Titolo: Don't look back
Fandom: Kamen Rider OOO
Pairing: Date Akira x Gotou Shintaro
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Gotou stava osservando in silenzio Date che preparava la valigia.
Note: Scritta per la
500themes-ita con il prompt “148. Cedere allo splendore”
WordCount: 2815
fiumidiparole **
Gotou stava osservando in silenzio Date che preparava la valigia.
Non aveva molta roba quindi supponeva che in meno di mezz'ora sarebbe riuscito a recuperare tutti i suoi vestiti sparsi per l'appartamento.
« Domani non verrò all'aeroporto. » mormorò all'improvviso, alzandosi dal bracciolo del divano e dirigendosi nella stanza accanto.
Date non rispose, limitandosi a sospirare.
« Non starò via per sempre Shintaro. » replicò il più grande, senza però distogliere lo sguardo dalla valigia.
Dalla cucina, Gotou preferì rimanere in silenzio. Socchiuse gli occhi, senza dire nulla. Si portò un dito alla bocca, mordicchiandosi nervosamente l'unghia già devastata. Prese un altro respiro e poi si diresse verso il frigo.
La sua voglia di cucinare quella sera era decisamente bassa e probabilmente si sarebbe limitato a cucinare qualche cibo congelato precotto. Se a Dato non fosse andato bene, come regalo di addio, che se ne andasse al suo chiosco di oden e lo lasciasse in pace.
Aprì l'anta del freezer, accovacciandosi e aprendo gli sportelli. La scelta a dir la verità non era molto ampia, quindi forse era meglio ripiegare su del ramen precotto. Più semplice, più rapido e sicuramente indolore.
Si alzò di nuovo, allungandosi per arrivare allo sportello quando sentì le braccia di Date circondargli la vita, stringendolo contro di sé.
« Shintaro, non fare così. Ho bisogno del tuo supporto, anche se sarò lontano. Lo sai. »
« Ah! Adesso avrai bisogno del mio supporto? » esclamò il più piccolo divincolandosi e spostandolo via « E quando mi scopavi dicendo di amarmi però non ti è passato per la testa l'idea di dirmi che stavi morendo, vero? » urlò uscendo dalla cucina a grandi passi.
Date lo raggiunse, non trovando nessuna parola che potesse adattarsi alla situazione.
Shintaro aveva ragione ad essere arrabbiato con lui. Negli ultimi mesi il loro rapporto si era consolidato, diventando qualcosa di più di semplici incontri di sesso. Gotou per lui era importante, lo era stato fin dal primo momento, ma ogni volta che tentava di intavolare con lui quel discorso, sentiva come se le parole morissero in gola, impedendogli così di dirgli la verità sul suo ritorno in Giappone.
Si avvicinò a lui, più lentamente e questa volta quando lo abbracciò di nuovo, stringendolo contro il proprio petto, Shintaro non fece troppa resistenza, abbandonandosi contro di lui con un broncio arrabbiato che il più grande trovava adorabile.
« Mi dispiace che tu l'abbia scoperto così. » sussurrò piano al suo orecchio « Solo che non volevo che tu mi trattassi diversamente. Insomma, è una situazione un po' difficile per tutti, no? Io... volevo che tu fossi il solito Gotou-chan con me. »
« Non è una giustificazione. »
« No hai ragione, ma... »
« Nessun “ma”! » esclamò di nuovo Gotou divincolandosi un'altra volta « Pensavo di contare di più per te. Che potessi essere davvero quella persona con cui condividere tutto, sia le cose belle che quelle brutte. Mi hai sempre detto che ero importante, che ero speciale e tutte quelle altre stupidaggini stucchevoli per scoprire cosa alla fine? Che il mio fidanzato, e ripeto, “fidanzato”, sta rischiando la morte. » sbuffò di frustrazione « Tanto io non sono niente per te, vero? Sono solo qualcuno da portarti a letto dicendomi qualche bella parola perché tanto io sono troppo scemo per capire quello che pensi davvero. Quindi perché dirmelo? »
Date rimase di nuovo in silenzio. Non aveva voglia di affrontare quella discussione la sera prima della sua partenza, ma si rendeva conto che era ancora inevitabile. Nell'ultima settimana, nonostante abitassero insieme, Gotou non gli aveva rivolto parola nemmeno per sbaglio.
Stava ancora pensando a trovare un modo per farsi perdonare, uno qualunque, quando Shintaro perse definitivamente la pazienza, probabilmente mal interpretando il suo silenzio.
« Basta, mi sono stancato. Vado a fare un giro. Tu finisci di fare la tua valigia in santa pace, ci vediamo dopo. »
Il più grande rimase immobile nel silenzio, mentre nella casa rimbombava ancora il rumore della porta sbattuta dietro al fidanzato.
Si lasciò andare contro il divano, sospirando ancora e massaggiandosi le tempie. L'unica cosa positiva a cui poteva pensare, e aggrapparsi, è che Shintaro aveva detto che si sarebbero visti dopo. Sapeva che doveva solo lasciargli il tempo di sbollire la rabbia, solo che non sapeva ancora quanto il proprio corpo avrebbe retto. Nella sua testa c'era una piccola bomba che poteva esplodere da un momento all'altro.
Desiderò intensamente avergli parlato prima.
Si rialzò in piedi, deciso a rincorrerlo quando la porta si aprì di nuovo all'improvviso, schiantandosi sul suo viso.
Date si accucciò a terra, portandosi una mano sul naso, osservando sconsolato il sangue che gli macchiava le dita. Udì Shintaro trattenere bruscamente il fiato e poi se lo ritrovò nel suo raggio visivo, un labbro stretto fra i denti e un'espressione da cucciolo abbandonato che gli strinse il cuore.
« Mi dispiace. » mormorò solo, arrossendo dall'imbarazzo.
« Ma che dici Shin-chan! » rise lui tentando di alleggerire la tensione « Non preoccuparti, è solo una botta al naso. »
« Con l'operazione alle porte, sarebbe meglio evitare altri danni, no? »
L'uomo ridacchiò di nuovo, scuotendo le spalle e alzandosi in piedi. Dal tavolo afferrò uno straccio, poggiandoselo sul naso, seguito da Gotou e la sua aria mesta.
« Non preoccuparti! » ripeté Akira di nuovo, dandogli una pacca sulla spalla « Non mi è successo nulla fino adesso, cosa vuoi che mi capiti ormai? »
L'altro scosse le spalle, senza rispondergli.
« Comunque sia, perché sei tornato? Pensavo che fossi veramente arrabbiato. »
« Lo ero, anzi, lo sono ancora! » si accaldò il più piccolo « E' solo... è solo che... non mi andava di stare fuori. Quindi sono tornato. Posso ignorarti benissimo anche stando in casa, no? »
Akira avrebbe voluto trattenere il sorriso, senza però riuscirci. Quando Shintaro mentiva si riusciva a capire ad occhio nudo. Era troppo onesto e ingenuo per essere un bravo bugiardo e Akira apprezzava questa sua qualità.
Il sorriso di fece più ampio quando il ragazzo gli diede una pacca sul petto, come per rimprovero e fu a quel punto che di nuovo l'uomo lo prese fra le braccia.
« Sei adorabile anche quando sei arrabbiato, lo sai? » mormorò sulle sue labbra prima di baciarlo.
Shintaro ricambiò, aggrappandosi alle sue labbra, baciandolo però più lentamente.
« Sono ancora arrabbiato. Non credere che sia tutto finito solo perché ti ho sbattuto la porta in faccia. »
« Non saresti te se ti passasse così facilmente. Sei passionale, come tutti i ragazzini. »
« Io... cosa... Non sono un ragazzino! » esclamò « Ah! Riesci sempre a farmi arrabbiare. »
« Mi dispiace. Davvero. Per tutto quanto. »
Akira sospirò, lasciandolo libero di respirare meglio e si sedette sul divano.
« Non è vero che ti ho mentito perché volevo solo portarti a letto o che l'ho fatto per ingannarti. Io amo te, non amo solo il tuo corpo. Ci sono tante cose di te che amo e che adoro e che non riuscirò mai a spiegarti a parole. Ogni volta che provavo a parlartene ogni cosa sembrava troppo stupida, troppo senza senso. E poi davvero, non volevo che le cose fra noi cambiassero, che tu ti preoccupassi troppo per me durante i combattimenti. Tutto era così perfetto che dirtelo avrebbe solo rovinato tutto. »
Shintaro rimase in silenzio e immobile in mezzo al salotto per una manciata di minuti, ma a Date sembravano essere passate delle ore. Almeno, a differenza di prima, Gotou era rimasto ad ascoltarlo, senza urlare idiozie sul fatto che in realtà non lo amava.
Quando sembrò aver assimilato il tutto, il più piccolo si avvicinò a lui, sedendosi sul divano a sua volta, appoggiando la testa contro la sua spalla. In un gesto automatico Date gli circondò le spalle, abbracciandolo.
« Sono perdonato? » sussurrò piano al suo orecchio.
« Un po'. Non del tutto. Per farti perdonare al cento per cento ti conviene tornare vivo da me. »
borbottò, di nuovo con il suo broncio arrabbiato.
« Ok, ci sto. Vedrai che tornerò nuovo e splendente. »
« Comunque non ti ci accompagno lo stesso all'aeroporto. Odio gli addii o il momento in cui mi devo separare da qualcuno. »
« Ma questo non è un addio. E' come se partissi per una vacanza un po' lunga. »
Di nuovo Gotou scosse le spalle, come a dire che in realtà quello che diceva non aveva una grande valenza, ma a Date andava bene così.
Piegò il collo, chinandosi su di lui e iniziando a baciargli lentamente il collo. Shintaro lasciò cadere la testa da lato opposto, lasciandogli più spazio, permettendogli di avere più libertà di azione, mentre allo stesso tempo faceva scivolare una mano lungo il suo petto.
Il più piccolo si morse il labbro più forte, chiudendo gli occhi.
Adorava sentirsi così vicino ad Akira, sentire le sue mani e la sua bocca. Adorava sentire il profumo
della sua pelle che gli riempiva le narici e quelli erano momenti di tenerezza a cui non avrebbe mai rinunciato.
Shintaro rimase con la testa piegata da un lato, mentre sentiva su tutto il collo e la spalla la bocca e le labbra di Date che lo baciavano e i suoi denti che lo mordicchiavano, per tornare poi di nuovo sulla sua bocca, per baciarlo ancora e ancora.
« Akira... » mormorò Gotou liberandosi mal volentieri della sua presa, voltandosi verso di lui per baciarlo meglio.
Si chinò su di lui, inginocchiandosi sul divano e alla spalla del fidanzato, continuando a baciarlo, mentre il più grande gli stringeva le mani sulla vita, accarezzando la sua pelle nuda.
Date lo tirò verso di sé, prendendogli il viso fra le mani, baciandolo questa volta con più urgenza, tanta era la voglia di sentirlo.
Avrebbe voluto fermarsi un attimo, guardarlo intensamente negli occhi e chiedergli di seguirlo, di andare con lui in America, ma sapeva già che avrebbe mandato in confusione il ragazzo, improvvisamente combattuto fra il suo desiderio di salvare le persone e la voglia di stare con lui.
Sospirò fra un bacio e l'altro, mentre sentiva Shintaro baciargli il collo, scendendo lungo il suo petto, giocando con le clavicole, toccandolo e facendosi toccare.
Date lo tirò meglio su di sé, facendolo sedere sopra di lui, stringendogli le mani sulle cosce e sul sedere, facendole lentamente risalire verso l'alto. Continuarono a baciarsi, senza riuscire a fermarsi, senza riuscire a controllarsi.
La bocca di Date scivolò sul suo petto, scostò la maglietta, baciandogli il petto, mordendogli i capezzoli, sorridendo nel sentire i gemiti di Shintaro, gemiti e piacere che era lui a procurare.
Gli strinse le braccia intorno alla vita, più forte, facendo passare poi le braccia sotto di lui. Lo strinse a sé, alzandosi improvvisamente in piedi. Il più grande sentì le gambe di Shintaro stringersi intorno ai suoi fianchi e lo spinse contro il muro, continuando a sorreggerlo.
« Sei impaziente, come al solito. » sussurrò fra un bacio e l'altro il ragazzo.
« E' colpa tua che mi rendi impaziente, Shin-chan. » replicò il più grande mordendogli un labbro piano.
« Mh. Siamo ancora qua e non ancora sul letto, non mi sembri così impaziente. Ah, forse non ce la fai più. Hai una certa età ormai Date-san! » replicò con tono lamentoso Gotou.
« Cos... »
Akira scoppiò a ridere dirigendosi a grandi passi verso la stanza. Lo lasciò ricadere sul letto e poi montò sopra di lui, spogliandolo rapidamente, baciandolo e toccandolo ancora, senza staccarsi un secondo.
« Non sono vecchio e non mi chiamare Date-san! »
Gotou rise e Akira rimase un paio di secondo ad ammirarlo. Sempre così serio e intransigente, vedere il più piccolo ridere per lui era sempre una grande conquista. E la cosa che adorava di più era il fatto di essere stato proprio a renderlo felice.
Shintaro alzò gli occhi verso di lui e poi sorrise, riprendendo fiato. Lo spinse piano, scivolando poi sotto di lui, spogliandolo, lasciandolo nudo.
Sfiorò la sua erezione nudo, osservando il corpo di Date completamente sopra di lui e questa volta il ragazzo si lasciò sfuggire un sorriso di vittoria. Adesso, anche se per poco, avrebbe condotto lui il gioco.
Schiuse le labbra, succhiando lentamente la punta dell'erezione del più grande, muovendo la lingua sulla sua lunghezza, senza fretta. Osservò Akira appoggiarsi al muro con le mani, rimanendo sopra il suo viso, costringendosi a non muoversi dentro la sua bocca. Ansimava già e Shintaro lo trovò terribilmente eccitante.
Aprì meglio la bocca, prendendo un po' più a fondo, muovendo la testa avanti e indietro, mordendogli piano la pelle, leccandola via via, sfiorando l'erezione con i polpastrelli. Soffiò contro la superficie umida, beandosi dei gemiti di piacere dell'altro, mentre con la mano libera Shintaro iniziava già a toccarsi.
Lo voleva e subito. Lo voleva sentire dentro di sé, immediatamente. Si allontanò leggermente, alzandosi sulle ginocchia e mettendosi di schiena al più grande. Gli prese le braccia, circondandosi e poi ne spinse una in mezzo alle proprie gambe.
Tirò la testa all'indietro, arrivando a fatica all'orecchio di Akira.
« Ho voglia di te, Akira. » ansimò mentre già le dita dell'altro stuzzicavano la punta dell'erezione dura.
L'altro non se lo fece ripetere due volte e lo spinse sul materasso. Gli morse ancora il collo, leccandogli la schiena, muovendo la mano su di lui più velocemente, cedendo finalmente alla lussuria, a quello splendore che portare le forme del suo fidanzato.
Scese con la lingua lungo tutta la schiena, arrivando poi alla sua apertura, iniziando a prepararlo con la bocca.
Infilò la lingua dentro di lui, sentendolo ansimare, seguita subito dopo dal primo dito.
« Akira... » si lamentò il più piccolo, desiderando che si muovesse.
« Mh, dammi tempo. Voglio godermi questo momento al cento per cento. »
Shintaro si accasciò sui gomiti, muovendo i fianchi con la bocca e le dita dell'altro e contemporaneamente contro la mano del più grande, che continuava a muoversi su di lui. Gemeva senza più riuscire a controllarsi, il cervello vuoto, la testa leggera e non comprendeva come Akira riuscisse a fargli perdere la ragione, giorno dopo giorno.
Finalmente, quando si fu divertito abbastanza, Akira lo voltò di nuovo verso di lui, baciandolo e si stese su di lui, in mezzo alle sue gambe.
« Ho voglia di vederti in faccia, Shin-chan. »
L'interessato arrossì ancora, dandogli una pacca sulla spalla.
« Smetti di dirmi queste cose! Mi imbarazzi! Muoviti piuttosto. » borbottò senza guardarlo.
Allargò meglio le gambe, permettendogli di sistemarsi e poi le allacciò intorno alla sua schiena. Quando Date iniziò a spingere dentro di lui, Shintaro si sentì finalmente in pace con sé stesso e con il mondo.
Stava bene finalmente, fra le braccia di Akira. Ansimò più profondamente, desiderando che si muovesse ancora e ancora, senza fermarsi mai.
Quando lo sentì tutto dentro di sé, Shintaro si sentì completo. Si aggrappò alle sue spalle, tirandosi su e baciandolo dappertutto.
« Ti amo Shin-chan. » sussurrò il più grande iniziando a muoversi lentamente « Sei la cosa più importante per me. »
Gotou registrò quelle parole, sentì il cuore scoppiargli nel petto, ma rimase in silenzio. Non riusciva nemmeno a gemere tanto era felice, emozionato, eccitato. Stare con Date era un po' come stare perennemente nell'occhio di un ciclone.
Sempre in movimento, sempre agitato, sempre in continua espansione. Accostò la bocca al suo orecchio, gemendo il suo nome, sentendo la mano di Akira di nuovo sulla sua erezione e venne nel giro di pochi minuti.
Si lasciò ricadere sul materasso, esausto, continuando a comunque a muoversi contro l'erezione di Akira, sempre più veloce dentro di lui.
Sentiva le sue dita penetrargli nella pelle, sentiva le sue mani stringersi nei fianchi, in un tentativo maldestro di tirarlo ancora di più a sé, come se l'essere già l'uno contro l'altro, pelle contro pelle, non fosse abbastanza, come se ne volesse sempre e sempre di più.
Quando venne, Date rimase qualche secondo immobile dentro di lui, il volto ancora nascosto nel collo di Shintaro, nel tentativo di imprimere dentro di sé ogni singolo momento, ogni singola emozione, ogni singolo profumo o gemito.
Desiderò che quella notte non finisse mai, che si prolungasse all'infinito, che il mondo gli permettesse di passare ancora ore e ore in quel letto semplicemente stringendo Shintaro a sé.
Ma purtroppo fu costretto ad allontanarsi, sdraiandosi al suo fianco.
Il più piccolo si rintanò automaticamente fra le sue braccia e sorridendo Akira lo accolse, stringendolo a sé, ancora.
« Mh. Comunque ti amo anche io Akira. » borbottò socchiudendo gli occhi.
« Ah! Lo immaginavo. »
« Idiota. Vedi di non farmi preoccupare, piuttosto. Stare con te è come stare con un bambino. »
lo rimproverò il più piccolo, dandogli le spalle, facendo aderire la propria schiena al petto di Akira, permettendogli di cingergli la vita con il braccio.
« Sì mamma. Stai tranquillo, andrà tutto bene. »
Shintaro annuì, senza rispondere, senza voltarsi perché se lo avesse fatto tutta la sua risolutezza sarebbe andata a farsi benedire.
Doveva solo aspettare un altro po', non sarebbe stato così difficile.
Aveva aspettato ventiquattro anni prima di incontrare l'uomo giusto. Attendere qualche mese che tornasse in forze e sano, non lo avrebbe ammazzato.
Mentre stava scivolando verso il sonno, si disse che lo amava, tanto e troppo. Lo amava davvero. E in fondo, sapeva bene che lo avrebbe aspettato anche per tutto il resto dell'eternità.