Jun 22, 2013 00:35
Dudley si rassettò con gesto nervoso la camicia bianca, sperando di nascondere il suo disagio. Sua moglie sedeva rigida e impettita accanto a lui sul divano, nel loro immacolato e perfetto salotto. Di fronte a loro stavano Harry, Ginny e la loro figlioletta Lily, di 4 anni, mentre gli altri bambini- James, Albus e loro figlio Kevin- erano da qualche parte in giardino.
Quegli incontri erano sempre molto imbarazzanti, quasi una tortura, eppure Dudley non voleva rinunciarvi. Ogni volta che pensava di lasciar perdere, di telefonare al cugino per dirgli che non era il caso di vedersi, vivido gli tornava in mente l’attacco di quel Dissennatore, quando aveva visto sé stesso per ciò che realmente era e non si era piaciuto neanche un po’.
Per questo una volta l’anno si forzava di sostenere almeno un’ora di educata e civile conversazione col cugino.
Durante gli anni, a spizzichi e bocconi e intervallati da lunghissimi silenzi e momenti imbarazzanti Harry gli aveva raccontato qualcosa della guerra che aveva dovuto combattere. Dudley non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo ma provava molta ammirazione per il cugino, e se pensava a quanto aveva dovuto affrontare, sia nel suo mondo che in casa loro, di nuovo la vergogna lo assaliva prepotente.
Quella visita non si stava svolgendo in modo diverso dalle altre.
Era un afoso mercoledì di Giugno, l’aria resa ancora più pesante dai silenzi imbarazzati dei quattro adulti. L’unica che sembrava non accorgersene era la piccola Lily che era rimasta con loro perché “sono maschi e sono stupidi, non voglio giocare con loro” e ora riempiva l’aria con le sue domande curiose su ogni minima cosa, com’è tipico dei bambini di quell’età.
Dudley si sorprese ancora una volta a pensare a quanto la nipote gli ricordasse suo figlio, a quanto fosse una bambina perfettamente normale e non, come credeva da bambino, un mostro pericoloso.
-Mamma voglio il gelato.
Disse ad un certo punto la piccola.
Ginny rivolse uno sguardo veloce alla donna di fronte a lei, che non dava segni di voler rispondere in nessun modo, quindi abbassò la testa verso la figlia:
-Dopo tesoro.- rispose in tono dolce.
-Ma io lo voglio ORA!- aggiunse Lily in un tono che lasciava presagire lo scatenarsi di un capriccio in piena regola.
Ma sull’ultima parola, pronunciata con tono più forte e deciso, un enorme cono cioccolato e limone, il preferito della bambina, si era materializzato nella sua mano.
Dudley rimase senza parole. Accanto a lui, sua moglie boccheggiava mentre Harry e Ginny li scrutavano guardinghi, preoccupati dalla loro reazione. Intanto la bambina mangiava felice il suo gelato.
Ci furono circa trenta secondi di assoluto silenzio, un silenzio ancora più denso e pesante del precedente, e poi…
-Sei stata davvero brava, sai? Sembra molto buono.
Dudley si era chinato verso la bambina che gli rivolse un enorme sorriso in risposta, tendendo il suo cono affinché l’uomo lo assaggiasse.
Harry e il cugino si guardarono a lungo negli occhi, cercando forse per la prima volta una vera comunicazione. Dudley sperava che il mago capisse il significato del suo gesto- un gesto di accettazione, una richiesta di perdono, una mano tesa per ricucire gli strappi del passato.
Dopo un lungo momento entrambi distolsero lo sguardo sorridendo.
-Grazie BigD. Sai è la sua prima magia, dimostra davvero un grande talento.
Dudley guardò la moglie, che appariva ancora sconvolta per ciò a cui aveva assistito, e si avvicinò ad Harry, mettendogli un braccio intorno alle spalle.
-Senti, puoi fare qualcosa per lei?- chiese, indicando la donna.
I due si guardarono e scoppiarono a ridere, insieme per la prima volta.