[Supernatural]I should have know better (BDT)
Titolo: I should have know better
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester,Castiel
Prompt: 083-E @ fanfic100_ita
Rating: PG (per qualcuno potrebbe esserci qualcosa di blasfemo nelle parole di Castiel)
Conteggio Parole: 522 (W)
Riassunto:Castiel avrebbe voluto dire talmente tante cose a Dean da non saper bene da dove cominciare.
Note:
1. Il titolo palesemente il titolo dell'omonima canzone di Jim Diamond che mi sta ossessionando da giorni per altri motivi.
2. Castiel POV (lo so,sto diventando recidiva -.-”)
Disclaimer: Purtroppo Dean Winchester e Castiel non sono miei,ma appartengono a quella mente geniale di Eric Kripke. Questa fanfiction non ha nessuno scopo di lucro,ma è solo il delirio di una folle mente insonne.
Warning: Spoiler 4a stagione di Supernatural,ambientata precisamente alla fine della 4x07
Tabella: Big Damn Table
Castiel avrebbe voluto dire talmente tante cose a Dean da non saper bene da dove cominciare. Forse dall'alba dei tempi? Non sarebbe bastata un'intera vita mortale per spiegare cosa volesse dire per un angelo del Signore ritrovarsi in un corpo mortale per la prima volta. Non era in grado di trovare i termini adatti per descrivere le sensazioni,le emozioni,i dubbi che si erano impossessati della sua anima da quando si ritrovava immerso nella carne.
Avrebbe voluto parlare con Dean di tutto ciò che per lui era nuovo. I suoni,i colori,le cose avevano assunto una luce diversa da quando li osservava attraverso quegli occhi umani.
Avrebbe voluto dire a Dean quanto iniziassero a pesargli sulle scapole quelle possenti ali. Quanto queste adombrassero i battiti del suo cuore.
Avrebbe voluto che Dean comprendesse la fiducia cieca che egli aveva nel Padre. Ma come poterglielo spiegare se quella fiducia iniziava proprio allora a vacillare come una porta smossa dai cardini? Come poteva pretendere che Dean avesse fede se anche lui iniziava a nutrire dei dubbi sull'operato del Padre suo?
O forse era la vicinanza con Dean a far sorgere in lui domande che non si era mai posto prima? Dean che non si accontentava di seguirlo. Dean che si faceva domande e gli faceva domande a cui lui,ombroso e silenzioso,non avrebbe saputo rispondere.
E ora si limitava a starsene seduto in silenzio su quella panchina a osservare la vita scorrergli davanti,mentre Dean sedeva poco distante,immerso anche lui nei suoi pensieri.
Era tutto talmente vivo attorno a lui da mozzargli il fiato,perché,nonostante facesse parte di quel tutto che lo circondava,si sentiva distante e estraneo da quella vita che iniziava solo allora a sfiorare con la punta delle dita.
Perché il Padre avrebbe voluto spazzar via tutta quella vita che turbinava dinanzi ai suoi occhi? Come poteva dall'alto dei cieli permettere la tempesta che si stava profilando all'orizzonte? Come poteva permettere che i suoi fratelli,angeli dalle splendenti ali,perissero sotto i colpi dei demoni di Lucifero? Non poteva accettare che Dio agisse machiavellicamente. “Le vite di pochi per la salvezza di tutti”. Come se ci fossero vite più spendibili delle altre. Come se ci fossero vite più sacrificabili di altre.
Dean si voltò verso di lui e Castiel poté sentire l'insostenibile leggerezza di quegli occhi verdi sulla pelle. Si voltò a sua volta e immerse il suo sguardo in quello di Dean.
L'azzurro dei suoi occhi e il verde di quelli di Dean. Cielo e terra destinati a sfiorarsi per non toccarsi mai.
“Dean,hai agito bene. La guerra è appena cominciata...il sigillo è stato spezzato e l'avvento di Lucifero è imminente,ma hai agito bene e io...”
Un pallone sfuggì al controllo di un gruppo di bambini,che giocavano allegramente poco distanti da loro,per andare a posarsi ai piedi di Dean che dovette distogliere lo sguardo da Castiel. Prese il pallone tra le mani e,sorridendo triste,lo passò al più piccolo dei bambini che lo ringraziò con un semplice sorriso.
“E tu cosa,Castiel?”
Dean si voltò nuovamente verso Castiel,ma la panchina era vuota. Così come era giunto,l'angelo se ne era andato,lasciandolo nuovamente solo in balia delle sue domande.
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean Winchester,Castiel
Prompt: 083-E @ fanfic100_ita
Rating: PG (per qualcuno potrebbe esserci qualcosa di blasfemo nelle parole di Castiel)
Conteggio Parole: 522 (W)
Riassunto:Castiel avrebbe voluto dire talmente tante cose a Dean da non saper bene da dove cominciare.
Note:
1. Il titolo palesemente il titolo dell'omonima canzone di Jim Diamond che mi sta ossessionando da giorni per altri motivi.
2. Castiel POV (lo so,sto diventando recidiva -.-”)
Disclaimer: Purtroppo Dean Winchester e Castiel non sono miei,ma appartengono a quella mente geniale di Eric Kripke. Questa fanfiction non ha nessuno scopo di lucro,ma è solo il delirio di una folle mente insonne.
Warning: Spoiler 4a stagione di Supernatural,ambientata precisamente alla fine della 4x07
Tabella: Big Damn Table
Castiel avrebbe voluto dire talmente tante cose a Dean da non saper bene da dove cominciare. Forse dall'alba dei tempi? Non sarebbe bastata un'intera vita mortale per spiegare cosa volesse dire per un angelo del Signore ritrovarsi in un corpo mortale per la prima volta. Non era in grado di trovare i termini adatti per descrivere le sensazioni,le emozioni,i dubbi che si erano impossessati della sua anima da quando si ritrovava immerso nella carne.
Avrebbe voluto parlare con Dean di tutto ciò che per lui era nuovo. I suoni,i colori,le cose avevano assunto una luce diversa da quando li osservava attraverso quegli occhi umani.
Avrebbe voluto dire a Dean quanto iniziassero a pesargli sulle scapole quelle possenti ali. Quanto queste adombrassero i battiti del suo cuore.
Avrebbe voluto che Dean comprendesse la fiducia cieca che egli aveva nel Padre. Ma come poterglielo spiegare se quella fiducia iniziava proprio allora a vacillare come una porta smossa dai cardini? Come poteva pretendere che Dean avesse fede se anche lui iniziava a nutrire dei dubbi sull'operato del Padre suo?
O forse era la vicinanza con Dean a far sorgere in lui domande che non si era mai posto prima? Dean che non si accontentava di seguirlo. Dean che si faceva domande e gli faceva domande a cui lui,ombroso e silenzioso,non avrebbe saputo rispondere.
E ora si limitava a starsene seduto in silenzio su quella panchina a osservare la vita scorrergli davanti,mentre Dean sedeva poco distante,immerso anche lui nei suoi pensieri.
Era tutto talmente vivo attorno a lui da mozzargli il fiato,perché,nonostante facesse parte di quel tutto che lo circondava,si sentiva distante e estraneo da quella vita che iniziava solo allora a sfiorare con la punta delle dita.
Perché il Padre avrebbe voluto spazzar via tutta quella vita che turbinava dinanzi ai suoi occhi? Come poteva dall'alto dei cieli permettere la tempesta che si stava profilando all'orizzonte? Come poteva permettere che i suoi fratelli,angeli dalle splendenti ali,perissero sotto i colpi dei demoni di Lucifero? Non poteva accettare che Dio agisse machiavellicamente. “Le vite di pochi per la salvezza di tutti”. Come se ci fossero vite più spendibili delle altre. Come se ci fossero vite più sacrificabili di altre.
Dean si voltò verso di lui e Castiel poté sentire l'insostenibile leggerezza di quegli occhi verdi sulla pelle. Si voltò a sua volta e immerse il suo sguardo in quello di Dean.
L'azzurro dei suoi occhi e il verde di quelli di Dean. Cielo e terra destinati a sfiorarsi per non toccarsi mai.
“Dean,hai agito bene. La guerra è appena cominciata...il sigillo è stato spezzato e l'avvento di Lucifero è imminente,ma hai agito bene e io...”
Un pallone sfuggì al controllo di un gruppo di bambini,che giocavano allegramente poco distanti da loro,per andare a posarsi ai piedi di Dean che dovette distogliere lo sguardo da Castiel. Prese il pallone tra le mani e,sorridendo triste,lo passò al più piccolo dei bambini che lo ringraziò con un semplice sorriso.
“E tu cosa,Castiel?”
Dean si voltò nuovamente verso Castiel,ma la panchina era vuota. Così come era giunto,l'angelo se ne era andato,lasciandolo nuovamente solo in balia delle sue domande.