Walt Disney - Human!Scat-Cat/Human!Minù

Apr 13, 2013 01:36


Scritta in occasione dell'apertura di 24hours_of_fun (signori, signore, fate ancora in tempo a cliccare sul precedente link prima che mi metta a piangere, grazie). Il prompt era «foglio stropicciato».
Rating vagamente aranciato, gente.

*Gli ci vogliono un paio di secondi di tenace determinazione e un paio di violenti calci prima di riuscire a muovere la serratura del proprio attico e aprire la porta. Ha sempre avuto dei problemi, ma Scat-Cat non se ne è mai lamentato troppo: dove altro potrebbe trovare un locale tanto economico così vicino a Notre Dame?
Non era un granché come posto. Perfino quel barbaro di Romeo lo aveva definito un tugurio, ma ormai beveva champagne da calici di cristallo e salutava chinando il capo come un piccolo conte - non faceva più testo. Billy Boss aveva detto che gli ricordava la sua casetta nella gelida San Pietroburgo, senza mobili, senza pavimento e senza finestre. Scat-Cat amava ognuno dei componenti della sua banda, ma avevano la fastidiosa abitudine di enfatizzare qualunque sciocchezza.
Entrò nell'attico, sfilò il lungo pastrano e la bombetta nera e li gettò malamente sul letto.
Aveva bisogno di bere qualcosa di forte. Le mattinate orrende come quella che aveva appena trascorso necessitavano sempre di qualcosa di forte da bere. Detestava gironzolare per locali a elemosinare una serata a quegli idioti borghesi, ma quella era la Parigi del nuovo secolo dove chiunque voleva fare il musicista e quelle erano le carte in tavola. Prendere o lasciare.
E lui alla fine prendeva per forze, perché Billy Boss mangiava per cinque persone e Peppo spendeva tutto per stare con belle donne che non erano mai interessate. Hit Cat era fuori come un cavallo e tutto quel giro di oppiomani con cui si faceva vedere iniziava a stancarlo e Shun Gon... Shun Gon doveva piantarla di perdere al gioco in continuazione. O vinceva o non ci stava, Scat-Cat era stato piuttosto chiaro. E invece no, Shun Gon scommetteva sui brocchi, Hit Cat parlava con gli angeli, Peppo veniva scaricato dalle prostitute e Billy Boss mangiava. A conti fatti, era probabilmente l'unico della banda per il quale Scat-Cat non avesse mai nutrito autentici impulsi omicidi.
Si avvicinò alla specchiera opaca e scrutò torvo il proprio riflesso. Con quella faccia da schiaffi non c'era da stupirsi che facesse tanta fatica a trovare qualcuno che lo volesse sul proprio palcoscenico. Quella sera avrebbero suonato al Clemmons e tanto poteva bastare. Non era il Mouline Rouge, certo, ma d'altronde la strada per la gloria era lastricata di locali scadenti.
«Buongiorno, Scat-Cat».
Ci mancò poco che non gli venisse un infarto. Si voltò di scatto e strabuzzò gli occhi alla vista di Minù acciambellata come una gattina nella poltrona accanto all'ampia finestra. Si era sfilata i piccoli sandali neri e dondolava graziosamente il piede destro. Scat-Cat si umettò le labbra e inarcò perplesso un sopracciglio: il pavimento attorno a lei era ricoperto di cartacce.
«Per prima cosa voglio sapere come diavolo hai fatto a entrare. Non voglio svegliarmi una mattina senza più il letto per colpa di un paio di ladruncoli dei bassifondi».
«Tu non hai niente che varrebbe la pena rubare» contestò con voce innocente Minù.
«Ho il pianoforte».
«Non lo suoni mai».
«Non importa. Un giorno potrei aver bisogno di qualche centinaio di franchi e di un rigattiere con poco buon gusto disposto a comprarselo». Intrecciò le braccia al petto e la fissò severamente. «Cos'è tutta quella roba in terra?».
Lei fece le spallucce e schioccò la lingua.
«Brutta musica».
«No, sono cartacce» la rimproverò. Attraversò a grandi passi la stanza e iniziò a raccoglierle una a una. «La carta costa. So che non sei abituata a parole come economia e risparmio, ma in sotto questo tetto regnano incontrastate, ragazzina».
«Non chiamarmi ragazzina».
Scat-Cat la fissò dall'alto in basso e le rivolse un sorriso divertito. L'aveva apostrofato con decisione, ma nella sua voce c'era un nota sarcastica che non sfuggì alle sue orecchie. Le fece cenno di sollevarsi e occupò il suo posto, mentre lei tornava ad acciambellarsi sul bracciolo della poltrona e appoggiava il braccio sottile alle sue spalle. Spiegò uno dei fogli e lo studiò concentrato qualche secondo, lasciandosi scappare di tanto in tanto un mormorio roco.
Minù iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore. La sua mano delicata aveva preso a giocherellare con il cravattino di Scat-Cat. Lui le bloccò il polso all'improvviso ed esclamò:
«Questo punto è geniale».
«Ah-ah».
«È davvero un passaggio particolare... mi piace questo salto dal la diesis al mi. È brioso».
«Certo...». Minù allungò una gamba e gli si sedette a cavalcioni. «Brioso».
Ma Scat-Cat continuava a leggere gli spartiti scarabocchiati da Minù con rapidità crescente. Sembrava che stesse immaginando nota per nota suonate dal vivo nella sua testa. La ragazza guardò prima lui poi il foglio stropicciato che teneva in mano e imprecò volgarmente.
«Ehi, non dire le parolacce» le disse senza sollevare lo sguardo su di lei. «Sei troppo piccola e beneducata per conoscerne il significato».
«Me le ha insegnate Peppo».
«Tua madre ne sarà lieta. Anche questo passaggio è molto buono... dico davvero, Minù, in quel collegio di suore il tuo talento è solo sprecato».
Lei soffiò innervosita, si scostò un ciuffo di capelli biondi dalla fronte e lo fissò rancorosa. Poi arricciò di colpo le labbra come una bambina viziata e iniziò a slacciare i bottoni della propria camicetta una dopo l'altro. Scat-Cat continuava a borbottare di sostituire un fa diesis con un mi bemolle, ma lei ormai non indossava che la gonna scura e le calze di lana della divisa del collegio.
Gli strappò dalle mani il foglio e lo accartocciò con poca grazia, scatenando le proteste dell'uomo. Durarono giusto il tempo necessario a Scat-Cat di rendersi conto che Minù era accovacciata sulle sue ginocchia mezza nuda. Alzò le mani in segno di resa e fece un vago cenno di diniego.
«No...» mormorò rassegnato, ma le labbra della ragazza stavano già scivolando lungo il suo collo. «Ne avevamo già parlato. Questa storia doveva finire almeno tre volte fa...».
«Ah-ah».
«Sul serio, Minù... Romeo potrebbe ammazzarmi. È una situazione molto sconveniente».
«Ma va' al diavolo» ridacchiò frizzante lei. «Sai qual è un passaggio molto buono?» aggiunse con un sogghigno da piccola volpe, mentre giocherellava distratta con i bottoni del suo panciotto. «Questo».
Scat-Cat si passò stancamente una mano sulle palpebre ed emise un gemito strozzato. E poi ci cascò come tutte le precedenti volte e le rivolse un mezzo sorriso d'incitamento e un sopracciglio inarcato (giusto per fingere che lui non era mai del tutto d'accordo). Le scostò un ciuffo dietro l'orecchio e le baciò appena la pelle liscia del collo, inebriandosi dell'odore del suo profumo d'alta classe.
«Tu sei un demonio, ragazzina».
Lei gettò indietro il capo ridendo e affondò le dita fra i suoi capelli scuri.

scat-cat/minù, one-shot, disney

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