Titolo: Love Chronicles
Fandom: Arashi
Genere: yaoi, lemon, e diciamo romantico, ma non troppo
Rating: PG-13
Pairing: indovinate un po'? Ebbene sì, ANCORA Sakuraiba. Ma attenzione, non solo!
Disclaimer: vedete questa mano? *alza la mano che usa per scrivere e scrocchia le dita* un giorno questa mano mi aiuterà a dominare tutto il Johnny Jimusho!
Inizierò dagli Arashi!
Lettori: *arretrano lentamente* ehm, Rosa-chan... hai preso le medicine stamattina?
Autrice: uh *sbatte le palpebre* Sì...
Lettori: .......*silenzio*
Autrice: ehm........ ARASHI FOR DREAAAAAM!!!!! *corre come un demonio*
Note: che dire? Non ho mai scritto delle long fic sugli Arashi, spero sia uscita decentemente. in realtà non ho finito di scriverla, ma non temete, la finirò, SO che desiderate ardentemente leggerla. Basta. un'ultima cosa: Sakuraiba PER LA VITA. stop.
Capitoli precedenti:
HERE Ohno si coprì la bocca con una mano e osservò guardingo Sakurai. Nino era pronto per il momento in cui Sho si sarebbe alzato dalla sedia a avrebbe sbattuto quel Riida privo di tatto al muro, ordinandogli di autenticare le parole che avevano lasciato la sua bocca. Tuttavia, Sho non fece nulla di tutto ciò. O almeno, non ci furono cambiamenti sul suo viso o nella sua aura. Infatti, questi inarcò solo un sopracciglio e formulò:
-Aiba non mi ha detto niente della sua relazione con Matsujun.
Ohno emise una bassa risata e si grattò il retro della testa, parlando con la sua solita aria svagata:
-Sono usciti per circa quattro mesi prima che Jun-kun decidesse di rompere con lui qualche settimana prima che tu tornassi a casa.
-Conoscendolo, sono sicuro che Aiba-kun si sia semplicemente dimenticato di menzionartelo- aggiunse Nino, mentre Ohno annuiva al suo fianco. -O forse ha semplicemente trovato inopportuno dirtelo perché sta con te- continuò, e Ohno si prese un secondo per decidere se fosse prudente concordare con l'ultima affermazione. Quando lo ritenne sicuro, annuì e soggiunse:
-Della serie, Jun-kun è il suo passato, ma tu sei il suo presente e il suo futuro.
Sho fece un cenno con la testa e si alzò in piedi.
-E’ stato carino cenare con voi ragazzi. Peccato che Matsujun dovesse lavorare e Aiba-chan fosse impegnato.
-Ehi, Sho-kun- mormorò Nino dopo una riflessione -Non sei arrabbiato vero?
Sho scrollò le spalle. -Perché dovrei esserlo? Il passato è passato.- E con ciò se ne andò.
-Aaah, sono felice che non si sia arrabbiato!- mormorò Ohno, non capendo per quale ragione Nino gli stesse rivolgendo uno sguardo alla ‘tu-sei-un-idiota’.
Sho non stava guardando la strada davanti a lui. La stava fulminando mentre ribolliva di rabbia dentro di sé. Aiba non glielo aveva detto. Gli aveva tenuto un segreto. Non solo lui, ma anche Jun, l’uomo che aveva dormito con Masaki. I suoi due amici avevano fatto cose senza che lui lo sapesse...
La sua presa sul volante si fece più stretta. Mentre lui era in America quei due av-
Spalancò gli occhi come si rese conto di come stavano le cose.
Lui era andato in America. Aveva lasciato Aiba. Aveva preferito il lavoro a lui.
Non posso stare con te. Non voglio stare con te.
Quelle erano state le sue parole. Non aveva intenzione di tornare con lui e se non fosse stato per il loro manager, dubitava che si sarebbero mai rimessi insieme. Quello che aveva compreso la maggior parte di questo era stato Masaki, che aveva scelto di voltare pagina.
Sho finalmente capì perché era così furioso. Il ragazzino in lui, che aveva amato così ardentemente, era stato ferito; era stato geloso del fatto che Aiba potesse amare e avesse amato un altro al di fuori di lui; qualcuno come Jun. Jun che era così bello, che era sempre così gentile. Era stata la scelta di Masaki di cambiare pagina, come era stata la sua scelta di non farlo, ma faceva ancora male, così tanto che aveva preso la rabbia per coprire il suo dolore.
Di una cosa però era certo. Non lo avrebbe mai più fatto soffrire, non gli avrebbe mai più permesso di voltare pagina; non voleva perderlo. Come avevano detto Nino e Ohno, e come Jun aveva capito, lui e Masaki erano il presente e il futuro l’uno dell’altro.
Rientrò nella casa che da qualche settimana condivideva con Masaki, pronto a essere accolto dal sorriso del ragazzo e dalle sue domande sul lavoro estenuante che svolgeva ogni giorno. si chiedeva spesso come avesse anche solo potuto pensare che Aiba potesse essere un ostacolo per la sua carriera: egli era davvero interessato a quello che faceva, ed era sempre felice se riceveva un nuovo incarico. In più, se riusciva a svolgere tutto quel lavoro senza morire di fatica, era principalmente perché c’era lui al suo fianco che lo sosteneva.
Tuttavia, entrato in casa, non venne accolto da nessuno; girovagò per l’appartamento alla ricerca di Aiba, e alla fine lo trovò nella stanza che lui usava per studiare, che dormiva sulla poltrona di pelle reclinabile. Con il suono dei suoi passi attutiti dal tappeto, avanzò verso di lui. Si fermò davanti alla scrivania piena di documenti. Lasciò cadere lo sguardo sui fogli: due copioni di drama, uno per un butai, spartiti musicali e testi di canzoni. Gli si strinse il cuore, ricordando tutte quelle volte che Masaki gli aveva detto battendosi il petto con un pugno: ‘Nulla è troppo per me!’
Era evidente che quella mole di lavoro stesse prendendo il suo pedaggio sul ragazzo. Fino a quel momento non se n’era reso conto. Aiba era sempre il primo a tornare a casa e l’ultimo a uscire la mattina, perché lui doveva leggere le notizie al mattino e alla sera. Ogni sera, Masaki gli raccontava la sua giornata con la meraviglia di un bambino; faceva suonare tutto così semplice. Gli aveva fatto credere che fosse semplice. Adesso, a guardare quei fogli in una prospettiva più ampia, Sho aveva realizzato quanto le cose fossero ben lungi dall'essere semplici.
Che cosa stava pensando? Credeva di essere l’unico a lavorare tanto? Non era certo così, e non lo aveva mai pensato. Tuttavia, si era lasciato fregare da Masaki, che stava lavorando sodo. Lavorando sodo.
Lavora sodo.
Questo era quello che gli diceva Aiba ogni mattina prima che lui uscisse di casa, anche se si sarebbero incontrati più tardi nel corso della giornata con gli Arashi. Glielo diceva ogni mattina. Lui non gli aveva mai detto quelle parole nemmeno una volta, e se ne vergognava.
Sho prese con dolcezza i documenti stretti dal suo amante, riponendoli sul tavolo e portandosi accanto alla poltrona. Si piegò in avanti, fece scivolare un braccio sotto le spalle di Aiba e l'altro sotto le sue ginocchia. Tuttavia, prima che potesse sollevarlo, il ragazzo si mosse ed aprì gli occhi.
Masaki guardò il viso oscurato dall'ombra di Sho mentre i suoi occhi mezzi assonnati cercavano di capire perché il moro fosse chinato in quel modo. Rimasero a fissarsi in silenzio per un po’.
In quel momento di silenzio e calma, Sho espresse a parole i suoi sentimenti e confessò:
-Ti amo.
Vide Aiba irrigidirsi e spalancare gli occhi; era una buona reazione? O...
-Lo hai detto finalmente!- esclamò senza fiato, ormai completamente sveglio.
-Dubitavi dei miei sentimenti?
-Cavolo, no! Le azioni parlano più forte delle parole, ma qualche volta, per me, le parole hanno più peso.
-E?- mormorò Sho, il pollice sinistro che sfiorava il labbro inferiore dell'altro.
Aiba si accigliò. Ovviamente, non aveva capito la domanda o quanto i suoi occhi fossero pieni di aspettative mentre lo fissava in attesa. I secondi ticchettarono e Aiba non aveva ancora detto nulla.
-E?- ripeté. Una vena sulla sua tempia iniziò a pulsare perché era chiaro che il baka non aveva capito.
-E?- ripeté, questa volta con l'impazienza a tingere la sua voce.
Masaki sorrise come la comprensione lo colpì. Prese il pollice che scorreva sul suo labbro e v premette sopra un bacio. Con le iridi focalizzate sul compagno disse:
-Ti amo anch’io, Sho-chan.
-Baka- sbuffò l'altro e premette velocemente le loro labbra assieme. -Andiamo a letto.
-Perché il nostro letto è più grande e comodo?
-Esattamente.
Aiba sorrise come si svegliò pian piano. Non riusciva a fare a meno di sorridere perché il suo corpo era così leggero ed il suo cuore stava sprizzando di gioia, facendolo sentire perfetto e bellissimo. Rotolò sulla schiena, una mano in cerca di un corpo caldo. Quando realizzò che l'altro lato del letto era vuoto, fu solo in quel momento che il suo cervello registrò il profumo della colazione e del caffè che penetrava nelle sue narici.
Sho stava preparando la colazione. Inalò e soggiunse, colazione giapponese. Ovviamente, il suo stomaco ne era lieto perché stava brontolando. Occhieggiò l'orologio ed imprecò. Odiava quando era sveglio prima che l'allarme suonasse, ma dal momento che non sentiva più sonno, nonostante l'ora a cui si erano addormentati, decise di alzarsi dal letto.
Pochi minuti più tardi, stava uscendo dal bagno proprio mentre Sho era entrato nella stanza, prima di annunciare:
-Colazione!
Era raro che facessero colazione assieme, per via degli orari di lavoro, ma quando succedeva, di solito c’era sempre la televisione a fare da sottofondo. Quel giorno, invece, c’era solo silenzio, un confortevole e amabile silenzio. Stavano semplicemente mangiando in silenzio, gettandosi occhiate furtive e scambiandosi sorrisi dolci. Se qualcuno si fosse preso il disturbo di guardare sotto il tavolo, avrebbero visto che le loro gambe erano incrociate assieme.
Aiba alzò lo sguardo dalla colazione quando l’altro si alzò.
-Devo andare, devo arrivare allo studio più in fretta che posso.- gli disse.
Aiba annuì -Certo, laverò io i piatti. Grazie per aver preparato la colazione!
-Allora io stasera farò la lavatrice.
-Mi faresti un piacere- replicò con un sorriso.
Poco dopo, Sho emerse dalla loro camera da letto, fasciato in un abito da sartoria. Aveva visto il suo compagno in abito d'affari un milione di volte, ma la reazione del suo cuore era sempre la stessa. Il giovane appariva autoritario, intelligente e bellissimo. Sempre bellissimo.
Sorrise quando le iridi scure si concentrarono su di lui.
-Lavora sodo, Sho-chan!
Sho annuì e stava per continuare a camminare verso la porta d'ingresso quando si bloccò e disse:
-Lavora sodo anche tu, Masaki.
Non perse la sorpresa sul volto dell’altro o il modo in cui le sue iridi si illuminarono di mera gioia, ed il sorriso che seguì quasi fece cedere le sue ginocchia. Diede al ragazzo un piccolo sorriso prima di riavviarsi verso la porta.
Masaki voltò il capo alla finestra e socchiuse leggermente gli occhi alla morbida luce che filtrava attraverso il vetro come fissava il cielo azzurro. Oggi starebbe stato un altro giorno fantastico.
N.A.: è finitaaaa! Per chi odiava Sho, mi dispiace, ma doveva finire così fin dall'inizio! E non preoccupatevi, d'ora in poi sarà un bravo marit.. ehm ragazzo.
A parte questo, le long fic sono faticose T_T ma ne sto scrivendo un'altra ♥ solo che la finirò tipo tra 2000 anni T_T
In compenso, nel mentre vi propinerò qualche one-shot rimasta (ehi, ferme! dove state fuggendo??)
Grazie per averla sopportata fino alla fine ♥♥