Titolo: Un collare di felicità
Autore: Beesp
Livello: 2
Prompt: # 6 - Collare
Personaggi: Sirius (POV) - per lo più - Sirius/Remus
Rating: G-PG
Avvisi: Flash-fic, Slash.
Ho usato l'aiuto: //
Numero di parole: 677
Riassunto: Ambientato in una camera imprecisata, in un'alba di un qualsiasi giorno: riflessioni sulla felicità, sui sentimenti, e su collari.
Link alla mia Scalata:
Quiii. [A chi fosse interessato, link all'anteprima della fic del terzo livello:
qui]
Un collare di felicità
“Un collare”, pensò Sirius corrucciato, “non è per forza materialmente un collare”.
Non sapeva se esser soddisfatto o impaurito da quella consapevolezza. Eppure, niente come quegli attimi era chiaro e perfettamente sicuro. (Sicuro non come quegli uomini di mezz'età babbani che per mascherare l'infelicità sono costretti a mostrare una facciata profumata di colonia e rasata di fresco). Sicurezza che stillava nelle vene, nelle ossa, un benessere primordiale. Doveva essere proprio così all'inizio dei tempi. Felicità selvaggia, felicità senza limiti o confini. Felicità da scoppiare nel petto in tutta la sua potenza; “Padre, oggi ho pescato il mio primo pesce a mani nude!”: festeggiare alla luce di un falò che illuminava poco in confronto alla giovane Luna. Come deve essersi sentita una madre nel veder la propria figlia sanguinare per la prima volta?
Ecco cos'era felicità, forse, per lo più orgoglio. Magari anche un pizzico di certezza della fine. Anche gli uomini “delle caverne” erano a conoscenza del segreto per essere appagati: arrendersi all'idea che, prima o poi, ogni sentimento termina.
“Chissà quali erano, un tempo, i collari”.
Sirius non poté far a meno di riflettere, allora, che forse erano proprio gli stessi che usava Remus in quegli attimi. Voltarsi delicatamente tra le lenzuola, mormorare qualche parola sconnessa, gettarsi un braccio sulla faccia, mugugnare, nominare un certo canide e scuotere la testa. Un sonno agitato che teneva sveglio Sirius di frequente; tuttavia non gli dispiaceva troppo, ne approfittava per dimostrarsi più serio di quanto in realtà sembrasse. Un modo per liberare i propri dubbi e insicurezze doveva pure averlo! La particolarità di Remus - un altro pezzo del collare - era essere riuscito a comprendere, forse sin dall'inizio, che Sirius non era davvero così entusiasta: non odiava in tutto e per tutto la sua famiglia d'origine e sotto quella patina di inafferrabilità desiderava soltanto appartenere alla Terra. Come un po' ogni essere umano, si diceva Remus, e a ragione.
Però lui aveva un modo tutto suo - adorabile - di affrontare quel terrore, quel blocco, quel non-essere. Essere. Vitale, elettrizzato, pieno di sentimenti: una sorta di adulto-bambino che non permette alle sue emozioni di morire. L'esatto opposto di Remus, in sostanza.
E, dunque, un'altra parte si andava delineando: l'imperscrutabilità del Lupo.
Come non menzionare, inoltre, la sua comprensione? Dell'universo, degli uomini, delle ragioni, del male e del bene.
Doveva essere proprio una soddisfazione tagliuzzare un rapporto e analizzarlo, soprattutto per Sirius, così impulsivo e impavido e- naturale. Un cane, in tutto e per tutto. Pronto a manifestare la sua disapprovazione e la sua gioia senza troppi scrupoli. Conosceva, a quei tempi, (periodo che si dilungava fino all'Ottobre del 1981) l'istinto e lo usava con impeccabile eleganza. [Fin quando, poi, non gli ha causato una punizione immotivata].
“Ogni amante deve aver fabbricato un collare, prima o poi; o una catena, delle manette, una corda di cui legare i lembi ai polsi”.
Remus aveva sempre quell'espressione afflitta, anche quando riposava, anche quando era apparentemente tranquillo. Probabilmente per il male che sentiva di causare - causare a chi, però? - oppure per tutti i sensi di colpa insensati che invogliavano a sistemarlo sotto una campana di vetro e non permettergli di uscirne, salvarlo da tutto quel male di se stesso - che è irrisolvibile più di qualunque altro dolore - proteggerlo dalle menzogne altrui.
Forse non era l'esatta soluzione a tutti quei problemi coricarsi nel letto di Sirius che, tra i Malandrini, era il secondo per autodistruzione - più per la sua sconsideratezza che per altro.
Eppure, Sirius e Remus erano certi che fosse giusto. Dipendeva, anche, dal fatto che non avevano atteso altro per molto tempo? Potrebbe essere.
Ma è come la prima gioia di un genitore, l'alba che solo gli antichi hanno avuto la possibilità di osservare, le stelle del passato - perse tra le vie dell'Universo - il sorriso unico di un bambino quando scopre la felicità per poi dimenticarla fino a momenti come quelli.
Saper di avere al proprio fianco una persona come Sirius; sentire muoversi una persona come Remus accanto.