Supernatural. P0rn Fest. Alastair/Dean. Things we do in hell

Dec 27, 2008 00:27

Non riesci a distinguere bene le figure, sono tutte rosse e sanguinanti lì all’Inferno, una vale l’altra e non è che hai avuto poi tanto tempo per gustarti il panorama.

Le guide turistiche stavano facendo un lavoro eccellente a tenerti occupato.

Tutte le persone - se così si possono ancora definire - intorno a te non sono altro che rottami senza volontà, capaci solo di urlare e piangere e rompersi. Ti domandi se prima o poi diventerai come loro, se non diventerai altro che un’altra anima dannata dell’Inferno e lì si chiuderà la storia di Dean Winchester.

Poi arriva lui e tutto si tinge di una patina nera e opprimente, le voci e i pianti si interrompono improvvisamente e penseresti di non essere più all’Inferno se non fossi ancora legato con delle catene e se l’essere davanti a te non avesse gli occhi più neri che tu abbia mai visto.

«Dean Winchester» dice, chinando leggermente la testa, come se fossi qualcuno d’importante, come se non sanguinassi da parti del corpo che non sospettavi nemmeno di avere «è un onore vederti, finalmente» cammina avanti ed indietro, con quella sua forma non ben definita come ogni demone che si rispetti. I demoni, all’Inferno, non hanno l’aspetto di esseri umani, non hanno nemmeno l’aspetto fumogeno che ricordi. Hanno una forma vaga ed indefinita che ti ricorda il corpo umano più di quanto ti piaccia realizzare.

Ti guarda come se stesse aspettando che tu dica qualcosa, qualsiasi cosa, ma continui a guardarlo senza dire una parola.

Scrolla le spalle e riprende in discorso come se nulla fosse, come se tu non esistessi, è una sensazione piacevole lì in fondo, non esistere.

«Beh, spero che tu abbia goduto i tuoi primi… uhm, tre mesi? - correggimi pure se sbaglio, non che il tempo abbia importanza - nella nostra umile dimora» dice sorridendo, un sorriso che non ricordi di aver mai visto in nessuna creatura, forse solo nella bocca di un pazzo «Trovo che sia meravigliosa, tu no? Se tutto questo riguardasse me potreste tenervi il vostro mondiciattolo senza problemi; potremmo anche saltare le visite abituali, ci mettete già così tanto impegno da soli per venire a trovarci qua giù, a volte mi sembra che vi roviniamo il divertimento.»

Comprendi che quello è probabilmente uno dei suoi argomenti preferiti - chissà, magari i demoni si mettevano a discutere di queste cose davanti a nuovi cadaveri da maciullare - per il modo in cui agita le mani e in cui i suoi occhi si illuminano e brillano sinistramente in quella specie di mondo scuro e soffocante.

Vorresti dirgli che ha torto, che non capisce un cazzo, ma poi ti ricordi di dove ti trovi e della maniera sublime in cui tu ti sia scavato la fossa da solo e trovi di non avere alcun diritto di parlare - come se questa fosse una novità.

«Prendiamo te, per esempio, quante donne avrai scopato lassù, Dean Winchester? Quante persone avrai ucciso, cercando di eliminare uno di noi demoni? Quanti soldi avrai rubato dalle tasche di persone innocenti?» quel demone recita le tue colpe come se stesse ripetendo una lettera d’amore. Il suo tono è aggraziato e lento e in un qualche modo strano ed affascinante, ti trasporta in un mondo in cui i tuoi peccati ed i tuoi vizi non sono oggetti di vergogna, ma memorie di cui andare fiero.

«Tu sei una di quelle persone, Dean, che probabilmente sarebbero venute ad allargare le nostre file di demoni anche senza nessuna mano da parte di terzi, sei sempre stato uno dei più promettenti. Specialmente tra i Winchester»

Sorridi di malavoglia a quell’affermazione, non perché tu ci trovi qualcosa di divertente, ma perché è ironico il modo in cui chiunque riesca a sbatterti in faccia quale fallimento umano tu sia, sia stato e sarai.

«Continui a non dire nulla, Dean? Ti sto elogiando con i più grandi complimenti che io abbia mai elargito in millenni, davvero, tu mi piaci, Dean» I suoi occhi risplendono nuovamente di quella strana luce di prima, mentre ti guarda, ti senti un esemplare in vendita e non ti piace per niente.

«Vorrei dire qualcosa, davvero, ma credo che mi manchino le parole dall’emozione» rispondi allora, cercando di utilizzare degnamente le tue corde vocali doloranti per il troppo urlare. Parlare normalmente, non con l’impulso di urlare e di stringere e mordere fino a morire, è una cosa a cui non sei più abituato.

Il demone davanti a te ride, manda la testa all’indietro e ride in maniera maniacale. Ti metterebbe paura se non fossi all’Inferno e queste cose fossero più che normali.

«Cosa ti avevo detto, uhm? Tu mi piaci! Hai carattere…» dice avvicinandosi pericolosamente, se potessi muoverti arretreresti, ma l’immobilità è un qualcosa a cui ti stai abituando.

«E’ per questo che voglio darti una via d’uscita, Dean, una via di fuga da tutto questo dolore» il suo tono si era abbassato, sussurrava nelle tue orecchie in maniera ipnotica e ti rendesti conto di aver trattenuto il respiro solo quando l’altro riprese a parlare «Non sei stanco di soffrire, Dean? Non sei stanco di essere sempre l’unico a soffrire? A sacrificarsi?»

Le sue parole ti rimbombano nel cervello, lì dove prima c’erano urla e pianti e spergiuri. Non ti sembra giusto.

«Una via… d’uscita?» dici, giusto per assaporare le parole sulla tua lingua, per capire come ti faccia sentire l’idea. La tua carne pulsa per l’aspettativa, il tuo cuore - che nell’Inferno esiste solo per spegnersi lentamente ogni tortura - ha ripreso a battere a tutta forza e sebbene tu ti ripeta che non puoi fidarti, che non può venirne fuori nulla di buono da quello, ti rendi conto di esserti già aggrappato all’idea con tutte le tue forze.

«Sì, Dean» dice, poggiandoti una mano sul petto e le ferite, i tagli, ogni singolo livido, spariscono sotto il suo tocco «non c’è bisogno che tu continua a soffrire. Io posso offrirti un modo per uscirne. Passa da questa parte della ruota, Dean»

Ci metti qualche secondo ad organizzare tutte le parole che continua a dirti, la sua mano continua ad accarezzarti il torace e il sollievo che quel tocco porta alla tua carne dolorante ti distrae e ti ripugna allo stesso tempo. E’ un demone.

«Per quanto… per quanto» ti odi per non riuscire a mantenere dei pensieri coerenti ma sono passati tre mesi di torture dall’ultima volta che qualcuno ti aveva toccato in quel modo «Per quanto io abbia capito di come… qui, tutti vi dilettiate in queste discussioni… metaforiche e che generalmente non siano altro che cazzate, di che ruota stai parlando?»

Il demone si ritrae di colpo. Sta ridendo e, con una fitta di vergogna, ti rendi conto che il suo tocco ti manca. Pensavi che quelle specie di corpi dei demoni fossero freddi, invece le sue dita erano calde, come ogni altra cosa, là in fondo.

«Non hai ancora capito come funziona qui, Dean? E’ come essere su una grande ruota delle torture» risponde, portando la mano a sfiorarti una guancia. Vorresti voltargli e mordergliela, ma non ne hai le forze «ci sono quelli che sono legati alla ruota» e tocca eloquentemente una delle catene che ti stringono i polsi «e quelli che lanciano i coltelli e lacerano ogni. Singolo. Brandello. Di. Carne» aveva sottolineato ogni parola strattonando la stessa catena che aveva sfiorato due secondi fa, lacerandoti la pelle dei polsi, avvicinandosi pericolosamente alla vena.

«Che cosa…? Cosa mi stai proponendo?» chiedi, spalancando gli occhi mentre la comprensione sembra colpirti. Non penserà, non potrebbe mai pensare che…

«Scendi dalla ruota, Dean, passa dalla nostra parte, dalla mia parte» ti sibila all’orecchio, portando la mano a sfiorarti la pancia e senti un’ondata di vomito risalirti lungo la schiena.

No. No. Tutto quello era sbagliato. No. Nononononono.

«Per quanto ritenga allettante la tua proposta, mi trovo costretto a dirti di andartene a farti fottere» rispondi, indossando il tuo migliore sorriso sicuro. Puoi ancora fingere, è l’unica cosa che ti è realmente rimasta lì sotto.

«Sei sicuro, Dean? Pensaci attentamente, non tutti rifiuterebbero un’opportunità del genere» sei sicuro che sia divertito, lo leggi nei suoi occhi, nella sua voce e nei suoi gesti e lo odi immensamente per questo.

«Oh, lo sai, io sono Dean Winchester, fare il martire è il mio mestiere» dici, cercando di scacciare la sua mano che continua ad accarezzarti lo stomaco.

«Ma, te lo ripeto, tu mi piaci, non c’è proprio nulla che io possa fare per farti cambiare idea? Tu ti meriti molto di più di tutto questo, Dean. Tu potresti essere grande!» i suoi occhi si sono allargati, assieme al sorriso saputo che ha in viso. La sua mano, invece, continua ad abbassarsi lentamente verso il tuo inguine.

Cerchi di ritrarti a quel tocco, ma essere legato con delle catene che partono da Dio nemmeno sa dove non è certo d’aiuto.

«Mah, magari se riuscissi a procurarmi una radio, sai com’è, dopo un po' i gemiti diventano no…AH!» provi a dire quando la mano del demone si chiude intorno al tuo cazzo. Non è un tocco piacevole e non sei nemmeno eccitato, ma la mano continua a stringerlo troppo forte e ti ritrovi ad ansimare prima di rendertene conto.

«Non provare a prendermi per il culo, Dean Winchester» sibila il demone, senza realmente perdere il sorriso sornione «io ti sto offrendo la più grande possibilità della tua misera esistenza»

Soffochi un gemito di dolore quando la mano dell’altro comincia ad accarezzare tutta la lunghezza del tuo pene, non c’è la minima traccia di delicatezza nel suo tocco e quando la tua erezione risponde senza che tu lo voglia ti viene voglia di piangere e urlare e mordere allo stesso tempo.

Forse è per questo che ai dannati è permesso di avere ancora un cazzo e un’erezione, pensi, e probabilmente preferiresti non avere più nulla lì sotto.

Ma gemi senza volerlo e i suoi tocchi si fanno più profondi e veloci, ti accarezza i testicoli con le dita e sei costretto a buttare la testa all’indietro per non fare qualcosa di stupido come pregarlo di andare più forte.

Con la mano libera ti afferra per l’attaccatura dei capelli e ti costringe a guardarlo negli occhi. Il suo sguardo è una pozza nera senza fondo, fredda come la morte - e sai di cosa stai parlando perché tu sei morto - e la differenza tra questo e il tocco caldo della sua mano si insinuano nel tuo stomaco e filano dritti alla tua erezione.

«Voglio che mi guardi dritto in faccia, Dean» dice, senza rallentare il ritmo, come se non ti stesse facendo una sega «voglio che tu guardi cosa diventerai. Perché non puoi scappare, Dean, tu sei come me. E questo, questo, Dean» dice, aumentando il ritmo, e per qualche motivo ti sembra che le sue mani siano diventate più ruvide e più fredde tutto di colpo «questo è quello che faremo fino a che non mi dirai di sì. Questo e qualche altra cosuccia interessante e più tradizionale, se capisci cosa intendo»

E’ a quel punto che smette di accarezzare la tua erezione, stringe la punta con tutta la forza che ha - e devi davvero morderti l’interno della bocca a sangue per non piangere e urlare e chiedere scusa - e ti rifà la domanda «Vuoi scendere dalla ruota, Dean?»

E sebbene l’unica cosa che tu voglia davvero dire sia “basta, basta, ti prego, continua, fermati, lascia la presa, stringi più forte” in un’accozzaglia di gemiti e ansiti, cerchi di sorridere al meglio delle tue forze e gli sputi del sangue addosso.

«Fottiti» rispondi, e per un attimo i suoi occhi perdono quello sbrilluccichio che li ha contraddistinti fino a questo minuto. Hai paura che se ne vada e che ti lasci così, insoddisfatto e dolorante e invece rilascia leggermente la presa sulla punta per accarezzare tutta la tua lunghezza fino alla base e riprendere a giocare con i tuoi testicoli.

Non ti ci vuole molto per venire, è una cosa che non fai da troppo tempo e comunque, in qualche modo, questo demone sembra saperci fare in fatto di seghe, e quando lasci cadere la testa esausto senti la sua risata divertita.

«Devo essere sincero, Dean, se mi avessi risposto subito di sì mi avresti deluso» dice, con la voce calma e controllata «se avessi dato via la tua dignità e la tua testardaggine così… facilmente, avrei dovuto ricredermi sul tuo conto»

Si allontana leggermente da te e se avessi la forza di alzare il viso e guardarlo probabilmente l’avresti visto sorridere. Ti fa una rabbia.

«Immagino, dunque, che ci divertiremo assieme ancora per un bel po', vero?» dice e non puoi evitare di sentire la totale gioia che traspare dalle sue parole. Ti viene da vomitare.

«Se non fossi legato probabilmente saltellerei dalla gioia» rispondi, cercando di far trasparire dalle tue parole tutto l’odio che provi in quel minuto, poi ti ricordi che è un demone e che probabilmente l’essere odiato gli fa solo piacere. Merda.

«Ci vediamo, Dean, cerca di riposare bene perché domani ricomincerà tutto da capo» dice, strascicando le ultime parole «dopotutto, queste sono le cose che facciamo all’Inferno, no?»

Pensi che stia per andarsene, che finalmente ti sei liberato di lui, ma si volta un’altra volta verso di te e corruga le sopracciglia «Oh, che maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Puoi chiamarmi Alastair, Dean»

Poi tutto si tinge nuovamente di rosso e le urla e i pianti riprendono a torturarti il cervello e ti chiedi per quanto potrai resistere.

!fanfiction, *porn fest, character: alastair, fandom: supernatural, character: dean winchester, paring: alastair/dean

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