Titolo: Crisalide
Personaggi: Kamui, Subaru
Prompt: III settimana del
Fluffathlon hurt/comfort, citazione scelta: "You can close you eyes / I will take care of you / Long as you want me to / Whatever else I do / I will take care of you" (I will take care of you - The Bangles) + "We both surrender to the touch as we lay there side by side." (If you believe - Sasha) di
Temporal-mente @
Criticoni.
Rating: PG
Riassunto: Vedere Kamui piangere non era una cosa semplice, perché, sin da piccolo, era terribilmente orgoglioso e, per qualche strana ragione, aveva deciso che lui doveva essere il fratello forte, quello che avrebbe protetto l’altro.
Avvertimenti: one-shot; hurt/comfort; spoiler sul Tokyo Arc; side-story della mia raccolta
Perfect.
Vedere Kamui piangere non era una cosa semplice, perché, sin da piccolo, era terribilmente orgoglioso e, per qualche strana ragione, aveva deciso che lui doveva essere il fratello forte, quello che avrebbe protetto l’altro.
Subaru conosceva bene il suo gemello, e per questo, nonostante vederlo piangere rintanato in un angolo della stanza a guardare la pioggia fuori lo prendesse in contropiede, non ne rimase sorpreso; dopo aver preso un bel respiro andò a sedersi accanto a lui, incurante la pavimento polveroso e delle ragnatele che imperavano in ogni anfratto. Gli prese la mano e la strinse piano, guardando il viso imbronciato e bagnato di lacrime.
“Cosa c’è che non va, Kamui-chan?” Chiese Subaru, con voce dolce, togliendogli i ciuffi di capelli che gli erano finiti davanti al viso. Per tutta risposta il suo gemello abbassò il viso e la frangia scarmigliata gli tornò davanti agli occhi; l’espressione imbronciata si fece ancora più scura e le mani corsero a cancellare le tracce di pianto che gli segnavano le guance. Subaru trattenne un sospiro, ma non riuscì ad impedirsi di sorridere, intenerito da quel comportamento da bambino orgoglioso. “Lo sai che puoi dirmi tutto quello che ti preoccupa, Kamui-chan. E non ti devi vergognare di piangere… Io lo faccio molto più spesso di te!”
“Ma io non devo piangere.” Brontolò Kamui, tirando su con il naso e trattenendo le lacrime guardando in alto, verso la trama di ragnatele che copriva il soffitto.
“Perché no?”
“Perché non ce n’è motivo, davvero.” Sentenziò quello, ostinato.
Stavolta Subaru sospirò sconsolato davanti a tutta quella testardaggine; si accoccolò più vicino al fratello, continuando a tenergli la mano stretta nella sua. “In quel mondo, a Tokyo, pioveva sempre, vero?” Domandò, guardando fuori dalla finestra; era meglio, con Kamui, prendere sempre i problemi alla larga. “Ci sono stato così poco, da sveglio, nonostante siamo rimasti bloccati lì per tre anni interi.” Sentì la mano del fratello rilassarsi nella sua, e strinse la presa, timoroso che potesse sgusciargli via. “Lo so che per te è stato difficile, Kamui-chan. Mi dispiace averti lasciato solo per tutto quel tempo.”
“Non importa adesso.” Borbottò il gemello, guardandolo da sotto la frangia; gli occhi erano lucidi ed aveva il naso rosso, ma almeno aveva smesso di piangere. “Ora siamo di nuovo insieme e questo è quello che conta.”
Subaru gli sorrise. “Sì… E poi non eri completamente solo! I tuoi compagni erano tutti molto gentili con te; non ho mai dubitato del fatto che saresti riuscito a farti tanti amici.”
Kamui arrossì di colpo e abbassò lo sguardo. “Avevamo un scopo comune… Loro dovevano proteggere l’acqua che ti aveva ingoiato ed io dovevo proteggere te, quindi…”
“Ma hai fatto molto di più che proteggere me, Kamui-chan! Sei diventato uno di loro e questo mi ha fatto molto piacere, perché vuol dire che sei cresciuto mentre io non c’ero.” Subaru sentì la mano del gemello stringersi improvvisamente intorno alla sua, in quel modo da bambino possessivo che usava solo quando sentiva minacciato il loro rapporto.
“Io… io ti voglio bene, Subaru-chan.” Mormorò Kamui, fissando il pavimento.
“Lo so, anch’io te ne voglio…”
“Non devi pensare alle persone che ho lasciato lì, loro… Loro erano solo…”
“I tuoi amici.” Subaru completò la frase per lui, accarezzandogli i capelli. “Avere degli amici non è una debolezza, Kamui-chan. E nemmeno sentire la loro mancanza, lo è.” Gli spiegò, come si fa con un bambino.
Il fratello singhiozzò silenziosamente, poi trattenne il fiato per un attimo e scacciò il pianto. “Non eravamo nemmeno amici, io e lui… Non dovrei sentirne la mancanza!”
Subaru non capì subito di chi stesse parlando il gemello; era sicuro che il problema fosse la tristezza per l’aver lasciato indietro i suoi compagni, e probabilmente c’entrava anche quello. Ma Kamui era esattamente come un bambino, e da quella frase, Subaru capì che era arrabbiato perché non riusciva a capire qualcosa. “Di chi parli?” Domandò, inclinando leggermente la testa di lato; poi, osservando il modo in cui il gemello si stringeva nelle spalle e guardava ostinatamente a terra, intuì. “Oh. Ti riferisci a Fuma-san?”
“Non dovrei! Non andavamo d’accordo per niente e lui non mi ha mai preso sul serio. È altezzoso, arrogante e… stupido! Ride anche quando non dovrebbe e non ha la minima idea di cosa sia il rispetto per gli spazi altrui.” Sbottò all’improvviso Kamui, guardando fuori dalla finestra come se stessa parlando con Fuma in persona.
Subaru lo osservò perplesso per un momento, poi rise. “Però ti manca.” Commentò, poggiando il mento sulle ginocchia.
Kamui arrossì di botto ed imbronciò il viso. “È stupido, vero?” Domandò, sospirando; sentiva già che gli tornavano le lacrime agli occhi, al solo pensiero che tutto quello non aveva alcun senso.
Il fratello alzò le spalle, continuando a sorridere. “No, Kamui-chan. Non è stupido.” Disse semplicemente, lasciando che il gemello lo guardasse senza capire.
Era forse un po’ troppo presto e Kamui-chan era senz’altro troppo testardo per riuscire ad ammetterlo, ma l’avrebbe capito di sicuro cosa significata tutto quello. Certo, Kamui era anche triste per aver dovuto lasciare Tokyo ed i suoi abitanti, ma sapeva bene, come lo sapeva Subaru, che non potevano davvero trattenersi in quel mondo piovoso; erano rimasti già troppo a lungo. “Non preoccuparti, Kamui-chan.” Mormorò, poggiando la testa sulla sua spalla. “Le persone che abbiamo lasciato indietro rimarranno sempre nei nostri ricordi, e vedrai che diventeranno delle belle memorie. Per adesso, penserò io a te.”
Kamui poggiò il capo sul suo, sospirando e cacciando via l’ennesimo principio di pianto; e restarono in quel modo, l’uno accanto all’altro, ognuno perso nei propri pensieri, semplicemente uniti dalla mano che stringeva l’una quella dell’altro.