Secret Agent Man

Mar 18, 2012 19:48

Titolo: Secret Agent Man
Fandom: Kanjani8
Pairing: Ryohkura
Rating: R
Warnings: AU
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone nè di offenderle in alcun modo.
Note: Io e il viziaccio di scrivere prima tutto a mano: c'ho messo secoli a ricopiare tutto al computer O___O 
Comunque, è la seconda volta che scrivo su 'sti due (un buon allenamento prima di iniziare a scrivere ciò che mi è stato chiesto alla fict exchange... che ho già iniziato in realtà *_*), e senza rendermene conto ho pure scritto la mia prima AU O__O E' che tra Eito Rangers ed 8UPPERS, scrivere AU con i Kanjani diventa molto più semplice XD
Uhm... che altro? Ah, sì: è stata tutta colpa dell'annuncio del film sugli Eito Rangers e sul fatto che fino a poche settimane fa ero fissata con la canzone Secret Agent Man O_O



"Secret agent man, secret agent man
Hey, so why don’t we start from love?"

Secret Agent Man - Higashiyama Noriyuki feat. Nishikido Ryo

“Bene, e con te siamo finalmente in sette! Da oggi sarai Green, benvenuto a bordo”
Ohkura era entrato in quell’agenzia investigativa -se così la si poteva chiamare- da ormai due settimane, e quelle erano state le parole che gli aveva rivolto all’inizio quello che riteneva fosse il leader del gruppo, Nasu, prima di stringergli la mano con vigore e rivolgergli un sorriso vagamente inquietante, forse per lo zelo che c’era nei suoi occhi, forse per quei canini che si ritrovava.
In realtà, da qualche discorso sentito qui e lì tra i suoi colleghi, gli era parso di capire che il vero leader fosse Red, ma Ohkura era convinto che lo fosse solo di nome, e che di fatto il potere decisionale fosse nelle mani dell’affidabile e zelante Nasu.
Sì, pensò mentre osservava Red impegnato in una gara di smorfie con Orange, il vero capo non poteva che ssere Nasu.
In ogni caso, era lì da ormai due settimane, e c’era una cosa che ancora non gli quadrava.
“Ehi, Blue” si rivolse al piccoletto seduto alla scrivania accanto alla sua; era un tipo sempre allegro e gentile, di quelli che riuscivano a fare facilmente amicizia con chiunque. E infatti Ohkura lo considerava già un amico, ed era a lui che rivolgeva quando aveva qualche dubbio “Quando sono arrivato qui, Nasu mi ha detto che con il mio arrivo eravate finalmente in sette... giusto?”
Blue annuì “Sì, ora siamo in sette”
“Ma non è possibile”
“Che vuoi dire?”
“Da quando sono qui, siamo sempre stati in sei, me compreso”
Blue si guardò rapidamente intorno, e subito la sua bocca prese la forma di una grande ‘O’, come se avesse appena realizzato qualcosa “Tu... non hai ancora conosciuto Yellow, non è vero?”
“Yellow...?” domandò. Non ne aveva mai sentito parlare.
“Mh. In effetti non viene quasi mai in ufficio. Si mostra solo quando abbiamo dei casi grossi per le mani, e da quando sei arrivato tu non è successo nulla d’importante”
“E’ un problema”
Ohkura fece un gran salto sulla sedia, portandosi la mano sul cuore che batteva all’impazzata, quando Black si palesò dal nulla accanto a loro; Blue doveva essere abituato a queste apparizioni improvvise, perché lo guardava come se niente fosse.
“Cos’è un problema?”
“Tra un po’ Green avrà la sua prima missione, e volevo metterlo in coppia proprio con Yellow... è un problema se ancora non si conoscono”
“Non puoi mettermi con qualcun altro, per questa volta?”
La richiesta non gli sembrò né irragionevole ne sciocca, ma evidentemente Black la pensava in modo diverso, perché ridacchiò divertito “No... per queste cose serve Yellow”

Ohkura si accasciò sul bancone del bar, assicurando al barista, ancora, che no, non voleva nessun super alcolico, e sì, la sua semplice birra andava più che bene, anzi. Non era davvero il momento giusto per ubriacarsi, dato che sostanzialmente poteva considerarsi in servizio.
“In servizio...” sussurrò quelle parole con un sorrisino. Aveva fatto quel corso per ottenere la licenza di investigatore privato solo perché la sua famiglia aveva troppe lamentele sul suo stile di vita a troppi soldi da buttare, ma alla fine si era ritrovato ad agognare l’arrivo del giorno in cui avrebbe potuto rifiutare di bere perché ‘era in servizio’.
Scrutò la folla per l’ennesima volta, non trovando ciò che cercava. Non che sapesse esattamente cosa doveva cercare.
Quella mattina Black gli aveva detto di andare in quel club verso mezzanotte, che Yellow ci sarebbe stato; quando gli aveva fatto notare che nessuno dei due sapeva com’era fatto l’altro, Black lo rassicurò dicendogli di indossare qualcosa di verde e di stare fermo al bancone: Yellow si sarebbe fatto trovare lì.
Tuttavia Ohkura era seduto su quello sgabello da almeno tre quarti d’ora, e l’unica persona che gli si era avvicinata era il barista; decise quindi di mandare una mail a Black per fargli sapere che di Yellow non c’era nemmeno l’ombra. La risposta arrivò dopo qualche minuto.
“Impossibile, ha detto a Red che sarebbe venuto! Sarà in giro a flirtare con qualcuno... ti mando un suo ritratto, così puoi cercarlo tu! ;)”
Il ‘ritratto’ allegato alla mail era una cosa identificabile solo come un disegno di un bambino di quattro anni non particolarmente portato per il disegno; l’unica cosa che Ohkura riuscì a capire fu che Yellow aveva una maglietta gialla e un’espressione truce.
Nonostante l’utilissimo identikit fornitogli da Black, non riusciva a trovare il collega; non aiutava il fatto che nessuno, in quel posto, avesse una maglietta gialla.
Stava per pagare il conto e andarsene, quando, a circa un metro da lui, un ragazzo si gettò sul bancone e ordinò una vodka -e da come parlava, non doveva essere la prima della serata. Non era sicuro del perché il suo sguardo fosse stato catturato da quella figura accartocciata sul bordo del bancone; di certo non era Yellow, dal momento che la leggere t-shirt che aveva addosso non era gialla, ma di un beige chiarissimo, quasi bianco. Inoltre, e questo potè appurarlo quando Beige kun -l’aveva soprannominato così- alzò la testa e si girò verso di lui, quel ragazzo non aveva affatto un’espressione truce. Anzi.
“Ehi” biascicò il ragazzo dopo averlo squadrato per bene da capo a piedi.
Ohkura si limitò ad un cenno del capo; quando Beige kun si raddrizzò per avvicinarsi a lui, ne approfittò per osservarne per bene le fattezze... senza trovarci particolari difetti, in realtà: un corpo magro ma non scheletrico -anzi, dalle braccia e da ciò che la t-shirt lasciava intravedere, sembrava muscoloso, anche se snello- leggermente abbronzato, capelli neri, frangia troppo lunga, e un sorriso sghembo che gli fece pensare di aver accettato per sbaglio l’offerta del barista di bere qualcosa di più alcolico.
“Sai...” Beige kun si era fatto molto più vicino, e lo guardava lascivamente “Sono un agente segreto”
Per poco non scoppiò a ridergli in faccia: non era la prima volta che qualcuno cercava di rimorchiarlo, ma nessuno aveva mai tirato fuori una scusa simile per far colpo.
“Oh” mormorò, senza riuscire a togliere gli occhi di dosso dalle scapole nude del ragazzo... o meglio, ci riuscì solo per fissare il suo viso “Interessante”
Beige kun sogghignò, posandogli una mano nell’interno coscia “E non sai quante cose interessanti so fare...”
E Ohkura dovette dargli atto che, effettivamente, ciò che la sua lingua gli stava facendo sul collo era decisamente interessante; dovette costringersi a fermarlo, però, quando la mano si spostò dalla sua coscia a sotto la sua maglietta -verde, come gli aveva detto Black: aveva passato tutto il giorno seduto prima alla sua scrivania, poi in quello sgabello ad aspettare il nulla, e passare la notte con quel ragazzo gli sembrava la soluzione a tutti i problemi del mondo; tuttavia doveva riferire a Black -o a Nasu, o a Red... ancora non sapeva bene come muoversi- che Yellow non si era presentato all’appuntamento... e che quello splendido ritratto non era servito a nulla. Inoltre la mattina dopo doveva svegliarsi a un orario decente per andare al lavoro.
Seppure non ne fosse entusiasta, dunque, il suo incontro con Beige kun doveva interrompersi lì... per quella notte.
“Scambiamoci gli indirizzi e-mail”

“Cosa vuoi dire con ‘Non è venuto’?”
“Proprio che non è venuto” rispose Ohkura “In quel posto non c’era nessuno con una maglietta gialla, Black”
Quello sbuffò “Ma che diamine...”
“Non è che gli è successo qualcosa...?” fece Orange con aria preoccupata, ma Black lo liquidò con un cenno della mano, per poi puntare l’indice in faccia a Ohkura “Gli darò il tuo indirizzo di casa e gli dirò di passare stasera. Fatti trovare, ok?”
Ohkura avrebbe voluto fargli presente che le raccomandazioni non avrebbe dovuto farle a lui, ma Black si era già allontanato insieme ad Orange.
“Questo Yellow mi sta già antipatico” borbottò “Nemmeno l’Imperatore è così difficile da incontrare”
“Non dire così” rise Blue “In realtà è un tipo tranquillo. Anche se non capisco perché ieri sera non si sia presentato...”
“Mmmh...” nel ripensare alla notte prima, e quindi all’incontro ravvicinato con la lingua di Beige kun, gli sfuggì un sorrisino. Che non passò inosservato.
“Eh? Che hai da sorridere così?” Blue gli si avvicinò, gli occhi sgranati e un sorrisone “Per caso ieri è successo qualcosa?”
“Nulla di che... un tizio ha provato a rimorchiarmi”
“Oh! E com’era? Carino?”
“Mmmh...” ripensò allo scollo della maglietta a V, al sorriso sghembo, alla frangia troppo lunga “Sì, direi di sì. Per fare colpo mi ha detto di essere un agente segreto”
Blue scoppiò a ridere, ricevendo un’occhiataccia da parte di Nasu, in lontananza.
“Sembra un tipo... interessante”

Ohkura, obbedendo agli ordini, era rimasto a casa per tutto il pomeriggio. Aveva cercato di distrarsi in tutti i modi, leggendo, cucinando cose a caso e mangiandole, ascoltando musica, ma nulla, non ci era riuscito. Così, verso le sei di sera, si era ritrovato a fissare lo schermo del cellulare, indeciso se inviare o no a Beige kun l’e-mail che aveva appena finito di scrivere; ci aveva messo una buona mezz’ora per mettere insieme due frasi che non lo facessero apparire come un disperato -cosa che, in effetti, un po’ era- e ormai era passato un giorno, più o meno, dal loro incontro; premette su ‘invia’, con la confidenza che spedire quella mail non avrebbe fatto di lui uno sfigato appiccicoso.
Dopo meno di un minuto gli arrivò una risposta; nonostante avesse preso il cellulare lentamente, ostentando una calma e un menefreghismo che non gli appartenevano, restò a fissare con aria corrucciata le tre parole che gli erano arrivate.
“Che cazzo significa?”
Non solo la notte prima Beige kun era così ubriaco da non ricordarsi di avergli violentato il collo con la lingua, ma pareva proprio che da sobrio fosse un po’ uno stronzo.
Subito dopo qualcuno suonò al campanello, e Ohkura si alzò per andare ad aprire solo perché in un angolo della sua mente c’era il ricordo di Black che gli diceva che avrebbe dato a Yellow il suo indirizzo.
Aprì la porta e sgranò gli occhi.
Davanti a lui c’era il disegno di Black in carne ed ossa, solo che la maglietta non era gialla, ma nera; l’espressione, però era esattamente identica a quella del disegno.
“Beh? Mi fai entrare?” sbottò Yellow.
Ohkura si fece da parte, ancora ammutolito, per poi chiudere la porta e osservare Yellow che si addentrava nel suo appartamento. La situazione aveva dell’inverosimile. Non perché il disegno di Black si era rivelato sorprendentemente accurato, no; ma perché Yellow e Beige kun erano, senza ombra di dubbio, la stessa persona.
“Ma ho come la sensazione di preferire Beige kun...” mormorò.
“Che hai detto?”
“Nulla” si affrettò a rispondere “Sono solo un po’ sorpreso”
Yellow roteò gli occhi e assunse un’espressione ancora più infastidita “Te l’avevo detto che ero un agente segreto”
Avvampò “Pensavo fosse un modo per rimorchiarmi...”
L’espressione di Yellow si fece più truce.
“Che idiozie stai dicendo? Ero lì perché Black mi aveva detto di incontrarti, come hai fatto a non capire che ero io?!”
Avrebbe voluto chiedergli se era solito salutare i suoi nuovi colleghi leccandogli la gola e palpandogli la coscia, ma optò per un più diplomatico “Black mi aveva detto che avresti avuto una maglietta gialla”
“E infatti ce l’avevo”
“...No. Quella maglietta era beige”
O non ti avrei soprannominato Beige kun, aggiunse nella sua testa.
“No, era gialla”
Ohkura sgranò gli occhi. Non solo Yellow era uno stronzo antipatico, era anche pazzo.
“Era beige! Era così chiara che sembrava bianca!”
“Non dire idiozie! Era un colore più vicino al giallo che al bianco!”
“Resta il fatto che non era gialla!!”
“Ma che palle che sei!” esclamò Yellow “ Non pretenderai che me ne vada in giro con una cosa giallo canarino? Non mi donerebbe affatto!”
“... Eri molto più carino da ubriaco”
“Eh?”

Ohkura sospirò, posando la fronte sulla scrivania.
Era stanco morto: i documenti sull’imminente missione gli facevano venire sonno, e in più era ancora psicologicamente spossato dall’assurdo incontro del giorno prima.
“Che succede?” gli chiese Blue “Com’è andata ieri con Yellow?”
“Non voglio parlarne” biascicò con voce cadaverica, la faccia interamente premuta contro la superficie liscia e fresca della scrivania.
“Avanti, non può essere andata così male. Yellow può sembrare un tipo difficile, all’inizio, ma in realtà è un bravo ragazzo”
Ohkura si risollevò per guardare l’amico con aria truce “E’ la stessa persona che ci ha provato con me l’altra sera”
“Oh”
“E gli ho detto che da ubriaco era molto più carino”
“...sei senza speranza”
“Non dirmelo” mormorò passandosi una mano fra i capelli “E la prima missione dovrò farla con lui... la mia unica consolazione è che almeno non c’è il pericolo di incontrarlo in ufficio. A proposito... perché non viene mai?”
Blue si guardò intorno, poi assunse un’aria pensierosa.
“Sai... non so se posso parlartene” sussurrò “Ma in effetti sei dei nostri, quindi-!”
Venne interrotto dalla mano di Red che si posò sulla sua bocca “Blue, Blue, sai che non devi parlare degli affari degli altri” gli disse con aria seria; poi si rivolse a Ohkura “Sai, Green, penso che sia per via di Uchi”
“Uchi?” domandò, incurante dello sguardo incredulo che Blue aveva lanciato a Red.
“O Pink, è uguale. Un tempo era uno dei nostri, e faceva sempre coppia con Yellow; quei due erano molto vicini”
“Che ne è stato di lui?” domandò, anche se temeva di conoscere già la risposta.
“E’ successo circa un anno fa... Lui e Yellow erano in macchina inseguendo il bersaglio, ma c’è stato un incidente e... Uchi è morto” Red deglutì, distogliendo lo sguardo, e riprese a parlare solo dopo un po’ “E’ stato un brutto colpo per tutti noi, ma Yellow è stato quello che ne è rimasto più colpito. Da allora viene qui in ufficio solo se non può farne a meno... probabilmente questo posto gli ricorda troppo Uchi”
Finito di parlare, Red tolse la mano da sopra la bocca di Blue e iniziò a tirarlo per la manica “Con questi discorsi mi sono intristito, offrimi da bere”
Mentre i due si allontanavano, Ohkura ripensò ai comportamenti di Yellow alla luce di quanto aveva scoperto.
“Allora anche lui è una brava persona...” mormorò “Anche se da ieri non si dir-WOHA!!!”
Orange era magicamente comparso sulla sedia lasciata vuota da Blue, e lo stava osservando con un sorriso inquietante.
“Vuoi che ti insegni una cosa carina?”
“...no, grazie”
“C’è solo un modo per far cadere Yellow, e chiunque altro, ai tuoi piedi” continuò quello, incurante della sua risposta.
“Io non voglio che cada ai miei piedi” obiettò, anche se non ne era poi tanto convinto.
“Se vuoi conquistare un uomo, dei prima conquistare il suo...”
“CHINCHIN!” esclamò Black dall’altra parte della stanza.
“INSOMMA!” sbraitò Nasu “Qui si viene per lavorare! La-vo-ra-re, capito?”
Ohnkura nel mentre osservava preoccupato Orange, che aveva assunto un’espressione pensierosa, come se stesse seriamente valutando la proposta di Black.
“...Orange?”
“Ora che ci penso, anche quella è una strategia niente male...”
“Assolutamente no! Non se ne parla!”
“Uhm, ok, ok. Dicevo, per conquistare un uomo devi prima conquistare il suo stomaco!”
Ohkura si illuminò. Così, non era poi tanto difficile.
“Il suo stomaco, eh?”

Osservava Yellow masticare con aria pensierosa da ormai dieci minuti.
Quella sera il collega era tornato a casa sua per discutere dell’imminente missione, e Ohkura ne aveva approfittato per schiaffargli davanti un piatto di pasta alla carbonare, ordinando gli di mangiarlo e di dirgli com’era venuta, dato che era una ricetta che stava provando in quei giorni -come se quel piatto non fosse uno dei suoi cavalli di battaglia!
Anche se si era lamentato dell’essere usato come cavia per i suoi esperimenti culinari -curiosamente non gli aveva fatto notare che le 5 del pomeriggio non erano proprio l’orario migliore per mettersi mangiare pasta... ma Ohkura sospettava che il ragazzo mangiasse in modo piuttosto disordinato- Yellow si era messo a mangiare in silenzio, e sollevò lo sguardo dal piatto solo dopo averlo ripulito.
“Non era male” gli concesse, e Ohkura si sentì stupidamente lusingato e soddisfatto, anche se non poi tanto sorpreso: era molto consapevole della sua abilità in cucina.
“Ah, sì?”
Yellow annuì concentrato “Potrei concederti di cucinare per me una seconda volta”
E lì Ohkura dovette affrettarsi a prendere il piatto vuoto e andare a metterlo nel lavandino, di modo da dare le spalle a Yellow e non mostrargli lo sciocco sorriso che gli era comparso sul volto. Quando tornò al tavolo, il ragazzo aveva ripreso a sfogliare i vari documenti con aria svogliata; si sedette di fronte a lui, cercando il coraggio per fargli una domanda: in quegli ultimi giorni si erano incontrati per lavoro un paio di volte, e aveva capito che Yellow aveva un carattere pessimo e molto difficile, ma che almeno non gli era ostile. Si buttò.
“Senti... perché non vieni mai in ufficio?”
L’altro si immobilizzò, la mano a mezz’aria per qualche istante, poi tornò a muovere i fogli in modo molto più disordinato di prima “Immagino che gli altri te l’abbiano già detto”
“Sì, me l’hanno detto”
“E allora per-“
“Non m’interessa quello che dicono gli altri” lo interruppe “Mi interessa quello che hai da dire tu”
Yellow si fermò di nuovo, e questa volta alzò lo sguardo dai fogli; lo fissò per un tempo che gli sembrò infinito, poi parlò, andando a fissarsi le mani intrecciate sopra il tavolo.
“Non mi è mai piaciuto il lavoro d’ufficio: stare seduto tutto il tempo dietro ad una scrivania, avere degli orari precisi... divento insofferente. È... è vero che ho sofferto per Uchi, ma come me hanno sofferto anche gli altri. Non so...” risollevò lo sguardo, un sorriso amaro sul volto “forse in realtà lo uso come scusa per farmi gli affari miei”
Restarono in silenzio per un po’. Ohkura non sentiva il bisogno di approfondire l’argomento; non sapeva se Yellow gli avesse raccontato tutta la verità, ma in fonda andava bene così. In realtà scoprì che nemmeno gli importava sapere che tipo di rapporto ci fosse stato tra lui e Uchi.
“Senti...” chiese dopo qualche minuto “Come ti chiami? Veramente, intendo”
Yellow lo guardò sorpreso, inclinando la testa come se stesse pensando a che risposta dargli “Ryo” disse, infine “Ryo Nishikido”
Ohkura annuì “Se vuoi che cucini ancora per te... potrei prepararti il pranzo al sacco... così potresti mangiarlo in ufficio” azzardò, per poi osservare incuriosito il modo in cui dieci stati d’animo diversi attraversarono il volto di Yellow -Ryo, Ryo, si chiamava Ryo- prima che il ragazzo incrociasse le braccia al petto e borbottasse qualcosa di incomprensibile, in cui Ohkura riuscì solo a distinguere le parole ‘inganno’, ‘stronzo’ e ‘può anche andare bene’.
“Perfetto, allora. C’è qualcosa di particolare che ti piace?”
Ryo alzò lo sguardo, di nuovo corrucciato come la prima volta che si era presentato a casa sua “La... la maionese”
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Ohkura scoppiò a ridere, ricevendo in plico di fogli dritto in faccia.

“Curioso” affermò Orange durante la pausa pranzo “Laggiù c’è un tipo identico a Yellow”
“Sai” disse Black “credo che quello SIA Yellow”
“Ma guardatelo, tutto felice che si mangia il suo bento...” disse Red, incredulo.
“Scusate...” borbottò Ohkura “Potrei sapere perché vi siete assembrati tutti intorno alla mia scrivania? Vorrei mangiare in pace!”
Naturalmente nessuno gli badò, troppo concentrati sulla misteriosa apparizione di Yellow in ufficio.
“E’ che sono tutti sorpresi che Yellow sia venuto davvero” gli disse Blue con un sorriso estatico “Ce l’hai fatta, Green!”
“Io non ho fatto un bel niente” borbottò, cercando di non suonare troppo compiaciuto. Nonostante quella mattina avesse preparato un bento ricco di pietanze a base di maionese, in realtà non era certo che Yellow sarebbe venuto, quindi era rimasto un po’ sorpreso dal suo arrivo.
“Incredibile” mormorò Orange “Non credevo che il mio suggerimento potesse funzionare davvero! Devo essere un genio...”
“Non credo” disse subito Red “E’ che Yellow in fondo è un sempliciotto: dagli un po’ di maionese e farà quello che vuoi”
“Quindi... ora è il momento di passare al mio suggerimento...?” propose Black posando le mani sulle spalle di Ohkura e avvicinando il viso al suo “Che ne dici? È il momento di conquistare anche quell’altra cosa”
Ohkura si sentì le guance andare in fiamme, e allontanò in fretta il collega esclamando: “Io non voglio conquistare niente e nessuno! La tua è proprio una fissazione!”
“Black è ossessionato dai chinchin degli altri” annuì Orange, guardando Black con compassione,
“Anche se non credo che essere ossessionato con quello di Yellow sia una cosa tanto malvagia...” mormorò Red grattandosi il mento pensosamente “Faccelo sapere, Green, ok?”
Stava per urlare a tutti di andarsene subito, il cuore che pulsava ferocemente -tutto questo parlare del chinchin di Ryo non gli faceva bene- ma venne preceduto dall’arrivo di un Nasu più minaccioso che mai.
“Anche se siamo durante la pausa pranzo, non significa che potete parlare tranquillamente degli affaracci vostri! Questo è pur sempre un ufficio!!”
“Oh, non preoccuparti, Nasu” lo rassicurò Red con aria seria “Tanto lo facciamo anche durante l’orario di lavoro!”
Ohkura sospirò, cercando di concentrarsi sul suo pranzo per ignorare gli strepitii di Nasu, ma Black ri riaccovacciò accanto a lui.
“Non ti preoccupare, Green. Tra poco arriverà il tuo momento”
“Che vuoi dire?” chiese, curioso suo malgrado. Black si esibì in un perfido ghigno.
“La vostra prima missione insieme è fissata per domani”

In realtà la missione in sé non era nulla di particolarmente elaborato o pericoloso, si trattava solo di cavare fuori delle informazioni da due uomini d’affari sospettati di traffici illeciti. C’era un solo problema...
“Perché cazzo uno di noi si deve vestire da donna?” chiese Ryo per la decima volta, fissando disgustato la minigonna che teneva sospesa davanti al volto con la punta di pollice e medio “Spiegami di nuovo questa stronzata”
Ohkura accavallò le gambe, sistemandosi meglio sul divano e preparandosi a ripetere per la decima volta la stessa cosa; come al solito, erano nel suo appartamento a discutere della missione.
“Red ha detto che saranno più inclini a parlare, se a fare domande è una bella ragazza”
“Stronzate. Solo perché lui è così, non significa che lo siano tutti”
“Non capisco quel è il problema... Black ha detto che questa era una cosa per te... pensavo fossi un esperto” si lasciò sfuggire una risatina. Ryo lo guardò stralunato “Non scherzare. Ha detto davvero così, quel maledetto?”
“Ha detto espressamente che servivi tu, per questa missione”
Imprecò, gettando la minigonna sul divano “Quel bastardo! L’ha fatto per prendersi gioco di me! E tu non ridere!”
“Allora che facciamo?” chiese una volta placato l’attacco di risatine “Mi travesto io?”
“Non se ne parla!” rispose Ryo, oltraggiato.
“E perché? Non andrei bene?” chiese, un po’ offeso: non credeva che sarebbe stato così male, vestito da donna.
“Sei troppo alto” storse la bocca “Non saresti una donna convincente”
“Non serve che sia convincente” insistette “Posso anche essere un travestito, andrebbe bene comunque. Li faremmo ubriacare così tanto che non se ne accorgerebbero”
“Ancora peggio” fece Ryo, riprendendo in mano la minigonna e studiandola un po’ “Di sicuro qualcuno ti farebbe partecipare a uno di quei concorsi per drag queen e tu finiresti per vincerlo perché saresti troppo bello”
“Oh” non riuscì a dire altro, mentre osservava Ryo togliersi i jeans e infilarsi la gonna; distolse subito lo sguardo dalle sue gambe nude, concentrandosi su quelle poche parole che gli aveva appena sentito pronunciare “Hai detto che sarei troppo bello?”
“Uhm” assentì, ma non gli stava prestando molta attenzione, troppo intento ad osservare il modo in cui la gonna gli cadeva sui fianchi. Infine sogghignò “Beh, sarebbe stato meglio farlo fare a Blue, ma devo dire che anch’io non sono niente male...”
“Hai davvero intenzione di uscire conciato così?” gli chiese scettico.
“Sì, perché? Mi manca un reggiseno imbottito e sono a posto” fece compiaciuto infilandosi una parrucca di lunghi capelli neri.
“Quei peli” rispose indicando le sue cosce magre “Non si possono vedere addosso a una donna”
Ryo si accigliò, per poi mettersi a frugare nella busta piena di vestiti e cosmetici fornitigli da Blue e Red -come quei due ne fossero in possesso, era un mistero.
“Non vorrai metterti quelle calze terribili, spero!” chiese Ohkura, inorridito; Ryo annuì, iniziando ad infilarsi dei collant marroni.
“Non ho nessuna intenzione di depilarmi... e poi tanto sarò fantastico a prescindere da cosa indosserò” dopo averli infilati fece una leggera piroetta in punta di piedi “Allora? Non ho ragione?”
Ohkura preferì non rispondere, ma evidentemente non riuscì a nascondere la sua espressione disgustata: Blue e Red avevano un pessimo gusto... o forse l’avevano semplicemente fatto apposta; ora che ci pensava, quei pazzi gli avevano chiesto di portargli delle foto, così loro le avrebbero ‘usate nei momenti di crisi’.
“Che è quella faccia?” chiese, corrucciato e con le braccia incrociate sul petto “Non serve che i vestiti siano belli, l’importante è che quei vecchiacci schifosi parlino”
“Mmh” concesse, ancora poco convinto.
“Non sei convinto”
“E’ che... quelle calze non ti donano affatto”
Aveva sperato che la prima cosa che gli era saltata in mente, giusto per piantarla con quel discorso assurdo -e perché, in fondo, non gli dispiaceva affatto vedere Ryo in minigonna, calze orribili o no. Ma evidentemente aveva detto la cosa più sbagliata del mondo, perché l’altro lo fulminò, gli occhi ridotti a due fessure.
“Stai dicendo che sono grasso?”

Forse era vero che Black aveva scelto Ryo per farsi quattro risate alle sue spalle e ricattarlo con le foto di lui in minigonna e tacchi alti, ma Ohkura stava iniziando a pensare che quello non fosse l’unico motivo; perché, ad onor del vero, Ryo era semplicemente perfetto, per quel tipo di lavoro. Lo stava osservando dal suo tavolino ridere e scherzare con i loro attempati bersagli e bere un bicchiere di vodka dopo l’altro. Aggrottò le sopracciglia nel guardarlo scolarsi l’ultimo bicchiere e piegarsi in avanti verso i due uomini, mostrando ancora di più le gambe; le aggrottò ancora di più quando notò gli sguardi di apprezzamento che gli venivano rivolti non solo dai due uomini, ma da un po’ tutti quelli che gli passavano accanto.
Ryo da ubriaco era... pericoloso e terribile.
Decise di intervenire quando una mano grassa -e sudaticcia, ne era certo- si posò sul fianco del collega. Si avvicinò giusto in tempo per sentire la voce di Ryo, molto più acuta del solito, dire: “Sapete, sono un agente segreto. Proprio adesso sono in missione e...” lo vide e lo afferrò per un braccio, portandolo accanto a sé “Ecco, lui è il mio collega. Carino, vero?”
“Scusate” mormorò Ohkura con un piccolo inchino, ignorando le risatine di Ryo “Pare che la mia ragazza abbia bevuto un po’ troppo e abbia finito per importunarvi. Cara...” fece abbassando la testa, per essere sicuro che Ryo lo sentisse “Hai finito di parlare con questi signori?”
“Sì!” esclamò quello con un’espressione adorabile che non gli si addiceva per niente. Era un po’ inquietante, a dirla tutta.
“Bene. Allora, con permesso...”
Si allontanò verso l’uscita velocemente, per quanto era possibile trascinandosi dietro la carcassa del suo collega ubriaco, per evitare di essere seguito dai due uomini; ma andava detto che Ryo li aveva fatti bere parecchio... così come aveva bevuto lui. Ma a Ohkura non dispiaceva, trascinarselo in giro e averlo così incollato al fianco che respirava contro la sua spalla.
Ryo da ubriaco era pericoloso e terribile, ma gli piaceva, perché era uguale al lascivo e seducente Beige kun. deglutì nel pensare che probabilmente avrebbe potuto fare qualunque cosa, e Ryo non solo glielo avrebbe permesso, ma lo avrebbe anche incentivato. Salvo dimenticarsi tutto il giorno dopo.
Anche se non aveva bevuto nulla, la testa gli girava vorticosamente, e nemmeno l’aria fresca al di fuori del locale riuscì a stemperare il calore che si era diffuso per tutto il suo corpo; strinse di più la presa attorno al fianco di Ryo, avvicinandolo.
Quando furono un po’ più distanti dal locale, tuttavia, l’altro si liberò con uno strattone e prese le distanze da lui, dimostrandogli che riusciva a camminare perfettamente anche da solo.
“Eh?” fece, confuso “Non eri ubriaco?”
“Certo che no” sbottò Ryo “Perché diavolo mi sarei dovuto ubriacare durante una missione? Mi credi stupido?”
“No, ma...”
“Ho pagato il barista per farmi versare solo dell’acqua, in modo da far credere a quei due che mi stavo ubriacando”
“E’ stata una mossa... intelligente” mormorò senza guardarlo. La completa sobrietà di Ryo lo aveva deluso più di quanto volesse ammettere.
“Naturalmente” affermò quello con una smorfia; poi lo superò, e il ‘tac tac tac’ dei suoi tacchi lo fece sembrare ancora più indispettito.
Una volta arrivati alla macchina, Ohkura si mise al volante senza fiatare, lasciando Ryo libero di scrivere una mail agli altri con le informazioni che aveva ricavato quella sera. Era piuttosto abituato a stare in silenzio, quando era con Ryo, ma per la prima volta quel silenzio gli sembrava pesante, lo opprimeva. Forse era solo lui a percepirlo in quel modo, perché aveva davvero creduto che quella notte, complice la presunta sbronza, sarebbe potuto succedere qualcosa. aveva sperato di riprendere da dove lui e Beige kun si erano interrotti.
Invece... lanciò un’occhiata alla sua sinistra: Ryo aveva finito di scrivere, e adesso stava guardando fuori dal finestrino.
Decise di provare a fare comunque qualcosa; tanto, non aveva nulla da perdere.
“Senti...” iniziò, un po’ tentennante “A casa ho della vodka”
Aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente, ma non era una bugia... non del tutto, almeno: era ragionevolmente sicuro di averne una bottiglia dentro la credenza. Ryo lo guardò per un po’ in silenzio e con un’aria che gli sembrò sorpresa, poi ghignò diabolicamente.
“Che io sia dannato se dico di no a una bevuta gratis”

Ohnkura non scoprì mai se quella bottiglia fosse o no nella sua credenza.
Fece appena in tempo a chiudere la porta di casa, che Ryo lo spinse contro il muro più vicino e si incollò a lui, baciandolo con foga.
Storse un po’ il naso nel sentire il sapore di fragola del suo lucidalabbra, mentre una mano saliva a levargli la parrucca e l’altra si insinuava sotto la gonna, andando ad afferrare il sedere dell’altro e avvicinandolo a sé. Ryo grugnì nel bacio, poi si staccò “Fammi prima andare in bagno” ansimò “Mi fa schifo stare con questa roba addosso”
Non fece in tempo a rispondergli, che Ryo si era già allontanato e si stava dirigendo verso il bagno con la borsa con i suoi vestiti che aveva lasciato da lui -aveva infatti indossato gli abiti da donna direttamente lì.
Mentre lo aspettava, Ohkura prese a camminare avanti e indietro per il salotto, incapace di stare fermo e tranquillo.
Stava per succedere. Finalmente, di lì a poco, sarebbe successo ciò che, se n’era accorto durante il bacio, desiderava dal momento in cui Ryo si era presentato sulla porta di casa sua, comparendo davanti a lui per la seconda volta.
Tuttavia... forse quella del bagno era solo una scusa per interrompersi; forse sarebbe dovuto andare alla ricerca della bottiglia di vodka, ammesso che esistesse; forse Ryo non voleva continuare. Forse...
Una mano lo afferrò per un braccio e lo fece voltare; ebbe giusto un istante per ammirare i capelli scompigliati e il volto completamente struccato di Ryo, poi questi riprese a divorargli le labbra. Posò le mani sulla sua schiena, percorrendola con le dita e mugugnando soddisfatto nel notare che era nuda. Però...
“Perché ti sei messo i pantaloni?”
“Preferivi che tenessi la gonna? Non pensavo fossi così pervertito...”
Ohkura gli morse il labbro inferiore, facendo vacillare il suo sogghigno “Ti avrei preferito senza nulla addosso”
Il sogghigno ricomparve, mentre Ryo spostava la bocca sul suo orecchio e vi infilava la lingua.
“Diciamo che preferisco essere spogliato”
In qualche modo riuscirono ad arrivare in camera da letto, e Ohkura visse alcuni istanti di gloria quando riuscì a premere il corpo magro di Ryo contro il materasso; era eccitato, e il sangue era andato ad irrorare solo determinate zone, dimenticandosi del cervello, per cui le sue mani si muovevano disordinatamente sul torace abbronzato e i suoi baci erano troppo bruschi e irruenti -e questo era dimostrato dalla mano di Ryo che di tanto in tanto gli tirava i capelli. Un grido di esultanza gli esplose nella testa quando, nonostante le mano tremanti, riuscì a togliere i jeans al ragazzo e lo vide, video che Ryo era eccitato almeno quanto lui.
Aveva appena infilato un dito sotto l’elastico dei boxer, che l’altro gli tirò di nuovo i capelli, questa volta con più forza.
“Cosa credi di fare?” sussurrò.
“Mi sembra ovvio” mormorò, muovendo la testa per cercare di liberarsi dalla presa dell’altro. Il quale sorrise pericolosamente.
“Te lo puoi scordare”
E con un colpo di reni capovolse la situazione: ora era Ohkura a trovarsi con le spalle premute sul materasso e le gambe aperte, Ryo tra esse che divorava la sua bocca, il suo collo, ogni cosa di lui, e che lo spogliava con gesti rapidi.
Sebbene i suoi piani per la serata fossero leggermente diversi, non poteva negare che quel Ryo impetuoso, brusco e passionale che prendeva in quel modo l’iniziativa non gli dispiaceva per niente. Anzi, lo faceva letteralmente impazzire.
Per cui non fu per nulla difficile lasciare le redini nelle sue mani e abbandonarsi completamente al piacere.
Venne preparato con una delicatezza ed un’attenzione che non si aspettava, ma Ryo tornò a essere brusco e irruento una volta dentro di lui, prendendo a spingere rapidamente e con foga, baciando mordendo e ansimando nelle sue orecchie, contro il collo, nella bocca. Ohkura pensò di averlo sentito mormorare qualche parola, ma non poteva dirlo con certezza: non era sicuro di nulla, a parte del fatto che Ryo era dentro di lui e che tutto ciò che aveva intorno era Ryo.
E, una volta finito, il ragazzo cambiò ancora personalità, accoccolandosi contro di lui mentre entrambi cercavano di riprendere fiato.
“Non pensavo che mi avresti chiesto di venire da te” disse Ryo dopo un po’.
“Mh?” mugugnò. Era in uno stato di totale beatitudine post-orgasmo, e stava anche per addormentarsi: non capiva nulla.
“Cominciavo a pensare che non saremmo mai riusciti a combinare nulla” continuò, staccandosi un po’ e poggiando la testa sul braccio destro piegato, mentre l’altra mano andava a giocare con una sua ciocca di capelli.
“E perché lo pensavi?” chiese Ohkura, godendosi la sensazione della mano di Ryo tra i suoi capelli e tralasciando il piccolo particolare che anche lui era convinto che non sarebbe riuscito a concludere nulla con il collega.
“Perché sei incredibilmente lento e ottuso”
“Io??”
“Io avrei anche preso l’iniziativa” lo ignorò “Ma non avevo idea di cosa pensassi di me”
Ohkura riaprì gli occhi “Ero io quello che non sapeva che pensare” si lamentò “Una volta mi salti addosso e quella dopo mi tratti come se ti avessi ucciso il cane...”
La mano smise di pettinarlo, e Ryo tornò a somigliare a quel disegno di Black -a parte la maglietta gialla, come sempre.
“Ancora con questa storia? Quand’è che ti sarei saltato addosso? Prima di oggi, intendo”
Ohkura lo guardò per qualche istante, cercando di capire se stesse scherzando. E no, era serissimo.
“... tu l’alcool lo reggi proprio male, eh?”

“Vorrei terminare questa relazione per l’ora di pranzo, se non vi dispiace” mormorò a denti stretti.
“Non ci allontaneremo fino a che non ci dirai che è successo ieri sera!” affermò minaccioso Red, e Ohkura si chiese, in un angolo della sua mente, perché mai mostrasse la sua decisione solo per faccende così stupide, mentre per le cose serie lasciava tutto a Nasu,
“E’ una cosa importante, davvero” aggiunse Orange “Allora, dicci: ieri notte è successo qualcosa tra te e Yellow?”
“Non è successo nulla!!” esclamò irritato.
“Il collo e le orecchie sono arrossiti, sta mentendo! È sicuramente successo qualcosa!” trillò Blue.
Avrebbe voluto lanciargli quanto meno un’occhiata assassine -e magari anche il tagliacarte- esterrefatto e ferito dal tradimento di quello che considerava un amico, ma la sua attenzione venne catturata dalle grida di giubilio di Red e Orange e da quello disperato di Black.
“Green, che diamine?! Non potevate aspettare al secondo appuntamento?!”
“Hai visto?” esclamò Orange “Abbiamo avuto fiducia nel prossimo e siamo stati premiati!”
“Spiegami cosa significa” fece rivolto a Blue, che, nonostante fosse un traditore della peggior specie, era comunque l’unico con cui poteva parlare in quel momento, visto che Black si stava ancora disperando e Red e Orange avevano iniziato una strana danza.
“Hanno scommesso su quando tu e Yellow sareste riusciti a combinare qualcosa” rispose quello.
Ohkura boccheggiò, sconvolto da quanto i suoi colleghi fossero inopportuni, impiccioni e con decisamente troppo tempo libero. Tuttavia, miracolosamente, il silenzio calò quando alle loro spalle comparve un’aura omicida.
“Che cazzo significa?” chiese Ryo, facendo schioccare le nocche.
Per la prima volta, l’intimazione esasperata di Nasu di tornare al lavoro venne seguita in fretta e senza alcuna protesta.

people: nishikido ryo, r: r, music: kanjani8, pair: torn, ff: italian, people: ohkura tadayoshi

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