Titolo: A new life without you
Fandom: Ninkyo Helper
Pairing: Izumi Reiji x Takayama Mikiya
Rating: NC17
Avvertenze: Slash, Death!Fic
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Desiderava farlo suo. In ogni momento della giornata. Desiderava sentire i suoi gemiti, desiderava sentire il suo corpo.
Note: Scritta per la
think_angst con il prompt “Odio” e per la Zodiaco!Challenge di
fiumidiparole con il prompt “Angst”.
WordCount: 1091
fiumidiparole **
Il più grande ci aveva provato. Aveva dato fondo a tutta la sua pazienza perché, lo sapeva, non poteva più andare avanti in quel modo.
Sapeva che avrebbe dovuto smettere di essere ossessionato da Mikiya, perché quella passione morbosa che provava per quel ragazzino lo stava facendo letteralmente impazzire.
Desiderava farlo suo. In ogni momento della giornata. Desiderava sentire i suoi gemiti, desiderava sentire il suo corpo.
Entrò lentamente negli alloggi comuni degli yakuza. Non c'era nessuno. In realtà doveva solo parlare con Hikoichi per conto del capo, ma dentro di sé sperava di vedere di nuovo Mikiya. Sperava di poterlo osservare, anche se solo di sfuggita e di inebriarsi con l'odore della sua pelle.
Invece nella stanza c'era solo il silenzio più totale. Silenzio che rimase tale per poco tempo, fino a quando non udì dei lievi gemiti di sottofondo.
Si avvicinò lentamente, senza fare rumore, alla stanza più vicina, che doveva anche essere quella di Mikiya.
Socchiuse gli occhi. La voce era la sua, ne era quasi certo, e quelli erano gemiti di piacere.
Gemiti reali, rochi, trattenuti. Izumi si avvicinò ancora di più alla porta socchiusa, chiudendo gli occhi.
Si beò di quei gemiti soffusi, solo per poco, fino a quando non si accorse che in tutto quello c'era qualcosa di sbagliato.
Gli sembrava di sentire dei singhiozzi lievi, soffocati quasi. Non avrebbe voluto farlo, perché, lo sapeva, qualunque cosa avesse visto dentro quella stanza, avrebbe sofferto atrocemente.
Eppure, prendendo un profondo respiro, decise di spiare. Cercando di far abituare presto i propri occhi alla luce soffusa della stanza, Izumi li vide.
E sentì il proprio cuore iniziare a fermarsi.
Nel letto c'era Izumi, con le braccia legate dietro la schiena, piegato con la faccia contro il materasso e una benda fra le labbra.
Piangeva forse.
Dietro di lui, mentre spingeva violentemente dentro quel corpo che sembrava spezzarsi da un momento all'altro, c'era Goro.
Gli graffiava i fianchi e la schiena, poi gli afferrò i capelli, tirandolo eretto, seduto su di lui e fu in quel momento che Izumi vide la faccia sofferente di Mikiya, che vide la sua paura e il suo terrore.
Ansimò, leggermente, cercando di riprendere fiato.
Spalancò la porta ed entrambi sussultarono. Goro spinse via Mikiya, che ricadde sul letto, gli occhi serrati.
Il più grande invece si alzò in piedi, afferrando un coltello da sopra il comodino e puntandolo contro Mikiya.
Izumi si immobilizzò, osservando il sorriso vittorioso dello yakuza.
« Faresti di tutto per lui, vero Izumi-san? » ansimò Goro, spingendo la lama nella pelle del collo di Mikiya.
Il ragazzo lo guardava, il terrore sul suo volto e le lacrime che non riuscivano a smettere di scivolare lungo le sue guance.
Rimase in silenzio, in guardia.
« Lo so come lo guardi il piccolo Mikiya. Sei un animale Izumi-san, te l'hanno mai detto prima di oggi? » domandò poi afferrando il volto di Mikiya e portandoselo vicino alla faccia « Come puoi volere questo piccolo cucciolo? Ti fa pena? Oppure cerchi solo di fare carriera scopandoti il figlio del capo? »
« Non finirà bene per te, Goro. » sibilò Izumi cercando di controllarsi « E lo sai. Lo stavi stuprando. »
Goro alzò le spalle.
« E' lui che si è avvicinato a me. E' lui che mi ha detto di fargli male. Te lo giuro Izumi-san. Io non centro nulla e... Alla fine... ha avuto quello che voleva, no? »
Le mani di Izumi tremavano dall'odio, sempre più violento dentro di lui. Odiava Goro, odiava quello che gli aveva fatto, odiava vederlo lì, nudo, accanto al corpo di Mikiya.
Lo odiava. Avrebbe voluto ucciderlo.
Fece un passo in avanti, ma Goro fu più veloce. Lo ferì per la prima volta e Izumi cercò di ignorare il grido sommesso di dolore di Mikiya.
Doveva solo tentare. Qualunque cosa avesse fatto, Mikiya si sarebbe fatto male.
Si lanciò su Goro, atterrandolo e spingendolo contro il muro. Gli afferrò il polso che teneva il coltello, sbattendolo più volte contro il comodino, fino a quando non lo vide cadere a terra.
Poi gli strinse la mano sulla testa, aumentando la presa sui suoi capelli e iniziò a sbatterla violentemente contro il muro.
Avrebbe voluto fermarsi.
Ad Izumi sembrava come se qualcun'altro avesse appena preso il suo posto e lui fosse solo uno spettatore esterno che non poteva intervenire.
Vedere il suo corpo bruciante di rabbia, pervaso da un odio che non pensava di poter provare, mentre continuava a sbattere quella testa maledetta contro il muro, di volta in volta più forte mentre il suo volto era ricordo di sangue e di cervella di Goro.
Continuò fino a che non sentì un tocco delicato sulla sua spalla. Fu in quel momento che si sentì riavere e si voltò verso Mikiya, facendo cadere a terra il cadavere di Goro.
« Stai bene? » sussurrò piano.
Avrebbe voluto abbracciarlo. Ma come poteva farlo con quelle mani sporche di sangue?
Mikiya lo guardava negli occhi e annuiva, lentamente. Si era rivestito e gli porgeva un asciugamano.
« Sicuro di stare bene? » mormorò poi, sfiorandolo.
Izumi lo vide ritrarsi leggermente, mordendosi un labbro, per poi annuire più vigorosamente.
« Ho freddo. » sussurrò « Posso venire da te Izumi? Io... non voglio stare qua. » mormorò poi riprendendo lentamente a piangere.
Izumi si sentì morire. Lo abbracciò, stringendolo a sé, cercando di rassicurarlo.
Poi all'improvvisò sentì solo qualcosa che penetrava nel suo stomaco. Izumi si staccò lentamente da quell'abbraccio e osservò il coltello che aveva Goro. Iniziò a perdere copiosamente sangue, mentre sputava fiotti di sangue e si accasciava a terra.
Mikiya osservò il ragazzo, ancora in vita. Si piegò su di lui, sorridendogli malignamente.
« Ah Izumi-san. Non avrei voluto farlo lo sai? Ma sai, i soldi sono soldi. E tu... sei stato troppo ingenuo alla fine nel fidarti di me. » si avvicinò al suo orecchio « Sai, non mi stava stuprando. Glielo avevo chiesto io. »
Ridacchiò.
« Sai, ti ho amato. Forse ti amo ancora. Ma gli affari sono affari, capisci Izumi-san? E vorrei non averlo dovuto fare ma... » sospirò, interrompendosi.
Izumi cercò di dirgli qualcosa, di afferrarlo, ma non ci riuscì. Mikiya fu più veloce e, gelidamente, lo guardò per l'ultima volta prima di estrarre il coltello dal suo stomaco, uccidendolo definitivamente.
Mikiya afferrò la borsa che aveva posato meno di un'ora prima sul secondo letto e s'infilò gli occhiali da sole.
Poi, mentre saliva in macchina, uscendo dalla casa di riposo, il suo cellulare squillò e rispose alla chiamata.
Sorrise.
« Sì Washizu-san. Ho fatto come mi ha ordinato. Izumi Reiji e Kurosawa Goro sono morti. Non serve che le ricordi il numero del mio conto, vero? » mormorò solo prima di richiudere la chiamata.
Accelerò, rientrando a Tokyo.
La sua nuova vita era appena iniziata.
Fine.