Titolo: Greediness
Autore:
yuucchanFandom: RPS
Gruppo: 55501
Prompt: 05 Gola
Rating: Pg
Avvertimenti: Angst, Mistero (?), AU in parte òwò
Conteggio parole: 1404
Disclaimers: Questo mio scritto non è stato creato a scopo di lucro; i personaggi citati non mi appartengono e le scene qui descritte non sono realmente accadute.
Lista:
HereNote: La storia è divisa in capitoli ed ogni prompt rappresenta un capitolo.
Prologo
Era un’ assolato pomeriggio estivo ed era anche uno dei pochi giorni di riposo che si potevano concedere i SS501. Essendo così raro per loro avere momenti liberi da impegni, non potevano certo sprecare il loro tempo dormendo sempre, quindi si erano decisi ad uscire a fare quattro passi.
Varie furono le tappe di quella giornata, fra sala giochi, parco, centro commerciale, negozi dove comprare qualche squisitezza tipicamente estiva, ed alla fine calò la sera e dovettero per forza di cose tornare verso casa.
Ma non ci arrivarono affatto, a casa.
Mentre chiacchieravano animatamente camminando per la strada, si sentì il rumore di un furgone che si avvicinava, poi gli sportelli posteriori del mezzo che si aprivano. Young Saeng, che era indietro rispetto agli altri, si fece scappare un’ esclamazione quando un uomo, sconosciuto, lo afferrò per un braccio e lo strattonò verso il furgone. Sentitolo, gli altri si voltarono, meravigliati, ed andarono in suo soccorso, ma furono fermati da altri uomini. Ognuno di loro potè sentire un panno bagnato di una qualche sostanza che non conoscevano, posarsi sui loro visi. Poi, il buio.
Capitolo 1° : Greediness
Il primo a riprendere parzialmente conoscenza fu Kyu Jong, ma il suo ritorno alla realtà non durò che pochi attimi. Sentì un pizzicore al braccio, come se una zanzara l’ avesse punto - ma era stato ben altro - , poi tornò a sprofondare nell’incoscienza.
Quando si risvegliò, il ragazzo era steso su un grande spiazzo verde, l’erba lievemente smossa da un leggero venticello caldo.
Non sapeva affatto che posto fosse quello; non si vedeva null’ altro che quel vasto prato e degli alberi in lontananza. Oltre tutto, si sentiva strano; la testa era leggera, come quando ci si sbronza.
Kyu Jong si rimise in piedi, guardandosi attorno senza sapere cosa fare, o dove andare. Però, non poteva certo stare lì impalato ad aspettare l’aiuto divino. Decise quindi di dirigersi verso gli alberi che aveva intravisto in lontananza, pensando che, prima o poi, avrebbe incontrato qualcuno a cui chiedere una mano.
Arrivato al limitare del prato, si accorse che quei semplici alberi che aveva intravisto erano ben più di due o tre, infatti dietro di essi si estendeva un bosco fitto e cupo. Si addentrò comunque, anche se l’ombra che producevano le fronde degli alberi davano al tutto un aspetto più tenebroso.
Camminò per diverso tempo, scostando rami, facendosi avanti fra le erbacce e le piante del sottobosco, brulicanti di vita. Si chiedeva quando sarebbe arrivato dall’altra parte e se almeno lì ci fosse stato qualcuno; iniziava a sentirsi irrequieto e solo.
All’improvviso, un rumore attirò la sua attenzione e il coreano voltò il capo verso destra, puntando lo sguardo sulle piante dietro le quali aveva percepito uno schiocco e un frusciar di foglie. Queste si muovevano, e pochi attimi dopo ciò che aveva provocato quei rumori sbucò fuori. Kyu Jong alzò un sopracciglio, perplesso. La creatura che gli si parò davanti non era un qualsiasi animale, normalissimo e comune, no. Era un… Panino.
Sbatté le palpebre un paio di volte, incredulo, e tornò a guardare quella cosa. Non stava immaginando niente, aveva proprio davanti un panino, con due piccole gambette, due altrettanto piccole braccine e due grossi occhioni che lo scrutavano.
Fece un passo avanti, ma si fermò immediatamente quando il panino parlò.
<< Fermo là! >> Aveva detto, agitando un braccino in direzione di Kyu Jong, che rimase paralizzato dalla sorpresa.
<< Tu… parli? >> Chiese esitante.
<< Certo, non mi senti? >> Ricevette questa risposta brusca da parte del panino, che gli si avvicinò saltellando sulle gambette. << Che ci fai qui? Chi sei? E cosa vuoi? >> Continuò, facendo domande a raffica al coreano.
<< Ah… Non saprei. Non so cosa ci faccio qui. E nemmeno dove sia questo ‘qui’. Mi chiamo Kyu Jong >> Rispose esitante l’interpellato. Gli faceva strano parlare con quel cosetto, chiaramente.
Spazientito da quelle risposte poco chiare, il panino punzecchiò il ragazzo sui polpacci. << Vieni con me! >> esclamò poi, avviandosi fra la boscaglia.
Kyu Jong si sentì quasi costretto a seguirlo, o più che altro, era una sensazione che lo spinse a seguire il panino attraverso il bosco. Suddetta sensazione era nata quando aveva incontrato quella strana creatura e stava pian piano crescendo, facendosi più opprimente. Sapeva benissimo che cos’era e si disse che doveva riuscire a controllarsi, in qualsiasi modo. Chiunque potesse dire di conoscerlo almeno un po’, sapeva che il ragazzo era un gran mangione; e questo era attualmente un problema.
Dopo qualche minuto - o forse di più, non sapeva dirlo con precisione - passato a camminare, il coreano vide una fioca luce davanti a sé e sentì dei rumori; in poco fu fuori dal bosco. Quel che gli si parava davanti, fu la cosa più strana che potesse dir di aver mai visto.
Un ammasso di costruzioni di pietra e legno formavano un intricato reticolo di case, attraversate da strade sterrate, e questa cittadina era animata dal vociare di tanti abitanti che svolgevano le più disparate attività. I suddetti abitanti, però, erano, dal primo all’ultimo, cibo agli occhi di Kyu Jong. Vedeva panini, prosciutti, dolciumi e la più disparata varietà di cibarie che potesse esistere.
C’ erano adulti, quelli più grossi, poi bambini, i più piccolini, che giocavano a rincorrersi per le strade; vide anche qualche vecchietto, col tipico cappelletto da anziano e il bastone per camminare. Ma era pur sempre tutto cibo.
La sensazione di poco prima si fece più intensa, ma il ragazzo strinse i pugni, resistendo alla voglia di tirar un morso ad una qualsiasi di quelle creature.
Venne accolto nella cittadina con molto più garbo, cosa che il panino di prima non gli aveva riservato affatto.
Passò qualche tempo con quei cittadini un poco strani, apprendendo che la loro era una comunità del tutto simile a quella umana, ed erano altrettanto intelligenti e laboriosi. Apprese allo stesso modo le loro abitudini, le loro stranezze, tutto ciò che poté vedere.
Constatò infine con riconoscenza, che lo trattavano come fosse stato un ospite di riguardo, quasi regale.
Una sera, l’ennesima passata a dormire in uno degli edifici più grandi che gli abitanti - cibo avessero costruito in tanti anni di lavoro, Kyu Jong stava tentando di prendere sonno, ma lo stomaco che brontolava rumorosamente non era certo d’aiuto. Quel che gli davano da mangiare, non gli bastava per nulla. Oltretutto, l’aveva constatato immediatamente, era strano che del cibo mangiasse delle radici per vivere. Ma ogni volta che se lo ripeteva, si diceva anche che dopo tutto, ogni cosa lì era strana, quindi non si sarebbe dovuto meravigliare più di tanto.
Il pensiero, però, tornava sempre inesorabilmente al suo stomaco. Aveva fame, tanta, tanta fame, e non era una buona cosa. Tutto ciò accresceva la sensazione provata fin dal primo giorno.
Quasi non si accorse di essersi alzato, esser uscito dall’ edificio ed essersi affacciato ad una delle tante casette che davano sulla strada. Le finestre erano aperte, facevano circolare l’ aria fresca di quella serata estiva, cercando di dare un po’ di ristoro agli abitanti.
La fame era troppa; allungò una mano ed afferrò quel panino così succulento; non sentì nemmeno le urla di quest’ultimo, quando lo addentò e se lo gustò come fosse un normalissimo panino del suo mondo.
Il peccato di gola era stato commesso. La punizione, non sarebbe tardata ad arrivare.
Le urla strazianti del panino destarono gli altri abitanti della cittadina, che accorsero immediatamente a vedere cosa era successo. Quando trovarono Kyu Jong, delle briciole sul viso come prova del suo peccato, del suo omicidio - o paninicidio? - , lo additarono come mostro, come criminale qual’ era. Almeno, in quel mondo.
I tentativi di fuga furono vani, gli abitanti - cibo erano troppi e troppo ben armati e attrezzati.
Fu catturato in poco tempo, e condotto della piazza della città, legato ed ammanettato. Lo imbavagliarono, le sue urla erano decisamente fastidiose.
Preso dal panico, Kyu Jong si dimenò con tutte le sue forze, ma nulla ebbe l’effetto sperato. Poteva solo aspettare, ora, che la morte incombesse su di sé. La morte più atroce che potesse aspettarsi; essere mangiato dal cibo stesso.
Kyu Jong aprì gli occhi, l’effetto di quella roba che gli avevano iniettato stava svanendo. Riuscì solamente a vedere una porta che si richiudeva alle spalle di qualcuno, forse un uomo. Questi gli si avvicinò e fece la stessa cosa che gli aveva fatto il giorno precedente. Il coreano sprofondò nuovamente nell’ oblio.