Survival Blog - 1 - Il castello di carte

Sep 01, 2012 10:35




1 dicembre 2015

Sapete cosa c'è che mi fa più ridere, a parte il fatto di essere ancora viva? Che il mio ultimo post su blog risale alla fine del 2012 e parla di make up.
No davvero Daniela, brava, clap clap.
Cristo, alle volte mi sento così stupida. Poi grazie al cielo mi passa e torno a pensare alla mia sopravvivenza.
Da quando tutta questa storia dei Gialli è iniziata, l'ultima cosa che mi è passata per la mente è stata quella di cercare un computer. Non credevo fosse possibile, ma per assurdo internet è una delle poche cose che ha tenuto e ora mi ritrovo qui, davanti alla luce tremolante di uno schermo ad aggiornarmi su quello che è accaduto nel resto del pianeta.
Mi fa fottutamente ridere che livejournal si regge su server russi, che sono stati i primi a chiudere i battenti, ma a quanto pare quello su cui sono io resiste ancora alla fine del mondo.
Alcuni, come me, hanno avuto l'idea di trovare una connessione (non appena è stata diramata la notizia del morbo, la prima cosa che ho fatto è stata quella di rendere libera la mia rete wi-fi) e di raccontare passo passo quello che sta loro accadendo. Alcuni post sono vecchi e le notizie frammentarie, ma le sto lentamente recuperando.
Per chi leggerà queste parole, prima o poi, un messaggio: diffidate dai buoni consigli, soprattutto se arrivano dal Ministero.

Per me tutta questa storia è iniziata nel 2011, quando sono state diramate le prime notizie della diffusione del prione di Lee-Chang, che in pratica non è altro quello che ha fatto diventare la gente dei mostri ematofagi itterici affamati di carne umana. Ho sempre affermato che avrei voluto esserci in un'apocalisse zombie, ma cazzo, di zombie, non di appestati in grado di infettarti sputandoti in faccia.
I gialli sono vivi, sono intelligenti, sono persone. Per questo ho sempre preferito gli zombie.

Ma sto divagando. Io, i miei genitori e mio fratello maggiore Davide con la sua fidanzata Monica abbiamo abbandonato Milano nello stesso istante in cui è stata data notizia della Gialla in Corea. Forse è stata la mia infinita fissa per morti e apocalissi a salvarci la vita e sono momenti in cui ringrazio davvero di non essere un'illetterata ignorante come... lasciamo perdere.
Ci siamo trasferiti nella nostra casa di montagna, come ama chiamarla mia madre, in realtà è una bicocca in mezzo ai boschi del Monferrato, ma abbastanza in alto da essere pressoché disabitata nell'arco di 10 km.
Dal 2011 fino al 2012 abbiamo avuto abbastanza tempo per rinforzare la nostra abitazione, riempirla di cibo e aspettare che finisse. Papà ha anche fatto finalmente installare una linea telefonica alla parabola satellitare e il nostro wi-fi continua a funzionare perfettamente, per cui siamo riusciti a tenerci tutti aggiornati su ciò che stava accadendo.
Altri non sono stati così fortunati, purtroppo. Non ho più notizie dei miei colleghi di Scrittevolmente da mesi, non so come se la stiano cavando, spero siano vivi.
Le uniche persone con cui ho ancora rapporti sono Aru che è tornato in Sardegna, ma da come leggo quel che racconta Gianluca, tanto bene non deve andare. L'altro è Hush, il mio fidanzato, che ho convinto a venire qui nella nostra casa di montagna insieme ai suoi quando le cose sono andate totalmente in vacca (suo padre è un appassionato di caccia. Capite che una rastrelliera di fucili è una di quelle cose difficili da ignorare).
Siamo un sacco di gente qua dentro, ma la casa è grande e le risorse non ci mancano. Il territorio è dalla nostra parte e lo conosco come le mie tasche. Inoltre è pressoché disabitato e spesso freddo, cosa che limita di parecchio i movimenti di quei fottuti Gialli.

...vi sono sembrata ottimista? Sì? Beh, peccato, perché io non lo sono. So già come andrà a finire questa storia e sicuramente non bene.
Credete che sia facile per me, OSS, dover insegnare principi di pronto soccorso a tutti? O prendere ogni giorno lezioni su come si monta, smonta e ricarica un fucile da caccia ben sapendo che non ci sono armerie fino a Genova o Alessandria? Oppure sorridere a cena, quando i nostri genitori parlano di come potremmo sopravvivere per anni in quelle condizioni (dopotutto in quella casa i nostri nonni ci hanno passato incolumi la Seconda Guerra Mondiale) e io e Hush ci guardiamo, ben sapendo che non andrà così?
Se c'è una cosa che abbiamo imparato, da bravi appassionati di zombie e apocalissi, è che non c'è mai una fine e qui, nella realtà, le cose se possono andranno ancora peggio.

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