[p0rn fest @ fanfic_italia] Merlin, Arthur/Merlin, Acqua

Jan 06, 2009 17:55

Titolo: Il giorno in cui tutto è improvvisamente cambiato
Fandom: Merlin (BBC)
Pairing: Merlin/Arthur
Rating: NC-17
Prompt: Acqua
Disclaimer: Non possiedo nè Merlin nè Arthur con mio rammarico! I credits vanno tutti a BBC Wales e Shine!
Note: Merlin's pov! E non fate caso al fatto che non so scrivere, please. xD
Spoilers: Nessuno in particolare.
Beta: La paziente nuvolanera che ringrazio di nuovo! <3




"Preparami un bagno, Merlin." Ordina in tono autoritario ma distratto Arthur liberandosi di spada, elmo e scudo. "E poi aiutami a togliermi di dosso quest'armatura!" sbuffa annoiato, quando in realtà dovrei essere io a farlo! Faccio cenno ad una delle ancelle fuori in corridoio di scaldare dell'acqua e mi richiudo la porta alle spalle.

La vita è curiosa.

Un arrogante e presuntuoso principino attira ben poca della tua simpatia, poi ti ritrovi a salvargli la vita e, per ricompensarti, il re ti concede di diventare suo servo personale! Gran bell'affare, vero?
Poi, però, per una serie di circostanze inizi a trovare questa routine piacevole, o forse inizi a trovare piacevole il principe ma non riesci ancora ad ammetterlo del tutto, però farti in quattro per lui ormai non ti pesa più, neanche un po', anche se fingi di lamentartene ogni volta che puoi per mantenere le apparenze. Perché in verità lui si è guadagnato tutta la tua stima e la tua lealtà al punto che vorresti addirittura morire per lui.

"L'allenamento di oggi è stato più duro del solito, guarda in che stato sono le mie mani nonostante i guanti." cerca di mostrarmele mentre gli slaccio la spallina dell'armatura. In effetti sembrano molto provate e diversi tagli perdono anche del sangue.
"Posso medicarvele." affermo d'istinto osservandole, rigirandole fra le mie mani.
"Le tue invece... sono sempre morbide come quelle di una donna." farfuglia sommessamente Arthur al tocco delle mie mani. Maledizione, sto arrossendo. Riesce sempre a dire o fare qualcosa che mi mette in imbarazzo! "Non so come tu faccia, col lavoro che svolgi."
"Ho i miei segreti..." ridacchio sfilandogli di dosso la cotta di maglia. Poi riempio un bacile d'acqua e gli faccio cenno di avvicinarsi.
Gli lavo le ferite con cura, tamponandole poi con un asciugamano di lino. Sono al suo fianco, il mio corpo un po' troppo aderente al suo, e sebbene i miei occhi siano fissi sulle sue mani, posso avvertire il battito del suo cuore e il calore del suo respiro farsi più vicini, come se volesse annusarmi o baciarmi il collo, una cosa del genere. Fingo disinvoltura allontanandomi da lui ma in realtà il cuore mi sta esplodendo. Lui, dalla sua, si schiarisce la gola e incolla gli occhi sul pavimento con un sospiro.
Mi avvio velocemente al tavolo dove afferro un unguento cicatrizzante preparato da Gaius e gliene cospargo le mani, ma le mie dita tremanti tradiscono un po' le mie emozioni. "Ora non toccate niente finché non si sarà assorbito e poi tornerete come nuovo." farfuglio nervosamente. Arthur annuisce tirando su col naso e cercando di non incontrare il mio sguardo neanche per sbaglio.
Fortunatamente, dei colpi alla porta ci avvisano che l'acqua è pronta, interrompendo l'atmosfera di generale imbarazzo. Mi ingegno a portare i secchi in sala da bagno e vi riempio la vasca, saggiandone la temperatura con le dita. Forse è un po' troppo calda.
Poi mi volto verso la porta e lì appoggiato c'è Arthur che mi osserva, con le mani sospese a dovuta distanza dai fianchi in modo da seguire il mio consiglio alla lettera. Sorrido perché c'è qualcosa di veramente tenero e infantile in lui in questo momento.
"Vado a prendervi degli indumenti puliti, il resto è come al solito: nel cesto la biancheria da lavare e lì accanto alla vasca..."
"Io non posso toccare niente, l'hai detto tu. Quindi dovrai spogliarmi e lavarmi!"
Resto di sasso.
Una parte di me, situata in basso, sembra essere felice della proposta, ma l'altra, situata più in alto, cerca rapidamente una soluzione al problema. "Ma no, ormai sarà già tutto a posto! State tranquillo!" ridacchio. Lui si passa i pollici sulle altre dita con sguardo disgustato.
"Le mie mani sono ancora schifosamente unte e se aspetto troppo l'acqua si fredda."
"D'accordo, allora!" sospiro sconfitto con una scrollata di spalle. Lui sfodera un sorrisetto soddisfatto, e anche un po' malizioso, che mi imbarazza e che quindi mi manda in bestia, e se potessi glielo spegnerei recapitandogli un secchio in fronte, con o senza l'uso della magia. Invece mi assicuro di chiudere le porte e lo raggiungo al centro della stanza.
Sto tremando come una foglia.
"Non immaginare di spogliare Gwen, sono solo io!" mi prende in giro guardando le mie mani tremanti sganciargli la cintura. Lo fulmino con lo sguardo. Non nel vero senso della parola, sia ben inteso.
"Ve lo ripeto ancora una volta, Gwen non mi piace in quel modo."
"Allora ti piaccio io?"
Non devo prenderlo a pugni. Non devo prenderlo a pugni. Non devo prenderlo a pugni.
Gli strattono via la casacca ma la mia espressione stizzita evapora quando mi ritrovo di fronte il suo petto e il suo addome nudi dolcemente scolpiti da allenamenti quotidiani, la sua pelle candida e i suoi capelli biondi scarmigliati, le sue labbra rosa intenso, i suoi occhi azzurri e profondi.
I miei pantaloni sono decisamente troppo stretti ora, e la risposta pare sia sì: mi piace lui.
"Mi piacete, ma non... in quel modo... insomma..." balbetto cercando comunque di sembrare credibile, poi alzo gli occhi nei suoi e vi leggo un velo di delusione malcelato e inaspettato; il cuore mi salta in gola e so che sto arrossendo di nuovo. Per qualche oscura ragione sento di dover ritrattare. "C-cioè..."
"E' ovvio, Merlin. Me li togli questi pantaloni, ora?"
"S-sì. Certo."
Queste maledette mani che non accennano a smettere di tremare, cercano di slaccirargli il calzone con scarsi risultati. Sospiro e mi avvicino di più, ma non mi accorgo di quanto davvero io gli sia attaccato finché non sento le sue labbra sfiorarmi il collo, poi con i denti mi afferra la sciarpa e la tira via lasciandola cadere al suolo. Quando lui tenta di sfilarmi anche la giacca, io riesco invece ad abbassare i suoi pantaloni, che finiscono con un fruscio ai suoi piedi. Se ne libera calciandoli via e si rincolla a me, schiacciandomi contro anche qualcosa di duro e... molto grosso.
"Non vorrai entrare lì dentro vestito?" sussurra in un soffio sulle mie labbra, sfidandomi.
"E-entrare lì dentro? No. No." Ma non fingo neanche più di rifletterci e mi sfilo velocemente la giacca, poi la casacca, e scalcio via anche gli stivaletti.
"Lo sai, sei magro da fare schifo." Ridacchia lui, ma l'interesse con cui osserva il mio corpo quasi del tutto nudo sembra affermare il contrario. "Dovrò farti fare più esercizio..."
"Esercizio? Di che tipo, Sire?" cerco di sfoderare un sorrisetto malizioso a mia volta, anche se in verità penso di essere la persona meno attraente... al Mondo. "Credo che il vostro Reale Membro ne abbia un'idea precisa al momento."
Sorride aggrottando la fronte. "Dovremo lavorare anche sulla tua linguaccia volgare e insolente." Mi morde un orecchio e poi il collo mentre stringendo le mani tenta di scoprire se può riprendere ad usarle. La risposta è no. Sbuffa. "Cosa diavolo mi hai messo su queste mani? Non era certo così che avevo immaginato questo momento." Impreca sommessamente al mio orecchio.
"L'avevate immaginato?" Ehi, questa volta sono riuscito a farlo arrossire io! Ce l'ho fatta! Sorrido. "Allora, Arthur? Cosa c'è?"
"Sei un idiota o ti fingi tale solo per sentirmi dire delle cose che..." s'interrompe, sospira, prende fiato. "C'è che finché hai addosso quelli, lì dentro non entriamo."
"Oh." Respiro profondamente, poi prendo coraggio e mi tolgo i pantaloni, e cercando di nascondere in ogni modo possibile la mia evidente erezione, lascio scivolare le dita sui suoi fianchi ma la sua carne calda fra le mie mani mi distrae... e per un attimo credo di aver dimenticato chi sono... perché quando tocco Arthur, anche per un secondo, per sbaglio, è come se diventassi lui e lui me. Il mio destino mi ha trascinato a Camelot perché ogni centimetro di me è attratto da Arthur come il ferro da un magnete, perché a Ealdor ero felice ma incompleto senza di lui... e il mio compito è proteggerlo non perché è scritto nelle stelle, ma perché voglio farlo... perché mi sono innamorato di lui... e non pensavo l'avrei mai ammesso, ma temo... temo sia proprio così...

Va bene... sto divagando. O forse anche esagerando...
No, non sto esagerando.

Ma dunque, dove ero rimasto. Ah, sì.
Preso dai miei pensieri romantici ma con le mani affondate nelle sue chiappe, gli poggio la testa su una spalla, nascondendo il viso sul suo collo. Lui resta lì un po' rigido per qualche secondo, poi come se si sciogliesse, mi abbraccia stretto. Sento il suo respiro fra i miei capelli, le sue mani scivolare sulla mia schiena. E sono ancora unte.
Poi per riprendersi la sua reputazione di bastardo, se le ripulisce per bene addosso a me e si allontana il tanto che basta per sussurrarmi all'orecchio "Ora posso fare da solo." E infatti così fa, dandomi le spalle per poi infilarsi nella vasca.
"E ora che non avete più bisogno di me che fate, mi lasciate qui nudo e... unto?"
"Vieni dentro, idiota!"

L'acqua ora è perfetta, e non pensavo potesse essere così bella... non l'avevo capito finché non le ho visto disegnare con le sue gocce dei percorsi fitti lungo la pelle chiara di Arthur. Gli faccio scorrere la spugna sulle spalle, larghe e forti, sulla schiena sinuosa. Poi lui si sdraia all'indietro sul mio petto e ormai, in quell'acqua calda, ogni mia resistenza si è diluita fino a disgregarsi del tutto. Gli accarezzo senza più timori i capelli, poi il petto, e ritiro d'istinto la mano quando le mie dita incontrano per caso i suoi capezzoli. Lo sento ridacchiare sommessamente, quindi posa una mano sulla mia e l'accompagna piano lungo il suo addome per poi abbandonarla sulla sua erezione.
"Non credo che questo rientri nei miei doveri di servo, Sire." ma mentre pronuncio queste stesse parole, le mie dita sono già serrate attorno al suo sesso duro e iniziano a muoversi con ritmo lento.
"Saprò ricompensarti..." sospira Arthur chiudendo gli occhi e prendendomi l'altra mano, dapprima per tenermela e basta, poi per portarsela fra le gambe, spingendosi dentro una delle mie dita con un piccolo gemito. Sembra piacergli molto e ne aggiungo un altro. Solleva il braccio e mi posa la mano dietro la nuca, accarezzandomi i capelli mentre io continuo, con ritmo appena più veloce, e poi di nuovo più lento e più veloce, a strofinarglielo e a muovere quelle dita dentro di lui. Ne aggiungo un altro ancora e lui sobbalza appena fra le mie braccia gemendo di nuovo.
Questo giovane uomo che tante volte mi ha fatto sentire al sicuro con la sua forza e il suo coraggio, ora è completamente in mio potere, sembra quasi vulnerabile mentre trema per il piacere e cerca di trattenere gli ansiti e i gemiti con orgoglio... gli bacio i capelli e lui spinge ancora un po' indietro la testa schiudendo le labbra, che sembrano volermi sfidare a baciarle.
"Lo vuoi?" geme.
"Sì..." rispondo subito "C-cioè... no-n posso..." aggiungo.
"Stupido, mi sei già dentro... che differenza potrebbe fare..." sospira lui. D'istinto tiro fuori quelle dita, arrossendo fino alle orecchie. "Non in quel senso... sei davvero tardo. Non fermarti."
"Sono tardo, forse, o sono solo confuso, Arthur, quindi per favore..."
"Ti sei preso... di prepotenza... un posto nella mia vita e... nel mio cuore. Che differenza potrebbe fare, ormai mi hai già... violato... tempo fa."
"Perché dovete ridurre qualcosa di così bello ad una specie di battaglia persa, ora?"
"Stai zitto e vai più veloce..."
"Anch'io vi amo, Arthur."

Lui si volta di scatto e mi fissa con uno sguardo di inquietante stupore. Sgrano gli occhi anche io, rendendomi conto forse troppo tardi di aver detto qualcosa di un po' troppo importante e compromettente con troppa leggerezza, ma tuttavia la sua reazione è migliore del previsto. Arthur si rigira nella vasca, mi afferra il viso fra le mani e mi bacia la fronte. Scende un po', sugli occhi, poi sul naso... e infine sulla bocca. In una carezza liscia come la seta le nostre labbra s'incontrano, inseguendosi appena, due, tre volte, abbracciati stretti in quest'acqua calda che profuma di sapone. La sua lingua mi sfiora le labbra e io le lascio spazio nella mia bocca e quel bacio che era dolce come un soffio di brezza si trasforma in un uragano.
Va bene, è una metafora stupida ma rende.
In preda a quell'uragano, spingo il mio principe con le spalle contro il limitare della vasca e mi arrampico su di lui, fra le sue gambe, le nostre erezioni premute assieme, una contro l'altra.
"Avanti, fallo." sussurra lui fra gli ansiti sulle mie labbra. Io mi sento invadere da un'ondata di gelo.
"N... no, Arthur. Sento che mi sta venendo un attacco di panico."
"Fallo, è un ordine."
"M-ma..."
"Sei esasperante." E su questa aggiusta la sua posizione sotto di me, me lo afferra e se l'infila dentro con un gemito. "Ora non puoi più tirarti indietro." E non lo farò, perché con una spinta, accompagnata dalle sue mani sui miei fianchi, sono completamente in lui e non sono mai stato così bene in tutta la mia vita. E più mi spingo in lui, più lo sento gemere e tremare, più mi appare chiaro il futuro, e chiara la stanza attorno a noi, come fosse tutto pieno di luce. La mia mente è annebbiata dal piacere e anche la mia vista e devo lottare per continuare a guardare quello splendido viso e i suoi cambiamenti sottili ad ogni mia spinta. Non posso perdermi un istante di tutto questo.
Allungo una mano e glielo riafferro, pompando al ritmo delle mie spinte in lui che diventano più frequenti, circondandoci di vivaci spruzzi d'acqua. Lui si aggrappa al bordo della vasca e si lascia sfuggire qualche gemito in più, lasciando cadere qualche difesa e dandomi modo di avvicinarmi ancora un po'. Io, lo stupido stregone e servo innamorato del principe più bello di volto e di cuore che la storia abbia mai vantato.
Lo abbraccio stretto nascondendo il viso sul suo petto e mi lascio andare all'orgasmo. Grosse gocce d'acqua si sollevano nell'aria per quell'istante intenso, per poi precipitarci nuovamente addosso quando gli ultimi tremori iniziano a svanire.
Colpa mia. A volte la magia mi sfugge...
Arthur mi accarezza la testa e mi sussurra all'orecchio un "Sei durato ben quattro minuti!" dal tono sarcastico ma dolce.
"Scusatemi." Balbetto io senza staccare la faccia dal suo petto. E senza cambiare posizione di un millimetro riprendo a lavorarglielo per portare a termine la mia parte. Lui sospira e chiude gli occhi riabbandonandosi a me. Credo di essermi guadagnato anche un "Così, bravo." sussurrato un po' troppo fra i denti per essere riconoscibile, e quando ormai sta per venire... io mi fermo.
Arthur sgrana gli occhi "Che diavolo...?" Alzo le mani ridacchiando un po' sadicamente. "Tu... maledetto..." si mette in piedi nella vasca, chiudendomi contro il bordo dove si appoggia su una mano, mentre con l'altra completa la mia opera e mi viene in faccia. Negli occhi, sui capelli... "Peggio per te!" farfuglia con un sorriso stizzito. Io mi lecco le labbra assaggiandone il sapore e scoppio a ridere mentre lui si immerge di nuovo, mi afferra i capelli e mi spinge con la testa sott'acqua. E quando torno fuori e prendo fiato, mi chiude la bocca con un bacio, e poi un altro e un altro, finché di fiato non ne abbiamo più e l'acqua è diventata così fredda che non ci si può più stare.

Fuori dalla vasca, il mio sarcastico principe mi avvolge in un asciugamano e con sguardo pensieroso mi domanda “Hai visto per caso quella strana cosa che ha fatto l’acqua prima?”
Panico.
“N-no, Sire. Non ho visto niente!” farfuglio io recuperando i miei vestiti e affrettandomi a lasciare la stanza per non destare sospetti nel resto della servitù.

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