[Arashi] Like dreams and memories.

Oct 05, 2011 13:08

Nick Autore: yukiko_no_niji
Titolo: Like dreams and memories.
Pairing/Personaggi: Ninomiya Kazunari, NinoxOhno, OhnoxJun
Genere: Generale, Malinconico, Triste, Romantico
Raiting: Giallo, PG15
Avvertimenti: Slash, One Shot, What If?
Intro/Note: Il periodo in cui è situata questa storia va dal 2005 al 2006. A fine storia ho messo qualche nota che magari può aiutare per la comprensione della storia.
ADCCC scelti: Pacchetto del Band Slash Fiction, contest al quale la storia sta partecipando.
7 - Coltello
17 - Gives you hell - The all american rejects
27 - Bagno
(Alla fine mi sono tenuta i primi 3 che avevo chiesto, perché mi ci ero affezionata).
Disclaimer: Gli Arashi non mi appartengono, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione.

NdMe: Questa storia l’ho scritta nell’Aprile di quest’anno, ed è la primissima Ohmiya (o sorta di Ohmiya) che ho scritto. La canzone mi aveva messa completamente in difficoltà… Ero partita con un genere di storia e sono finita a scrivere tutt’altro, come sempre.






Like dreams and memories.

Tomorrow you’ll be thinking to yourself
Where’d it all go wrong? But the list goes on and on

Quando si svegliò con la fronte madida di sudore, gli parve di aver fatto un brutto sogno. Portò le mani sulla faccia, asciugando lentamente quelle gocce fredde che lo stavano infastidendo.
Lui non sudava praticamente mai, neanche durante i concerti - quando invece gli altri componenti del gruppo erano grondanti - quindi non avrebbe potuto sopportare di stare in quello stato neanche un secondo di più.
Sbuffò sonoramente, cercando di mandare via i vaghi ricordi di quel sogno sfumato che aveva appena fatto.
Erano delle notti, ormai, che si svegliava nel bel mezzo dell’oscurità della sua camera e si ritrovava in quelle condizioni, con addosso quella sensazione di amarezza e di fastidio. Iniziava a non poterne più.
Guardò l’orologio sul suo comodino e si accorse che la scritta rossa segnava le quattro del mattino.
Era andato a dormire meno di tre ore prima.
Lì vicino vide una luce verde lampeggiare: il cellulare. Allungò una mano per prenderlo.
Quando aprì lo sportellino vide una busta sullo schermo e capì che qualcuno doveva averlo cercato ed aveva lasciato un messaggio nella sua segreteria.
Sbuffò nuovamente, stanco ed irritato.
Non aveva nessunissima intenzione di stare a sentire chi lo aveva chiamato e soprattutto per cosa, di notte poi. Con tutte le ore che c’erano durante l’arco della giornata, perché avrebbero dovuto cercarlo proprio in quel momento?
Ma premette comunque il tasto della sua segreteria, senza realmente saperne il perché di quella sua azione e rimase in silenzio ad ascoltare il numero della persona che lo aveva chiamato.
Era solo un caso che l’avesse riconosciuto subito e non era affatto perché in realtà conosceva quella sequenza di numeri a memoria.
Ascoltò attento nel sottofondo il rumore di una città quasi addormentata, poche macchine che sfrecciavano per la strada, qualche voce sparsa e… il respiro pesante di Ohno.
“Nino-chan…”
Quella voce profonda, quasi sofferente.
Di nuovo il suo respiro pesante, lievi rumori e poi lo scatto di fine chiamata, la voce elettronica della segreteria che lo informava della fine del messaggio.
Quella era la terza volta che sentiva Ohno chiamarlo ‘Nino-chan’.
La prima volta era stato quando l’altro l’aveva chiamato una notte, completamente ubriaco e gli aveva detto di amarlo.
La seconda volta era stato quando…
Una smorfia di dolore si fece spazio sul suo volto.
Lasciò cadere il cellulare sul comodino e si volse dalla parte opposta, lasciando andare la testa sul cuscino.
Dopo qualche secondo si alzò dal letto e accese la console.
Sicuramente non avrebbe più chiuso occhio per quella notte. Sapeva che tre ore di sonno non sarebbero state sufficienti per affrontare l’indomani, ma non gli importava.
Voleva solamente immergersi in quel mondo perfetto ed immaginario del videogioco e giungere alla fine dei livelli che gli erano rimasti, dimenticandosi di tutto il resto.

Now you’ll never see, what you’ve done to me
You can take back your memories they’re no good to me

Fare Tour gli era sempre piaciuto, anche se era sempre stato particolarmente stancante.
Vedere le facce delle fan che si divertivano ai loro concerti, lo appagava sempre più di quello che avrebbe mai potuto immaginare. Quelle ragazze sapevano le loro canzoni, avevano imparato le loro coreografie e ballavano con loro, mentre cantavano. Era grazie a tutte loro se erano arrivati ad essere così famosi.
“Anche stasera è andata!” urlò Aiba felice, appena furono nei loro spogliatoi, lontani dalle videocamere che li seguivano perennemente.
“Grazie per il bel lavoro!”aggiunse con tono solenne Sho, accennando un inchino verso gli altri.
Jun si era precipitato ridendo verso le docce, ed Ohno stava ricambiando l’inchino verso il rapper del gruppo.
Nino si ritrovò ad osservare quella scena serena.
Erano felici, assieme, dopo aver lavorato duramente per tutta la giornata.
Il concerto seguente li avrebbe attesi solo dopo tre giorni, per cui quella sera avrebbero potuto rilassarsi un po’ e riposare i loro corpi provati dallo stress delle ultime settimane.
Nino si diresse verso la doccia ed aprì la manopola, facendo scorrere dell’acqua tiepida sul suo corpo.
Poco più in là Aiba stava canticchiando il ritornello di A.RA.SHI, insaponandosi il corpo.
Nino aveva appena preso la boccetta dello shampoo, quando sentì qualcuno spingerlo lievemente spalla contro spalla.
Si volse e vide accanto a sé il corpo perfetto di Ohno, ed il suo volto sorridente che lo guardava divertito.
“Ci sono tre docce libere” sputò Nino acidamente. “Devi proprio stare qui appiccicato a me?”
Ma Ohno senza ascoltarlo gli prese la boccetta dalle mani, ed incurante degli altri che erano nella stessa stanza, dopo aver messo un po’ di shampoo sui suoi palmi, fece voltare l’altro ed iniziò a massaggiargli la testa.
Nino si volse, fulminandolo con un’occhiata.
“Satoshi… smettila!”sussurrò tra un misto d’imbarazzo e rassegnazione. Il suo corpo si era completamente pietrificato.
Spesso e volentieri il Riida si era intrufolato nella sua doccia, ma mai aveva fatto una cosa del genere. Almeno non con gli altri presenti.
Le dita di Ohno stavano trafficando esperte tra i suoi capelli.
Amava quando facevano la doccia assieme, soprattutto quando erano da soli in una delle loro case e potevano lasciarsi andare ad ogni tipo di effusione.
“Adesso smettila però…” sussurrò allontanandosi lentamente da lui, quasi controvoglia.
Se l’altro avesse continuato con quel trattamento anche un solo secondo di più, non si sarebbe trattenuto dal saltargli addosso poco gentilmente.
Vide Ohno sogghignare divertito, poi si spostò in un’altra doccia, lasciando il leader da solo.
Sapeva che gli altri non si sarebbero stupiti se fossero venuti a sapere della loro relazione, ma comunque sia Nino l’aveva sempre vista come una cosa loro e non avrebbe voluto condividerla con nessun altro.

Appena arrivato lì aveva letto su un cartello che in quell’albergo c’era un bagno termale.
Dopo essere andati via dall’arena ed aver mangiato assieme agli altri, Nino era andato nella sua stanza per finire il livello di un videogioco che aveva lasciato a metà la sera precedente, ma non si era accorto di aver fatto le ore più piccole di quel che avrebbe dovuto.
Così quando aveva spento lo schermo del televisore, aveva pensato che fare una piccola sosta in quel bagno termale non sarebbe poi stata una cattiva idea. L’avrebbe sicuramente aiutato a mandare via la stanchezza dal suo corpo prima di andare a dormire.
Si diresse verso l’entrata del bagno, dopodiché iniziò a spogliarsi, per poi bagnarsi il corpo aiutandosi con una bacinella.
Sussultò quando l’acqua bagnò la sua pelle. Era fredda, ma lì dentro sentiva un grande caldo.
“Mi piaci.”
La voce impacciata di quello che doveva essere Jun arrivò alle sue orecchie, sorprendendolo.
Ci mise qualche secondo per capire che non era a lui che si era rivolto e che probabilmente si trovava con qualcun altro, dentro una delle vasche.
“In realtà… sono innamorato di te da molto tempo ormai… ma non avevo mai trovato il coraggio di dirtelo.”
Nino avrebbe dovuto andarsene di lì, lasciare al più piccolo la sua privacy, ma la curiosità di sapere a chi si stava confessando fu più forte.
Strinse un po’ la bacinella tra le sue mani per non farla cadere, per non fare alcun rumore.
Poi sentì di nuovo la voce di Jun.
“So che forse tutto questo è inaspettato per te, ma…”
Nino si affacciò un po’ oltre il muro che lo separava dalle vasche.
Quando vide la scena che gli si presentò davanti, il suo sangue gli si gelò nelle vene.
Jun stava posando le sue labbra su quelle di Ohno, in un dolce ed innocente bacio.
Li vide poi allontanarsi l’uno dall’altro.
Ohno guardava Jun senza dire niente, l’altro che abbassava la testa.
“Non sono abbastanza per te?” lo sentì chiedere al leader con timore, dopo qualche attimo di silenzio.
Ohno invece di rispondere a quella domanda prese tra le sue mani il viso di Jun e lo baciò nuovamente, avvicinandosi di più a lui ed approfondendo maggiormente quel contatto.
Nino osservò quella scena senza esser capace di emettere un solo fiato.
Ohno non aveva fermato Jun.
Ohno non aveva detto niente all’altro della sua relazione con lui.
Ohno aveva baciato a sua volta il più piccolo.
Quando quel baciò finì, Nino vide Jun sorridere.
Un sorriso che mai aveva visto sulle labbra dell’altro.
Mai, in tutti quegli anni.
Ed Ohno guardava l’altro senza essere capace di staccargli gli occhi di dosso.
Nino sentì una morsa distruggergli il cuore.
Allentò la presa della bacinella e quella gli scivolò di mano, facendo rumore.
I due si volsero verso di lui, vedendolo.
“Nino!”
Jun lo guardava, allarmato.
“Non dirlo a nessuno, per favore…”
Nino si volse verso Ohno, che lo guardò tristemente per un secondo, per poi abbassare lo sguardo...

Nino si svegliò di soprassalto.
Rimase immobile per qualche secondo, gli occhi spalancati nel vuoto.
Riusciva a sentire solo il suo respiro affannato, nel silenzio della notte.
Sapeva che quello che aveva appena fatto non era stato un sogno, anche se l’aveva effettivamente sognato. Quello era uno dei ricordi più dolorosi che ancora non era riuscito a dimenticare.
Quello…
Li aveva visti davvero, li aveva visti baciarsi.
La faccia felice di Jun e la faccia di Ohno…
Gli occhi scuri del Riida che guardavano fissi quelli di Jun, pieni d’amore.
Ricordava ogni singolo momento di quella notte.
Ed avrebbe voluto dimenticare.
Avrebbe voluto tanto dimenticare tutto quanto.
Nino si rigirò tra le coperte senza trovare una posizione che gli restasse comoda.
Si sentiva di troppo addirittura nella sua stessa carne.
Ohno probabilmente non aveva ancora compreso tutto il male che gli aveva fatto e che gli stava ancora facendo.
Probabilmente non lo avrebbe mai capito.

If you find a man that’s worth a damn and treats you well
Then he’s a fool, your just as well, hope it gives you hell

Vedeva i loro sguardi durante le prove, vedeva i loro sguardi durante le pause.
Nino vedeva i loro sguardi, sempre.
Ohno guardava Jun.
Jun sorrideva ad Ohno.
E lui, mentre loro vivevano la loro vita, che avrebbe dovuto fare?
Fingere.
Fingere, fare finta di niente ed andare avanti.
In fondo era o non era un attore?
Volse lo sguardo altrove, cercando di staccare il suo sguardo una volta per tutte da Ohno, cercando di fare finta che lui non fosse in quella stanza, che non fosse mai esistito e soprattutto cercando di fare finta che la sua relazione con lui non fosse finita per colpa di Matsumoto.
Eppure quel dolore che sentiva al centro del petto era vero e lo faceva stare male.
Le immagini di quella notte tornavano sempre nella sua mente, puntuali e dettagliate.
Aveva perso molte ore di sonno per colpa loro, aveva perso la sua già poca pazienza, aveva perso ogni pensiero razionale.
Dentro di sé Nino sperava che prima o poi Ohno avrebbe passato le stesse pene dell’inferno che stava passando lui a causa sua, che avrebbe provato quel dolore e che avrebbe capito come si stesse sentendo lui in quel momento.
Le occhiaie sul suo volto erano diventate sempre più scure, ed anche se le truccatrici non gli dicevano niente, lo guardavano in modo strano.
Nino in fondo al suo cuore sperava che Jun presto o tardi avrebbe trovato qualcuno con cui tradire Ohno, facendolo stare male.
Ed allora il più grande avrebbe capito il suo errore.
Avrebbe compreso cosa gli aveva fatto.
Nino credeva di essere tutto per lui… Credeva che niente avrebbe potuto separarli, eppure quando era stato il momento di scegliere tra lui e Jun, Ohno gli aveva fatto capire che l’altro sarebbe stato la sua prima scelta.
E così era stato.
Fu in quel momento esatto che il mondo di Nino si era capovolto.
Non avrebbe mai e poi mai pensato, che Ohno, il suo Ohno, lo avrebbe potuto mettere da parte per scegliere Jun. Ma era successo e sembrava anche che tra il leader ed il più piccolo degli Arashi le cose stessero andando proprio bene.
A nessuno, a parte lui, la cosa pareva interessare. Sembrava quasi che tutti avessero deciso di mettersi contro Nino, anche lo staff che aveva accoppiato Ohno e Jun per andare a registrare in location esterne alcune puntate del ‘Mago Mago Arashi’.
Il solo pensiero di sapere quei due soli in una location lontana da Tokyo, gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Possibile che proprio nessuno si fosse accorto di ciò che gli stava capitando?

Now you’ll never see, what you’ve done to me
You can take back your memories they’re no good to me

Quella sera appena finite le riprese per il ‘D no Arashi’ Nino era andato a comprare un videogame che era uscito proprio quel giorno. Nel solito negozio in cui si serviva sempre, aveva trovato la sua copia che lo stava aspettando.
Arrivato a casa, dopo essersi a mala pena tolto il giaccone, si era subito immerso nel gioco.
Non sentì neanche il campanello della porta principale che suonava.
Solo dopo ripetute volte che quel suono petulante persisteva, si accorse che c’era qualcosa d’extra dal gioco che lo stava disturbando.
Mise in pausa e si alzò controvoglia per andare ad aprire la porta.
“Chi è?” chiese sbuffando una volta arrivato lì.
“Sono Ohno…”
Il ragazzo rimase fermo per un attimo davanti alla porta. Non si aspettava affatto una visita da parte sua.
“Sei solo?” sentì chiedergli poi.
Nino prese un respiro, aprendo la porta.
“In questi giorni mia madre non c’è… Che ci fai qui?” chiese poi al Riida, che adesso lo guardava negli occhi.
“Sono giorni che parli di quel nuovo videogioco. E’ uscito oggi, vero? Sono venuto ad assicurarmi che tu mangi qualcosa di appropriato e che non trascuri la tua salute, come hai fatto l’ultima volta...”
Nino nonostante l’irritazione per essere stato disturbato, accennò ad un sorriso.
Ohno lo conosceva davvero bene. Anche se doveva ammettere a se stesso che quelle parole gli erano suonate sin troppo mature, quasi vecchie.
Quel ragazzo si preoccupava per lui più del suo vero padre.
Lui e gli altri non avevano tutti i torti, quando scherzando lo chiamavano ossan.
Si fece da parte, dando il permesso all’altro di entrare in casa.
Lo vide togliersi il giacchetto e posarlo sul divano, in modo naturale e totalmente disinvolto.
Quando incontrò i suoi occhi, Nino sentì il suo cuore prendere a battere più velocemente. Si volse subito, tornando a sedersi sul divano, riprendendo in mano il controller e continuando a giocare, lasciando Ohno libero di fare ciò che più gli andava.
Eppure da quel momento in poi non fu più capace di concentrarsi sul gioco.
La notte precedente l’altro lo aveva chiamato - completamente ubriaco a giudicare dal tono della sua voce - e gli aveva detto di amarlo.
“Nino-chan… Ti amo!”
Ohno non lo aveva mai chiamato ‘Nino-chan’ prima di quel momento, in più gli aveva deliberatamente detto di amarlo.
Il più piccolo aveva cercato di non pensare a quella strana chiamata, anche perché quel giorno durante le riprese pomeridiane, il leader degli Arashi non aveva più detto niente a riguardo.
Ma in quel momento si trovavano da soli nella sua casa e non in uno studio pieno di staff per le registrazioni di un programma.
Cercò di concentrarsi sullo schermo, tentando di capire cosa avrebbe dovuto fare per superare il livello, facendo finta di essere solo e non con Ohno a pochi metri da lui.
Eppure sentiva i movimenti dell’altro nella cucina.
Aveva aperto qualche sportello, preso delle posate. La cannella dell’acquaio era aperta e Nino percepiva i rumori di un coltello che stava tagliando qualcosa su un tagliere.
Non era la prima volta, quella, che Ohno avrebbe cucinato qualcosa per lui.
Quando uno dei due era solo in casa erano soliti ritrovarsi, anche se poi ognuno dei due finiva per fare cose diverse.
Ma Nino sapeva che a lui sarebbe bastato anche solo stare nella stessa stanza con l’altro.
Non avrebbe saputo dire con precisione quando si fosse accorto di essere innamorato di Ohno, ma sapeva perfettamente che quel sentimento stava crescendo ogni giorno di più…
E quando la sera prima il Riida lo aveva chiamato, Nino ne era rimasto davvero sorpreso.
Ohno si era solamente ubriacato ed aveva parlato a vanvera, oppure lo amava veramente?
A quel pensiero sentì il suo cuore battere irregolare, perse il comando sui tasti del controller e vide il personaggio principale del gioco precipitare nel vuoto.
Non aveva ancora salvato niente da quando aveva iniziato a giocare, quindi aveva appena buttato nel cesso tre ore del suo tempo.
Imprecò tra le labbra, iniziando una nuova partita.
Nonostante tutto, quei suoni provenienti dalla cucina - che volente o non volente non avrebbe potuto far finta di non sentire - gli tenevano una dolce compagnia.
Si concentrò di nuovo sul gioco, accantonando quei pensieri che tornavano insistenti nella sua mente e aveva appena ritrovato la sua tranquillità, quando sentì Ohno imprecare.
“Ahi!”
Sentì poi un rumore assordante, qualcosa che cadeva a terra.
“Oh-chan!”
Nino lasciò il controller e si precipitò in cucina, per vedere che cosa stesse accadendo.
Trovò Ohno che stava guardando in silenzio un suo dito ricoperto di sangue.
“Cosa è successo?” esclamò il più giovane, andando ad aprire il rubinetto dell’acquaio e facendo mettere all’altro il dito sotto l’acqua fredda.
“Mi sono tagliato con quello” disse Ohno, indicando con l’altra mano un coltello che si trovava sul pavimento.
Nino si morse il labbro.
Adorava le mani di Ohno. Erano così belle e così curate che niente avrebbe dovuto avvicinarsi a loro. In più sapeva quanto fossero preziose per lui, soprattutto quando dipingeva.
E invece Ohno si era tagliato perché stava preparando la cena per lui, perché si preoccupava per lui come nessun altro faceva.
“Mi dispiace” sussurrò abbassando la testa.
“Non è colpa tua, Nino.”
“Invece sì… stavi preparando la cena per me e…”
“No, la cena era per noi, non per te. E sono stato io che non ci ho messo la giusta attenzione. Non è successo niente, davvero. Guarda…”
Nino vide l’altro scostare il dito dall’acqua per farglielo vedere. La ferita era piccola e benché fosse arrossata e gonfia, il sangue non usciva più.
Vide poi Ohno sorridergli dolcemente.
Nino si morse un labbro.
Ohno era così bello…
“E’ vero che mi ami?”
Prima di potersi frenare aveva parlato.
“Eh?” l’altro lo stava guardando, confuso.
“Non ti ricordi vero?”chiese il più piccolo sorridendo.
Lo sguardo di Ohno era spaesato. Evidentemente la sera prima si era così ubriacato che non gli era rimasto neanche un briciolo di ricordo.
“Mi hai chiamato ieri notte…” iniziò lentamente Nino. “E hai detto di amarmi.”
Alzò lo sguardo, guardandolo.
Poi allungò lentamente una mano, fino a prendere quella dell’altro e si portò il dito ferito all’altezza delle labbra, posandoci un leggero bacio.
“Nino-chan…”
Un attimo dopo le labbra di Ohno furono sulle sue.
Fu un bacio dolce, lento, romantico.
Un bacio tanto atteso da entrambe le parti.
Un bacio che finalmente segnava un nuovo punto di partenza nelle vite dei due ragazzi.
Nino sentiva una mano di Ohno intrecciata alla sua, l’altra che gli sfiorava una guancia.
In quel momento si sentì leggero.
Ohno lo amava e lui lo amava a sua volta.
Era felice e pensò che avrebbe voluto rimanere da solo con lui in quella stanza per il resto dei suoi giorni.

Nino si svegliò, nel bel mezzo della notte.
Aveva sognato il passato, di nuovo.
Perché?
Che senso aveva ricordare momenti felici passati con lui?
Nessuno, ormai.
Perché Ohno lo aveva lasciato.
Perché Ohno aveva preferito qualcun altro a lui.
Perché Ohno aveva dimenticato tutto ciò che avevano vissuto assieme.
Con un gesto automatico, ormai dettato da quelle notti quasi insonni - se non per quei terribili ricordi che riaffioravano nei suoi sogni -, accese la console che aveva in camera e prese in mano il controller.
Avrebbe dimenticato, ci sarebbe riuscito.

And truth be told… I miss you

Una nuova puntata del ‘G no Arashi’ da registrare, un nuovo pomeriggio da passare al fianco di Ohno.
E di nuovo gli sguardi silenziosi ed accusatori delle truccatrici, il suo cuore chiuso in una morsa, l’aria che veniva meno…
Satoshi… mi manchi.
Era quella la verità.
Era quella la fottuta verità, ma non l’avrebbe mai ammesso a voce alta.
E per quanto avrebbe voluto vedere l’altro soffrire, per quanto avrebbe voluto vederlo patire le sue stesse pene, la verità continuava ad essere solo quella. Sentiva la sua mancanza, ed avrebbe voluto stringerlo di nuovo a sé, senza lasciarlo più andare.
Avrebbe voluto urlare al mondo intero che Ohno era solamente suo e che nessun altro avrebbe potuto permettersi di toccarlo.
Ed invece, proprio in quel momento, vide la mano di Jun sfiorare quella del leader e l’altro sorridergli di rimando.
Leggeva reciproco amore nei loro occhi.
Leggeva solo amore.
Lo colpì una fitta al cuore. Il senso di solitudine che aveva provato nell’ultimo periodo era diventato troppo pungente. L’impossibilità di fare qualcosa, di fermare quei due dall’amarsi, lo stava distruggendo. Ogni attimo, ogni secondo vedeva passargli davanti i momenti che lui aveva trascorso con Ohno: il loro primo bacio, la dichiarazione reciproca del loro amore, la loro prima volta, tutti quegli sguardi, quelle carezze, che giorno dopo giorno erano divenuti gesti abitudinari… gesti che gli erano stati strappati via da Matsumoto.
“Vi prego, smettetela…”
Fu un sussurro, niente di più.
Aiba, seduto accanto a lui, gli si accostò vicino.
“Eh?”
Nino alzò lo sguardo, incontrando nuovamente Ohno e Jun.
I due si stavano ancora guardando, incuranti delle videocamere che li stavano riprendendo, incuranti dello staff.
Avrebbero dovuto smetterla, avrebbero dovuto fermarsi.
Era palesemente chiaro a tutti il fatto che provassero amore l’uno per l’altro.
Nino sentì i suoi occhi pungere e le mani strette in un pugno, tremare leggermente. Aveva già capito che il suo livello di sopportazione era giunto al limite massimo.
Aveva provato a far finta di niente, aveva cercato di andare avanti, ma non ci era riuscito.
“Basta.”
Fu di nuovo un sussurro, ma Aiba aveva capito che c’era qualcosa che non andava.
Gli si avvicinò ancora di più, mettendogli una mano sulla spalla e chiedendogli a voce bassa:
“Nino-chan stai tremando… Che succede?”
“Smettetela!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, scansando la mano di Aiba dalla sua spalla.
Volse il suo sguardo verso Jun, fisso.
L’altro lo guardava a sua volta, attento a non staccare gli occhi da lui.
“Smettila. Lui non è tuo!”
E’ mio.
Sapeva che Ohno non era un oggetto, ma in quel momento i suoi pensieri erano accecati solo dalla rabbia.
Nino si precipitò su Jun con tutta la forza che aveva in corpo.
Anche se era più basso di lui, riuscì comunque a sferrargli un pugno su una guancia, colpendogli la mascella.
Sentì un tremendo dolore alle dita della mano, ma non gli importava.
Le voci degli altri componenti che lo chiamavano.
“Nino!”
Jun era finalmente a terra e lui gli si buttò sopra, sferrandogli un altro pugno.
Non gli importava affatto delle conseguenze che ci sarebbero state.
Non gli importava se Johnny lo avrebbe sbattuto fuori dalla sua agenzia, tagliandogli ovunque la strada.
Sferrò un altro pugno, finché non si accorse che il labbro del più piccolo stava sanguinando.
Il dolore alle nocche persisteva, ma non gli diede peso.
Le mani degli altri componenti del gruppo cercavano di farlo scansare dall’altro, senza riuscirci.
Odiava Jun.
Lo odiava con tutto se stesso.
Gli aveva portato via Ohno e adesso avrebbe dovuto pagarla.
Liberandosi di foga dalle mani degli altri si avventò nuovamente sull’altro.
Finalmente quel viso non sarebbe più stato perfetto.
“Nino smettila!” La voce preoccupata di Sho arrivò alle sue orecchie.
Ed improvvisamente un insieme di voci si mischiarono assieme.
“Nino!”
“Ninomiya-san!”
“Smettila Nino!”
“Ninomiya!”
“Signor Ninomiya!


“Signor Ninomiya! Signor Ninomiya!”
Nino aprì lentamente gli occhi.
“Signor Ninomiya!”
Attorno a lui vide delle pareti ocra spruzzate di arancione, che risplendevano.
Lenzuola profumate lo stavano avvolgendo in un caldo abbraccio, il materasso estremamente comodo e morbido.
Il tizio in piedi accanto a lui… un perfetto sconosciuto.
Si chiese dove si trovasse.
Nino sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco tutto ciò che aveva intorno.
“Signor Ninomiya, si sente bene?”
“Eh?”
Chi era quello? Perché gli stava parlando in inglese?
“Mi dispiace aver aperto la porta della sua stanza, ma non rispondeva al telefono ed allora il suo manager mi ha chiesto di aprire per vedere cosa era successo…”
Nino spostò lo sguardo dal perfetto sconosciuto al suo manager, vicino alla porta della stanza.
Che ci faceva lì?
Che diamine…
Ed improvvisamente ricordò dove si trovasse: Hollywood.
“Prenditi il tempo che ti serve, ma fa che non sia troppo. Non manca molto prima delle riprese del pomeriggio e non vorrei disattendere proprio adesso le aspettative del signor Eastwood.”
Nino annuì silenziosamente alle parole dell’altro.
Poi vide il suo manager ed il tizio dell’albergo uscire dalla sua stanza, lasciarlo da solo.
Continuò a guardarsi intorno, spaesato.
Era davvero quella la realtà? Il resto era stato davvero tutto un sogno?
Che cosa stava succedendo?
Stava cercando di comprendere meglio cosa fosse davvero avvenuto nella sua vita reale, il cuore che gli faceva ancora male, quando sentì lo squillo del suo telefono.
Allungò una mano per prenderlo.
Quando lo aprì trovò un messaggio.
Mancano pochi giorni al tuo ritorno… Non vedo l’ora.
Mi manchi.
Satoshi.Nino si ritrovò a sorridere automaticamente mentre fissava il suo telefono.
Uno strano calore gli scaldò improvvisamente il petto.
Allora era quella la realtà?
Tornò nella pagina dei suoi messaggi, per notare che quei pochi che aveva memorizzato erano tutti di Ohno.
Satoshi…
Non si accorse neanche di quella lacrima che scivolò silenziosa sulla sua guancia.
Era stato davvero solo un sogno.
Il loro primo bacio, la sera dopo che Ohno l’aveva chiamato dicendogli di amarlo… quello era accaduto realmente.
Come la loro prima volta, la seconda, la terza e tutte le altre che ne erano seguite. E le loro scappatelle nel bel mezzo delle riprese dei programmi, con il loro manager che li rimproverava perché non sapeva più dove erano finiti.
E le registrazioni extra nelle varie location per il ‘Mago Mago Arashi’, puntate da mandare in onda nel periodo in cui lui non sarebbe stato a Tokyo per girare il film ad Hollywood.
Solo lui ed Ohno, con il loro amore.
Ohno lo amava e lui lo amava a sua volta.
In pochi giorni si sarebbero rivisti ed avrebbe potuto riabbracciarlo.
Sentì uno strano desiderio e capì che avrebbe voluto andarsene in quello stesso istante, prendere il primo aereo per tornare da lui… ma ormai aveva quasi finito con i suoi impegni ad Hollywood.
E sapeva, aveva la più totale certezza, che in un futuro, vicino o lontano che fosse stato, sarebbe sempre rimasto al fianco del ragazzo che amava.
Sorrise, tornando a leggere il messaggio arrivatogli pochi minuti prima.
Poi digitò sulla tastiera:
Sono sicuro che passeranno in fretta.
Tieni duro, io farò altrettanto.
Ti amo.
Kazu.

Note aggiuntive.
Ossan è un modo un po’ impertinente per dire “vecchio”.
I genitori di Nino sono divorziati. Prima abitava con la madre e la sorella, mentre adesso vive da solo.
Per un periodo di quasi due mesi nel 2006 è andato ad Hollywood per girare “Lettere da Iwo Jima”, regia di Clint Eastwood.
Il “Mago Mago Arashi”, il “D no Arashi” e il “G no Arashi” sono programmi degli Arashi. Sono andati in onda rispettivamente:
“D no Arashi” dal 2 Luglio 2003 al 28 Settembre 2005
“G no Arashi” dal 5 Ottobre 2005 al 27 Settembre 2006
“Mago Mago” dal 9 Aprile 2005 al 6 Ottobre 2007.
La chiamata di Ohno a Nino, completamente ubriaco, è avvenuta davvero - a detta di Nino - che ha riferito tutto ciò in un’intervista durante una puntata dell’Utaban.

Ho deciso di utilizzare i due prompt (coltello e bagno) uno per un ricordo bello e l’altro per un ricordo brutto (che in effetti era solo frutto dei suoi sogni).
Non credo che ci sia altro da aggiungere.

arashi: ohno satoshi, r: pg13, gnr: one-shot, gnr: introspettivo, pairing: ohmiya, gnr: slash, arashi: matsumoto jun, arashi: ninomiya kazunari, fandom: arashi, pairing: juntoshi, gnr: sentimentale

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