Titolo: Oh nostalgia (I still need you all the more)
Autore:
p-willPersonaggi: Patrick
Rating: PG
Avvertimenti: post-hiatus
Conteggio parole: 515 (FDP)
Disclaimer: Patrick non è mio, e il titolo è scopiazzato dalla sua Spotlight (oh nostalgia I don't need you anymore).
Note: Nostalgia @
COW-T di
maridichallenge, sesta settimana, #teamangeli ftw! Non betata perchè non ho tempo atm ma il team ne ha bisogno :'D
Patrick è abituato a rimuginare sul passato. A diciassette anni, con la schiena rigata di sudore dai riflettori e l'aria asfissiante dei pub, chitarra in mano e groppo in gola, guardando i visi del pubblico nel buio per la prima volta pensava, con una fitta di rimpianto, alla calma del suo banco nell'ultima fila durante letteratura, l'anonimato, la monotonia, prima che il conto alla rovescia urlato da dietro la batteria gli facesse rombare le orecchie con la limpida certezza che avrebbe voluto fare quello che stava facendo per il resto della sua vita.
Pochi anni dopo e nei flash flash flash dei fotografi ripensava al fumo e alla birra scadente dei pub, ai ragazzi appena più grandi di lui che non lo conoscevano e la mattina seguente non l'avrebbero mai riconosciuto in strada ma che sotto il palco cantavano e pogavano e rispondevano alla loro musica, con una semplicità così selvaggia e diretta da fargli venire ogni volta un sorriso euforico da orecchio a orecchio; oppure, dal letto a due piazze del nuovo tourbus, a quanto fosse accogliente il van scassato, puzzolente e minuscolo che li aveva trascinati da una venue all'altra per mezza America dentro il quale passava ogni attimo libero a sentire la mancanza di un vero letto, dei suoi, di casa.
Adesso, certe notti, si sveglia nella sua camera d'albergo ed è tutto silenzioso, senza il respiro lento di Andy o il russare di Joe o il ticchettio regolare dalla tastiera del computer di Pete, e per un attimo si sente strano, scombussolato, perplesso. Poi accende la televisione, o si gira ributta le coperte in testa crollando per la stanchezza. Ogni tanto invece, durante un photoshoot, gli capita di girarsi come se dietro di lui ci fosse qualcuno, o di allungare un braccio dietro di sé, ma le sue dita non incontrano nulla e inciampa soltanto nei suoi stessi piedi. Sono momenti che lo lasciano con un vuoto allo stomaco, per quanto piccolo, per quanto rapido, come quando arrivi in cima alle scale e l'ultimo gradino che sali, sovrappensiero, è fatto soltanto d'aria e distrazione.
Non è rimpianto, affatto, è così grato per tutte le occasioni avute che ci sono mattine in cui si sveglia e l'incredulità per ciò che ha è talmente tanta che resta minuti interi a fissare lo specchio, il ciuffo spiaccicato e le braccia sottili, a dirsi sei stato maledettamente fortunato. Il passato, però, più si allontana e più sembra brillante, e Patrick è solo un uomo - sembrano facili i giorni in cui aveva compagni che gli coprissero le spalle, in cui poteva nascondersi, in cui recitare le solite battute avrebbe fatto tutti contenti. I ricordi si sfocano, si smussano gli angoli dei momenti difficili, e gli attimi si confondono l'uno con l'altro in un gomitolo di risate e sorrisi che gli scalda il cuore e, nelle giornate più difficili, brucia abbastanza da far male.
È un dolore cui ogni tanto deve aggrapparsi, per andare avanti, ma in fin dei conti è solo la prova che quello che ha fatto l'ha fatto nel modo giusto, e vuole continuare su questa strada.