[Originale] Pettirosso

May 30, 2009 17:04

Titolo: Pettirosso
Fandom: Originale
Personaggi/coppia: Sahariel/Henma
Parte: 1/1
Rating: R/NC17
Conteggio Parole: 1100 (per Word)
Prompt: P0rnFluff per il Fluffathon
Riassunto: "Henma non si è reso conto dell’incantesimo che Sahariel ha posto su di lui"
Note: - La storia doveva essere più lunga (soprattutto la lemon, chiedo perdono alla senpai), ma come al solito sono finita a scriverla all'ultimo momento.
- Come al solito non betata e a malapena riletta. Sistemo domani mattina.
- Ambientazione: ipotetico Giappone governato dalla Yakuza. Sahariel è il boss di una delle famiglie più importanti ed Henma accetta - per una serie di motivi - di diventare il suo amante, ma sfortunatamente il suo carattere non lo rende molto docile.


Henma è estremamente indipendente, è quel tipo di persona che si ucciderebbe soffocando nel proprio sangue piuttosto che accettare in silenzio le decisioni altrui.
Lo è fin troppo si ritrova a pensare Sahariel, più spesso di quanto vorrebbe, ogni qualvolta che il suo amante si dà alla fuga nei grandi giardini che circondano la villa o quando gli si nega, allontanandolo con un sorriso malizioso, pur desiderandolo tanto quanto lui per il semplice gusto di vederlo - di vedere lui uno dei più importanti boss della Yakuza e attualmente suo signore in un qualche strano modo -gemere di frustrazione abbandonando la sua solita espressione distaccata.
Non è raro che Sahariel, quindi, si trovi ignorato per interi giorni nei quali Henma quasi scompare rifugiandosi nella camera del gemello o girovagando per il dedalo di stanze che compone la villa. Sahariel conosce il perché di tutto ciò, si rende conto che quelle sue fughe sono il prezzo da pagare per la sua egoistica decisione di legare a se una creatura come lui che mal sopporta imposizioni o regole, ma sa anche che questo è un sacrificio così minimo rispetto alla possibilità di vedere e di godere di quel corpo fragile e bellissimo, di quegli occhi scuri e fiammeggiati che gli bruciano l’anima ogni volta che li incontra.
E poi, infondo, quelle giornate hanno sempre una magnifica conclusione: quando è sera, dopo che la servitù si è già ritirata e soltanto la flebile luce dei lampioni balugina da dietro le persiane, Sahariel se lo ritrova in camera seduto sul letto con lo sguardo rivolto verso la porta oppure appoggiato alla finestra controluce, vestito con uno di quei leggeri yukata dai colori pastello che tanto ama vedergli addosso; alcune volte porta i capelli sciolti, in altre raccolti appena sopra la nuca lasciando così la pelle pallida del collo libera da quella cascata vermiglia, ma quella è l’unica nota distorta in quella danza sempre uguale. Poco dopo si alza fa qualche passo lento, quasi strascicando i piedi, come se non volesse veramente avvicinarsi, per poi alzare lo sguardo e allora Sahariel può intravedere dietro il caldo color cioccolata quelle pagliuzze brillanti che gli ricordano il fuoco sotto le ceneri. Gli ultimi passi, Henma, li fa, sempre, di corsa con lo sguardo febbrile e una mano che stringe la stoffa per non inciampare nella veste, e quando lo raggiunge gli si stringe addosso affondando il viso del suo petto.

E tutto si ripete.

Sahariel gli blocca qualche ciocca dei suoi rossi capelli tra le dita, strattonandoli appena, costringendolo a guardarlo nuovamente negli occhi per poi baciarlo prendendo possesso di quelle labbra rosse e morbide. Henma geme socchiudendo gli occhi, abbandonandosi senza combattere a quell’assalto e a quel calore che gli incendia le vene e gli fa stringere in modo convulso, quasi feroce, la camicia dell’altro. Le labbra di Sahariel scendono lungo il suo collo mordicchiando la pelle nivea, lasciando piccoli segni, che la mattina successiva ripercorrerà con le dita facendo sussultare di piacere l’amato, mentre una mano va a slacciare con sicurezza l’obi facendolo scivolare a terra con un fruscio di stoffa lo yukata seguito subito dopo dai suoi boxer. Solo allora lo spinge sul letto facendolo sprofondare tra le lenzuola chiare tra le quali il candore della sua pelle lo fa quasi scomparire lasciando soltanto un vermiglio incendio e due specchi scuri e brillanti di desiderio . Si spoglia con una lentezza inusuale per poi piegarsi su di lui andando a mordere i capezzoli bruni e a giocare, con le lunghe dita aristocratiche, con la pancia piatta che freme ad ogni il suo tocco. Henma si inarca e geme nuovamente.
Sahariel adora torturarlo, sfiorare quella pelle,che sa stranamente di sole, senza dargli tregua e ama vederlo stringere gli occhi e mordersi le labbra per non gemere il suo nome, chiedergli pietà e pregarlo di scoparlo, ma per quanto ci provi alla fine Henma si trova sempre a perdere quel gioco.
Nel prepararlo, Sahariel, è ancora più, deliberatamente, lento perché sa che per riavere Henma così bisognoso di lui, così sottomesso e docile alle sue decisioni dovrà aspettare la sua prossima fuga.
Lo bacia, senza lasciargli tempo di respirare fino a sentire quel piccolo petto, quasi glabro, alzarsi e abbassarsi ancora più freneticamente come quello di un pettirosso e solo allora lo prende con un'unica spinta. Henma spalanca gli occhi liquidi che nella poca luce notturna gli appaiono come bronzo fuso e gli si stringe addosso.
Sahariel ama tormentarlo, ama vezzeggiarlo fino a sentirsi pregare, ma quello che ama di più in quelle strane notti - così diverse da tutte le altre che se non fosse per l’inusuale vista mattutina di un Henma addormentato tutto raggomitolato contro il suo corpo, penserebbe ad un sogno - è il vederlo aggrapparsi a lui, quasi fino ad affondare le unghie nella carne, come se fosse l’unica cosa fissa in quel caleidoscopio di sensazioni mormorando qualcosa che assomiglia fin troppo a “Sahariel” , mentre lui continua a spingere in quel corpo caldo, perché in quei momenti Henma è più sincero che in qualunque altra situazione.

Poi è solo fuoco liquido misto a gemiti.

Lo svegliarsi la mattina dopo è un altro di quei momenti che Sahariel vorrebbe poter imprimersi nella mente, per poter vedere sempre, ogni volta che chiude gli occhi, Henma, il suo ribelle e intrattabile Henma accoccolato così vicino a lui da poter sentire il suo respiro contro il petto e da sentire le ciocche rosse sfiorarlo come una carezza.
Sahariel normalmente è una persona puntuale, ma le mattine che seguono quelle notti arriva sempre in ritardo.

+++

Sahariel sopporta l’indipendenza di Henma e le sue fughe solo perché sa che tornerà sempre, anche se non lo vuole.
Henma non si è reso conto dell’incantesimo che Sahariel ha posto su di lui fatto di tocchi e di carezze e gli sono invisibili le catene di dolce affetto misto a lussuria che ha creato attorno a lui, ma soprattutto, non comprende che quelle libertà che gli permette di avere non sono altro che illusori inganni per stingerlo ancora più a se.
Perché anche se è vero che Henma gli sfugge, scappa e combatte ogni imposizione, è altrettanto vero che la mattina, mentre è ancora semiaddormentato e Sahariel si diverte a tormentare con un dito il collo sensibile e marchiato dai suoi morsi o il petto glabro, che ancora si alza lieve nel respiro del sonno, lui non si nega ai suo tocchi cercandone ancora e lasciandosi sfuggire lievi sospiri inframmezzati da un basso mugolare. Henma, in quei momenti, fa le fusa.

E Henma non si è accorto di nulla.
Forse.

originali: gdr universe - yakuza, fanfiction: !fluffathlon, originali: gdr pg - sahariel, originali: gdr pg - henma

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