Spavento

Apr 02, 2010 19:15

Titolo: Spavento
Autore: Slayer87
Fandom: Kushiel's Legacy
Pairing: Imriel/Mavros
Rating: Nc17
WordCount: 1259(fdp)
Note: scritta per l'iniziativa primo aprile di fiumidiparole prompt n°5: Spavento.

Spavento.

«Imriel!» Mavros mi salutò con calore, forse fin troppo, visto che sobbalzai sussultando per lo spavento.
«Mavros», risposi al saluto ricomponendomi subito, «mi hai quasi spaventato. Non farlo, ti prego: quando mi colgono di sorpresa tendo ad avere delle reazioni inattese». L'ultima volta avevo solo rischiato di fratturare un braccio a quella povera persona che voleva solo mettermi una mano sulla spalla. Quello era l'effetto dell'essere stato così tanto a Darsanga.
Mavros sembrò capirlo, e si mise di fronte a me con uno sguardo negli occhi tale da procurarmi un brivido che si infranse sulla mia schiena come un'onda. C'era qualcosa che non mi tornava, e la cosa non mi piaceva. Da come Mavros aveva appena sogghignato, avevo intuito che si trattasse di qualcosa riferito a quella notte, quella passata a Casa Valeriana. Quello che mi aveva veramente turbato quella volta non era stato l'incontro in se, quanto il mio scontro con Phédre. Il desiderio di provare sulla mia pelle cosa significasse essere uno Shahrizai era più impellente che mai. Negli anni ero riuscito a dominare la mia parte oscura, ma in quei giorni essa era tornata prepotentemente a galla. Ed ero abbastanza sicuro che qualunque cosa avesse spinto Mavros a chiamarmi, senza avere neanche il tempo di avvertire Phédre, dovesse riguardare quel lato di me che io preferivo dimenticare e seppellire, se possibile.
Vidi Mavros che mi si avvicinava, ora che eravamo così vicini riuscivo a vedere i suoi occhi come mai li avevo visti, e quello che scorsi dentro quelle iridi mi lasciò senza fiato. Chissà se anche lui vedeva le stesse cose che stavo vedendo io. Da come gli si era accelerato il respiro dedussi di si.
Ci avvicinammo con calma, come se fossimo animali in gabbia, e non persone, e poi le nostre labbra entrarono in contatto.
Fu solo un tocco leggero quasi impalpabile, ma era stato reale e io mi allontanai di scatto, come se avessi toccato qualcosa di bollente.
«No Imriel», disse Mavros, prendendomi un polso per impedirmi di fuggire, «io so che hai sofferto, ma nascondersi non è la soluzione».
Sembrava che si fosse lanciato in un discorso molto importante per lui, così stetti a sentire cosa aveva da dire: «Non puoi nascondere la tua parte oscura per sempre. Dovrai affrontarla, per poterla tenere a bada».
Io annuì. Non mi stava dicendo nulla di nuovo. Ma lui continuò a parlare.
«Io voglio aiutarti, Imri», disse in un sol fiato, senza neanche prendere il respiro e con una voce talmente bassa che dovetti avvicinarmi per sentirlo. Inizialmente mi scostai, cercando di liberare il mio polso da quella morsa bollente che mi stava inghiottendo senza pietà.
Darsanga.
Rivedevo flash di quell'orribile posto e sapevo che finché non mi fossi liberato di quello scoglio non avrei mai potuto essere veramente me stesso.
Improvvisamente addosso sentì un gran freddo, e subito Mavros mi prese il viso tra le mani, mentre mi conduceva alla poltrona su cui prima era seduto. Si sedette, e mi invitò ad accomodarsi sopra le sue ginocchia, quasi come se fossi un bambino. Accettai, senza nemmeno saperne il motivo.
Non avevo la minima idea di quello che stavo per fare, avendo sempre evitato anche solo di pensare a come sarebbe stato avere un rapporto, consenziente, con un uomo. Troppi ricordi, troppe paure e soprattutto troppo dolore. Ma io e Mavros eravamo discendenti di Kushiel, e forse poteva veramente aiutarmi a comprendere meglio quella terribile voragine che, ogni tanto, mi sentivo nel petto.
Lui mi guardò negli occhi, come per chiedermi se fossi sicuro.
Io annuì, le parole bloccate da qualche parte nella gola.
Solo in quel momento Mavros ribaltò le posizioni, e mentre mi baciava, di nuovo, trovò senza alcun problema la strada per accarezzarmi la schiena. Fu davvero... dolce, in principio, anche se so che è strano accostare questo aggettivo ad uno Shahrizai. Immagino faccia parte del fascino della mia famiglia, quella capacità di mischiare le tenerezze degli amanti con le sfaccettature più dure del sesso. Come dicevo, fu quasi tenero, all'inizio, facendomi rilassare notevolmente sotto i suoi tocchi esperti. Mi sentivo stranamente al sicuro, pur mantenendo un leggero timore per quello che sarebbe venuto dopo. Il primo brivido me lo diede quando si avventurò oltre i miei calzoni. Cercai di alzarmi, ma lui mi bloccò i polsi con una mano e li portò in alto, rendendomi di fatto impossibile muovermi. Gli ordinai di lasciarmi, e Mavros non fece altro che sorridere al mio indirizzo e accostarsi al mio orecchio, sussurrandomi con la voce resa leggermente roca dal desiderio: «Mio caro Imriel, qui e adesso lo Shahrizai sono io». Fece una pausa strategica per sottolineare l'ovvio, ruotando il bacino contro la mia più che evidente eccitazione, prima di aggiungere con l'autorità che solo i discendenti di Kushiel hanno, «Sono io che comando qui».
Vide il mio brivido correre lungo la schiena e la luce che gli scintillava negli occhi non prometteva nulla di buono.
«Sai», cominciò a raccontare in tono casuale, mentre mi abbassava leggermente i calzoni per prendere la mia erezione in mano, «in Kushiel si ritiene che tu sia pronto ad affrontare la tua eredità di Shahrizai solo dopo che hai, a tua volta, provato cosa significhi avere a che fare con un discendente di Kushiel».
Sgranai gli occhi, cominciando a capire dove voleva arrivare.
«Hai capito cosa voglio dire, Imri?» Io annuì, ormai schiavo della voragine che si impadroniva di me. Sentivo tutti i miei desideri più oscuri risalire come una marea, annullando tutto. Darsaga... Phédre... tutto era sparito dalla mia mente lasciandomi solo uno spaventoso desiderio che chiedeva a gran voce di essere soddisfatto.
«Ora siamo pronti, Principe», disse Mavros facendomi alzare dalla poltrona. Mi condusse come in trance verso i sotterranei. Non ero più un Principe di Terre d'Ange, non ero più il figlio adottivo di Phédre nò Delaunay de Montrève, ero solo Imriel Shahrizai de la Courcel, e un discendente di Kushiel. Mavros aveva ottenuto quello che voleva e penso che mia madre sarebbe stata fiera di me.
Arrivati nelle stanze del piacere della dimora Shahrizai Mavros si stese sul letto, offrendomi i suoi polsi. Come se stessi sognando glieli legai alla testata. Lui era tranquillo e mi sorrideva con il suo solito ghigno.
«Vediamo di cosa è capace il figlio di Melisande Shahrizai», disse, con il chiaro intento di provocarmi. Inutile mentire: ci riuscì benissimo. Ormai mi conosceva abbastanza per sapere quali corde tirare per scatenare la mia reazione.
Strinsi gli occhi, cercando di dominare l'ira, ma Mavros mi prevenì:
«Non controllare la rabbia: lasciala scoppiare! Sono qui per questo».
«E il signale?» Chiesi con un po' di timore. Lui mi rispose senza esitare: «Roxanne. E ora, Principe, fai quello che vuoi di me».
E lo feci. Sondai le oscurità del mio abisso sfogandomi su di lui.
Non mi ricordo nemmeno cosa feci, di preciso.
So solo che lo feci urlare e poi gemere, mentre prendevo il mio piacere e la mia vendetta. Mai, durante la mia vita, il dolore aveva avuto un suono così bello.
Quando tornai a casa, da Phédre, ancora frastornato e di certo con un aspetto che da solo avrebbe rivelato tutto, seppi in un secondo, non appena ci scambiammo uno sguardo, che lei aveva capito cosa era successo.
Come sempre, però, non disse nulla, limitandosi ad accarezzarmi la testa.
«È servito a qualcosa?» Inutile chiedere a cosa si riferisse, lo sapevamo entrambi benissimo. «Sì», le risposi senza esitazione.
«Bene, sono contenta per te», poi aggiunse, a mo' di richiamo, «non azzardarti però a farmi prendere di questi spaventi ancora, d'accordo?» Io annuì, mentre andavo a stendermi, con i muscoli ancora doloranti dopo l'incontro con Mavros.
Sognai di sangue e dolore, e per la prima volta nella mia vita, non fu un sogno spiacevole.

The End

!2010, rating:nc17, fandom: kushiel legacy, !aprile, pairing: imriel/mavros

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