[Kamen Rider Decade] Il legame più importante

Aug 01, 2013 00:02

Titolo: Il legame più importante
Fandom: Kamen Rider Decade
Pairing: Katou Daiki x Kadoya Tsukasa
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: “Non voglio che l’ultimo tesoro mi venga rubato.”
Così gli aveva urlato, pochi secondi prima che Tsukasa si avviasse verso un duello che prevedeva solo la sua morte.
Note: Scritta per la 500themes-ita con il prompt “170. Tempesta dormiente” e per il COW-T3.5 di maridichallenge con il prompt “Altrove”.
Note 2: Spoiler. Su tutto.
WordCount: 1571 fiumidiparole

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“Non voglio che l’ultimo tesoro mi venga rubato.”
Così gli aveva urlato, pochi secondi prima che Tsukasa si avviasse verso un duello che prevedeva solo la sua morte.
Si era sentito stupido e avrebbe tanto voluto seguire il proprio istinto e rimanere in silenzio, fino alla fine. Invece la sua mano si era mossa da sola e le sue labbra avevano iniziato a parlare.
Tsukasa non si era voltato, era rimasto immobile a fissare davanti a sé. Daiki poteva osservare la linea delle spalle irrigidite rilassarsi un poco.
Kaitu avrebbe voluto voltarlo e guardarlo, osservarlo per un’ultima volta, guardarlo a fondo, con attenzione, come aveva fatto sempre fatto fino a quel momento.
Eppure non lo fece. Tsukasa aveva preso una decisione e non era suo compito mettersi in mezzo.
“Se dovessi morire… ti lascerò avere il mondo.”
Nient’altro.
Tsukasa aveva detto solo quello, prima di avviarsi lungo la collina. Avrebbe voluto che gli parlasse ancora, che lo guardasse. Per almeno una volta nella sua vita, Daiki avrebbe voluto ricevere una conferma.
Essere certo di contare qualcosa per l’altro. Sapere, senza ombra di dubbio, di essere importante.
Ma Tsukasa se ne stava andando e probabilmente non lo avrebbe più visto. Probabilmente quello sarebbe stato il loro ultimo incontro, il loro ultimo discorso e Daiki sentì come un masso pesargli sul petto.
Era arrabbiato. La rabbia andava oltre la tristezza, oltre all’irritazione. Camminò nella direzione opposta, a grandi falcate, cercando di mettere più strada possibile fra lui e Tsukasa, cercando ogni più piccolo ricordo di loro due nella sua mente, cancellandoli.
Eppure, dopo una manciata di minuti, si fermò. Ansimava e non capiva perché. Si sentiva la testa scoppiare, mentre una valanga di immagini, di sensazioni e di emozioni contrastanti gli inondavano la mente.
Lui e Tsukasa. Sempre comunque. In ogni modo.
Fra delle lenzuola umidi, su un pianeta, durante un combattimento. Di nuovo contro un muro o un tavolo, avvolgendosi l’uno con l’altro, ansimando come animali che non sanno più quando si potranno ritrovare di nuovo.
Lui e Tsukasa, in ogni ricordo, in uno singolo istante che gli si stava rovesciando in maniera disordinata nella testa.
E fu in quel momento che decise, che comprese.
Lui non doveva aspettare una conferma da parte di Tsukasa, non era nelle suo abitudini ottenere conferme, aspettare i comodi degli altri. Avrebbe fatto come aveva fatto fino a quel momento.
Voleva Tsukasa e se lo sarebbe presto.
Voleva continuare a stare con lui e lo avrebbe fatto.
Se all’altro non fosse andato bene, beh, glielo avrebbe detto. Il silenzio assenso è una regola che è sempre valida, si disse per darsi forza.
Seguì la strada che aveva percorso fino a quel punto, superando la collina, affiancandosi a Tsukasa, che lo fissava perplesso.
« Il mondo a me non interessa. Ci sono tesori abbastanza interessanti da farmi trovare, piuttosto? » domandò, trasformandosi.
Tsukasa non rispose e a Daiki andava bene così. Non aveva bisogno di risposte, non più, quel semplice sorriso valeva più di mille conferme, di mille proposte, di mille altre cose che in quel momento gli sembravano terribilmente inutili.
Socchiuse gli occhi.
Se fosse morto, sarebbe morto accanto a lui.

Daiki si lasciò ricadere sul letto del negozio di fotografie, accanto a Tsukasa. Erano entrambi stanchi, sopravvissuti ad un combattimento che li vedeva decisamene in svantaggio.
Eppure ce l’avevano fatta.
Erano là, di nuovo insieme. Nulla poteva andare meglio di così, nulla.
Daiki si voltò su un fianco, osservando i graffi e le escoriazioni sul volto dell’amante e le giudicò quasi virili.
« Sei tornato. » disse piano Tsukasa, quasi si vergognasse di farsi udire.
Daiki scosse le spalle, socchiudendo gli occhi.
« Te l’ho detto. A me del mondo non interessa un granché. Mi interessa ciò che può nascondere e quanto è prezioso. »
« E ultimamente che cosa hai trovato? » mormorò ironico Tsukasa, accennando un sorriso, voltandosi verso l’altro.
Il più piccolo arricciò le labbra, fingendo di pensarci. Poi, senza rispondere e rapido come la luce, montò sopra il più grande, chinandosi per baciarlo.
Daiki sentì subito le mani di Tsukasa stringersi intorno ai suoi fianchi, tirandolo maggiormente contro di sé.
« Desideravo questo momento da giorni. » ammise piano il più grande, senza staccare le sue labbra da quelle di Daiki.
L’altro però si allontanò di qualche centimetro, accennando un sorriso malizioso.
« Desideravi questo momento o desideravi me? » mormorò in un soffio altrettanto basso, chinandosi fino al suo orecchio.
Daiki non aveva particolare timore della risposta, ma di nuovo quel demone che quella mattina si era spinto dentro la sua testa non era ancora uscito, una tempesta dormiente che si era risvegliata in lui all’improvviso. In quel momento era ufficiale.
Voleva una conferma e la voleva disperatamente.
« Te. Desideravo te. » mormorò piano Tsukasa, baciandolo ancora e ancora e Daiki si sentì improvvisamente leggero, come se il peso di quegli ultimi giorni, fosse scomparso da sopra le sue spalle.
Si gettò su quelle labbra, mordendole e baciandole, cibandosi di loro come se non le avesse mai viste primo di quel momento.
Scese lungo il suo collo, lasciando i segni del proprio passaggio e fu a quel punto che Tsukasa si alzò sui gomiti, spogliandolo del pantalone, lasciandolo nudo sopra di lui.
Daiki si lasciò andare alle sue carezze quasi violente, mentre sentiva la lingua del più grande scendere sempre più in un basso, finché, poco voglioso di lasciarsi andare a preliminari o torture di ogni tipo, Tsukasa non avvolse completamente la sua erezione tra le labbra.
Il più piccolo gettò la testa all’indietro, muovendo invece i fianchi in avanti, incapace di articolare qualunque tipo di suono.
La bocca calda di Tsukasa, la sua lingua, le sue labbra erano sempre troppo per il cervello di Daiki. Troppe emozioni da registrare allo stesso tempo, troppe sensazioni che ancora, dopo tutti quei mesi, Daiki non riusciva ancora a capire.
E gemeva, senza riuscire a fermare la proprio voce, senza riuscire a fermare i propri fianchi, stringendo fra le dita i capelli di Tsukasa.
Ma non voleva che finisse così, così in fretta. Voleva sentire Tsukasa più a fondo, sentirlo di più, sentirlo ancora più vicino a sé.
Lo spinse via, spogliandolo quasi con ferocia perché non riusciva più a resistere. Mosse velocemente una mano sulla sua erezione, scivolando con la lingua fra le sue gambe, sfiorando la sua apertura, iniziando a penetrarlo con la bocca e sentiva solo i gemiti di Tsukasa.
Ne voleva di più. Sempre di più. Era come una droga, un tesoro inestimabile di cui mai, ormai, avrebbe potuto fare a meno.
Lo spinse con la schiena sul materasso, tirandogli le ginocchia al petto, iniziando a prepararlo frettolosamente, perché in fondo a Tsukasa i preparativi non erano mai piaciuti. Sapeva che a Tsukasa piaceva quel modo di fare e lui allora faceva sempre anche l’impossibile per farlo godere.
Iniziò a spingersi dentro di lui, muovendo più lentamente di quello che pretendeva il suo corpo, assaporando ogni centimetro di pelle che lo circondava, perché dopo tutto quel tempo e dopo quello che era successo non credeva possibile di essere di nuovo là, contro quel corpo, contro quella pelle sudata che sapeva di Tsukasa, che urlava tutto di lui.
Si spinse fino in fondo, tentando di farsi risucchiare dentro di lui, desiderando rimanere al suo fianco per tutto il tempo che gli era possibile.
Continuò a spingere e a spingere, ascoltando solo il rumore dei gemiti di Tsukasa, permettendo alla sua voce di imprimersi nella sua mente, muovendo rapidamente perché non riusciva più a trattenere il proprio corpo.
Venne dentro di lui sentendosi finalmente completo, mentre sentiva la unghie di Tsukasa penetrargli nella carne delle spalle, quasi facendogli male.
Uscì dal suo corpo quasi di controvoglia, più perché era costretto dalla fatica del proprio corpo che per voglia. Si lasciò ricadere al suo fianco, ansimando, sentendo il calore della pelle di Tsukasa accaldare la propria.
Rimasero in silenzio per un po’, nel tentativo di riprendersi dal quell’amplesso animalesco che li aveva tenuti avvolti fino a quel momento.
« Prima non mi hai risposto. » esordì Tsukasa, la voce ancora spezzata dal respiro affannoso.
« A cosa? »
« Quando ti ho chiesto se hai trovato qualcosa di prezioso nel mondo. »
Daiki rimase ancora in silenzio. Non era abituato ad esternare le proprie emozioni perché farlo, specialmente in quel momento, avrebbe fatto nascere qualcosa di completamente diverso, qualcosa che non aveva mai provato, qualcosa che, nel profondo del suo cuore, gli faceva un po’ paura.
Ma non era tempo di aver paura. Era il tempo di dare a Tsukasa quelle stesse confermo che poco prima lui stesso aveva cercato.
« Ho trovato te. Il tesoro più prezioso che io potessi trovare nel mio viaggio. Potrei viaggiare per tutti i mondi per altri mille anni, potrei andare altrove e scappare ovunque, ma tu sei qua. E tu sei la cosa più importante. » ammise senza guardarlo, tenendo gli occhi chiusi, perché così era più semplice.
« Quindi cosa desideravi? Questo momento o me? » domandò ancora, sorridendo Tsukasa.
« Non ti basta quello che ho appena detto? » replicò divertito Daiki, voltandosi verso di lui.
Tsukasa scosse la testa, fissandolo negli occhi.
« E’ bello sentirti dire certe cose. Mi tranquillizza. »
Daiki sbuffò, avvicinandosi a lui, baciandolo e facendo aderire i loro corpi, pelle contro pelle.
« Desideravo te. E per sempre, io desidererò sempre e solo te. »
Il sorriso di Tsukasa smise di essere un sorrisetto di faccia e finalmente Daiki lo vide sorridere per davvero e fu stupito di vedere quanto un gesto semplice come quello potesse fargli scaldare il cuore.
Forse aveva finalmente trovato uno scopo nel suo viaggio.
Aveva finalmente trovato una persona che mai lo avrebbe abbandonato.
E Daiki lo avrebbe seguito, perché ormai nulla avrebbe mai potuto spezzare il loro legame.

challenge: 500themes ita, pairing: katou x kadoya, challenge: cow-t3.5, fandom: kamen rider decade

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