Titolo: La sciarpa del '71
Autore: Beesp
Livello: 1
Prompt: # 2 - Sciarpa
Personaggi: Remus (POV), Sirius/Remus
Rating: G-PG
Avvisi: Slash, Flash-fic.
Ho usato l'aiuto: //
Numero di parole: 816
Riassunto: Una camera angusta, una sciarpa con i colori della casa di Grifondoro, un ricordo sbiadito; una giornata fredda novembrina.
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Quiii.
La sciarpa del '71
Una sfibrata sciarpa dorata e rossa volteggiava nel cielo mattutino, terso e limpido, di quella frizzante giornata Novembrina.
Era penzolante da una sedia in una camera spoglia, con le spalle voltate verso l'uscio della stanza in cui si era rifugiato. Non che il suo appartamento fosse enorme, ma si sentiva soffocato da quelle mura pitturate di fresco; sentiva il bisogno estremo di percepire le pareti più vicine al suo corpo che potesse. E anche in quell'angusto spazio i metri erano troppi. Respirava profondamente, un po' rilassato dal moto del tessuto colorato, in quegli infiniti secondi di silenzio.
Alle otto del mattino la città era già in pieno movimento, ma nelle zone meno frequentate, lontane dai centri di lavoro, e dai negozi con i campanelli che iniziavano a tintinnare, le sveglie che si accendevano, i mugolii di disappunto, la vitalità era spenta. Soltanto un tiepido sole che provava, privo di voglia reale, a illuminare e riscaldare il paese. “Quanto un uomo senz'anima possa desiderare di sopravvivere”, rifletté Remus.
Più che riempito d'odio, o di rancore, tristezza, una qualsiasi emozione ragionevole - magari anche vuoto perché, del resto, era strano non svegliarsi al suono della voce di Sirius che lo irrideva bonariamente anche con gli occhi a malapena aperti - era colmo d'invidia, in un certo senso. Magari anche un malcelato bisogno di lasciar perdere qualsiasi parola, pensiero, ricordo e avvenimento che c'entrassero con la morte dei Potter di tre sere prima.
Dopotutto cos'era Remus? Nient'altro che un rifiuto della società magica, un fallito per quella babbana. Nemmeno tra gli umani era mai riuscito realmente ad ambientarsi. Eppure a Hogwarts aveva trovato degli amici che l'avevano accolto, e reso parte di qualcosa. Provare affetto, ma soprattutto essere circondato da volti affidabili, da salvare, era una sensazione unica. Possedere un soprannome, aver contribuito a trovare un titolo per il loro “gruppo”. Ma ora, nel Novembre dell''81, tornava nel suo margine, al posto cui spettava - e preferiva, se proprio doveva fingere di riuscire ad andare avanti dopo tutto quello che era successo -: la sua figura da reietto era perfetta per l'umore indefinibile ed estremamente pronto a implodere.
Due dei suoi migliori amici erano morti... Sirius... cosa diavolo gli era successo? Avrebbe potuto superare la sua morte, perché da quando lo conosceva s'era convinto che era naturale che una persona come lui sarebbe incappata in situazioni fin troppo scomode per potersene tirare fuori. Aveva già in mente il modo per non abbandonare il suo ciclo di vita: fingere che non fosse mai morto. Ma con il tradimento?
La faccenda interamente non aveva alcun senso. Niente... nessun significato logico, che potesse essere analizzato senza incappare in una crisi di nervi.
Non sapeva - e non voleva chiederselo troppo, del resto - perché conservasse ancora quella sciarpa logora: durante il primo anno a Hogwarts Sirius gliel'aveva prestata mentre si trovavano nel cortile della scuola, al freddo, e lui aveva dimenticato la sua in Dormitorio. Aveva tentato di protestare, Sirius aveva scosso la testa, non gli serviva. Alla fine, non aveva smesso di tremare fin quando non si erano trovati nella Sala Grande. Ma questo Sirius gliel'aveva confessato anni dopo...
Se ci stava giocherellando in quel modo, contravvenendo a quasi ogni regola magica di segretezza, la ragione era essere tenacemente tentato di lasciarla scivolare, farla cadere al suolo, permettere a qualcun altro - magari qualcuno che ne aveva bisogno - di trovarla; e, altrettanto, non aveva il coraggio di permettere a se stesso di mollare la presa. Perciò la sciarpa sembrava uno di quei nastri usati nella ginnastica ritmica: disegnava eleganti cerchi tra le leggeri esalazioni di smog che provenivano dal centro, e la nebbia perenne di Londra.
Per altri dodici anni la situazione non cambiò mai molto. Lo scorrere dei giorni eternati era sempre molto simile, semplice da affrontare se non per quei piccoli imprevisti che gli permettevano di sprecare altre ore - o, nei peggiori dei casi, minuti e secondi - e distrarsi impegnandosi in faccende da sbrigare a destra e manca. Per lo più, la magia era stata riposta nel segreto della sua casa, visitata da qualche sporadica occhiata di Agenti del Ministero della Magia: non era considerato come un essere ragionevole, in grado di possedere auto-controllo.
Si osservava dall'esterno: era patetico, si innervosiva con se stesso, spesso non era nemmeno in grado di guardarsi allo specchio. Quando arrivava la Luna Piena era felice, almeno non sarebbe stato cosciente di sé.
Aveva riposto la sciarpa nell'angolo più buio del suo armadio, e non aveva mai avuto la tentazione di ripescarla, anche in parte dimenticata e seppellita dagli strati di polvere, di cambi di stagione, e di quell'esistenza sprecata, senza alcun sapore; estremamente brumosa e confusa, dai tratti persi nei ricordi caldi di una notte d'Halloween tremenda.
Per dodici anni - ben dodici anni - Remus non fece altro che penzolare da un piede all'altro, attendendo qualcosa.