[Kamen Rider OOO] Time judged all

Aug 29, 2013 22:06

Titolo: Time judged all
Fandom: Kamen Rider OOO
Pairing: Hino Eiji x Ankh
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Non chiedeva troppo. Non più ormai.
Solo un ultimo sguardo. Solo un ultimo bacio. Solo un’ultima volta.
Note: Scritta per la 500themes-ita con il prompt “205. Memorie di un sogno”
WordCount: 1689 fiumidiparole

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Non chiedeva troppo. Non più ormai.
Solo un ultimo sguardo. Solo un ultimo bacio. Solo un’ultima volta.
Aveva preso tutto da Eiji, lo aveva spolpato, ridotto all’osso. E in quel momento, solo in quel momento si rendeva conto di quanto dolore, di quanta sofferenza lo aveva caricato.
L’uomo che era stato al suo fianco per così tanto tempo negli ultimi mesi, stava diventando come lui.
Un Greed assetato di potere.
Mentre quel sé stesso che tanto aveva odiato in quei lunghi 800 anni, stava diventando umano.
Doveva essere un pessimo scherzo, ne era convinto.
Eppure Eiji era là, davanti a lui.
Davanti a lui era stato tutti quei mesi, ma era diverso. Sentiva una forza diversa scaturire da quel giovane corpo umano che aveva bramato fin da subito.
Una forza distruttiva, una forza che, nonostante fosse lui stesso un Greed, non gli piaceva. Cozzava troppo con la personalità di Eiji, con quel suo farsi trascinare continuamente dal flusso degli eventi.
Eppure quel nuovo Eiji, era là, davanti a lui.
Non ricordava di aver urlato così tanto in tutta la sua vita. Eiji lo faceva irritare, fino a fargli arrivare il sangue alla testa, annebbiargli ogni senso a causa della rabbia.
Come in quel momento.
Erano stesi in mezzo all’acqua, mentre si picchiavano con la violenza di due animali che dovevano marcare un territorio.
Eiji era sotto di lui, proprio là. A portata di mano, come lo era sempre stato fino a quel momento.
E lo sentiva, mentre sembrava che stesse per scivolare via dalle sue dita, esattamente come la sabbia che sentiva ruvida sulla pelle.
Voleva solo un ultimo ricordo. Un ultimo ricordo prima che l’Eiji che conosceva fosse assorbito dal Greeed che cresceva dentro di lui, mangiandolo, rubandogli gli ultimi stralci di umanità.
Sembrava stanco Eiji.
Non riusciva a parlare e ansimava e Ankh capì che stava tentando di sopprimere la belva che cresceva nel suo cuore, che lo stava divorando, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
Ankh aveva il cervello vuoto.
Lo desiderava così tanto che temeva di sentirsi male da un momento all’altro.
Si chinò su di lui, baciandolo violentemente, mordendogli le labbra, facendo passare le mani sotto la sua maglietta colorata.
Finalmente gli parve che l’altro riuscisse a entrare di nuovo in possesso di sé, della sua mente. Si lasciò andare contro la riva, stringendo le sue mani sul suo viso, ricambiando quel bacio con la consapevolezza che forse sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe potuto farlo.
Ankh gli scostò le mani dal viso, stringendogli con forza i polsi, fino a far penetrare le unghie nella sua pelle. Osservò il volto di Eiji che si contorceva in una smorfia di dolore e poi le immobilizzò ai lati della sua testa.
Era ancora umano? Per questo provava ancora dolore?
Piegò la testa, scendendo sul suo collo, mordendolo ancora. Il più piccolo gli gemette nell’orecchio e Ankh non riuscì più a comprendere che cosa gli stesse accadendo.
Gli liberò le mani, baciandogli il collo, mordendolo, scivolando sulle spalle e sulle clavicole, lasciandogli sempre più segni.
Voleva che l’intero corpo di Eiji fosse marchiato, che fosse riconosciuto come suo, voleva che, in un modo o nell’altro, l’altro sapesse bene chi era che doveva stare accanto a lui.
Eiji si arrese a lui, alle sue attenzioni, alla sua bocca, alle sue mani che sembravano trovarsi ovunque, su ogni centimetro del suo corpo.
Ankh desiderava che fosse così. Che i suoi sensi e la sua mente fossero annebbiati così tanto dal desiderio sessuale da mettere in ombra qualunque altro desiderio stesse nascendo o avesse già messo le sue radici marce nel suo cuore.
Se lo avesse distratto, allora non sarebbe diventato un Greeed e avrebbe conservato quella forma, quella mente, quel cuore vuoto che aveva sempre avuto tutto da dare.
Lo spogliò rapidamente, strappandogli la maglietta, sfilandogli via i pantaloni quasi con rabbia e lo stesse fece con i propri vestiti.
Lo desiderava anche lui.
Desiderava il suo corpo, le sue mani, la sua bocca. Desiderava poter continuare a vivere come avevano sempre fatto fino a quel momento, senza preoccuparsi troppo di un futuro che sembrava ancora così lontano.
Si chinò ancora su di lui, scendendo ancora di più con la bocca, stringendogli fin da subito l’erezione fra le labbra, succhiandola avidamente. Eiji ansimava, ancora e ancora e Ankh non credeva che quel desiderio di sentirlo mentre gli riempieva le orecchie e il cervello potesse mai essere pienamente soddisfatto.
Eiji era come una droga per lui. Come lo erano le Cell Medal per gli altri Greeed lui si stava nutrendo di Eiji, della sua anima, del suo essere. Si nutriva di quel corpo umano che gli aveva fatto scoprire tanto, che lo aveva reso dipendente e desideroso di ben altre cose.
Voleva un corpo.
Un corpo che gli permettesse di stare con Eiji, di continuare ad assaporare quel mondo che aveva appena scoperto.
Continuò a muovere le dita e la bocca sull’erezione del più piccolo, continuando a farlo gemere a voce sempre più alta.
E ormai il Greeed sapeva riconoscere bene ogni segnale che il corpo di Eiji gli mandava e si allontanò, senza permettergli di venire. Montò nuovamente e poco preoccupato del dolore iniziò a piegarsi su di lui, sentendo il proprio corpo aprirsi mentre il sesso del ragazzo entrava dentro di sé.
Se provava dolore significava che era ancora vivo.
Se provava piacere significava che era ancora vivo.
Se Eiji continuava a desiderarlo nella solita maniera, significava che era ancora vivo, umano.
Mosse il bacino fino in fondo, fino a sentirsi completamente pieno, fino a che ogni sinapsi del suo cervello non fu sopraffatta dal dolore.
Ansimò e gemette, mentre sentiva solo un sibilo lontano. Il mondo era escluso dalla sua testa, c’era solo il dolore, il desiderio e la voglia di Eiji, c’erano solo le sue mani che si stringevano con talmente tanta forza sui suoi fianchi da aggiungere dolore su dolore, facendogli però capire che c’era ancora.
Che forse le sue speranze non erano del tutto perdute.
Quando Eiji iniziò a muoversi, più lentamente di quello che avrebbe voluto, le fitte di dolore erano come scariche elettriche. Lo sentiva spingersi sempre più a fondo, mentre le sue dita tentavano di distrarlo, eccitandolo ancora di più, muovendosi sulla sua erezione.
Dopo i pochi minuti che si era concesso per adattare il corpo all’intrusione, Ankh iniziò a muovere i fianchi avanti e indietro.
Lo voleva sentire mentre spingeva dentro di lui, mentre si muoveva fino in fondo, mentre lo riempiva.
Se lo sentiva allora anche lui era vivo.
Se provava piacere poteva convincersi che non era solo grazie a quel corpo che occupava, ma era anche un po’ merito suo.
Andava bene così.
Così si era sempre detto, illudendosi di poter trovare un giorno una soluzione a quel problema che lo assillava, a quel desiderio di essere umano, o almeno di avere un corpo proprio, che giorno dopo giorno si faceva sempre più presente, più marcato, più doloroso.
Si mosse più velocemente, non volendo dare al corpo il tempo di abituarsi. Voleva tutto e subito e voleva sentirlo, secondo dopo secondo, mentre continuava a vivere in quell’illusione di essere proprio lui a provare quelle emozioni, non di essere semplicemente dipendente da un surrugato.
Le dita di Eiji continuavano a muoversi su di lui, si stringevano intorno alla sua erezione, avanti e indietro, con lo stesso ritmo e la stessa cadenza della sua erezione.
Serrò i denti e le mani sulle sue spalle, talmente forte da spezzare il fiato di Eiji, facendo gemere forte di dolore.
Si rialzò, eretto sulla schiena, muovendosi senza fermarsi un secondo. Tirò le braccia indietro, appoggiandosi alle ginocchia del più piccolo venendo nella sua mano con uno spasmo quasi improvviso, mentre una scarica di adrenalina gli attraversava tutto il corpo.
Ankh si tirò di nuovo in avanti, appoggiandosi alle spalle del più piccolo, senza fermarsi. Le spinte di Eiji si facevano sempre più veloci, sempre più forti, dolorose e terribilmente piacevoli allo stesso tempo.
Gli faceva male, ma quel dolore gli piaceva. Dolore e sesso uniti in una spirale che finalmente, dopo ottocento anni lo stava facendo sentire vivo.
Anche durante tutti quei mesi, Eiji lo faceva sentire nella stessa maniera. Ogni cosa che diceva, ogni cosa che faceva, ogni gesto rivolto solo ed esclusivamente a lui gli facevano male e lo facevano sentire finalmente vivo allo stesso tempo.
Per questo non poteva permettere che perdesse quell’umanità, quei sentimenti che lui invece deisderava così intensamente.
Non sarebbe accaduto, non fino a quando non avrebbe esalato il suo ultimo respiro.
Quando sentì Eiji venire, caldo e pieno dentro di lui, si rese conto che tutto quello non sarebbe durato.
Quella era davvero un’ultima volta. Nulla di tutto ciò che aveva conosciuto in quei mesi sarebbe rimasto tale.
Lui ed Eiji avevano attraversato una linea, avevano fatto un passo di troppo. Era impossibile tornare indietro, far finta di nulla, permettersi magari qualche altro attimo di riposo per godersi quelle giornate, solo loro due insieme.
Si accasciò su di lui, non permettendogli di sfilarsi dal suo corpo.
Desiderava sentire quel calore ancora un po’ e le braccia di Eiji che lo circondavano, abbracciandolo, ancora e ancora.
Sentì il viso di Eiji affondato nella sua spalla e il respiro veloce, spezzato dallo sforzo. Fu sicuro di udire dei singhiozzi, ma per la prima volta Ankh non trovò il coraggio per guardarlo in faccia. Si limitò a serrare gli occhi, stringendo le proprio mani intorno a lui.
« Che fai idiota? Piangi? »
Eiji non gli rispose, ma Ankh non ne aveva bisogno.
Il mondo stava cambiando troppo velocemente, i loro corpi stavano cambiando e non erano in grado di stare dietro a quei cambiamenti.
« Vedrai che si sistemerà tutto. » si limitò a sussurrare, al suo orecchio.
Ankh non sapeva se pensava veramente ciò che aveva detto o se era solo un altro stupido e patetico tentativo di convincersi che tutto sarebbe davvero andato bene, come se stesse ancora vivendo nelle memorie di un sogno che aveva sempre avuto paura di sognare.
« Ti amo Ankh. » biascicò la voce spezzata dai singhiozzi del ragazzo « Voglio dirtelo un’ultima volta, prima di… »
Ankh lo interruppe, baciandolo. Non lo voleva sentire. Non voleva sentire quelle parole che avrebbe davvero messo la parola fine a qualcosa che gli era velocemente sfuggita di mano.
Serrò gli occhi con più forza perché non riusciva a guardarlo.
Non disse altro, ma aveva preso la sua decisione.
Sarebbe stato con Eiji, al suo fianco.
Fino alla fine, fino a che non avrebbe smesso di respirare.

challenge: 500themes ita, pairing: hino x ankh, fandom: kamen rider ooo

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