[Originale] Quando l'inferno si ghiaccia

Jun 23, 2011 14:55


Titolo: Quando l’inferno si ghiaccia
Beta:  kuruccha
Rating:  Arancione
Genere: Romantico, Introspettivo
Avvertimenti: One-shot, Linguaggio colorito (per una parolaccia e basta xD)
Disclaimer: Tutto mio *_*
Note: All’inizio aveva sforato almeno di 100 parole, quindi l’ho tagliata per la sfida, quindi su it100 c’è la versione tagliata se vi va un’occhiata :)
- La sfida consisteva nel scrivere un cliché ( il mio era due che si odiavano e finivano a letto ubriachi xD) con tre ossimori (tutti condensati in una frase x°D) con uno come titolo e rating alto con genere romantico/erotico.
- E HO FINITO GLI ESAMI, YEEEE *______*


Il primo pensiero razionale di Roberto, una volta sveglio, fu: “Ma che cazzo ci faccio qui?”.
Domanda più che legittima, visto che si trovava seminudo in un letto matrimoniale con accanto Angelica Bianchi che dormiva placidamente con la sua maglietta Diesel.
La paradossalità del tutto non era tanto nel tipo di situazione, quanto nella ragazza coinvolta; nonostante il suo nome, Angelica aveva ben poco di celestiale: sempre vestita di nero, capelli tinti di rosso da circa due anni, un ghigno diabolico che faceva rabbrividire anche il muscoloso professore di ginnastica. Insomma, per niente il suo tipo.
Senza contare poi, che per cinque anni non avevano fatto altro che scambiarsi frecciatine, insulti e gestacci alle spalle dei professori. 
Era così, così, così, irritante!
Sempre a puntualizzare, sarcastica, troppo sboccata per una ragazza, per non parlare di tutta quella roba strana che leggeva al contrario, quei mancosi.

Però.
C’era un però, che lo stava spiazzando in quel momento.
Perché in quel momento, mentre dormiva, Angelica stava sorridendo -era come dire che l’inferno si era ghiacciato, che la Gioconda teneva il broncio e che i cannibali mangiavano biscottini con il tè.
E quello che più lo sconvolgeva, era che non poteva fare a meno di pensare che era bellissima.

Cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora annebbiata dall’alcol della sera prima: erano stati affidati ad una prof giovane e svitata, che con occhi ardenti aveva detto che le gite dell’ultimo anno erano un’esperienza unica e che li aveva lasciati in un locale sotto all’albergo dicendo che erano grandi e vaccinati -e soprattutto tutti maggiorenni.
Chissà come poi, erano finiti a giocare ad un tavolo a obbligo e verità dove prima di parlare bisognava bere un bicchiere di vodka. Inutile dire che dopo qualche giro erano tutti sbronzi.

-Alloooooora, adeeesso tocca a Bianchi! Pronta Bianchi?-
- Sissignore signore! Scelgo verità signore!-
Marta sogghignò.
- Tu litighi sempre con Russo, maaaa non è che… invece ti piace?-
Roberto si preparò a ridere, sicuro che Angelica avrebbe negato con forza ogni interesse sentimentale, magari aggiungendo un paio di epiteti nuovi.
-…sì.-
Un silenzio tombale scese sulla tavolata. Lui la guardò, sconvolto: teneva lo sguardo basso, non riusciva a vederle gli occhi, poi si alzò e corse via.
La rincorse senza pensarci fino all’albergo, dove la bloccò in un corridoio.
-Lasciami subito Russo!-
- Solo se  mi dirai se è vero!-
Allora lei alzò lo sguardo, con gli occhi colmi di lacrime.
- Che cosa, che sono una stupida che non fa che litigare col ragazzo che le piace per attirare la sua attenzione , anche se sa che non gli piacerà mai? Se intendi questo sì, è vero.-
Roberto non sapeva che dire: dentro di lui era tutto molto confuso, e l’alcool certo non aiutava.
Ma una cosa era certa: il modo in cui lo guardava, sicura nonostante le lacrime, fiera nonostante l’essersi scoperta, gli piaceva.
Da morire.
Non riuscì a pensare ad altro quando le prese il mento e la baciò.
Dopo un primo momento di sorpresa, lei cominciò a ricambiare, mettendogli le mani tra i capelli. Le pause erano brevi e ansimanti, non riuscivano a non smettere di baciarsi; quando Roberto la spinse contro il muro, premendo il suo corpo contro il suo, Angelica allontanò le sue labbra, per piegarle in un sorriso lascivo mostrando le chiavi della sua stanza.

Roberto sospirò, sprofondando nel cuscino. Tutto si spiegava allora.
Si girò di nuovo a guardarla dormire, per poi sorridere: beh, forse non sarebbe stato male abituarsi a quella visione ossimorica.

challenge: mdf (it100), !originale

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