Titolo: In vino veritas
Fandom: RPF (Supernatural)
Personaggi: Jared Padalecki/Jensen Ackles (e qualcosa tipo J2)
Rating: PG13
Warning: Slash.
Prompt: Stereotipo @
Criticoni (#10 E la sbronza compì il miracolo, ma volendo anche #7 Sono etero... ma non lo dimostro) & "Think out loud, say it again." (Whenever, Wherever - Shakira) @
Temporal-mente Conteggio Parole: 994 parole (Word)
Disclaimer: Miei non sono ò__o e non ho la più pallida idea di cosa questi due bei figlioli facciano/dicano/pensino nella loro vita reale e bè… non ci guadagno niente. Ma proprio niente niente niente, eh.
In vino veritas
"Think out loud, say it again."
(Whenever, Wherever - Shakira)
Quando di preciso hanno deciso di dare un party, Jensen proprio non se lo ricorda. Non ricorda nemmeno chi fossero le persone che fino a mezz’ora prima stavano stravaccate proprio su quel divano, ad essere onesti. L’unica cosa certa è che suddetto party è finito, gli invitati se ne sono andati, e tutto quello che è rimasto da fare ai padroni di casa è svuotare le poche bottiglie di vino rimaste. Compito che Jared sembra aver preso molto, molto sul serio, almeno a giudicare dal modo in cui barcolla, sorridente, verso di lui.
«Facciamoci un altro bicchiere, dai…» chioccia infatti, buttandosi sul divano accanto all’amico, passandogli un braccio intorno alle spalle e scrollandolo energicamente.
«Mi pare che tu sia già abbastanza ubriaco.» sbuffa Jensen, tentando invano di scrollarselo di dosso. Fa già abbastanza caldo lì dentro, inoltre la testa gli gira per conto suo, anche senza l’ausilio di quegli scossoni ‘amichevoli’.
«Vero.» concorda intanto Jared. «Ma tanto domani non ci sono riprese.» gli ricorda allegramente, serrando con più forza la presa intorno al suo collo. Jensen non riesce a trovare un’obiezione valida in tempo utile, così l’altro comincia a strusciare la testa contro la sua.
«Daidaidai… ancora uno!»
La resa si materializza nella sua mano, sotto forma di un bicchiere colmo di vino rosso. Jensen ride appena, poi lo manda giù in due lunghi sorsi. La testa inizia ad appesantirsi ancora di più.
Fanculo, dice a sé stesso. Dopotutto domani è davvero la loro prima giornata di riposo, e poi quand’è stata l’ultima volta che si sono concessi una sbronza?
Ultimamente c’è sempre troppo lavoro, e sempre troppo poco divertimento.
L’uomo si inclina di lato, protendendosi verso Jared e la bottiglia che ancora tiene in mano, fermamente deciso a rimediare alla situazione affogandola nel vino.
I suoi propositi però non arrivano a compimento, dato che, senza capire come e soprattutto perché, si ritrova impegnato in un bacio storto ed abbastanza goffo, con labbra umide che si spostano dal suo naso al sul mento, prima di riuscire a centrargli la bocca. E quando Jared fa scivolare la lingua dentro la sua bocca, Jensen, meccanicamente, si ritrova a fare altrettanto.
Dopo qualche secondo di blackout totale, la prima considerazione che gli viene in mente, è che il bacio di Jared ha il gusto amaro del vino. La seconda è più un ripensamento, ovvero che forse è la propria bocca ad averne conservato il sapore. Il terzo pensiero gli ricorda che scoprire chi sa di cosa non è che abbia particolare importanza, in questo momento.
Soprattutto perché Jared si è già staccato da lui, e lo sta fissando con un’espressione a metà tra l’interrogativo e il sorpreso.
Jensen, a sua volta, gli regala un’occhiata totalmente spiazzata, poi tenta di schiarirsi la voce.
«Mi hai… uh…» la parola che manca è baciato, e Jensen lo sa. Solo che rimane impigliata da qualche parte tra il senso di incredulità e quel brivido di piacere ai piani bassi che, si rende conto, non avrebbe motivo di esistere dato che, ehi, quello è il suo migliore amico, non la sua ragazza.
Non è nemmeno una ragazza, se è per questo.
«Insomma… quello che… uh.»
È fastidioso scoprire come, in alcune situazioni, il proprio vocabolario si riduca a termini che assomigliano più a grugniti che a vere parole.
Jared, da parte sua, non emette alcun suono, e Jensen non sa bene se essergliene grato oppure odiarlo per questo suo improvviso silenzio.
Il momento di stallo passa, entrambi distolgono lo sguardo l’uno dall’altro, e mentre Jensen si lancia violentemente all’indietro contro i cuscini del divano - evitando di poco di dare una capocciata al muro, tra l’altro - Jared si sposta in avanti, a riafferrare il suo bicchiere ancora mezzo pieno.
Come se non fossero già davvero ubriachi, pensa Jensen, guardandolo con la coda dell’occhio.
Ubriachi, per l’appunto: la parola magica della serata.
D’accordo, proclama una vocina nel suo cervello. Finché rimane un bacio non c’è nulla di cui preoccuparsi. Domani neanche lo ricorderemo e, in caso contrario, ci rideremo sopra. Perché siamo ubriachi, giusto? E da ubriachi si fanno cazzate che non hanno senso alcuno.
Ecco, questa è una cosa sensata. Vorrebbe dirla anche ad alta voce, ma questa sera pare che non gli sia concesso di prendere alcuna iniziativa, dal momento che, nel frattempo, la mano di Jared si è spostata sulla sua gamba. Panico.
E poi non è che Jared gli stia parlando o sorridendo, o comunque guardando. No, l’idiota è intento a fissare il vuoto davanti a sé, ed intanto tiene quella fottutissima mano sulla sua gamba.
Che cazzo vorrebbe dire una cosa del genere?
Calmati, s’impone. Prende un respiro, due, tre. Cos’è che doveva dirgli?
«Senti, Jared…» inizia, pur non ricordando esattamente quella cosa che fino ad un paio di secondi prima sembrava tanto importante. Quando l’altro si volta verso di lui, Jensen perde definitivamente il filo dei suoi pensieri e, davvero, se l’ha dimenticata così in fretta forse non era una cosa così importante.
Stavolta è lui a baciarlo, ed è un bacio decisamente più convinto, dato che gli appoggia le mani contro le spalle e si spinge contro di lui. Jared non si fa affatto pregare, e anzi, serra le mani intorno ai suoi fianchi, tirandoselo ancora di più addosso.
Ed è abbastanza strano accarezzarsi e trovarsi sotto le mani muscoli e peli, eppure non è una sensazione per niente sgradevole. Ha un che di giusto, in verità.
Non ci vuole molto perché le mani di entrambi scivolino in direzione della cerniera dei rispettivi jeans, né per trovare un giusto compromesso con il poco spazio che il divano mette a loro disposizione.
«Jen… uh, vuoi…» Jared non finisce la frase, ma non è che ce ne sia l’assoluto bisogno.
Jensen lo spinge con più forza contro il divano e schiaccia le labbra contro il suo collo.
In fin dei conti se una volta sobri questa cosa tra loro non dovesse andare bene potranno sempre dare la colpa all’alcool.