Titolo: You found me
Capitolo: 1. A Brave New World
Fandom: Kingdom Hearts
Rating: PG13
Warning: Long-fic, incompiuta, het
Word Count: 987
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S.o.a.P.Note: Bah, nulla da dire: l'ennesimo abbozzo di long piantato lì dopo due capitoli XD
Fu una strana sensazione.
Capire di essere viva, di nuovo. Decisamente bizzarro.
Così, di punto in bianco, ebbi consapevolezza di esistere. C'era buio davanti a me, ma qualcosa dentro la mia testa mi diceva che mi sarebbe bastata un po' di buona volontà per aprire gli occhi. Ma non ne avevo voglia.
Come quando la mattina si vuole soltanto dormire ancora un po', tornai a sprofondare nel sonno. Il buio lasciò il posto ad un prato fiorito e approvai questo cambiamento. Stavo per buttarmi nell'erba, quando una voce mi redarguì:
-Dai, Aeris!-
Conoscevo quella voce, ma non sapevo collegarla al suo possessore: la mia mente non era ancora tanto sveglia.
Tornò l'oscurità, tornò la sensazione di doversi muovere. Era tardi, dovevo alzarmi. Ero in ritardo.
Ehi, un attimo. In ritardo per cosa? Non dovevo andare proprio da nessuna parte, ero morta.
Con questo pensiero, capii definitivamente di essere viva.
Lentamente, iniziai ad avvertire una sensazione. Ci misi un po' ad indentificarla, ma capii che non era nulla di gradevole: freddo, anzi, gelo.
Brividi.
Una superficie fredda contro la mia pelle.
Pelle. Corpo. Vita.
Mi accordi di avere degli occhi e provai una prima volta a muovere le palpebre, fallendo miseramente. Alla terza mi riuscì, ma la luce mi acciecò e mi costrinse a richiuderli subito.
Freddo, sempre più freddo. I brividi che segnavano il mio corpo mi incalzavano a muovermi.
Riaprii gli occhi e mi sforzai di non richiuderli: li socchiusi.
Macchie colorate che misi a fuoco molto lentamente, con la sensazione di gelo dentro le ossa che mi spingeva ad accelerare quello strano processo di ritorno alla vita.
Alla fine, capii di essere per terra. Precisamente su una strada lastricata, a giudicare dalle mattonelle che si trovavamo a qualche millimetro dalla mia faccia. Era sera, o forse notte: i lampioni erano accesi. Ed ero nuda. Ecco perchè avevo così freddo.
Cercai di muovere una gamba, senza successo. A stento le avvertivo, le gambe; le sentivo intorpide e lontane anni luce, come se fossero rimaste nell'aldilà e il mio corpo fosse arrivato in quella strada incompleto.
Il mio occhio sinistro vide la mia mano. Pareva la stessa: dita esili, unghie corte e rosate... Ero io.
L'unico movimento che mi riuscì fu un lieve colpetto al suolo con l'indice. Lo mossi ancora, con più decisione, passai al medio, all'anulare.
Arrivata al mignolo, le mie orecchie avvertirono il primo nuovo rumore. Percepii un movimento, e non ne fui affatto contenta.
Ero confusa, quasi del tutto immobile e, soprattutto, NUDA: non ci volevano grandi facoltà mentali per giungere alla conclusione che un incontro in quel momento non era proprio ottimale. Soprattutto un incontro ostile.
Di mostri così, non ne avevo mai visti, eppure ero certa che non fosse niente di umano. Una creatura nera, che si confondeva con l'ombra disegnata sul lastricato dal lampione, avanzava strisciando nella mia direzione, e i miei occhi stanchi colsero altre macchie scure e confuse che la seguivano.
Difesa. Magia. Materia.
Accidenti, ero nuda, non avevo materie con me, e neppure la mia asta.
Non provai paura mentre l'ombra mi arrivava a pochi centimentri di distanza: ero ancora troppo attaccata alla morte per avvertirne l'incombere. Rimasi ferma, il mio occhio puntato sul mostriciattolo e ipnotizzato dal suo incedere lento e strascicato.
Un passo...
Sbattei la palpebra
Un altro...
Sempre più vicino.
Ancora un passo...
Qualcosa di argenteo spazzò via l'ombra.
Una spada, dalla forma strana. Rimase sospesa a mezz'aria davanti alla mia faccia per qualche secondo, poi sparì dietro a colui che la maneggiava.
Feci uno sforzo enorme per muovere il collo verso l'alto e provai ad aiutarmi puntellandomi su una mano.
Vidi un uomo piuttosto giovane, o forse un ragazzo maturo, dagli occhi incredibilmente chiari: una cicatrice gli solcava la fronte terminando in mezzo a due sopracciglia aggrottate in un espressione incredula.
Il mio braccio tremò per lo sforzo e io ricaddi mollemente a terra, perdendolo di vista. Rimasi lì, con la faccia premuta contro il lastricato, aspettando. C'era silenzio e sentii per la prima volta in quella strana serata post-mortem il battito del mio cuore.
Tum tum tum.
Ormai ero certa di essere viva.
Tum tum tum.
Si chinò.
Tu-tum tu-tum tu-tum.
Tanto viva che ricominciavo a provare paura. Ero nuda, distesa per terra, incapace di muovermi, scappare o difendermi: avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa.
Rabbrividii, e questa volta non per il freddo.
Subito sentii qualcosa di caldo sopra di me. Vestiti?
Mi impegnai tantissimo per muovere un poco la testa: trovai il ragazzo senza giacca. O meglio, senza cappotto, dato che sentivo di essere coperta fino alle spalle.
-Riesci a muoverti?-, mi chiese, a pochi centimentri dal mio viso. Aveva una voce bassa e pacata, che me ne ricordò un'altra familiare; però ancora ero troppo debole per fare confronti.
Aprii bocca, ma non ne uscì alcun suono. Mi schiarii la gola, e riprovai:
-Non...tanto...-
Le mie prime nuove parole mi uscirono fuori tanto flebili che subito dubitai di averle pronunciate davvero. Ma lui annuì, come se avesse capito, e aggiunse:
-Scusami-.
Avvicinò le sue mani al mio corpo ed io ebbi un altro sussulto, che sparì quando capii che stava cercando di infilarmi il braccio dentro la manica e che, nel farlo, teneva il viso rivolto quanto più possibile verso i miei piedi. Passò quindi in un batter d'occhio all'altro lato e all'altro braccio, e io non controllai dove si posasse il suo sguardo perchè non avevo la forza di girare la testa di centottanta gradi.
E poi, mi sollevò. Il mio corpo volò in alto, mentre lui mi chiudeva il giaccone con un gesto frettoloso ed imbarazzato e mi prendeva in braccio come uno sposo con la mogliettina nuova di zecca.
Alzai curiosa gli occhi sul suo viso ed incontrai per un istante il suo sguardo color ghiaccio. Poi rivolse la testa avanti, e iniziò a camminare.
Lo sai, Leon, mentre tra le tue braccia entravo nel cuore caotico della Città di Mezzo, distribuendo qua e là occhiate stupefatte e confuse, capii una cosa molto importante: che di te mi sarei potuta fidare come di Zack o come di Cloud, o anche di più. Perchè tu, proprio quando ero più indifesa e smarrita... Tu mi hai coperto con la tua giacca.
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2. Alive Again )