Titolo: Thrilled to start all over again
Fandom: Intervista col Vampiro
Personaggio/Coppia: Lestat/Louis
Prompt: Sangue
Rating: R
Conteggio Parole: 959 (W)
Riassunto:Lestat si accostava a te solo dopo essersi nutrito. Era come se volesse beffarsi di te e della tua umanità.
Note:
1.Scritta per [Italian P0rn Fest #2] @
fanfic_italia 2.Louis POV (cosa posso farci?!Io l'adoro...e poi è talmente angst *ç*)
3.Grazie mille a
darknumb (cosa farei senza di te,sis?<333) per avermi fatto da beta e per la colonna sonora di Intervista col Vampiro...senza
Born to Darkness (Elliot Goldenthal) questa ff non sarebbe mai esistita...
Disclaimer: E' inutile ripeterlo (e non sapete che sofferenza sia scriverlo =.=),ma neanche Lestat e Louis mi appartengono,ma sono di quella santa donna di Anne Rice.
Nonostante il tuo ribrezzo per lui,quando percepivi il respiro caldo di Lestat sulla tua pelle,non potevi trattenere un sospiro,socchiudendo gli occhi. Il suo soffio era caldo e metallico. Lestat si accostava a te solo dopo essersi nutrito. Era come se volesse beffarsi di te e della tua umanità. Quell'ultimo barlume di umanità che ancora ti abitava e ti rendeva un uomo invece che un mostro. Quell'umanità a cui non volevi rinunciare.
Era il suo rituale segreto. Quell'ultimo gesto d'amore e cattiveria che ti riservava prima di abbandonarsi tra le braccia della Morte.
“Bonsoir,mon ami...”,la sua voce di velluto ti giungeva alle spalle e si distendeva sull'avorio del tuo collo.
“Smettila,Lestat!”,la durezza delle tue parole mal celavano il desiderio della tua voce. Inconsapevolmente avevi atteso quell'istante per tutta la notte.
“Oh,piccolo patetico Louis...anche questa notte a caccia di ratti?”,improvvisamente sentivi la pressione del suo corpo di marmo sul tuo e ti irrigidivi,stringendo i pugni.
“Non sono affari tuoi,Lestat!Lasciami in pace!”,deglutivi piano,ma quel suono gutturale ti riempiva le orecchie ed eri costretto a stringere maggiormente i pugni per resistere all'impulso di voltarti e guardarlo negli occhi.
“Ma mi preoccupo per te,mon chéri...la tua dieta dovrebbe divenire...come dire?!...più variegata...più...soddisfacente...”,la sua risata cristallina si srotolava sulla tua pelle e il tuo desiderio di lui si mescolava all'odio per lui come il profumo del glicine in fiore nel vento.
“Non sarò mai un mostro come te,Lestat!”,urlavi per soffocare quella flebile voce nella tua mente che continuava a ripeterti che eri solo un mostro,un abominio. Un essere al di fuori del mondo. Al di fuori della grazia di Dio.
Le sue mani delicate e letali ti facevano voltare con forza e ti ritrovavi dinanzi il suo viso perfetto,incorniciato dai quei capelli d'oro che sembravano dipinti. Soffici come nuvole. I suoi occhi si facevano duri e l'azzurro di quegli specchi tentava di sondare i tuoi.
“Sei patetico,Louis!”,il tuo nome,nonostante fosse pronunciato come un insulto,era il più dolce dei suoni se proveniva da quelle labbra. Se fossi stato ancora vivo,avresti faticato a contenere l'erezione nei lacci damascati dei tuoi calzoni.
“Sei patetico e ottuso!Io ti ho dato la Vita Eterna!Ti ho dato quello che tutti gli uomini che calpestano questa sudicia terra bramano e tu sprechi il Dono Oscuro cacciando ratti e polli!”
Lestat ti spintonava e il suo sguardo saettava per la stanza. Lasciavi che lui ti insultasse. La rabbia era l'unica cosa che ancora a volte ti faceva sentire vivo. La rabbia e Lestat. La tua croce e la tua delizia.
Con forza sovrumana,Lestat ti spingeva a ridosso della parete. Potevi percepire la morbidezza opulenta della carta da parati sulla tua schiena e la forza devastante delle mani di Lestat.
Il suo viso pericolosamente vicino al tuo. Le sue labbra voluttuosamente socchiuse che ti sussurravano tra i denti: “Sii un vampiro,Louis,maledizione!Sii ciò per cui sei stato creato!Sii il compagno che ho sempre voluto!”
Il suo alito caldo era dolce come ambrosia,succulento. Lo respiravi a pieni polmoni.
“Lo senti,vero?Il sangue...il suo richiamo...”,Lestat avvicinava ancor di più le sue labbra alle tue e sorrideva. Sollevava leggermente un angolo delle labbra. Solo un accenno di sorriso. E se fossi stato ancora umano gli avresti strappato quei pizzi e quei velluti che lui tanto amava e l'avresti posseduto. Selvaggiamente. Imperiosamente. Come se fosse stato un cavallo selvaggio da domare. Ma non eri più umano e abbandonarsi alla lussuria voleva dire solo una cosa per te. L'unica che non avresti mai voluto fare.
Lestat posava leggermente le sue labbra sulle tue e il loro sapore era troppo invitante per resistere. Gli prendevi il viso tra le mani e insinuavi la tua lingua tra le sue labbra. Ma Lestat era più furbo di te...lo sarebbe sempre stato. Lentamente si mordeva la lingua e al suo sapore mescolava quello metallico del sangue.
Sgranavi gli occhi e guardavi i suoi. I suoi occhi che sorridevano maliziosamente. E il sangue cominciava a scorrere. Piccole gocce che ti stuzzicavano il palato. E allora non c'era più nulla. Nessun principio morale. Nessuna etica. Nessuna volontà. Solo le labbra di Lestat. La lingua di Lestat. Il sangue di Lestat.
Succhiavi la sua lingua e sentivi il sangue giungerti dritto allo stomaco. Quell'assaggio però non ti bastava. Abbandonavi a malincuore le sue labbra e scendevi lungo il suo collo. Il blu delle sue vene era come il canto delle sirene. Vedevi solo il sangue scorrere al di sotto della sua pelle e il tuo desiderio. Lo volevi.
Affondavi i tuoi denti nella sua carne e ti nutrivi di lui. Succhiavi Lestat come lui aveva fatto con te quella prima notte. Con lo stesso bisogno. Lo stesso desiderio. La stessa passione. E quando lo sentivi sospirare e gemere,succhiavi ancora più forte. Fino a quando il sangue non riempiva tutto il tuo essere. Fino a quando il piacere non ti esplodeva nelle vene. Allora,stremato e soddisfatto,ti scostavi da lui. Facevi un passo indietro e inorridivi dinanzi alla sua camicia macchiata di lussuria e desiderio.
Lestat ti si avvicinava mal fermo sulle gambe e lentamente leccava quelle poche gocce rubiconde sfuggite alla tua bramosia che ancora imperlavano le tue labbra.
“Bonne nuit,mon chéri...”,il suo sorriso aveva il potere di paralizzarti e il senso di colpa ti invadeva dinanzi a quelle labbra che fino a pochi istanti prima erano tue.
Lestat si ritirava nella sua camera e, una volta solo, ti lasciavi scivolare lungo la parete,mentre il suo sangue bollente ti ustionava le vene. Ti prendevi il viso tra le mani e ti ripetevi che quella sarebbe stata l'ultima volta,ma ogni sera per più di cento anni quello è stato il vostro momento.
Il sangue di Lestat. Quello era tutto ciò di cui ti nutrivi. Quello era tutto ciò che volevi.