Yes! Salve come state, si è vero vi ho un pò trascurati ultimamenti, ma prometto che dovrei tornare a finire tutto dal 20 aprile o giu di lì, per ora beccatevi il mio prodotto per il contest di
harriet_yuuko che scade domani, non avrei mai pensato di finirlo a tempo.
Allora solo un paio di cose, non ho avuto troppo tempo di ricontrollarlo e io faccio un sacco di errori da tastiera, siate clementi. Poi, la storia tratta di un genere che non ho mai affrontato, o almeno non così: il sovrannaturale subito dalla gente comune. Infine, altra novità, questa storia non è ambientata nel mio caro Giappone, ma nella mia sempre cara Italia, quindi vai di Fic-nazionali.
Un paio di creditit: La storia ha avuto ispirazioni dal manga di XXXHolic che rappresenta un po' il primo manga del genere che ho letto, e da questa fanfic
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=186890 di
harriet_yuuko (Che a sua volta è stata un pò ispirata da un mio png, si insomma ci siamo ispirati a viceda e questo mi piace)
Spero non sia venuta troppo strana, nota anche se è sovrannaturale non mi pare ne dark ne horror, anche se un pò di inquietudine c'è.
Per il tema: il titolo doveva essere "You know my name" come il testo della canzone scelta, ma questo di ora mi pare più adatto, diciamo he uso solo la parola "name" nella canzona
Do you remember my name?
“Mamma cos’è un nome?” “Un nome tesoro è ciò che identifica una persona come se stessa, senza una persona non potrebbe avere una propria identità” ”Mamma, allora perchè io non ho un nome?”
Il mio sguardo va a destra e sinistra in maniera nervosa, è in ritardo e io sono già preoccupata, possibile si sia dimenticato del nostro appuntamento? No, sperò di no. Aspetta un attimo, ho detto appuntamento? Non è un appuntamento! Deve solo aiutarmi a risolvere un certo problema! Cavolo se non si sbriga ad arrivare io...
La porta si apre è lo vedo entrare nella caffetteria, si guarda intorno come a cercare qualcosa e io so cos’è, lo chiamo per attirare la sua attenzione e lui i volta verso di me facendo una faccia stupita, ci mette un po' a realizzare chi sono, poi come colpito da un fulmine pare ricordarsi della sua vecchia amica d’infanzia e mi raggiunge al tavolo.
“Ciao” mi saluta “scusa il ritardo, ma c’era traffico” “Ho cominciato a dubitare che tu venissi” rispondo seccata, non sono esattamente di buon umore e penso si noti “andiamo non ti avrei mai lasciato nei guai” vero, per questo ti ho chiamato “Adesso dimmi qual’è il problema” “Semplice, come ti chiami?” Devo ammettere la che la sua attuale faccia stupita mi ripaga di tutte le attese “Come scusa?” “ Ti ho chiesto come ti chiami” mi guarda seccato, probabilmente pensa che sia impazzita o che lo stia prendendo in giro, personalmente sarei più per la prima, non ho molta voglia di ridere ora “Marco, serve altro, ad esempio il mio codice fiscale” che risposta acida, ora lo aggiusto io “E io? Come mi chiamo?” “Scherzi?” “No, rispondi” “Va bene, ti chiami...”
Si blocca improvvisamente e mi guarda un po imbarazzato, ha lo stesso sguardo che ha quando un professore decide di interrogarti su l’unica cosa che non hai studiato “Ecco io, cioè io...” “Lascia stare, ecco questo è il mio problema, nessuno sa più il mio nome, e io non posso pronunciarlo, scriverlo, mimarlo ne niente di simile” “Scherzi?” “Ti sembra la faccia di una che scherza?” “Ok, ok fammi capire, mi hai chiamato perchè non hai più un nome?” “Esattamente Scherlock” “Meglio se mi racconti tutto dall’inizio” “Ok è presto detto, due giorni fa d ritorno a casa mi sono accorta di non avere più i documenti” “Ti avevano rubato il portafogli?” “No, erano spariti solo i documenti, mene sono accorta mentre andavo a fare la tessera del treno” “Fammi capire, ti sono spariti patente e carta d’identità, ma avevi ancora il borsello?” “Si” “Non li avrai lasciati da qualche parte” “Sono sparite anche il mio codice fiscale, la mia tessera della biblioteca, il bancomat e perfino l’invito alla festa di Laura” “Umm, Laura non mi ha invitato alla sua festa” “Ma mi ascolti! Mi sono spariti tutti i documenti e le cose dalle quali si poteva risalire a chi sono!” “Umm, e da lì ti sei accorta che non potevi dire il tuo nome?” “No, visto che non avevo documenti sono andata alla polizia per farmi fare un foglio sostitutivo” “Ottima mossa” “E lì mentre spiegavo la situazione il poliziotto mi ha detto di dirgli come mi chiamavo, e io non ci sono riuscita, non posso dire il mio nome, è stato molto imbarazzante” “Credo che l’imbarazzo sia l’ultimo dei tuoi problemi, continua” “Niente da dire, da allora la gente ci mette sempre di più a riconoscermi e a ricordare che esisto, negozianti che mi conoscano da una vita non si ricordano di me, amiche che si scordano di invitarmi fuori e mia madre che inizia a ignorarmi, è il fatto che nemmeno lei mi chiami per nome è inquietante” “Cavolo, come se tu fossi diventata invisibile” “No, come se stessi diventando solo una ragazza” “credo di non capire” “ si che capisci andiamo, una ragazza, una persona generica, sono solo una tra tante, Marco, io sto perdendo la mia identità!” riesco a malapena a trattenere le lacrime, lo ammetto sono veramente preoccupata “che conti di fare?” mi chiede “Non lo so, hai consigli da darmi?” “Umm, sembra un caso sovrannaturale” “Marco per favore, non dire idiozie” “Ok va bene, allora cerchiamo una motivazione scientifica e razionale che possono portare una persona a perdere la propria identità, chissà magari sono gli alieni oppure una congiura governativa” lo guardo sconsolata, improvvisamente spiriti e affini non mi paiono così male “Ok, ammettiamo per un attimo che centrino i fantasmi, come facciamo? Tu sai che nella realtà gli acchiappa fantasmi non esistono, vero?” “Il titolo originale è Ghostbusters” lui e le sue maledette passioni cinematografiche “Comunque un punto di partenza lo abbiamo” “Quale?” “Mio padre” ok è ufficiale, sono molto confusa, oppure Marco è un idiota. L’unica cosa certa è che se non mi spiega cosa intende entro trenta secondi gli do un pugno sul naso “Tu sai che mio padre ha il pallino per l’occultismo vero, potremmo iniziare da lì” è vero, l’avevo scordato. Be è naturale, i genitori di Marco sono entrambi avvocati, lui è un avvocato difensore, lei un procuratore, se ricordo bene si sono incontrati proprio durante un processo, non credo che qualcuno potrebbe pensare che un avvocato si diletti di occultismo “Allora che ne pensi?” “Potrebbe essere un’idea, come procediamo?” “Vieni da me oggi pomeriggio e cerchiamo informazioni” “Da te!!! Ma sei impazzito! Non posso entrare nelle case dei ragazzi così!” Pare molto offeso “A parte che siamo amici di infanzia” vero “non credo qualcuno ci farà caso ora” vero anche questo “ma, soprattutto non mi pare questo il momento di preoccuparsi di ste scemenze non credi?” verissimo, ack mi sta davvero facendo sentire in colpa “Ok hai ragione, a che ora?” “Verso le tre, che i miei non ci sono” “D'accordo ci vediamo oggi”
Raggiungo la casa di Marco in perfetto orario, non vedo l’ora di mettermi a cercare informazioni, non potevo fare a meno di pensare che la situazione stesse peggiorando a vista d’occhio e che non avessi troppo tempo a disposizione. Busso alla porta e Marco viene ad aprirmi, che cavolo è in tuta da casa, dovrebbe vestirsi meglio se vengo a trovarlo “Entra, forse ho trovato qualcosa” “Davvero, sei stato veloce?” “Sono stato fortunato” Entriamo entrambi ed andiamo in camera sua, che buffo mi sento estremamente in imbarazzo, c’è una notevole serie di pile di libri, ci mettiamo seduti sul tappeto di camera e lui mi porge un libro aperto. “Leggi” mi dice “D’accordo” inizio a leggere mentalmente poi a metà mi fermo e lo guardo con gli occhi spalancati. “Scherzi!” “No, a me sembra il tuo caso, Mirorai, spettri senza nome, si dice che siano anime di bambini morti senza aver un nome” “Assurdo i genitori scelgono sempre un nome per il loro bambino” “Non se non lo vogliono, comunque stando a quanto scritto lì gli spettri rubano il nome dei viventi e quando questi sono ormai divenuti degli estranei si insinuano nella loro vita e ne prendono il posto” “Tremendo, chiunque mi abbia rubato il nome vuole diventare me!” “Precisamente” “Ok, come lo fermiamo?” “Non lo so ancora, per cui adesso prendi un libro e inizia a leggere”
Passiamo tutto il pomeriggio tra libri di occultismo e simili, chi avrebbe immaginato che il padre di Marco avesse una simile collezione, purtroppo non riusciamo a trovare niente di quello che ci serve, all’improvviso Marco fece una faccia stupita, ma poi mi confermo di essersi sbagliato e di non aver trovato niente. “E’ tardi, meglio se torni a casa” “A casa? Ma non abbiamo finito di cercare!” “Finisco io, tra un po' tornano i miei e tu non vuoi farti trovare qui vero?” “Se non fosse perchè ti conosco direi che mi stai buttando fuori” “Non dire scemenze” lo guardo poco convinta, ma alla fine accetto, ci salutiamo e poi mi dirigo verso casa.
Abbiamo appena finito di mangiare che mi fiondo al telefono, so di essere stressante, ma spero sinceramente che Marco abbia trovato qualcosa. Mi risponde sua madre “Pronto, chi parla?” “Sono... una amica di Marco” “Ah, ok telo passo” La sento allontanare la cornetta e gridare “Marco! C’è una delle tue ragazze al telefono!” una delle sue ragazze! Quante ne ha quell’idiota! Appena finita sta storia dovremmo fare un discorsetto io e lui. “Pronto” la voce di Marco la riportò alla realtà “Sono io” “Io chi?” “Come io chi, andiamo sono io la ragazza che non può dirti chi è, la tua amica di infanzia, quella che oggi è stata tutto il giorno con te a cercare informazioni sugli spiriti!” “Mi spiace, credo abbia sbagliato numero” il rumore che sento dopo mi conferma i miei sospetti, mi ha attaccato il telefono in faccia. Sarei veramente arrabbiata se non fosse per una certezza che mi terrorizza il cuore, Marco si è scordato di me, se lo ha fatto anche lui quanto ci vorrà perchè anche mia madre non si ricordi più di me. Scendo le scale sconsolata e la guardo nel suo studio che scrive, la scadenza è vicina, mia madre scrive romanzi gialli e romanzi rosa ed è anche abbastanza brava, si butta sempre al massimo nel lavoro da quando papà è morto in quell’incidente d’auto. Mi avvicino spero che lo spettro che prenderà il mio posto la tratti bene.
“Mamma” sobbalza, non si era accorta della mia presenza “Tesoro, mi hai spaventata” quanto orrei che mi chiamasse per nome, quanto vorrei lo facesse almeno un’ultima volta, ma so già che è impossibile. “Ti voglio bene mamma” lei mi guarda stranita, suppongo si stia chiedendo cosa non va, sorride “anch'io tene voglio tesoro, ha proposito, quel tuo amico Marco, deve aver preso una botta in testa, mi ha mandato una mail con su scritto “per sua figlia” non era meglio se la mandava direttamente a te?” Cosa ha detto? Che cosa ha atto Marco? Possibile che... “Dammela!” devo aver urlato più forte del normale perchè mia madre mi guarda stupita, poi mi passa un sottile foglio di carta stampata. Non faccio in tempo ad afferrarlo che sono già in camera mia a leggere. Assimilo velocemente ogni informazione presente, Marco aveva trovato il modo per sconfiggere lo spirito e melo ha spedito prima di scordarsi di me. Dice che devo agire prima che lo spretto si impossessi del tutto del mio nome, e per sconfiggerlo devo fare in modo che Marco dica il mio nome. Perchè proprio lui? Mi rigiro nel letto, non credo ci sia un modo per farlo, accidenti, poi vedo una possibile soluzione, una vecchia videocassetta della Disney, mi lancio verso l’armadio dei vestiti, sta a vedere che quel cosplay che la Francy mi ha fatto fare quest’inverno a lucca, perchè ero uguale a dire suo, mi sarà utile, giuro che se funziona gli faccio tutti i cosplay che vuole da qui alla pensione.
Ok, siamo davanti a casa di Marco e la fortuna è dalla mia i suoi genitori sene sono appena andati a giocare a carte, meno male che è notte, mi vergognerei ad andare in giro conciata così, perchè identità ho meno, attiro l’attenzione. Busso alla porta e Marco viene ad aprirmi, lo vedo stupito, lo sarei anch'io se mi trovassi una ragazza vestita con un vestitino azzurro con la gonna lunga e senza maniche e una specie di tovagliolo gigante bianco davanti, senza contare i miei capelli biondi.
“Chi diavolo sei?” “E’ un quiz, coraggio dimmi chi sono” lui mi guarda stupito, fa per chiudere la porta forse pensa sia una pazza, metto il piede tra la porta e lo stipite, lui non se lo aspetta così riesco ad entrare “Sei pazza!” “Forse, ascolta dimmi solo chi sono e mene vado” “Ora chiamo la polizia!” “Ti prego” si ferma, mi guarda, fregato, non hai mai saputo resistere hai miei occhioni da cerbiatto.
“Uff, va bene, vediamo così a occhio mi sembri la tipa di quel film della disney, quella del libro, si ecco, Alice” c’è u attimo di silenzio, non succede niente mentre lui mi guarda stupito“Alice, Alice, ce l'abbiamo fatta!” lo guardo non riesco a trattenere le lacrime pensavo sinceramente ci sarebbe stato qualche segno, ma non importa “Si, io mi chiamo Alice, ora è davvero finita” sorrido, poi si spengono le luci di tutta la casa, e un terribile urlo viene dal vialetto. “No, non è ancora finita.”
Il mio sguardo va verso la porta, di fronte c’è una strana creatura di forma umanoide che ci osserva. E’ vestita con una tunica sporca ed ha dei capelli lunghissimi che le coprono la faccia, avete presente Sadako, ecco solo che fa più paura. “Chi è?” sono preoccupata, Marco mi si mette davanti, sorride, ma lo vedo tremare, ho una fitta al cuore sembra che lui sappia cosa sta succedendo. “Chi è!” stavolta la mia non è una domanda da ignorare, voglio saperlo. “lo spettro” “Scherzi, e che vuole” “Semplice quando a uno spettro viene ripreso il nome da lui rubato lui non può rubarne altri, ed è condannato alla stessa fine che sarebbe spettata a te” “E che ci fa qui?” la risposta non tarda ad arrivare lo spettro parla, con una voce simile a una tempesta di vetri rotti, acuta e perforante, fa male solo a sentirlo “Vendetta...vendetta...MUORI!” ci salta addosso, Marco mi getta di lato e poi si lancia nella direzione opposta, lo spettro finisce contro la credenza. Poi si alza e...si volta verso Marco? Perchè? “Sembra ce l'abbia con me” mi conferma sorridendo, lo spettro inizia a girargli intorno piano piano “Che succede?” mi guarda “Sai cosa non ti ho scritto, ecco nel caso in cui lo spettro fosse stato sconfitto prima di sparire avrebbe preso la vita della persona che aveva scombinato i suoi piani pronunciando il nome in questione.” “Come?” lo dico con un filo di voce, lo spettro vuole la vita di Marco? Improvvisamente torna tutto, il modo in cui lui mi aveva mandato via il pomeriggio stesso unito alla sua faccia sorpresa, non voleva farmi sapere come sarebbero andate le cose, ha mandato la lettera a mia madre confidando che lei mela avrebbe consegnata, io ovviamente non avevo più un indirizzo mail, il perchè proprio lui e non qualcun altro doveva chiamarmi per nome, era per le conseguenze del suo gesto. Lo spettro fa per lanciarsi su di lui, io raccolgo tutte le mie forze e afferro una sedia per poi sbatterla ferocemente sulla schiena della creatura, questa crolla a terra, ma pare tutt’altro che sconfitto. “Come lo fermiamo?” domando spaventata “Non lo so, non ho avuto tempo di documentarmi” “Cosa, ma ma, sei un idiota capisci che questo vuol dire che...” non faccio a tempo a finire la frase che il mostro gli è di nuovo addosso, le sue mani sottili afferrano il suo collo come una morsa e la sento ridere. Non so che fare, come fermarla. “Fermati” imploro “Fermati!” mi gira la testa le lacrime scorrono mentre la paura si impossessa di me “FERMATI, ALYSIA!!!” e come se il tempo si fosse fermato, riesco a sentire solo il mio respiro irregolare e i battiti continui del mio cuore, poi il mostro si volta verso di me e mi assale. Marco non fa a tempo a rialzarsi che già le sue braccia mi cingono alla vita, poi però non la sento stringere.
“Grazie” guardo in basso la piccola creatura mi guarda mentre pronuncia quelle parole, incontro i suoi bellissimi occhi azzurri, deve essere una bambina, almeno credo. “Grazie...grazie...grazie di avermi chiamato grazie...grazie” la sua voce si fa sempre più umana e gentile, io riesco a calmarmi un pò, con timore restituisco l’abbraccio mentre le lacrime scorrono dagli occhi di entrambe poi, la creatura inizia a sparire e da li a poco io e Marco ci troviamo di nuovo di nuovo soli nella stanza. Troppe emozioni per oggi, le gambe mi cedono e io crollo seduta sul pavimento. “Tutto bene!” Guardo Marco, no ho molta voglio di parlare, ma deve dirgli qualcosa “Si, ora si” “Ma che diavolo è successo?” “Un nome, io l’ho chiamata per nome” “Sapevi il suo nome?” “No, credo di averglielo dato io” “Come tu, bastava dire un nome a caso per farla smettere” lo guardo arrabbiata, perchè i ragazzi non riescono mai a capire “No, gli ho dato un nome, non l’ho detto semplicemente, quando l’ho chiamata sapevo che quel nome era riferito a lei, ne ho riconosciuto l’identità” “Ma perchè quel nome?” “Non lo so, era il nome di una mia vecchia amica, credo di aver agito d’istinto” “Cavolo, io pensavo di dovermi fare ammazzare e bastava darle un nome, se avessi saputo che dare l’identità era così semplice ci saremmo risparmiati un sacco di problemi” “Siamo noi umani che consideriamo sempre le cose scontate come soluzioni non valide, in fondo il mondo è fatto da cose semplici, ni ci complichiamo sempre la vita” rispondo “Quello che noi abbiamo ci pare scontato, ma per chi non lo ha... credo ci sia una lezione da imparare” “Già, be contento sia finito tutto bene” “Ragazzi che diavolo è successo qui!” ci voltiamo i genitori di Marco sono appena tornati e ci guardano dalla porta, ok io seduto a terra vestita in modo ridicolo in casa di un ragazzo da soli le luci sono saltate e abbiamo rotto una credenza e una seggiola, la domanda è come lo spieghiamo adesso? “Ecco...” inizio “Tutta colpa mia mamma, Alice era venuta a portarmi degli appunti di un libro che mi serviva assolutamente e poi è inciampata sulla sedia che è finita sulla credenza, ma è stata colpa mia che volevo provasse questo vestito, lei è talmente pentita che si è messa a piagere e poi...” La sinora ci guarda, non credo abbia bevuto la storia, ma i marito le da un colpa da dietro, credo indichi le nostre condizioni, lei sospira sconsolata “D'accordo, ma adesso Alice vai a casa, tua madre sarà preoccupata, e con te faremo i conti domani Marco!” i genitori i Marco si allontanano e io riesco finalmente ad alzarmi. “Be, tutto ben quel che finisce bene” inizia Marco “Ti saresti fatto ammazzare” “Be, si” “Perchè!” le parole mi vengono fuori più alte del normale, lui mi guarda un attimo “Perchè il destino a cui saresti andata incontro mi pareva peggiore di morire” inizio a piangere di nuovo “Ma avresti sempre sacrificato la tua vita, stupido!” “Be, siamo amici di infanzia” è solo questo, avresti davvero rischiato tutto solo per questo “adesso vai a casa, hai avuto una giornata piena e io domani ho un appuntamento” mi asciugo le lacrime e lo guardo, è sempre la stessa persona, frivola, ma allo stesso tempo gentile, mi chiedo sempre come potrebbe essere se io e lui...no lasciamo perdere siamo solo amici di infanzia e mentre lo penso sono già sulla via di casa.