[Ninkyo Helper] Voglia di vivere

Aug 02, 2012 19:47

Titolo: Voglia di vivere
Fandom: Ninkyo Helper
Pairing: Izumi Reiji x Takayama Mikiya
Rating: R
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Socchiuse gli occhi, mentre una lieve emicrania si faceva spazio nella sua testa, appesantendola ancora di più.
Note: Scritta per la think_angst con il prompt “Ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è.”
WordCount: 846 fiumidiparole

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Izumi si spinse al centro del letto. Era stanco dopo tutta quella lunga giornata da lavoro. Aveva lavorato tutto il giorno accanto al Boss, lo aveva seguito nelle sue riunioni, nelle trattative, aveva sentito la paura scivolargli lungo la colonna vertebrale e alla fine era riuscito a portare sé stesso fuori da ogni guaio.
Era felice di essere finalmente tornato a casa, lontano da ogni preoccupazione. Aveva appena finito di mangiare e si era cucinato controvoglia un ramen precotto. Di solito riusciva a trovare almeno le forze per mangiare qualcosa di decente, ma quella sera proprio non riusciva ad alzarsi dal letto.
Socchiuse gli occhi, mentre una lieve emicrania si faceva spazio nella sua testa, appesantendola ancora di più.
Stava quasi per addormentarsi quando sentì bussare alla porta. Izumi storse il naso e si alzò a sedere, la testa che gli girava per la troppa stanchezza. Sbadigliò, ricordandosi in ogni modo che prima di andare a letto avrebbe dovuto togliersi il completo che indossava.
Andò ad aprire la porta prima di ritrovarsi davanti Mikiya. Sussultò, improvvisamente sveglio.
Il ragazzo non lo guardava, rimaneva con lo sguardo chino, tormentandosi le mani con le unghie e Izumi avrebbe voluto prenderlo e stringerlo a sé, dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma rimase fermo.
Non riusciva più a pensare o a parlare o a fare qualunque altra cosa. Era quasi un mese che non si parlavano e Izumi aveva risentito della sua assenza. Gli mancava tornare a casa e vederlo intento a cucinare qualcosa, gli mancava il suo sorriso che sembrava rincuorarlo all’istante.
Gli mancavano le loro notti, quelli passate a stringersi, mentre l’odore della sua pelle gli riempiva le narici e gli mancava addormentarsi dopo di lui, cullato dal suo respiro, lento e ritmico.
Distolse lo sguardo, perché se lo avesse guardato un solo secondo di più avrebbe ceduto e non avrebbe sopportato un nuovo rifiuto, un nuovo abbandono.
Perché aveva provato Izumi, aveva dato tutto sé stesso e vedere come Mikiya fosse velocemente ricaduto nelle sue dipendenze, gli aveva fatto male.
Gli aveva fatto male vedere di nuovo il sangue scivolare lento lungo la ceramica del lavandino, gli aveva fatto male vedere Mikiya che lavava istericamente la lametta, per nasconderla poi nel porta spazzolini, sicuro che nessuno ci avrebbe mai guardato.
Aveva sofferto. Più nel vedere il proprio fallimento segnato indelebilmente sulle braccia del più piccolo che per le bugie che aveva sopportato.
« Cosa ci fai qua Miki? » domandò a bassa voce.
Le unghie del ragazzo continuarono a tormentarsi i polpastrelli e, innervosito, Izumi gli afferrò le mani, fermandolo. Di nuovo Mikiya distolse lo sguardo e il più grande riscoprì la morbidezza della pelle delle mani, il calore di quel corpo, di cui tanto aveva sofferto la mancanza.
Strinse quelle mani nelle sue, sentendolo tremare e non riuscì più a resistere. Lo strinse, abbracciandolo, con tutte le forze che aveva. Il corpo di Mikiya tremava senza sosta, così forte che temeva gli si poteva spezzare fra le braccia.
« Ti amo Reiji. » sentì sussurrare mentre le mani del più piccolo si stringevano sulle sue spalle.
Izumi si ricordò di quanto si era sentito male nel vedere il ragazzino che cercava in ogni modo di farsi del male, che cercava in ogni modo di procurarsi dolore, perché era quello che secondo lui lo teneva in vita, perché non aveva il coraggio di vivere senza un aiuto come quello.
Il coraggio di vivere… Mikiya ne aveva passate tanto, fin da quando era nato e nessuno gliene aveva mai fatta scontare una, lo sapeva bene.
Ma in quel momento si era sentito tradito e deluso. Mentre invece, mentre lo stringeva a sé, mentre sentiva pronunciare da quelle labbra quelle parole, sembrava tutto inutile.
Amava Mikiya con tutto sé stesso e quei giorni senza di lui erano stato l’inferno. Lo strinse, sempre di più, perché lo voleva sentire contro di sé, pelle contro pelle.
Si sdraiarono sul letto, Izumi sopra di lui e lo spogliò, così rapidamente che non gli sembrò nemmeno di vedere i suoi stessi movimenti.
Lo spogliò e rimase ad osservare il suo corpo nudo e a guardare quella ferite che ormai erano diventate solo altre cicatrici, solo altri ricordi di una debolezza, sperava Izumi, che non sarebbe mai più tornata.
« Ho bisogno di te Miki. » ammise piano, baciandolo e toccandolo e il solo sentire i gemiti del più piccolo lo faceva sentire bene.
« Anche io ho bisogno di te Rei. » sussurrò l’altro aggrappandosi alle sue spalle e muovendo il corpo allo stesso ritmo delle spinte di Izumi dentro di lui.
« Adesso ci sono io con te. Ti darò io il coraggio per vivere. » ansimò venendo con un gemito roco, spingendosi per l’ultima volta dentro il suo corpo, svuotandosi e accasciandosi al suo fianco.
« Ti prometto Rei, che le cose cambieranno. »
Izumi lo strinse a sé.
« Non mi lasciare mai più. » mormorò talmente piano che quasi credette di essersi immaginato quelle parole.
Ma poi vide Miki fare cenno con la testa, negando.
« Mai. » promise baciandolo ancora.
Voleva crederci Izumi, perché gli serviva. Voleva crederci perché altrimenti non avrebbe avuto nemmeno lui, alla fine, quel coraggio per vivere.

challenge: think angst {frasi 1}, fandom: ninkyo helper, pairing: izumi x takayama

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