[FanFic] The Prayers I Want, They Won't Come Out

Feb 09, 2012 04:11

Summary: Una bufera di neve alquanto violenta aveva costretto la maggior parte della gente a non uscire di casa, se non strettamente necessario. Ovviamente Larry rientrava appieno nella categoria, avendo già svolto tutto il lavoro della settimana con largo anticipo, ma aveva ugualmente continuato ad andare in ufficio, semplicemente perché non c’era altro da fare.
Words: 1,101
Genre: Angst, Introspective, Slice Of Life
Character: Graham Simpkins/Larry Paul
Rating: PG-13
Warnings: Crossover, Missing Moments, One-Shot, Pre-Slash
Notes: LOL Eccola qua, alla fine! o/ Ce l'ho fatta! Non che fosse difficile ma shhh. Non preoccupatevi, l'angst è ridotto, per i miei standard u_ù. Rispetto a quella postata ieri, con questa siamo in tempo reale, in caso qualcuno fosse interessato/avesse dubbi.
Fic scritta sul prompt "solitudine" per la prima RDJude Week.



Larry camminava a testa bassa lungo il viale che l’avrebbe condotto a casa, in una ventina di minuti scarsi. L’inverno era definitivamente arrivato a Detroit un paio di giorni prima, sottoforma di una bufera di neve alquanto violenta che aveva costretto la maggior parte della gente a non uscire di casa, se non strettamente necessario. Ovviamente Larry rientrava appieno nella categoria, avendo già svolto tutto il lavoro della settimana con largo anticipo, ma aveva ugualmente continuato ad andare in ufficio, semplicemente perché non c’era altro da fare. Da quando aveva lasciato Natalie era rimasto solo, e anche se in parte era abituato, adesso la cosa lo feriva un po’ di più, perché non poteva neanche chiacchierare con Sam al telefono, come era solito fare a fine di ogni giornata, una volta tornato a casa dallo studio.
Negli ultimi giorni la sua mente era spesso tornata a riflettere sugli avvenimenti della prima settimana del nuovo anno, che in quanto ad inizio l’aveva discretamente lasciato a corto di parole. Erano ragionamenti senza senso per la maggior parte, e l’unico corso che seguivano era quello del suo umore. Si era spesso trovato a chiedersi perché diavolo si fosse lasciato coinvolgere a quel modo in una storia assurda. E perché ci fosse caduto dentro anche con il cuore.
Che errore da principiante, si diceva. A cosa cavolo stava pensando in quel momento? A nulla, era la risposta. Per una volta aveva staccato il cervello, non era stato lì a rimuginare sulla cosa per secoli prima di prendere una decisione. L’aveva fatto e basta, aveva detto di sì, si era gettato nella mischia. Solo che lui non era un lottatore, non lo era mai stato. In parte per la sua indole, placida e mansueta, in parte perché proprio non aveva il fisico, per fare a botte. Ed odiava picchiare la gente. Il pensiero stesso della violenza lo infastidiva, non importa quanto qualcuno potesse infastidirlo. Avrebbe preferito perdere le ore e risolvere la cosa a parole più che alzare un singolo dito contro chicchessia. Ma ovviamente il resto del mondo la pensava in maniera opposta.
Aprì la porta di casa ed entrò, richiudendosela distrattamente alle spalle, con l’aiuto del piede. Un’ondata sotterranea di freddo si levò dal pavimento, colpendolo quasi all’istante e dandogli i brividi.
Era abituato, figurarsi.
Non si sarebbe fatto prendere dalla tristezza.
E perché mai, poi?
Soltanto perché era solo come probabilmente neanche i cani randagi?
Perché tutto ciò che aveva di concreto per non affondare era il lavoro?
Perché suo figlio non poteva più parlargli, grazie ad una cazzata che lui aveva fatto, la prima in quindici anni?
Perché viveva in un appartamento spoglio e freddo, e mangiava quando si ricordava, e sempre cibo precotto?
Perché si era innamorato, perdutamente innamorato, di qualcuno che viveva a quasi quattromila miglia di distanza?
Quanto stupido era stato, a permettere che una cosa del genere accadesse?
Larry non era tipo da piagnistei, ma quella volta non poté nulla contro le lacrime che in breve presero a bagnargli le guance, mentre si lasciava andare contro la porta d’ingresso, come un lupo ferito che infine si accascia, stremato, le energie che lo abbandonano quando il suo percorso verso un luogo sicuro dove riposare è ancora ben lungi dall’essere compiuto.
La verità, quella che non avrebbe mai ammesso ad alta voce, e probabilmente nemmeno dentro di sé, è che ne aveva abbastanza di vivere in quel modo.
Di tornare a casa e non trovare nessuno ad attenderlo.
Nessuno da abbracciare, nessuno a cui sorridere, nessuno per cui preparare una cena romantica.
Aveva avuto tutto quelle cose, e anche di più, e per due volte aveva lasciato che gli scivolassero via dalle mani, andando a finire in mille cocci sul pavimento. E non era mai stato capace di rimetterli tutti insieme.
Non aveva mai avuto il fegato per farlo.
E adesso aveva paura.
Paura di fare sempre gli stessi, stupidi errori.
Di cominciare un’altra relazione che l’avrebbe rigettato nelle stesse, pietose condizioni delle due volte precedenti.
Perché sì, è vero, c’era stata Natalie, ma con lei non aveva mai fatto scattare quel meccanismo di autodifesa in lui, quello che metteva tutto il suo corpo in allerta, facendo sì che lui ponderasse ogni singola parola di ogni singola frase pronunciata, il più piccolo e all’apparenza innocuo gesto compiuto.
Si era messo in moto solo due volte, prima di quel momento.
Con la sua ex-moglie, e con Ally.
Ed in entrambi i casi, aveva cominciato a funzionare sì dal primo momento, quando lui aveva avvertito quel familiare senso di calore e stretta allo stomaco, unito con una più facile propensione al sorriso.
Tutti sintomi che adesso si stavano puntualmente presentando, e Larry era ormai troppo esperto per non accorgersene o, peggio, provare ad ignorarli.
Un raffreddore mal curato può portare alla broncopolmonite, dopotutto.
Odiava quella situazione. E soprattutto odiava sé stesso per averla causata.
Perché ora stava piangendo, e non era da lui.
Aveva già la sua bella dose di problemi, perché aggiungerne un altro a carico?
La risposta era semplice, nonostante tutto. E lui la sapeva finanche troppo bene.
Per dare un ulteriore chance alla felicità.
Chissà, magari quella poteva essere la volta giusta perché vincesse una volta per tutte il loro personale match.
‹‹ Dannazione, mi manchi già tremendamente, Graham... ›› sussurrò tra i suoi singhiozzi silenziosi, ripensando al volto dell’uomo a cui aveva promesso il suo amore, al di là dell’Oceano, in quel di Londra.
Avrebbe voluto chiamarlo ed sputarlo fuori una volta per tutte, ammetterlo alle orecchie dell’altro, così chissà, magari poi si sarebbe sentito un po’ meglio.
Ma non poteva, perché non era il tipo da fare i conti con i propri sentimenti. Nonostante quello che si ripeteva ogni notte, quando chiudeva gli occhi e aspettava che il sonno lo prendesse tra le proprie braccia, Larry mentiva più a sé stesso di quanto avesse mai fatto con chiunque altro, e la ragione era semplice, e sempre la stessa.
Paura.
La stessa che adesso gli impediva di comporre il numero di Graham e chiamarlo, anche solo per sentire la sua voce, dopo un mese esatto che l’aveva ascoltata per l’ultima volta.
Così se ne rimase lì a piangere, immobile contro la porta d’ingresso, sperando che spingere fuori le lacrime l’avrebbe aiutato ad alleviare quel peso sul cuore che sentiva - sapeva - di avere.
E i suoi singhiozzi risuonavano sinistri nell’appartamento buio e semivuoto, come fossero lamenti di un vecchio fantasma tenuto al suolo da una palla di cannone legata al proprio lenzuolo, costretto a vagare senza meta per quelle stanze che conoscevano soltanto la fredda solitudine dell’uomo chiamato Larry Paul.

genre: introspective, sub-type: one shot, tag: missing moments, genre: angst, tag: slice of life, tag: crossover, rating: pg-13/teen and up, tag: pre-slash, type: fanfic, pairing: graham simpkins/larry paul

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