TITOLO: Five stages of grief.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. What If…? Angst. Death Fic. Lieve violenza. Malinconica. Romantica.
RATINGS: Pg13.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } .
RIASSUNTO: POV di Shige, ma perché i suoi compagni di squadra sono così strani?
Ryo e Tegoshi che piangono abbracciati, Yamapi che non sorride, Massu che non mangia.
Shige si chiede cosa gli è capitato, mentre noi facciamo un viaggio nella sua mente.
NOTE: Il genere è il corrispettivo di ogni capitolo, esso può cambiare, anche drasticamente: non mi assumo nessuna responsabilità.
Non la raccomando ai deboli di cuore, non la raccomando a chi si impressiona facilmente e vi chiedo un favore: leggetela tutta.
- Se non fate in questo modo, non potrete comprenderla fino in fondo -
THANKS: Alla mia beta,
mauve_amethyst , che mi ha dato l’idea: grazie, di cuore.
A coloro che l'hanno letta in anteprima dandomi il coraggio di postarla, in ordine di lettura:
xnyappyallyx ,
hikari_guren ,
yuya_lovah .
PAROLE: Per questo capitolo: 1014, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI:
Chapter #01 - Denial ;
Chapter #02 - Angry ;
Chapter #03 - Bargaining ;
Chapter #04 - Depression #05 - Acceptance
“I will fight”
"Hai messo tutto a posto?"
"Sì, l'ho fatto"
"Allora possiamo andare? Sono già in ritardo"
"Sì, possiamo andare"
“Prendi la mia mano, Shige”
“Sì, Keii_chan. Andiamo”
Aprì gli occhi: impronte colorate di rosso segnavano la stanza dove si trovava, lo stesso rosso che capeggiava su di lui, sulle sue mani, sul suo corpo, e sì, anche nella sua anima.
Le braccia erano segnate, lente gocce di sangue colavano da esse, ma lui non sentiva dolore, non più.
Aveva avuto la sua vendetta e mentre guardava i loro quattro corpi a terra non provava assolutamente nulla: né pietà, né dispiacere.
Niente.
O forse sì, qualcosa riusciva ancora a provarlo, anche se era nascosto in fondo al suo cuore: era una parvenza di serenità, una risata isterica, una pazzia insita all’interno di quel rifiuto, di quella rabbia, di quello scambio, di quella tristezza… di quella amara accettazione.
Li aveva uccisi, li aveva realmente uccisi.
Guardò i loro corpi freddi, senza vita, come si guarda qualcosa di insignificante e privo di valore: ormai la loro di vita non era più necessaria.
Erano inutili ed ora erano tornati ad essere quello per cui erano stati progettati: polvere.
Guardò Keiichiro, che non rideva, e scosse la testa: il suo ragazzo era sempre stato fin troppo buono, ma lo amava anche per questo.
"Non sei felice? Hanno avuto ciò che meritavano" l'altro emise un sospiro a quelle parole, ma Shige non se ne rese quasi conto.
"Ormai non abbiamo più niente da fare qui. Finalmente sono morti, come meritavano. Uhm... credo che ora dovremmo andare, vero? Qua sta iniziando a esserci un brutto odore" l'odore della morte che lentamente e inesorabilmente era caduta, come una lama, a spezzare quelle vite senza che i possessori se ne rendessero conto.
Ghignò Shige, come non aveva mai fatto, privo della sua semplicità, della sua ingenuità, anche fin troppo malizioso mentre ripensava a quanto era stato facile ucciderli: li avevano presi di sorpresa e per loro non era già più nulla da fare.
Ripensò a quanto fosse stato forte, pieno di adrelina, mentre li uccideva uno ad uno senza provare emozioni.
Si mosse, come un automa, camminando lentamente fuori dalla stanza, come se niente fosse successo, come se non avesse appena commesso un omicidio efferato senza nemmeno battere ciglia.
Lasciò lì i quattro cadaveri senza nemmeno preoccuparsi minimamente di loro, di ciò che poteva succedere, delle persone che ne avrebbero pianto la morte.
Secondo Shige nessuno avrebbe dovuto piangere perché ciò che era successo quel giorno era qualcosa che sarebbe dovuto succedere già prima di allora.
Sorrideva quando arrivò alla sua camera da letto, sorrideva anche quando lasciò quella lettera sul suo comodino, una spiegazione, non voluta, di ciò che era successo.
"E' accaduto: ho messo a posto la mia vita.
La mia vendetta è avvenuta, un dolce sospiro di sollievo è stato sollevato.
Credo che io e Keii_chan abbiamo bisogno di un po’ di riposo in un luogo lontano, soprattutto lontano da tutti voi, da questa vita caotica e senza amore.
Saremo felici, perché noi sì, noi ci amiamo e perché la nostra vita è vita solamente insieme.
Non preoccupatevi per noi.
Ci daremo alla pazza gioia.
Bye-bye,
Shige - Shigeaki Kato, scrivo il mio nome per intero perché credo che molti di voi non mi conoscano.
Chissà perché ho questa sensazione, vero?"
Ridacchiò mentre la firmava.
"Ne, Shige. Sei proprio sicuro di aver preso tutto?"
Shige annuì mentre gli dava la mano: la sola cosa di cui aveva bisogno era la presenza di Keiichiro.
Cosa se ne sarebbe fatto di tutti gli oggetti di quella stanza se vicino a lui non ci fosse stato il suo ragazzo?
Non ne aveva realmente bisogno: era da quando si era veramente innamorato che aveva capito che le cose materiali servivano solo come rifugio per la solitudine.
Una volta trovato qualcuno da amare, qualcuno a cui volere sinceramente bene per il resto della vita, tutto ciò andava in secondo piano.
"Sì, non ho bisogno di nient'altro che non sia tu" e gli sorrise, un sorriso dolce che faceva scorgere il cuore di Shige.
Un cuore pulsante d'amore morboso, forse malato, ma sempre di amore si trattava.
Un cuore che, se guardato più attentamente, mostrava la sua fragilità nascosta dietro una corazza d’acciaio che non gli si addiceva.
"Sono già in ritardo. Non mi piace essere in ritardo, Shige, dobbiamo sbrigarci. Hai fatto tutto, vero?" Shige annuì alle preoccupazioni del suo ragazzo: era sempre stato un tipo apprensivo.
Fin dalla prima volta che si erano conosciuti, fin da quando i loro sguardi si erano incrociati… lui era sempre stato quello ansioso.
Forse anche più di lui che, al contrario, era meticoloso e preciso fino all'ultima virgola, non dimenticava mai nulla Shige, troppo scrupoloso di definire la sua vita fin nei più piccoli dettagli.
Andarono, insieme.
Un passo, e poi un altro, Shige che ricercava la mano di Keii_chan spaventato, nuovamente, dal poterlo perdere di vista.
"Keii_chan, non lasciarmi indietro" vide Keiichiro fermarsi, attenderlo, le loro mani che si univano, due sospiri che lasciavano le loro labbra all’unisono.
Le mani strette insieme, unite, congiunte e sempre più vicine, un piccolo soffio d’alito caldo mentre si baciavano, e poi più nulla.
Loro erano partiti per un viaggio lungo, forse anche troppo lungo, forse non se ne rendevano conto nemmeno loro di cosa avevano appena intrapreso.
Avevano lasciato indietro quelle impronte vestite di rosso, quelle ombre nere nella camera e una solitudine per chi li conosceva, o avrebbe voluto conoscerli.
In fondo, sarebbe dispiaciuto a molti il loro addio dalle scene, forse ancora di più degli addii di quei quattro corpi, ancora distesi a terra, ormai privi di vita.
Si sa, la vita a volte fa brutti scherzi e anche quando trovi il tuo vero amore non sai cosa può succedere: puoi perdere i tuoi migliori amici, puoi perdere addirittura la tua famiglia ed il tuo mondo, ma…
A volte si pensa che la cosa importante sia una sola: la persona amata, ed in questo, Shige, ci credeva con tutte le sue forze.
“It’s going to be okay”