Can I get you guys anything? Some snacks? A condom? [12/19]

Aug 15, 2012 23:37



Titolo: Can I get you guys anything? Some snacks? A condom? Let me know! Oh, God love ya ~ Partenophilia
Fandom: Thor
Capitolo: 12/19
Personaggi/Pairing: Thorki
Rating: NC-17
Warning: AU, non-con, violenza, incest
Conteggio parole: one shot (1831)
Prompt: 008. Partenophilia  You need only some PWP (slugable); 030. Vergini; 50 Kinks (kinks_pervs)
Note: Ho preso ispirazione oltre dal film Troy, ma anche da questa incredibile fan art.


#12 Partenophilia [Provare eccitazione sessuale verso vergini] TroyAU!Thorki
La vide di sfuggita mentre cercava di nascondersi oltre l’altare: la testa della statua d’oro di Apollo, all’ingresso del tempio, era stata decapitata con un solo potente colpo di lama. 
Loki si accovacciò dietro la massiccia pietra dove si compivano i sacrifici al il dio, afferrando frettolosamente il pugnale per sgozzare i capretti.
Un calice cadde e il rumore rimbombò per tutte le mura.
“Oh, Oh! Hai sentito Thor? Non li hai mica sterminati tutti nel tempio!” 
Strinse con insistenza il pugnale sentendo dei passi avvicinarsi: lui non era un cazzo di guerriero, si era rifugiato nel tempio, consacrandosi ad Apollo proprio per allontanarsi dalla vita militare, e ora doveva confrontarsi con alcuni degli olpiti più forti che marciavano contro Troia.
Si appiattì contro la pietra, girò la testa di scatto trovando l’entrata ai cunicoli che solitamente usavano per immagazzinare i doni fatti al tempio durante le cerimonie. 
Sarebbe bastato uno scatto veloce e sarebbe riuscito a rifugiarsi nei lunghi corridoi, forse anche a scendere nelle cripte.
Emise un gemito frustato quando constatò che erano entrati quattro guerrieri nel tempio e sicuramente il suo piano di fuga avrebbe avuto altre complicazioni oltre il rischio di perdersi tra i corridoi. Uno di loro schioccò la lingua più volte come per richiamare un gatto, gli atri due risero, mentre lui tremò di rabbia.
“Vieni vieni micetto, vieni da papà Fandral” Loki si ripromise che, se ce ne fosse stata l’occasione, l’avrebbe sgozzato da un orecchio all’altro, strinse ancora di più il pugnale, le nocche sbiancarono “voglio solo divertirmi un po’… aspetta… Volstagg! Ma sono tutti vergini quelli che stanno nei templi no?” 
“Da quello che ne so …” 
“Smettila, Fandral”
“Hogun! Non fare il moralista con me! Tu che sei il primo a razziare nei templi e stuprare qualsiasi cosa si muova!”
“Non mi faccio prendere in giro da un sordo oltre che stupido, non c’è nessuno qui!”
“Fidati, c’è qualcuno” prese le difese dell’amico, Volstagg.
“Allora il primo che lo trova, o la trova, ne farà il suo schiavo, che ne pensi Hogun? Ancora da lamentarti?”
Loki respirò profondamente, si portò le gambe al petto, teso come una corda d’arpa e pronto a rispondere a qualsiasi azione. L’adrenalina prese possesso del suo copro, ma mentalmente stava pregando che la pietra lo risucchiasse.
Ne aveva sentito parlare solo tre e il quarto, quello che sembrava chiamarsi Thor, non aveva proferito parola.
La tensione era così forte che in quei minuti interminabili pensò più volte di scattare e correre a più non posso verso l’uscita, ma era una delle mosse più stupide che avrebbe mai potuto fare.
La morte era sicuramente un opzione molto più invitante dall’essere fatto prigioniero o usato come una puttana.
“Eccoti” si voltò di scatto trovandosi a pochi centimetri da uno dei guerrieri, il quarto probabilmente.
Non ci pensò due volte e scattò verso le scale che portavano ai magazzini ma l’altro lo bloccò per una caviglia trascinandolo per terra. 
Tenne ben saldo il pugnale e appena fu abbastanza vicino si girò velocemente sulla schiena e cercò di colpirlo al volto.
Riuscì a provocare un taglio superficiale ma abbastanza ampio sullo zigomo che fece allentare la presa sulla caviglia. 
Loki riuscì a divincolarsi ma il guerriero lo bloccò ancora una volta, afferrandolo per il polso e facendogli perdere la presa sul pugnale. 
Con la mano libera lo colpì con un pungo in piena faccia con il solo risultato di farlo grugnire e bloccargli anche l’altro polso. Lo fece alzare a forza, scuotendolo violentemente.
Era alto, anche più di lui e più muscoloso, i capelli biondi erano lunghi, legati con un filo di cuoio, gli occhi azzurri. 
Era sporco di sabbia e polvere e impregnato dell’odore acre di sangue.
“Ed ecco che volano via le mie speranze di aver un nuovo schiavo…” commentò sarcastico Fandral, lasciando cadere di lato la testa “… e una nuova puttana”.
Loki ringhiò provando a svincolarsi facendo sì che la presa sui polsi aumentasse. 
Sembrò li sentisse scricchiolare, tentò ancora di muoversi ma ricevette una ginocchiata alle costole. Tossì e si piegò in due per riprendere fiato.
Gli altri guerrieri si avvicinarono: “Che peccato, Thor tu non sei affatto gentile, abbi un po’ di rispetto per i sacerdoti” lo canzonò nuovamente Fandral.
Thor si girò di scatto a guardarlo “Ti sembra che lui abbia avuto rispetto per me? Non mi sono mica tagliato la faccia da solo”
Volstagg sghignazzò, mentre Hogun girò sui tacchi andando verso l’uscita: “Questa farsa è andata avanti abbastanza! Muoviamoci, voglio rientrare all’accampamento prima della notte” si voltò verso Thor quando raggiunse l’uscita “Sbrigati a deciderti, o lo scopi su quell’altare e poi lo uccidi o lo porti nella tua tenda, non voglio sprecare tempo per una puttana”
Loki stava fremendo di rabbia, si morse la lingua per evitare di lasciar fluire insulti che avrebbero solo peggiorato la sua situazione, anche se non ne poteva vedere di peggiori.
“Dammi una corda” Thor grugnì guardando Volstagg.

Si ritrovò a cavalcare nelle le steppe, legato per i polsi mentre un estremità della corda era tenuta insieme alle briglie dal biondo. Lo maledisse mentalmente: non si sarebbe neppure potuto lasciar cadere da cavallo -non che fosse un idea geniale ma era già qualcosa- con il rischio di essere trascinato per miglia.
Strinse di più le cosce intorno al cavallo, sporgendosi in avanti per evitare di appoggiarsi al petto di Thor.
L’altro ghignò.
“Spero che non chiuderai con la stessa foga le cosce sta notte” gli sussurrò all’orecchio. Ringraziò le divinità che l’altro non poteva vedere il suo volto perché diventò paonazzo di vergogna e rabbia.
“Allora, un sacerdote eh? Quindi non hai mai provato i piaceri del talamo”
“Non sarà sicuramente facendo conversazione che mi renderai più acconsenziente a questo scempio verso Apollo”
“Conversazione? Oh no, la voce conservala per sta sera” si sporse di più sibilandogli nell’orecchio “Sono sicuro che urlerai o almeno pregherai per far sì che il tuo voto rimanga inviolato”.
Non rispose affondando le unghie nei palmi.
L’avrebbe ammazzato nel sonno.

Arrivati all’accampamento il biondo lo trascinò nella sua tenda senza troppe cerimonie, si curò solo di legarlo con una lunga catena ad un peso di ferro, e poi sparì per tutto il resto della giornata. 
Si fece sanguinare la caviglia nei numerosi tentativi di spostare la zavorra o tentando di rompere la catena nei punti che riteneva cedevoli. Cadde esausto per terra consapevole che doveva pensare più razionalmente.
Si guardò velocemente intorno vedendo solo degli scudi inutili, riuscì a fare un giro più o meno completo della tenda frugando ovunque fosse possibile frugare.
Poi finalmente lo trovò. 
Era un pugnale, anche più piccolo di quello di cui si era servito nel tempio, ma affilato. Andò velocemente tra le lenzuola e le pelli che facevano da letto e, tagliato un cuscino nel modo più delicato possibile, lo nascose tra le piume. Lo tenne vicino, afferrandolo ogni tanto ed escogitando tutti i modi per prenderlo quando ne avrebbe avuto l’occasione. 
Aspettò così fino a tarda sera.

Rientrò nella tenda guardandolo di sottecchi: Loki era sdraiato sul letto, dando la schiena all’entrata, le mani ad artigliare un cuscino con foga.
“Smettila di fingerti addormentato” gli disse iniziando a togliersi il cinturone, lasciando cadere pesantemente la spada “Devi essere solo onorato di essere il mio schiavo” si tolse la corazza e slaccio velocemente gli schinieri.
Loki si sedette di scatto, rosso in volto “Il tuo ego è grande come le stesse mura di Troia, sei disgustoso” sibilò, gli occhi ridotti a due fessure “Gli inferi ti aspettano a braccia aperte”
“Che aspettino pure, non intendo morire per i prossimi cent’anni” sorrise solare, avvicinandosi a lui.
Gli sfiorò con la punta delle dita il polpaccio, ostentando sulla caviglia ferita, Loki gemette dal dolore ritraendo le gambe di scatto.
Thor sghignazzò.
“Ti diverte vedermi soffrire? È uno spettacolo a te gradito? Bastardo” gli sputò in volto. Il biondo grugnì ripulendosi frettolosamente e afferrandogli con forza la caviglia ferita e trascinandolo verso di lui.
“Ti conviene smetterla, o domani mattina ti ritroverai senza più voce, da quanto urlerai questa notte”
Loki fremette. 
Era il momento. 
Afferrò il pugnale da dento il cuscino e avvalendosi dell’effetto sorpresa cercò di colpirlo dritto nel collo, ma anni sul campo di battaglia avevano dotato il guerriero di riflessi che non potevano essere paragonati ai suoi.
Si spostò, ma il pugnale gli colpì comunque il braccio affondando nelle carni. Thor gemette sfilando la lama con un unico strappo.
Il moro non si mosse: aveva stupidamente fallito.
“Te la sei cercata” Thor sibilò afferrandogli il viso con una mano “Ti farò urlare così tanto che per il resto della tua vita non sarai in grado di parlare”

Non gliel’aveva data la soddisfazione di sentirlo urlare: aveva morso un cuscino così forte da strappare il tessuto, quando l’aveva preso come un cane, e affondato i denti nella carne dell’altro, quando gli aveva detto di voler vedere la vergogna nei suoi occhi. 
Non c’era stato amore o rispetto e quando lo aveva forzato ad accoglierlo, Loki, si era sentito dilaniare. 
Non era stato dolore fisico, era solo rabbia e vergogna in quantità tali da farlo scoppiare.
L’unica consolazione che ebbe fu quella di risvegliarsi tra le lenzuola sporche di sangue, sapendo che non era del tutto il suo.
Buona parte era dovuto soprattutto a quando Thor, oramai abbastanza soddisfatto di averlo seviziato, si era ricucito la ferita con un filo e un ago arroventato. O anche quando lo aveva scopato senza troppi riguardi, incurante della ferita aperta.
Loki si guardò le mani impiastricciate di sangue, il sole appena sorto -l’altro fortunatamente già sparito-, le cosce e i fianchi riempiti di lividi neri e grossi. Sfiorò con i polpastrelli anche i morsi sul collo, sulle spalle e poté solo immaginarsi in che stato pietoso era la sua schiena. Non riusciva ad alzarsi e ogni movimento gli provocava una fitta di dolore. 
Tremò, schifato, quando constatò che quello tra le sue gambe non era solo sangue. 
Non aveva niente con cui pulirsi e le lenzuola sembravano sporcarlo ancora di più.
Era impregnato dell’odore dell’altro e non riusciva a dimenticare gli ansiti animaleschi della notte precedente.
Cercò con lo sguardo il pugnale ma non ve ne era traccia. 
Gemette di rabbia.
Tentò di pensare ad una nuova soluzione ma l’altro rientrò improvvisamente: con una mano teneva un bacinella in bronzo ricolma d’acqua e con l’altra una spugna. Gli lanciò con rabbia la seconda e appoggiò il contenitore ai piedi del letto.
“Muoviti” si sedette poco lontano, giocherellando con l’elsa della spada.
“Non penserai che lo faccia seriamente, almeno non con te che mi guardi”
“Ti sembra di avere la posizione per dare degli ordini?” afferrò l’impugnatura “Ora muoviti”

Scivolò lentamente fuori dalle lenzuola, avvicinandosi guardingo. Gli occhi di Thor lo scrutavano e lo facevano sentire più umiliato di quanto già non fosse.
Si ripromise che avrebbe ritrovato il pugnale e che non avrebbe sbagliato colpo.
Anche se ci sarebbero voluti anni.
Anche se ci sarebbe voluta una vita. 
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rating: nc17, warning: au, personaggio: thor, warning: violence, kink: incest, verse: they envy us, pairing: thor/loki, /one shot, film: thor, personaggio: loki, kink: non-con, !fanfiction

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