Titolo: Making up and making out
Fandom: Kanjani8
Pairing: Ryokura
Rating: NC-17
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, con questo scritto non intendo offenderli in alcun modo
Note: scritta dopo aver finito di guardare quel bordello di video che c’era nell’8BEST. Consideriamo che era senza sub, quindi potrei aver capito male io e aver sentito cose con le orecchie dell’ammmmmore (ma non erano gli occhi?). Comunque, durante il torneo per decidere il main della nuova canzone, c’era un gioco in cui dovevano urlare nel microfono (per vedere chi urlava di più) le risposte a delle domande che pescavano da una scatola. Due domande interessanti erano ‘Una cosa che ti piace di *inserire il nome di un kanjano*’ e, soprattutto, qualcosa come ‘Se dovessi baciare uno dei membri, chi sceglieresti?’. Fatto sta che Ryo ha detto che bacerebbe Yasu, Hina ha detto che gli piacciono le spalle di Ohkura (e qualcuno ha detto che gli piace il suo naso... credo), Yoko ha detto che bacerebbe ‘Tacchon’ (ma ho il sospetto che si sia giustificato dicendo che è l’unico del gruppo che non ha mai baciato O_O), e Ohkura ha detto che gli piace il *parola che non conosco* sorriso di Ryo. Questo è quanto!
Ma magari non ho capito nulla io, e allora questa storia non ha senso... ehi, fermi, non ha senso comunque O_O
(oh, e per chi non sapesse com’è andato il torneo: Yoko ha vinto, mentre Maru e Ryo sono arrivati ultimi, per cui hanno dovuto fare l’Hohoemi Date)
Tornarono dietro le quinte mentre il pubblico usciva lentamente dall’arena; erano riusciti a finire tutti gli eventi che avevano organizzato per l’anniversario e, forse, avrebbero avuto qualche giorno di relax -tranne quelli di loro impegnati con film o drama - prima di iniziare le prove per il prossimo tour.
Ohkura sarebbe dovuto tornare a lavorare al suo primo film da protagonista già dal giorno dopo, quindi era ben deciso a passare le poche ore che gli restavano a non fare assolutamente nulla. Doveva solo farsi la doccia, vestirsi, e fuggire via. Non era difficile.
No, non era affatto difficile... tranne che per quello sguardo che sentiva bruciare su di sé. Scrollando le spalle, decise di continuare a fare ciò che faceva da quando avevano iniziato il torneo per decidere che sarebbe stato il main della prossima canzone: lo ignorò.
Era da un paio di giorni, infatti, che Ryo non faceva altro che guardarlo come se volesse ucciderlo in maniera molto dolorosa. Non quando erano davanti ai fan, naturalmente: ormai erano molto bravi a fingere che certe cose non esistessero. Però si limitava a guardarlo male da lontano, senza disturbarsi a dirgli quale fosse il problema. E Ohkura non si era preoccupato di chiedergli che accidenti gli fosse preso tutto d’un colpo: aveva la coscienza pulita, e sapeva di non aver fatto nulla di male. O comunque, nulla di peggio di quanto aveva fatto Ryo durante il maledetto torneo; al solo pensiero, il sangue gli ribolliva nelle vene.
Quel bastardo...
Che continuasse a guardarlo male quanto voleva, a lui non interessava. Avrebbe continuato ad ignorarlo e si sarebbe goduto le sue -poche- ore di tranquillità.
Tanto sono sicuro che è di cattivo umore perché ha perso, e sta cercando qualcuno con cui prendersela.
Gli altri membri stavano ancora chiacchierando fra loro, Yokoyama-kun che sfornava un’idea dopo l’altra -tutte abbastanza cretine, secondo lui- su come sarebbe dovuta essere le ‘sua’ canzone; se erano tutti lì, le docce sarebbero state libere: se la sarebbe sbrigata velocemente.
Era quasi arrivato ai bagni, quando qualcuno lo afferrò per un braccio, e prima che potesse dire nulla o reagire in alcun modo, era stato trascinato dentro un camerino. La porta venne subito chiusa, e Ohkura non si sorprese nel vedere Ryo davanti ad essa, lo stesso sguardo di prima.
Diede mentalmente l’addio alle sue ore di relax.
Ecco un altro torto da aggiungere alla lista.
“Stavo andando a farmi la doccia” gli fece notare.
“Dopo” replicò Ryo rapidamente “Prima dobbiamo parlare”
Ecco, quella era una cosa che non si aspettava, perché Ryo non amava parlare, soprattutto quando era di quell’umore. Cercò di mascherare la confusione -unità ad un po’ di curiosità- incrociando le braccia e ostentando la sua migliore espressione indifferente. Quella che, lo sapeva bene, irritava Ryo come poche cose.
“Perfetto. Parla pure, ti ascolto”
Ryo si scordò per un attimo di rivolgergli lo sguardo furente, scandalizzato “Tu... tu sei davvero...” sembrava interdetto, le parole che uscivano a scatti e il tono di voce troppo acuto “Non hai nemmeno idea di quello che hai fatto, non è così?” il momento di confusione doveva essere passato, perché adesso appariva di nuovo furente, mentre gli puntava l’indice contro.
Ohkura sollevò un sopracciglio “Si può sapere di che stai parlando?”
Osservò la bocca dell’altro distorcersi lentamente sino a formare un sorriso che aveva qualcosa di folle, mentre iniziava a scuotere la testa: Ryo pareva impazzito. Ohkura, dal canto suo, iniziava a stufarsi: voleva lavarsi e buttarsi su un letto e, soprattutto, non aveva nessuna voglia di parlare con Ryo o perdere in alcun modo il proprio tempo con lui -non in quel momento, almeno.
Sono io, quello che ha fatto qualcosa, eh? Idiota.
“Senti, non ho tempo da perdere con te, ok?”
Fece qualche passo verso la porta, ma Ryo allungò il braccio di lato, impedendogli di aprirla.
“Fammi passare” disse, la voce mortalmente calma.
“Col cazzo” replicò Ryo “Ti ho detto che dobbiamo parlare”
“E di cosa? Di quello che secondo te ho fatto?” disse alzando un po’ la voce: nonostante il desiderio di continuare ad ignorare Ryo ed andare via da quella stanza senza problemi, stava perdendo la pazienza “Stai solo cercando una scusa per litigare con qualcuno perché sei di cattivo umore” con un sogghigno, si abbassò leggermente per avere gli occhi allo stesso livello dei suoi “Ti rode, eh? L’aver perso” sibilò “Ma non temere, sono certo che saprai divertirti anche con Maru-chan”
Si aspettava una reazione, ovviamente: aveva detto quelle cose proprio per averne una. Ma di certo non si aspettava di ricevere un pugno, così forte da mandarlo a gambe all’aria. Era ancora per terra, la bocca che sapeva di sangue, che cercava di capire cosa fosse successo esattamente -cosa ci faceva lì e, soprattutto, perché la stanza stava girando?- che Ryo gli era già sopra, le gambe ai lati del suo corpo e le mani posate vicino alla sua testa per impedirgli di rialzarsi.
“Sei impazzito?” gli chiese, una mano premuta contro la guancia dolorante.
L’altro, in tutta risposta, gli afferrò il mento con la mano destra, stringendo con forza -Ohkura cercò di reprimere un gemito di dolore, ma dal sogghigno soddisfatto di Ryo non doveva esserci riuscito tanto bene.
“Visto che continui a voler fare il finto tonto, te lo dico io, cos’hai fatto” gli sibilò in faccia “Dimmi, ti è piaciuto?”
Dal momento che Ryo gli stava ancora stringendo le guance, riuscì ad emettere solamente un grugnito confuso e a guardarlo come se fosse pazzo.
“Mi sei sembrato molto contento, nel ricevere tutti quei complimenti dagli altri...” continuò “Cos’è che ha detto Murakami-kun? che gli piacciono le tue spalle, vero? E poi...”
“Era solo un gioco” riuscì a mugugnare prima che la stretta si facesse ancora più forte.
“Senza parlare di quando Yokoyama-kun ha detto che ti avrebbe voluto baciare” strinse di più, mentre l’altra mano, quella posata per terra, si stringeva a pugno “Proprio non ce la fai, ad avere un po’ di ritegno, vero? Sei così con chiunque”
Non poteva credere alle sue orecchie; sapeva che Ryo si comportava spesso come il povero idiota che era e, onestamente, non gli dispiaceva quando diventava geloso. Ma non poteva accettare di essere trattato in quel modo -di perdere preziosi minuti di riposo- per qualcosa che non aveva nemmeno fatto. Specialmente dopo quello che era successo qualche giorno prima.
Dopo quello che ha detto lui, sono io ad essere nel torto??”
Con un violento colpo di reni, riuscì a ribaltare la posizioni; se non fosse stato così arrabbiato, avrebbe anche trovato eccitante l’avere Ryo sotto di sé, praticamente inerme, che lo guardava con gli occhi scintillanti di rabbia.
“Dimmi che stai scherzando” ringhiò stringendo le ginocchia attorno ai fianchi dell’altro “Dimmi che non ce l’hai con me per queste idiozie”
“In effetti non è solo per quello” rispose “Ce l’ho con te perché sei una puttana”
La mano si mosse ancora prima che il suo cervello le desse l’ordine e, prima che potesse rendersene conto, il palmo gli bruciava e la guancia di Ryo iniziava ad arrossarsi. L’altro voltò lentamente il capo -che si era girato verso destra per via dello schiaffo- verso di lui, l’espressione a metà fra il divertito e l’inferocito.
“Uno schiaffo? Sei davvero...”
Questa volta lo schiaffo fu dato consapevolmente. E quando Ryo si girò di nuovo, non c’era più alcuna traccia di scherno sul suo volto arrossato “Che cazzo fai?!”
“Tappa quella fogna!” esclamò Ohkura “Così sono io, la puttana? Solo perché mi hanno detto quelle cose? Sei davvero così deficiente?”
“E’ per la tua reazione!!” urlò l’altro, dimenandosi per cercare di liberarsi “Eri così felice da essere inguardabile!”
“E come avrei dovuto reagire?!” replicò, e strinse di più le gambe per impedire a Ryo di sgusciare via da sotto di lui.
“Non hai capito, pezzo di idiota! È che sei sempre così...” scosse la testa, frustrato, alla ricerca della parola migliore. Non trovandola, rinunciò “Flirti sempre con chiunque! Sempre appiccicato a Maru e a Sho-chan... Sei così indecente che mi fa incazzare da morire!”
In circostanze normali, di fronte ad una simile ammissione di gelosia, Ohkura si sarebbe limitato a sorridere soddisfatto; e forse avrebbe preso l’altro un po’ in giro, ben sapendo che l’unica conseguenza del tormentare Ryo quando era in imbarazzo era finire a letto con lui e fare dell’ottimo sesso. E per quanto una piccola parte di sé stesse gongolando, restava il fatto che era Ryo, quello che si era comportato male, e che ce l’aveva con lui.
“Bene, quindi ce l’hai con me perché sono amichevole con gli altri... E tu, allora?” chiese avvicinando il volto a quello dell’altro e posando le mani a terra.
Ryo lo guardò confuso “Io cosa?”
Scosse il capo, incredulo e sempre più irritato. Non ne ha davvero idea. “Chi è che vorresti baciare?” chiese, afferrandogli piano i capelli “Eh?”
Ryo lo fissò con sguardo vacuo per qualche istante, prima di capire a cosa su stesse riferendo; e quel punto quasi si mise a ridere, guardandolo come se fosse stupido “Sei incazzato per quello??”
Gli tirò un po’ i capelli “Non ti azzardare a ridere! Mi sembra molto peggio di ciò che mi hai accusato di aver fatto!”
L’altro roteò gli occhi “Mica dicevo sul serio, era ovvi-ahi!!” esclamò quando Ohkura gli tirò i capelli con forza. E doveva ringraziare che non gli fosse arrivato un altro schiaffo.
“Mi prendi in giro?? E poi te la prendi con me per quelle idiozie? Ma sei stupido?”
“Sono due cose diverse- ahi! Piantala di tirarmi i capelli, maledizione!”
“Te lo meriti!” urlò avvicinandosi di più al suo volto “Hai idea di come mi sia sentito quando hai detto il nome di Yasu?” sussurrò.
Ryo non rispose -non capì se era perché aveva capito il suo errore o se era semplicemente stufo di litigare... entrambe le opzioni gli sembravano improbabili- e restò a guardarlo, sotto di lui, il respiro un po’ affannato per via del loro concitato scambio di battute.
E fu solo in quel momento che Ohkura divenne pienamente consapevole della posizione in cui si trovavano: Ryo era sotto di lui, tra le sue gambe, i loro volti quasi si sfioravano. E non potè fare a meno di pensare, per l’ennesima volta, che quell’idiota fosse bellissimo, persino con addosso quel pigiama giallo canarino che gli avevano rifilato per l’evento. Dalla luce nei suoi occhi, intuì che anche Ryo stava avendo dei pensieri simili, e quando inchinò di più il capo, incontrò quello di Ryo che si stava sollevando.
Si baciarono famelici, divorandosi la bocca l’un l’altro e mordendosi con forza sino a farsi sanguinare le labbra. Ohkura sentì in lontananza la porta che veniva aperta e una voce -gli sembrò quella di Subaru- emettere un ‘oh!’ sorpreso prima che essa venisse richiusa. L’avvenimento passò in secondo piano quando Ryo abbassò le mani sino a portarle sulle sue natiche e premere i loro inguini insieme. Quandìè che si erano eccitati così?
La mente annebbiata dal piacere, Ohkura si rese conto troppo tardi di essere con il volto premuto contro il pavimento, privo dei pantaloni e con due dita di Ryo in bocca. Per quanto gli sarebbe piaciuto tenerlo sotto di sé, almeno per quella volta, gli succhiò le dita senza farselo ripetere due volte, coprendole con la sua saliva per tutta la loro lunghezza. Le sue mani si aprirono e si chiusero contro il pavimento, alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi, quando Ryo, dopo averlo preparato velocemente -troppo velocemente, forse- entrò completamente in lui.
Si portò un pugno alla bocca per non urlare quando l’altro iniziò a spingere. Faceva male, ma allo stesso tempo gli piaceva da morire. Così come Ryo, non gli dispiaceva provare un po’ di dolore, anzi; se avesse voluto del sesso gentile ed essere trattato con dolcezza, allora sì che sarebbe andato da Yasu, Maru o chiunque altro. Razionalmente, odiava tutto quello: più di una volta era capitato che fosse palese, che loro due non potevano stare insieme. Erano troppo simili per certe cose e troppo diversi per altre, e ciò rendeva il loro rapporto decisamente poco sano. Ad ogni litigata arrivavano vicini a finirla... o quanto meno a prendersi seriamente a botte, ma poi succedeva sempre qualcosa che rimetteva i cocci a posto. Era un legame, un’attrazione, assurdo ed inspiegabile.
“Dimmi una cosa” disse Ryo ad un tratto “E’ vero? Ti piace il mio sorriso?”
Ohkura si morse le labbra per non rispondere -sarebbe morto, piuttosto che fargli un complimento così apertamente- ma cedette quando l’altro spinse più forte, cambiando angolazione e facendogli vedere le stelle “Sì! E’ vero! Cazzo, sì!”
Gemette frustrato quando Ryo uscì da lui e lo voltò per farlo sdraiare sulla schiena; gli tracciò il profilo del naso con un dito, per poi scendere lungo il collo e accarezzargli le spalle ancora vestite, mormorando in continuazione “mio, mio, mio”. Poi entrò di nuovo in lui e, nello stesso momento, gli afferrò l’erezione, muovendo la mano a tempo con le sue spinte. Ryo si sporse in avanti per baciarlo rapidamente, per poi tenere gli occhi fissi su di lui mentre continuava a muoversi sempre più rapidamente.
“Non avrei mai potuto dire che voglio baciare te” mormorò con voce roca “Avrebbero capito subito che dicevo la verità”
Bastò quella frase ed un’altra spinta per far raggiungere l’apice ad entrambi.
Ryo si spostò da sopra di lui e rimasero sdraiati sul pavimento, cercando di riprendere fiato. Ohkura aveva la mente piena di pensieri e la testa che girava, per non parlare del dolore diffuso per tutto il suo corpo. Altro che ore di relax sul comodo divano di casa sua...
“Sai...” disse Ryo dopo un po’ “A volte mi chiedo perché continuiamo a sopportarci l’un l’altro...”
“... E poi?”
“E poi smetto di pensarci” si voltò verso di lui “Finchè va bene a noi è tutto ok, no?”
Sbuffò divertito “Immagino di sì”
“Tu che pensi?”
Ohkura lo guardò per un attimo, riflettendo. Già, lui che pensava davvero?
“Non lo so” ammise “Pensare è faticoso”
“Ah, dimenticavo... questo spiega tante cose, in effetti”
Ohkura si era già seduto e rimesso i pantaloni, quando Ryo gli afferrò il polso guardandolo gongolante “Davvero ti piace il mio sorriso?”
Roteò gli occhi con aria annoiata e non rispose, ma il ghigno soddisfatto di Ryo non vacillò, anzi, divenne ancora più ampio mentre iniziava a punzecchiargli il braccio per ottenere una risposta.
“No, mi fa schifo!” esclamò esasperato dopo un po’.
“Ma se prima hai detto che ti piaceva!”
“Non l’ho mai detto!”
“Sì, quando...”
“Voi due!” esclamò una voce irritata da fuori “Si può entrare sì o no?”
Con uno sbuffo sollevato, Ohkura si mise in piedi e tese una mano per aiutare Ryo ad alzarsi a sua volta.
“Forza, andiamo, o Subaru-kun dirà tutto a Shin-chan e moriremo...”
Ryo lo guardò, inorridendo alla prospettiva, e lo seguì fuori dalla stanza.