Kissing him would be troublesome

Jan 30, 2012 11:43

Titolo: Kissing him would be troublesome
Fandom: Kanjani8
Pairing: Ryohkura 
Rating: pg-13
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone nè di offenderle in alcun modo.
Note: prima di tutto, questa robaccia è ispirata da ciò che è successo durante l'MC del concerto del 26 (o 27?) novembre 2011 a Fukuoka. Dai vari (pochi) report inglesi che ho trovato qui e lì, ho ricostruito quanto segue (notare che questi report non erano proprio scritti benissimo, quindi, ecco... questo è solo quello che ho capito): per qualche motivo che non so se voglio sapere (VOGLIO SAPERLO) stavano parlando dei baci che ci sono stati tra i membri, e salta fuori che Ohkura non ha mai baciato nessuno. Yoko allora chiede a Maru (sì, doveva essere il 26, perchè era il suo compleanno) quale bacio voleva vedere, e Maru dice che gli interessava vederne uno tra Ryo e Kura. Al che, mentre Ryo se ne sta relativamente tranquillo e la prende sul ridere, Ohkura inizia a dare di matto XD Ecco.
Seconda cosa: è la prima volta che scrivo su un fandom diverso dagli Arashi, ed è stato difficile. Soprattutto, è stato difficile far muovere questi due. Per quanto li adori come coppia, devo ancora inquadrarli bene o_o Non so cosa ne sia uscito fuori, quindi... vorrei davvero sapere cosa ne pensa chi leggerà: c'è qualcosa che non vi torna? Sono credibili? Critiche? Consigli? Accetto tutto a braccia aperte XD

Ohkura non aveva idea di come avesse fatto a terminare quel concerto. O di come fosse riuscito a cantare, ballare, sorridere e fare lo stupido per altre due ora, quando tutto ciò che voleva era stare da solo e, magari, prendere a calci tutto quanto si trovasse davanti a lui.
Quando, finalmente, il concerto finì, corse alle docce senza rivolgere la parola a nessuno, per una volta grato del fatto che non ci fossero telecamere a riprenderli per eventuali programmi o bonus per il DVD: poteva essere scontroso o asociale quanto gli pareva, almeno; non era nella sua natura -meglio, in quella degli ultimi tempi- ma in quel momento gli girava male.
E per quanto volesse tornare subito a casa e buttarsi sotto le coperte -e magari cercare di soffocarsi con il cuscino- restò sotto la doccia per dieci minuti buoni, e se le docce erano meno di sette e stava facendo aspettare qualcuno... pazienza.
Il primo getto d’acqua, gelido, non fece altro che farlo irritare ancora di più; quando l’acqua divenne calda, Ohkura chiuse gli occhi, concentrandosi sulle gocce che gli colpivano il viso e le spalle e che gli scorrevano lungo i muscoli, distendendoli. Sarebbe stato facile tornare padrone di sé, in quella situazione, non fosse stato per le parole e le immagini che continuavano ad affollare la sua mente.
L’assurda domanda di Yokoyama-kun: “Allora, Maru, visto che è il tuo compleanno e ne stiamo parlando... che membri ti piacerebbe veder baciare?”
La risposta, seria, ponderata, di Maru: “Mmmh... abbiamo già visto il bacio tra Shin-chan e Yokoyama-kun, quindi... Tacchon e Ryo-chan?”
Le urla del pubblico, tanto forti che il Fukuoka Dome sarebbe potuto crollare. Ryo che rifiutava tranquillamente, il sorriso sghembo, mentre lui diventava isterico senza motivo e pigliava a lanciare improperi in Kansai ben.
E Yoko che rincarava la dose “Un bacio tra me e Hina farebbe ridere, ma uno tra quei due...”
E Ryo che stava lì, vagamente divertito, senza scomporsi più di tanto.
Il suo patetico tentativo di dire qualcosa di sensato “baciarlo sarebbe un problema... No, è Ryo-chan, quindi non lo sarebbe, però... con un po’ d’alcool potrei farlo”, “Sentite come urlano, se ci baciassimo non basterebbero le ambulanze”
Per fortuna, Shin-chan li aveva interrotti, intimandogli di fare le persone serie, per una volta, o chissà dove -e come- l’avrebbero finita. Non osava pensarci.
Si morse la lingua per non imprecare. Di nuovo, la faccia divertita di Ryo gli apparve nella mente.
Era arrabbiato,
ed era arrabbiato per il fatto di esserlo.
E il non saperne il motivo lo faceva arrabbiare ancora di più.
Chiuse il rubinetto, consapevole di essere nel bel mezzo di un circolo vizioso.
Non appena fu fuori dalla doccia, trovò, in attesa, Maru, a petto nudo ma con ancora addosso i pantaloni dell’encore. Il ragazzo lo guardava con esitazione, come se non osasse rivolgergli la parola, e Ohkura capì che -quello stupido- doveva sentirsi in qualche modo in colpa per quello che era successo durante l’MC.
E infatti: “Tacchon, senti...” iniziò “Mi dispiace per prima. Ho esagerato, come sempre non penso mai e la finisco a dire stupidate e...”
Ohkura afferrò l’accappatoio con un sospiro e lo indossò, senza guardare l’altro. Ora si sentiva ancora più stupido: chissà come si era sentito Maru per tutta la seconda metà del concerto, convinto di essere stato la causa del suo malumore. Lui non ce l’aveva con Maru -non avrebbe mai potuto, anche se l’altro gli avesse fatto un torto irreparabile- bensì con se stesso. Perché non aveva controllato la sua reazione e, soprattutto, perché non si sarebbe mai aspettato di reagire così per una stupidata simile.
“Non è colpa tua” disse “Anzi, sei tu che devi scusarmi: ho reagito in modo assurdo, non avrei dovuto”
Tuttavia, Maru aveva ancora quella piccola ruga in mezzo alla fronte, segno della sua preoccupazione “Però... è tutto ok, vero?”
“Sì, tutto ok” mentì, sperando di suonare convincente. E dovette esserlo, perché Maru sorrise e, dopo una pacca sulla spalla, si infilò sotto la doccia, urlando quanto l’acqua fosse gelida -ma, chissà perché, Maru trovava la cosa estremamente divertente.
Avrebbe dovuto sentirsi un po’ sollevato per l’aver sistemato la questione con Maru, ma non era così: più i minuti passavano, più si rendeva conto di quanto assurdo doveva essere sembrato il suo comportamento. Perché diavolo si era messo a fare il pazzo? Sarebbe stato normale riderci sopra, come gli altri, o avvicinarsi a Ryo fino a quando lo tsukkomi di Hina non li avrebbe bloccati. O semplicemente non prendere a urla il mondo intero, Maru in primis.
Se il suo umore era già basso, gli arrivò sotto i piedi quando entrò nel camerino -convinto che fosse vuoto- e vi trovò Ryo che armeggiava con il suo cellulare. Non si era ancora lavato, perché aveva la maglia del tour e i capelli umidi e scompigliati.
Per la sua sanità mentale -e perché non sapeva cosa avrebbe potuto fare- Ohkura decise di ignorarlo, e si diresse verso il suo borsone senza proferire parola.
“Non ti azzardare ad ignorarmi, Bonkura”
Ryo lo guardava serio, mentre muoveva qualche passo nella sua direzione; quello sguardo deciso e un po’ minaccioso, che lo faceva sempre sembrare uno alla ricerca di rissa. E Ohkura capì che non era casuale, la presenza di Ryo nel camerino: il ragazzo lo aveva aspettato.
Deglutì.
“Cosa c’è?”
Ryo lanciò il cellulare nella borsa, buttandola poi per terra senza alcun riguardo, per continuare a muoversi verso di lui. Ohkura indietreggiò inconsciamente.
“Me lo devi dire tu. Perché ti sei comportato da pazzo, prima?”
“Non ti riguarda”
“Sì, invece, dato che si parlava anche di me. Qual è il tuo problema?”
Tentennò: se anche avesse voluto collaborare con Ryo, non avrebbe saputo cosa rispondergli, perché il problema era proprio che non aveva idea di cosa gli stesse succedendo. Inoltre, per qualche motivo, il suo cervello continuava ad urlargli che Ryo si stava avvicinando troppo.
“N-non ho nessun problema. Semplicemente non mi andava di fare una cosa così stupida”
Ryo aggrottò le sopracciglia, infastidito “Ma smettila. Passiamo il tempo a fare cose stupide! E poi tutti l’abbiamo fatto! Invece tu non ti sei mai prestato a baciare qualcuno perché sei...”
“Perché sono...?” ribattè, la titubanza che cedeva lentamente il posto alla rabbia: Ryo aveva ragione a rimproverarlo per essersi comportato da idiota, ma non aveva intenzione di essere insultato perché non andava in giro a sbaciucchiare gli altri membri. “Allora? Cosa sono?”
“Una primadonna del cazzo! Sempre a crederti superiore a tutti!”
Spalancò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie: si credeva superiore? Lui?
Iniziò a credere che Ryo fosse impazzito. O forse era semplicemente un grandissimo stronzo che non capiva nulla “Ma sentiti. Sei tu quello che si crede il migliore del mondo” sbotta “E, per tua informazione, non avrei alcun problema a baciare gli altri ragazzi!”
L’ultima frase gli era davvero uscita senza passare per il cervello; l’aveva detta così, di getto, perché gli rodeva il fatto che Ryo lo considerasse una sorta di principessa pudica. Tuttavia, dopo averlo detto, si resa conto che il punto era proprio quello: non avrebbe avuto alcun problema a dare un bacio, per gioco, a uno degli altri membri dei Kanjani. Se al concerto gli avessero chiesto di farlo, ci avrebbe semplicemente riso sopra, non avrebbe fatto alcuna scenata; probabilmente lo avrebbe anche fatto... o comunque si sarebbe avvicinato all’altra persona per farlo.
Che problema c’era? Tanto nei Kanjani8 erano tutti come fratelli.
Però, all’idea di baciare Ryo, il sangue gli era andato alla testa. Quindi...
“Quindi il problema sono io? Ti sei tanto incazzato all’idea di baciare me?”
Non rispose, perché nella sua testa ogni tassello stava andando al suo posto -per quanto la disposizione che i tasselli stavano assumendo sembrava del tutto assurda... ma non c’era altra spiegazione.
Quando il pensiero di baciare Ryo lo aveva sfiorato per la prima volta, il sangue gli era letteralmente andato al cervello; non capendone il motivo, aveva reagito con rabbia, perché era ovvio che lui non avesse alcun interesse a baciarlo. Tuttavia, il fegato gli si era attorcigliato nel vedere Ryo così tranquillo, rilassato e divertito, come se baciarlo fosse normale, come se lui fosse uno qualunque. La calma di Ryo, la consapevolezza di essere per lui solo un collega, al massimo un buon amico, l’aveva fatto andare su tutte le furie.
Lui non voleva baciare Ryo, o meglio: non voleva farlo lì, su quel palco, per soddisfare la richiesta di Maru e delle fan.
Lui voleva baciarlo davvero, anche in quell’istante.
Per quanto lui stesso stentasse a crederci, non poteva essere altrimenti: perché se pensava di fare una cosa del genere, se ci pensava seriamente, sentiva caldo, e il cuore prendeva a battergli più in fretta.
“Allora?” Ryo, arrabbiato, era ancora più vicino.
“Non è così” fu l’unica cosa che Ohkura riuscì a dire; ed evidentemente non era quella giusta, perché l’altro gli diede una non tanto leggera spinta all’altezza della spalla.
“Com’è che hai detto, prima...? “Baciare Ryo-chan sarebbe problematico, forse con un po’ d’alcool si potrebbe fare”. Era una stronzata del genere, vero? Ti faccio così schifo? Mi ha ridicolizzato davanti a tutti!”
Gli diede un’altra spinta, ancora più forte, e Ohkura per un tratto dimenticò il desiderio fisico che provava, perché Ryo era semplicemente uno stronzo, e quando faceva così parlare con lui diventava impossibile.
Allontanò la mano del ragazzo dalla sua spalla con un gesto secco “Piantala!” urlò. Ryo si fermò e lo guardò stupito: probabilmente non si aspettava una sua reazione.
Lui, non ne sapeva il motivo, aveva il fiatone. La presenza di Ryo lo metteva in agitazione e allo stesso tempo lo faceva arrabbiare “Non ti capisco” sussurrò “Sembra quasi che tu volessi che io ti baciassi”
L’espressione di Ryo si fece più calma, mentre faceva un passo in avanti; di riflesso, Ohkura ne fece uno indietro ma, terrorizzato, si rese conto che così facendo la sua schiena era finita contro il muro: qualunque cosa Ryo avesse deciso di fare, lui non avrebbe potuto fare nulla.
Chiuse gli occhi, temendo di ricevere un pugno in faccia, quando la mano del ragazzo si alzò, ma essa finì semplicemente sul muro, accanto alla sua testa. Aprì gli occhi per vedere che, adesso, Ryo lo stava guardando in un modo molto diverso rispetto a qualche istante prima.
L’atmosfera era cambiata. Lo percepiva, ed era agitato per questo.
Da quando Ryo era capace di espressioni simili?
Forse sarebbe stato meglio prendersi il pugno.
“Cosa...?”
“E se ti dicessi che è così? Che volevo che tu mi baciassi, anche solo per finta?” sussurrò Ryo.
“Ti picchierei” rispose lui dopo qualche secondo; perché l’idea che il ragazzo davanti a lui volesse baciarlo... non era sicuro di poterla sopportare. Avrebbe davvero potuto picchiarlo.
Ryo emise uno sbuffo che sembrava divertito “Non ci riusciresti mai: finiresti per prenderle tu”
Sorrise lievemente “Hai ragione”
Ryo tornò serio, e si avvicinò di più; improvvisamente, Ohkura si rese conto di avere addosso solo l’accappatoio. Sentiva la pelle accapponarsi sotto il tessuto spugnoso -e non solo per il freddo invernale- poteva percepire il calore emanato dal corpo di Ryo, sempre più vicino al suo.
Deglutì quando la mano sinistra del ragazzo si posò lievemente sul suo fianco destro; avrebbe voluto fare qualcosa, anche solo stringere meglio la cintura allentata del’accappatoio, ma il suo corpo era del tutto immobile. L’unica cosa che riusciva a fare era tenere gli occhi fissi in quelli di Ryo, il cui volto era ormai così vicino che i loro nasi si sfioravano. Il ragazzo nemmeno sbatteva le palpebre, intento a scrutarlo, come se cercasse qualcosa.
Ohkura stava provando una sensazione molto simile a quella provata poche ore prima sul palco: non capiva più nulla, perché Ryo era incollato a lui e gli stava respirando sulla bocca.
E quando sentì delle labbra sulle proprie, non ci credette. Era surreale, e non era possibile che loro due si stessero davvero baciando. E dato che non ci credeva, nemmeno chiuse gli occhi; ed era strano perché anche quelli di Ryo erano spalancati, fissi nei suoi. Ohkura pensò che, in effetti, quello non si poteva nemmeno considerare un bacio, con le loro labbra ferme come pietra premute le une contro le altre.
Quello non era un bacio, no.
Eppure, quando la pressione sulla sua bocca svanì, ne sentì subito la mancanza. Gli era piaciuta, quella cosa che non era un bacio.
Anche se aveva allontanato le labbra, Ryo gli era ancora vicino, e continuava a guardarlo.
“Quello... era un bacio?” gli chiese, e quello scrollò le spalle.
La mano destra di Ryo, per tutto quel tempo rimasta posata contro il muro, scese un po’, fino a quando i suoi polpastrelli non arrivarono a sfiorargli il collo con tocchi leggeri. Ohkura sospirò, tremando. Voleva baciarlo.
La sua mano si posò su quella che Ryo aveva sul suo fianco, e salì sull’avambraccio fino a stringergli il gomito. Gli bastò sporgere un po’ in avanti la testa che le labbra del ragazzo erano di nuovo sulle sue; e questa volta esse non erano immobili, e i loro occhi ben chiusi.
Ohkura inspirò profondamente dal naso portando entrambe le mani sulla schiena di Ryo, avvicinandolo a sé il più possibile mentre lottava contro la lingua che gli aveva invaso la bocca, prepotente come il suo proprietario.
Non poteva più non crederci: lo stava baciando. Stava baciando Ryo.
Era salato. Sapeva un po’ di sudore, e molto di Ryo. Era inebriante.
Ed era una delle cose più belle che avesse mai provato.
Interruppe, a malincuore, il bacio per gemere piano quando la mano -calda, caldissima- di Ryo si insinuò sotto l’accappatoio e si posò sulla sua coscia sinistra, mentre la bocca si spostava sotto il suo orecchio.
“Ryo-chan...” sussurrò quando sentì la mano salire. Quello si fermò, riportò la mano sopra il tessuto e si spostò in modo da guardarlo di nuovo in volto. Ohkura si accigliò.
“Non volevo che ti fermassi”
Ryo ghignò in risposta “Lo so”
Gli sembrava assurdo; perché fino a mezz’ora prima non avrebbe mai pensato che si sarebbe trovato in quella situazione che avrebbe potuto fare crete cose -e che gli sarebbero anche piaciute. E invece eccolo lì, con il sapore di Ryo in bocca, desiderando solo di poterlo baciare così -e più a fondo- per sempre. E la cosa fantastica era che, guardando gli occhi neri che aveva davanti, sapeva che anche l’altro la pensava allo stesso modo.
Stava per afferrargli la testa e baciarlo di nuovo -e magari rimettere quella mano sotto il suo accappatoio- quando la porta del camerino venne aperta. Si gelò, al punto da non riuscire a muovere un solo muscolo; semplicemente restò lì, abbracciato a Ryo e con una gamba, praticamente nuda, fra le sue.
Mentre Subaru e Maru li guardavano ad occhi sbarrati. Ma la sorpresa restò ben poco sul volto del più anziano, presto sostituita da un’espressione insofferente “Che diamine? Dovevate farlo sul palco! Sul palco, non qui!”
Maru, dal canto suo, continuava a guardarli confuso “Ma, allora... sono stato inopportuno? O no?”
Ryo, ignorandoli bellamente, i rigirò verso di lui “Vado a fare la doccia” annunciò.
Mentre lo osservava uscire dalla stanza, alle sue orecchie continuavano ad arrivare le sempre meno coerenti domande di Maru; soffocando uno sbuffo -forse infastidito, forse divertito- Ohkura pensò che non solo avrebbe dovuto chiedere di nuovo scusa a Maru, ma avrebbe dovuto anche offrirgli la cena per ringraziarlo per essere stato così inopportuno.

people: nishikido ryo, music: kanjani8, pair: torn, r: pg-13, ff: italian, people: ohkura tadayoshi

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