Attenzione, attenzione: messaggio a reti unificate. Tra poco meno di circa quasi un'ora e mezza insomma quasi due o poco di più(vi ho confuso le idee? bene, almeno non sono la sola), la sottoscritta prenderà possesso dell'alloggio al 23 bis (da cui il titolo del lj) a Torino, iniziando così una nuova fase della sua carriera di fancaz universitaria compita e studiosa ma quando mai. Poichè temevo fortemente che vi sareste sentiti soli, ho provveduto personalmente a compilare questa prolissa demenza da lasciarvi, in attesa di scoprire come si scrocca la connessione wireless di Palazzo Nuovo. Incrociate le dita e, se mi volete bene, nascondetemi la birra.
A presto, coniglietti^^
Titolo: “Questione di postini”
Fandom : Original
Beta:
shariarunaPersonaggio/Coppia : Il Dottore, la Signorina Violetta, Mafalda
Rating : Nc-13
Conteggio Parole : 620 (W)
Note: Demenziale, se possibile ancora più del solito. Il titolo non va letto, ma canticchiato stile Mina: “Questione di feeeelingggg!”. Dedicata a
namidayumecon tante angurie in ritardo, ché manco siamo più in stagione…preferivi le zucche, vero? Scusa tanto…
Disclaimer: Il Dottore è un piacevole parto della mia mente sotto stress da esami, quindi ci faccio quello che mi pare, compreso fargli mangiare i broccoli, che gli fanno schifo! XD La Signorina Violetta e Mafalda sono anch’esse tutte mmmmie! E’ il bello delle originals, cocchi!^^
Dal diario di Violetta:
30 settembre 20**
Caro diario,
oggi sono tanto triste.
Hai presente Carlo, il postino? Purtroppo oggi va in pensione! E dire che era tanto simpatico, pensa che faceva sempre finta di non vedere la mia data di nascita sui documenti, perché diceva che sembravo una ventenne!
Però domani mandano il postino nuovo, anche se preferivo Carlo! Speriamo che sia carino, sono proprio curiosa…almeno riesco a fare un po’ ingelosire Edgardo…
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Mafalda l’aveva capito subito, non appena ci aveva posato il suo piedone taglia 47 e mezzo, che quello non era per nulla un paese come tutti gli altri. Era, come dire…strano. Sì, strano era proprio l’aggettivo giusto. Ma non strano del tipo “Oddio, potrebbero tenere un cadavere sepolto in giardino!”, semplicemente strano, niente di più.
Col tempo, forse avrebbe anche imparato ad amare quel posto ed i suoi abitanti. D’altronde, per il lavoro che svolgeva era necessario - inevitabile, forse - il contatto col pubblico, specie con tutti quei pacchi dalle forme strane che riceveva l’uomo che tutti chiamavano “il Dottore”. Un incrocio tra Giletti e una medusa.
Quell’uomo così riservato e timido era quasi attraente, non fosse stato per quegli improponibili occhiali fucsia. Il camice faceva sicuramente parte del fascino - forse era solo quello - eppure Mafalda se ne interessò subito, dalla prima raccomandata che gli aveva consegnato.
Quel giorno era arrivata davanti a casa del Dottore col suo scooter atrocemente giallo delle Poste ed aveva percorso con passo incerto il vialetto fino alla porta d’ingresso. Per tutto il tragitto aveva avuto la spiacevole sensazione di essere spiata e ne ebbe la conferma quando la porta si aprì ancora prima che avesse avuto il tempo di suonare il campanello - solo tempo dopo avrebbe capito che il Dottore era lì appostato in attesa di Violetta - ed era apparso quell’ometto biondo, riccio, con la barba di tre giorni e gli occhiali fucsia, con un’aria tra il sorpreso e il frastornato dipinta su quella sua faccia da civetta impagliata, aveva firmato la ricevuta e s’era preso la sua raccomandata senza dire nulla.
Mafalda aveva tentato di attaccare bottone, con la sua voce calda e roca, ma sembrava proprio che il Dottore non ne volesse sapere. Non le restava che la ritirata strategica.
Un altro abitante del paesino aveva attirato la sua attenzione: la signorina Violetta. L’incontro con quest’ultima, però fu, se possibile, ancora più assurdo e imbarazzante. Violetta, infatti, aveva assistito dalla finestra alla consegna della prima raccomandata, aveva atteso che Edgardo rientrasse in casa, poi era corsa incontro a Mafalda e, con voce gelida le aveva ordinato di stare alla larga dalla proprietà altrui.
Mafalda aveva gentilmente risposto che consegnare lettere era il suo lavoro, che non aveva cattive intenzioni e che stava per andarsene. Sinceramente, quella strana donna grassa tutta trine e merletti la inquietava non poco.
Fu allora che Violetta strillò: “Ma cosa hai capito? Stavo parlando di Edgardo, stupida travestita!” poi corse via, lasciando Mafalda con un palmo di naso: come aveva fatto a capire che era un travestito? Si chiese, passandosi una mano sul mento e accorgendosi solo allora di non essersi fatta la barba, quella mattina.
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Dal diario di Violetta:
01 Ottobre 200**
Caro diario,
rivoglio Carlo!
Oh, diario mio, sono così infelice…
Il nuovo postino è un travestito! E fa gli occhi dolci ad Edgardo!
Non so come fare, davvero… però oggi a quel tipo gliele ho cantate, sai? Almeno ora sa che Edgarduccino è solo mio e che non ci deve nemmeno pensare a metterci le sue zampacce luride!
Violetta 1, travone 0, così impara, ché non sa nemmeno sbarbarsi la mattina!