[Hey!Say!Jump] Hate themselves because I can’t hate you

Nov 18, 2012 02:31

Titolo: Hate themselves because I can’t hate you
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Takaki Yuya x Chinen Yuri
Rating: NC17
Avvertenze: Slash, Non!Con, Underage, AU! ('verse yakuza. vai a * questo* link per ulteriori informazioni)
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Yuri strinse la sigaretta fra le labbra, prima di prenderla fra le dita e far cadere la cenere nel posacenere. Rimase sdraiato a pancia in giù, il braccio piegato che faceva da cuscino alla testa che gli pesava terribilmente.
Note: Scritta per la Sagra del Kink di kinkmemeita con il prompt “Topping”, fillando il prompt di yuki013 “Sigaretta fra le labbra.”, per la diecielode con il prompt “Your innocence is mine” e per la 500themes_ita con il prompt “121. Bacia la mano di chi ti nutre”
Note 2: Allora, dobbiamo spiegare un secondo un paio di cose. Questa storia è uno spinf off di una storia che vogue91 ha scritto per il bigbangitalia, di cui io poi, per la stessa challenge, ci ho scritto un seguito. In realtà la storia di vogue91 si rifà ad una mia one shot ( questa, per la precisione xD). Tutto questo per dire che questa storia si può leggere tranquillamente leggendo la prima one shot che ho scritto.
Ok. La smetto, lo giuro xD
WordCount: 2449 fiumidiparole

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Yuri strinse la sigaretta fra le labbra, prima di prenderla fra le dita e far cadere la cenere nel posacenere. Rimase sdraiato a pancia in giù, il braccio piegato che faceva da cuscino alla testa che gli pesava terribilmente.
Aveva voglia di piangere. Piangere fino al mattino dopo, addormentarsi, svegliarsi e riprendere a piangere. Voleva passare le sue giornate in quel modo, chiuso in un circolo vizioso che non aveva poi così tanta voglia di distruggere.
A volte, quando Yuya stava fuori per lavoro anche dei giorni, passava le ore senza fare assolutamente nulla. Rimaneva sdraiato sul divano o sul letto e fumava, osservando il soffitto.
Il cervello era libero da pensieri, il corpo poteva riprendersi dalle continue violenze e lui poteva, per quanto ne fosse in grado, estraniarsi da quella stanza e fingere di essere altrove.
Solo che in quel momento Yuya non era a lavoro. Era accanto a lui, coperto solo da un lenzuolo. Fumava e lavorava, con il computer sulle gambe, gli occhiali e i capelli legati, stringendo anche lui la sigaretta fra le labbra.
Fino a pochi mesi prima, se gli avessero detto che avrebbe iniziato a fumare, si sarebbe messo a ridere.
Aveva sempre odiato fumare. Aveva dei ricordi nitidi di suo padre che fumava, avvolto ogni sera, in un cucina, nella sua nube grigiastra, mentre lavorava. Un po’ come Yuya, solo che suo padre non lo stuprava.
Lo aveva solo venduto alla yakuza. Odiava lui in realtà. Odiava sua madre. Odiava la loro vita, così incredibilmente perfetta adesso che era fuori dai piedi. Li odiava talmente tanto che gli sembrava di impazzire.
Spense la sigaretta, appoggiando poi il posacenere sul comodino, continuando a non guardare Yuya. Voleva solo dormire, fino al giorno dopo.
Era talmente stanco e stremato che non aveva nemmeno le forze per lavarsi o vestirsi dopo l’ennesimo stupro di Yuya. Era stanco, eppure non poteva lamentarsi. Poteva scappare, ma Yuya lo avrebbe ucciso.
E lui non poteva morire. Non voleva morire. Non era giusto. Strinse le mani a pugno, mordendosi le labbra a sangue, sentendo gli occhi lucidi.
Sentì Yuya sospirare al suo fianco e poggiare il computer sul comodino, vicino alla sua birra, al posacenere, gli accendini e i pacchetti di sigarette semi vuoti. Rimase immobile, poco voglioso di parlare o di indurlo a fare altro.
Yuya si agitò sotto le coperte, per avvicinarsi a lui. Gli circondò la vita con un braccio, stringendolo a sé, inspirando l’odore della sua pelle e dei suoi capelli, spingendo i fianchi contro il suo corpo nudo. Yuri serrò gli occhi, stringendo ancora di più le mani a pugno, infilandosi le unghie nel palmo.
Era stanco, voleva solo dormire. Aveva ancora i polsi doloranti per quanto era stretta la corda che Yuya aveva usato per legarlo al letto e le braccia avevano da poco ripreso una normale circolazione.
« Yuri… » mormorò lo yakuza al suo orecchio.
« Mh? »
In tutta risposta il più grande si strinse ancora di più a Yuri, la cui voglia di scoppiare a piangere si faceva di secondo in secondo più forte. Ma non avrebbe mai pianto davanti a lui. Era una sfida con sé stesso. Doveva riuscirci. Non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
Yuya voleva vedere la sua sofferenza, il suo dolore. Voleva che lo implorasse di smetterla, ma non lo avrebbe mai fatto.
Aveva ancora una dignità, nascosta da qualche parte dentro di lui. Un orgoglio che tutta la violenza di Yuya non era riuscita ad estirpare. Serrò i denti e desiderò che quella serata finisse il più in fretta possibile.
Come faceva Yuya ad avere ancora dopo quelle tre ore infinite in cui gli aveva fatto di tutto?
Come poteva ancora essere così pieno di arroganza e di avidità nei suoi confronti? Yuri in quei mesi gli aveva fatto fare di tutto, sperando così di attutire quella violenza che il più grande sembrava così desideroso di disfarsi.
« Su, non fare il difficile Yuri. Non ho voglia di legarti di nuovo. Collabora. » sussurrò lo yakuza al suo orecchio.
Yuri sbarrò leggermente gli occhi. Aveva paura quando Yuya lo legava. Aveva paura della sua fantasia, delle armi, del dolore. Si voltò quasi immediatamente verso di lui.
Se voleva che collaborasse, beh, avrebbe collaborato a modo suo. Chiuse gli occhi, perché non voleva vederlo in faccia, mentre lo faceva godere.
Ogni volta che sentiva un gemito di Yuya causato da lui, provava per sé stesso ancora più disgusto del solito.
Fece passare una mano fra i loro corpi, mentre Yuri gli mordeva il collo, sfiorandogli la nuca delicatamente e prese ad accarezzargli l’erezione, di nuovo schifosamente dura. Sentì la grande mano di Yuya stringersi sulla schiena, premerlo con più forza contro di sé, facendo aderire i loro corpi e Yuri gli diede tutto quello che desiderava, perché così forse sarebbe riuscito ad addormentarsi prima, cercando di escludere dalla sua mente tutto quello che gli faceva Yuya.
Yuya lo graffiò sulla schiena e il più piccolo gli morse una spalla, tentando di reprimere i gemiti di dolore. Le prime volte lo yakuza era stato molto chiaro con lui. Non voleva sentire nemmeno un lamento, perché lo irritavano. E Yuri aveva scoperto ben presto, a sue spese, quanto terribile potesse essere stare con lui quando era irritato.
Lo udì ridacchiare, mentre la mano risaliva lungo la colonna vertebrale, afferrandolo bruscamente per i capelli, staccandolo dalla sua spalla. Yuri serrò gli occhi, mordendosi un labbro. Yuya riusciva sempre a ferirlo, qualunque cosa gli facesse.
« Mi piace la tua voce sofferente Yu. » ansimò Yuya sulla sua bocca, mentre la mano di Yuri si muoveva sempre più velocemente su di lui.
« Sei un animale Yuya. » ringhiò Yuri serrando gli occhi, mentre il più grande gli mordeva il collo e la giugulare.
« La tua innocenza è il cibo può pregiato per me. E ho intenzione di cibarmene per tutta la vita. » sussurrò sulle sue labbra, prima di spingergli bruscamente la testa verso il basso. Yuri si liberò dalla stretta di Yuya fra i suoi capelli con un gesto brusco e scostò le coperte, inginocchiandosi in mezzo alle sue gambe, prendendogli velocemente l’erezione in bocca, iniziando a succhiare.
Di nuovo Yuya lo afferrò per la testa, muovendo contemporaneamente in avanti i fianchi, spingendosi fino in fondo alla sua gola. Yuri si artigliò alle sue cosce, allargando maggiormente la bocca per prendere aria e tentare di non soffocare.
Si odiava. Odiava il proprio corpo, odiava Yuya, odiava tutto quello che lo circondava. Odiava farlo godere, odiava sentirlo dentro e contro di sé, lo ripugnava. Eppure ricacciò indietro le lacrime, serrò gli occhi e assecondò i movimenti di Yuya dentro la sua bocca, muovendosi più velocemente, cercando di fargli raggiungere l’orgasmo in fretta.
Ma Yuya non sembrava del suo stesso avviso. Strinse i capelli nella sua mano, scostandolo dalla sua erezione, tirandolo verso di lui. Yuri montò sopra di lui, cercando di non perdere l’equilibrio e di prepararsi fisicamente a quello che sarebbe successo.
Gli faceva male tutta la schiena ma evidentemente di quello a Yuya non gliene fregava nulla. Sentì la punta della lunghezza di Yuya muoversi contro le natiche e Yuri strinse le mani intorno alle spalle dello yakuza, tentando in quei pochi secondi di rilassare il proprio corpo il più possibile.
Yuya lo afferrò per il mento, tirandogli il viso verso di sé, costringendolo ad aprire gli occhi, prima di spingersi dentro di lui. Il ragazzino si morse la lingua fino a che non sentì il sapore del sangue dentro la bocca e lo sentì anche Yuya, perché mentre spingeva dentro di lui senza pietà spinse la sua testa contro il suo viso, costringendolo a baciarlo.
Era raro per Yuya, ma non per questo meno disgustoso per Yuri. Sentiva la sua lingua contro la propria, insieme un sapore rivoltante misto a sangue.
Yuri si liberò da quella presa prepotentemente, inspirando aria a pieni polmoni, mentre il più grande sogghignava, posando le mani sulle natiche di Yuri, allargandole solo per spingere dentro di lui con ancora più violenza.
Il più piccolo ansimò di dolore, appoggiando le mani sul grande petto tatuato di Yuya, serrando gli occhi e cercando di reprimere le lacrime, come ogni giorno negli ultimi sei mesi.
Graffiò il petto di Yuya, cercando un qualunque appiglio per soffrire di meno, senza riuscirci. Quando lo sentì venire, ringraziò ogni dio conosciuto e ogni divinità che si ricordava.
Si lasciò ricadere sul letto, di nuovo a pancia in giù, con il fiato spezzato dai singhiozzi repressi, il corpo che gli tremava per l’ennesimo sforzo e l’ennesima sofferenza.
Yuya si adagiò meglio sul materasso, allungando la mano verso il comodino per prendersi un’altra sigaretta. Yuri sentì il rumore metallico dell’accendino e poi il rumore della fiamma nel silenzio opprimente dell’appartamento.
Decise di imitarlo. Aveva scoperto che fumare lo tranquillizzava, riducendo il tremore del suo corpo e la sua paura. Si accucciò su sé stesso, portandosi la sigaretta alle labbra, aspirando nervosamente la nicotina.
Sentiva lo sperma viscido di Yuya scivolargli fra le natiche, sporcandogli le cosce e avrebbe voluto strapparsi ogni singolo centimetro di pelle sudicia che portava addosso per il disgusto che provava verso sé stesso.
Si voltò verso Yuya, sistemandosi come meglio poteva per evitare di non sentire troppo dolore alla schiena. Lo yakuza era tornato a fumare e a scrivere al computer, ignorandolo come ogni sera.
Si morse un labbro. Sapeva che non avrebbe dovuto tirare troppo la corda con Yuya, che conveniva a tutti, lui per primo, che il più grande non si stancasse mai di lui.
Perché ricordava bene la conversazione avuta con Arioka in quel breve periodo passato al capannone. Quelli che si potevano permettere di comprare un essere umano, avevano lo stesso potere per ucciderli. Giocavano con loro come gioca un gatto con il topo prima di mangiarlo.
Li usavano, si divertivano, li spolpavano asportandogli via ogni linfa vitale e poi, quando il gioco non era più divertente, li gettavano via. E Yuri non voleva morire. Non voleva perché voleva vivere la sua vita, voleva vedere se c’era davvero qualcosa di buono in serbo per lui negli anni che rimanevano da vivere.
E Yuya in fondo, era meglio di molti altri, lui e Kota non facevano che ripeterglielo. Altri come lui vivevano rinchiusi come animali, privati di cibo, di vestiti, di dignità. Lui al confronto era un re.
Faceva quello che voleva, poteva andare dove voleva pur rimanendo nei limiti del quartiere di Kabuki-cho. Aveva dei vestiti, dei libri, perfino dei giochi che usava nella console del più grande. Cibo e riscaldamento a volontà. In cambio Yuya chiedeva solo l’uso del suo corpo, chiedeva una disponibilità totale che, per quanto lo disgustasse, gli faceva comodo.
Bacia la mano di chi ti nutre, aveva letto in un libro. Ed era quello che aveva intenzione di fare. Rendersi appetibile, perché non osava pensare a dove sarebbe finito se lo yakuza si fosse stancato di lui. Forse uno dei suoi tanti bordelli sparsi per Tokyo e allora sì che avrebbe finito di avere una vita.
Inghiottì rumorosamente, cercando di frenare il tremore della sua voce.
« Che hai fatto oggi a lavoro? » sussurrò piano.
Yuya smise di scrivere, fissandolo con un sopracciglio alzato. Si tolse gli occhiali, come a guardarlo meglio. A disagio per quello sguardo che sembrava penetrargli dentro l’anima, il ragazzino tirò su di sé il lenzuolo, coprendosi quasi del tutto.
« Come mai? »
Yuri scosse le spalle, nervoso.
« Così. Era per fare conversazione, ma se ti dà fastidio… »
« No non mi dà fastidio. E’ che non me lo hai mai chiesto in questi mesi che abiti qua. » gli fece notare l’altro, facendo cadere la cenere nel posacenere, che appoggiò fra i loro corpi.
Yuri scosse di nuovo le spalle.
« Mi sto abituando. Non sei un coinquilino molto simpatico, lo sai? » abbozzò un sorriso, preparandosi comunque uno schiaffo.
Incredibilmente, Yuya scoppiò a ridere. Era la prima che Yuri lo sentiva ridere. Fino a quel momento aveva solo visto quei suoi solito sorrisetti di scherno, denigratori, che lo facevano sentire uno straccio.
« Beh, anche stare con te e con il tuo broncio non aiuta molto la situazione. »
Yuri avrebbe voluto dirgli che non c’era nulla di divertente nell’abitare con uno yakuza psicopatico che ti stupra ogni secondo che passa dentro casa, ma ingoiò il colpo. Doveva stare zitto, cercare di instaurare una specie di rapporto, per quanto la sola idea lo facesse rivoltare.
« Mi dispiace. » si limitò a dirgli, distogliendo lo sguardo.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, in cui il più piccolo osservò Yuya riprendere a lavorare, poi Yuri raccolse un altro po’ di coraggio.
« Che facevi prima di prendermi? Hai qualche hobby? » domandò sempre con voce sommessa.
Yuya interruppe di nuovo il lavoro, pensandoci.
« Giocavo, guardavo la televisione, uscivo con… » s’interruppe « Boh, nulla di particolare. A volte tornavo da lavoro talmente stanco che ho solo voglia di dormire. »
« Mh. » commentò solo Yuri, dubbioso.
In quei mesi lo aveva visto andare a letto senza rompergli le scatole si e no cinque o sei volte.
« E tu invece? » domandò Yuya cogliendolo alla sprovvista.
Yuri alzò lo sguardo su di lui, continuando a fumare. Poi scosse le spalle.
« Andavo a scuola, poi al doposcuola. A volte uscivo e andavo alla sala giochi a Meguro o a Shinagawa. A volte, quando saltavo scuola, andavo fino a Yokohama a camminare a Minato Mirai. Mi piace quel quartiere. » si limitò a dirgli.
« Mh. Beh, perché non lo hai detto prima? Invece che rimanere chiusi in casa il sabato ci possiamo andare. »
Yuri sbarrò gli occhi, dimenticandosi di spegnere la sigaretta.
« Davvero? »
« Certo. Ho una macchina, tempo libero e molti soldi a disposizione. Qualunque cosa ti serva, basta dirlo. »
« Oh. »
Yuri cercò di reprimere il battito veloce del suo cuore e il lieve rossore sulle sue guance, ricordandosi che tipo di persona era realmente Yuya, che cosa gli faceva ogni santo giorno. Eppure gli aveva fatto piacere vedere quell’interesse di Yuya nei suoi confronti, come se non fosse solo un pezzo di carne da spolpare quando tornava a casa dal lavoro.
Si accese un’altra sigaretta, cercando di smettere di sorridere.
« C’è altro che ti piace? » domandò poi Yuya, curioso, smettendo di lavorare e stendendosi meglio sotto le coperte.
« Mi piace il sushi. » ammise « Lo adoro. »
« Perfetto. Così sappiamo anche cosa mangiare a Yokohama. »
Yuri annuì, un po’ più soddisfatto di come immaginava. Non poteva perdonare Yuya per quello che gli faceva, né per quello che gli avrebbe fatto, ma tanto valeva cercare di instaurare quello che poteva essere considerato un rapporto di lavoro.
Avevano entrambi da guadagnare da quella convivenza e Yuri era più che intenzionato a vivere, ad ogni costo, anche se sopravvivere significava rendere Yuya più umano di quello di era e ignorare il disgusto che provava verso sé stesso.
Ma lo avrebbe fatto. E forse un giorno, tutto quello non sarebbe stato altro che un brutto e lontano incubo.

challenge: 500themes ita, challenge: sagra del kink 2012, challenge: diecielode {wtunes desires}

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