamente e te lo chiede per l’ennesima volta. “Sei sicuro?”
Annuisci, senza lasciargli modo di vedere il dubbio nascosto dietro la tua ostentata determinazione. Sei sicuro, ma questo non basta a scacciare la paura di non essere all’altezza, di deluderlo ancora. Cosa succederebbe se qualcosa andasse storto e tu non riuscissi a portare a termine il compito? Cosa succederebbe se Lucifero vincesse?
Il panico che ti serpeggia nello stomaco all’altro appare chiaro nonostante i tuoi tentativi di nasconderlo, perché copre la distanza che vi separa in un paio di passi rapidi e ti appoggia una mano sul viso, chinandosi davanti a te. È la prima volta che ti tocca in questo modo da un sacco di tempo e per un momento vuoi solo restare lì immobile a sentire il calore della sua carezza sulla tua guancia.
“Ehi,” dice, richiamando la tua attenzione sul suo sguardo deciso, certo che nulla potrà andare storto. “Puoi farcela, Sammy, lo so,” mormora, tenendo la voce bassissima per non svegliare Bobby che dorme nell’altra stanza.
Quella rassicurazione è ciò di cui avevi bisogno. Respiri a fondo e lasci che la tua mano vada a chiudersi attorno alla stoffa della sua maglietta per tirartelo vicino e appoggiare la fronte alla sua. “Sì,” sospiri, chiudendo per un momento gli occhi e assaporando quell’istante di calma, quel breve attimo di silenzio prima che esploda - letteralmente - l’inferno.
La fiducia di Dean è tutto ciò che ti serve, tutto ciò che ti è mancato in questi ultimi mesi di segreti e bugie e litigi e distanza. È tutto ciò di cui hai bisogno e, adesso che è nuovamente tua, nemmeno il diavolo in persona ti spaventa.
Alla fine, è proprio quella fiducia a riportarti indietro dalle profondità in cui Lucifero ti ha cacciato, a permetterti di riprendere il controllo. È grazie ad essa che, saltando nell’abisso infernale della gabbia, puoi voltarti indietro a guardare Dean e sorridergli serenamente, sapendo che non l’hai deluso.
VI
“Niente, Sam? Niente?” Dean ti stringe le spalle, le nocche quasi bianche per la forza della sua presa. È arrabbiato - no, furioso - ma nel fondo dei suoi occhi c’è un’altra emozione che non riesci a capire. Sembra risentimento, dolore; un ammasso nero che richiederebbe troppo tempo per essere decifrato.
Quando lo hai rivisto, hai capito istintivamente che mancava qualcosa, ma non hai saputo dire di cosa si trattasse. Tutti i tuoi ricordi sono al loro posto, sai esattamente che Dean è tuo fratello, conosci alla perfezione il suo carattere, sai qual è la vostra storia, tutto ciò che avete passato insieme. Eppure non senti niente nei suoi confronti. Quando guardi verso di lui, non c’è che un rumore bianco dove prima avrebbe dovuto esserci qualcos’altro, qualcosa che ti sfugge e di cui probabilmente sapresti indicare solo il nome, che ora non esiste più, perduto insieme al resto della tua anima.
Dean, ovviamente, si rifiuta di accettarlo. Di fronte al tuo silenzio, stringe ancora di più la presa e ti spinge contro il muro, premendo la sua bocca contro la tua. È un contatto rude di labbra e denti, niente che assomigli ad un vero bacio, che ti confonde e ti fa pensare che forse sì, quello che provavi per Dean era davvero amore, ma che allo stesso tempo non scatena nessuna reazione particolare.
Si allontana di colpo, la collera che sfuma via lasciando sempre più posto a quel groviglio amaro di disappunto. “Niente, allora,” si risponde da solo, la voce ridotta ad un mormorio sottile, spezzato.
Non sai che fare. Resti immobile ancora addossato alla parete, con la sensazione di dover dire qualcosa, di dover cercare in qualche modo di consolarlo, di rassicurarlo; sai che è esattamente ciò che avresti fatto in passato - anche se forse, in passato, non avresti nemmeno lasciato che qualcosa del genere accadesse.
Copri la distanza che ha messo tra voi e ti riavvicini, posandogli una mano sulla nuca e tirandolo verso di te per baciarlo. Se è il sesso che vuole, sei abbastanza sicuro di poterglielo dare; è successo in passato e, benché ora tu non ne capisca le ragioni e le cause, accetti volentieri l’idea che succeda di nuovo, se questo può servire a tranquillizzarlo. Lui replica al bacio come se non avesse alternative e, quando le tue mani scivolano lungo la sua schiena per infilarsi sotto il bordo della maglietta e sfiorargli la pelle, si abbandona completamente al tuo tocco.
Non dura che qualche istante, però, prima che ti allontani quanto basta per farti fermare. “Che stai facendo?” chiede asciutto, la voce che esce a stento.
La domanda ti confonde. “Pensavo… Era quello che facevamo prima,” azzardi, incrociando il suo sguardo. Dean ti fissa per un lungo momento, poi espira, deglutisce e scuote la testa, tornando ad allontanarsi da te ancora una volta. “No, Sam,” ribatte, “Non era questo che facevamo prima.”
Incroci le braccia al petto, prendendo nota del fallimento del tuo tentativo; “Mi dispiace,” ti sforzi di mormorare, mentre l’altro raccoglie in un gesto rapido la giacca e la indossa.
“Il punto è che nemmeno ti dispiace,” sbotta, prima di aprire la porta della stanza e chiudersela rumorosamente alle spalle.
VII
Con la tua anima tornano anche Lucifero e i ricordi della gabbia. Ma tornano anche i tuoi sentimenti, le tue sensazioni, le tue paure e speranze; fra tutti, torna l’amore che provi per tuo fratello e riaverlo lì, all’improvviso, è quasi destabilizzante.
Ti porta a chiederti se non eri un cacciatore migliore, senza quei sentimenti per Dean; ti porta a mettere in discussione le tue capacità di scelta, perché forse un’anima non è che un intralcio nella vita che fate e ciò che serve non è compassione o empatia, ma freddezza e calcolo.
“Davvero credi di essere migliore, così?” è la domanda che Lucifero ti sussurra all’orecchio, seduto accanto a te sul letto. Vorresti che il sogno - o la visione, o quel che è - si interrompesse di colpo, perché l’ultima cosa che ti serve in questo momento è la voce del diavolo a rinforzare i tuoi dubbi. Detesti la vostra connessione, detesti non potertelo scrollare via dai pensieri, non poterlo dimenticare.
“Sam, Sam,” cantilena, dondolando la testa come se parlasse ad un bambino. “Non ti ho insegnato niente durante la nostra vacanza insieme? I buoni sentimenti non portano che dolore, te l’ho detto.”
Espiri ed inspiri aria cercando di scacciare la sua immagine, di smettere di dare ascolto alle sue parole. Eppure, in fondo, sai che ha ragione; sai che ti sentiresti mille volte più sereno se potessi cancellare in un soffio - com’è già successo - ciò che sei in grado di provare.
Ti volti istintivamente a guardare Dean, addormentato sul letto di fianco. Rinunciare a tutto comporterebbe anche rimetterci lui, la fiducia in te che ha riacquistato a fatica, il bene infinito che gli vuoi; questo non sei disposto a perderlo, non di nuovo.
La risata divertita di Lucifero riporta la tua attenzione sulla sua immagine. “Sei così prevedibile,” mormora tra sé scuotendo il capo. Poi anche il suo sguardo si sposta su Dean e riprende, “Non sei ancora disposto a rinunciare a lui, allora?”
Aspetta per qualche istante una tua risposta, ma quando questa non arriva si avvicina per sussurrarti all’orecchio: “Non preoccuparti, prima o poi lo farai.”
Svanisce subito dopo, lasciandoti a fare i conti con il peso di quell’affermazione.
VIII
Prima Castiel, poi Bobby: vi vengono tolti entrambi, nemmeno a troppa distanza l’uno dall’altro. Dean non ha il tempo di assorbire una perdita che deve viverne una seconda ed è facile vedere come questo lo conduca sempre più in una spirale di senso di colpa e disperazione. Vorresti trovare il modo giusto di stargli vicino, di rendergli la situazione meno difficile, ma veder Bobby morire è stato come perdere tuo padre ancora una volta e la forza di andare avanti manca persino a te.
Restate chiusi in casa per giorni e giorni, senza parlarvi più del necessario. È il silenzio a farvi compagnia, soprattutto, ed è tramite quello e vaghi contatti che comunicate, senza riuscire a superare il muro di totale sconforto che vi siete costruiti intorno.
Sei il primo a riprendersi, il primo a rendersi conto che i Leviatani sono sempre là fuori e che è vostro dovere fermare Dick, anche adesso che siete di nuovo soli. Sei il primo a cercare di spronare Dean a tornare a muoversi, a cacciare, a lavorare ad una soluzione per il casino in cui vi trovate.
Lui all’inizio non reagisce, lascia che i tuoi tentativi vadano a vuoto. Continua a chiudersi a doppia mandata nel proprio dolore e non ti dà modo di raggiungerlo, fino a che un giorno non marcia verso di te con aspetto deciso.
“Dobbiamo riportare Bobby indietro,” afferma, in un tono che non ammette repliche. “Non possiamo farcela da soli contro quegli stronzi, abbiamo bisogno di Bobby.”
Lo guardi con attenzione, osservando i suoi occhi accesi da una luce fatta di determinazione e testardaggine e forse persino incoscienza. Eccovi di nuovo a quel punto: pronti a tutto pur di non lasciar andare una persona che amate, pronti persino a dannarvi un’altra volta. “Dean,” cominci, sospirando. “Dean, non possiamo.” Gli appoggi una mano sulla spalla cercando di calmarlo, di farlo ragionare. “Non c’è modo di riportarlo indietro e non possiamo fidarci di Crowley.”
Lui stringe i denti e i pugni insieme. Si gira scostandosi dalla tua presa e, dandoti le spalle, guarda verso la scrivania di Bobby, ancora piena di libri come l’aveva lasciata. “Dobbiamo trovarlo, il modo,” mormora, quasi tra sé.
Ti avvicini, gli passi un braccio attorno al petto e fai aderire il tuo corpo alla sua schiena. “Non possiamo,” ripeti, sperando che finalmente capisca. “Non possiamo riportare indietro tutti. Dobbiamo accettare che se ne sia andato.”
Dean solleva una mano e l’appoggia sul tuo polso, stringendo la presa. Non pronuncia una sola parola, si limita ad annuire, ma dal suo tocco saldo sai che ti sta dicendo che sei tutto ciò che gli resta.
Anche tu, vorresti rispondere, ma non lo fai.
epilogo
Tutto sommato, sei meno forte di quel che credevi. Quando vedi Dean e Castiel scomparire di fronte a te insieme al Leviatano, comprendi che quella è l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Quella è l’ultima perdita che puoi accettare.
Trovi a malapena l’energia di controllare che quei mostri siano storia passata, che tutto sia risolto, prima di metterti in macchina e guidare finché, macinando chilometri dopo chilometri, non sei certo di aver messo abbastanza spazio tra te e quell’ennesima sconfitta. Nella tua mente confusa si affacciano piani su piani per scoprire cosa sia successo a tuo fratello, per riportarlo indietro, per raggiungerlo, persino, ma questa volta non ti lasci ingannare: li scacci tutti prima ancora di considerarli nei dettagli, perché sai già che ognuno di loro condurrà al fallimento, che non sarai in grado di riuscire in nulla. Quindi continui a guidare, con la fumosa prospettiva di non fare niente se non lasciarti divorare dal dolore.
Invece la tua nuova vita inizia investendo un cane, che è qualcosa che non avresti mai immaginato. Continua con Amelia e la sua risata allegra, il suo profumo fruttato, il suo irradiare normalità da ogni centimetro di pelle; con lei ti senti finalmente al sicuro, in pace, libero dai mostri e dagli incubi che ti hanno seguito per la tua intera esistenza. Non ti ci vuole molto a capire di volere tutto questo, di volerlo quasi con violenza.
Impieghi qualche tempo in più, invece, a realizzare che scegliendo lei e quella vita non hai fatto altro che rinunciare a Dean.