Bound to the Heart

Feb 07, 2009 11:59

Capitolo 5

Fu una giornata interminabile, controllò l’orologio un infinità di volte, provò a rilassarsi e a dormire un pò nel pomeriggio pur di far scorrere il tempo più in fretta, ma nonostante la nottata passata in bianco non era riuscito a dormire molto, svegliandosi di soprassalto e controllando che ore fossero.

-Ti vedo nervoso cosa succede?- chiese Satoshi verso l’ora di cena.

-Nulla, non ho dormito bene- rispose trovando una scusa, dato che Satoshi stava diventando sospettoso da un paio di giorni.

-Uhm...- rispose sembrando tra le nuvole, ma Sho sapeva bene che osservava più di quanto non desse a vedere.

-Credo che andrò a letto presto- rispose per cercare di convincerlo.

Così subito dopo cena lo salutò e andò in camera sua, spense le luci e si infilò nel letto in attesa, non rischiò minimamente di addormentarsi, era troppo preso dal voler sapere le storie di quei tre ragazzi; sentì anche Satoshi entrare nella camera per vedere se stava dormendo, ma sembrò convincersi quando pochi istanti dopo usci dalla stanza richiudendo la porta che collegava le due camere.

Attese come la notte prima che l’ora quasi arrivasse, poi si alzò ed usci dalla stanza, percorse i corridoi tranquilli, arrivando presto davanti la porta della camera, mise la mano sulla maniglia ed entrò, si stava aspettando quasi un aggressione come il giorno precedente, ma semplicemente trovò Masaki e Nino seduti al centro della stanza a giocare con un gioco formato da strane pedine, un pò simile forse al gioco degli scacchi, era strano vederli giocare in modo così tranquillo, era troppo abbituato a vederli silenziosi e seri, quindi era bizzarra per lui la situazione che gli si era appena presentata.

-Oh sei arrivato!- esclamò Masaki notandolo.

-Vieni siediti- lo invitò Nino.

Si avvicinò e mentre percorreva la stanza notò per la prima volta ciò che gli stava intorno, la camera era molto grande però rispetto alla sua, anche se comunque abbastanza lussuosa, era qualcosa di più semplice, lo erano sia i preziosi arazzi che i tappeti, le sedie ed i tre letti nella camera.

Una volta davanti ai due, si sedette sul tappeto vicino a loro e andò istintivamente con gli occhi a cercare il terzo ragazzo che come la sera prima se ne stava vicino alla finestra a guardare fuori, immerso nei suoi pensieri.

-Ho vinto!- disse Nino d’un tratto facendo distogliere lo sguardo di Sho da Jun e riportandolo sul gioco che si era appena svolto.

-Nino tu imbrogli! Non è possibile che vinca sempre tu!- si lamentò Masaki mettendo il broncio.

-E’ semplicemente esperienza- rispose tutto impettito.

-Non ci gioco più con te- disse Masaki incrociando le braccia offeso.

-Ma... ma siete così sempre?- domando Sho sorpeso.

-Beh non proprio sempre- rispose Nino; -comunque tu sei venuto qui per un motivo, anche se per noi non è piacevole ti racconteremo la nostra storia- aggiunse infine.

-Mi dispiace chiedervi di farlo, ma da diplomatico quale sono, posso aiutarvi solo se conosco esattamente i fatti- spiegò Sho.

-Ok, non ti preoccupare- lo rassicurò Nino, e Masaki annuì approvando la risposta del ragazzo.

-Comincio io- disse Nino.

Sho rimase in silenzio e in attesa che il ragazzo iniziasse il suo racconto.

-Io sono qui da circa 2 anni- esordì; -i miei genitori sono dei mercanti di stoffe, viaggiano vendendo tessuti e drappi pregiati a nobili e botteghe di famosi sarti; circa due anni fa venimmo qui nella capitale, io vi sono nato, ma non l’avevo mai vista, ne ero molto curioso e fui felice di arrivare qui, la città era molto grande anche se relativamente nuova, quindi diversa da come era alla mia nascita-

-Nuova?- chiese Sho.

-Si- rispose, -la città era stata distrutta quasi del tutto ad eccezione del palazzo reale circa 7 anni fa-

-Una guerra?- chiese Sho, pensando che poteva essere solo qualcosa come una guerra ad aver creato tale distruzione.

-Si- rispose Nino; -comunque ero molto contento che fossimo qui, i miei avevano portato le stoffe più belle e preziose da far vedere al sovrano, anche se ricordo che mia madre non era molto daccordo ad andare a palazzo, ma mio padre insistette, così chiedemmo udienza, il sovrano ci ricevette quasi subito e apprezzo molto le nostre mercanzie, a me non piacque molto stare in sua presenza, mi sentivo osservato e mi dava molto fastidio, sentivo che mi guardava con insistenza; poi vedere Masaki e Jun lì legati ai suoi piedi, mi faceva infuriare-

-Erano già lì?- chiese Sho sorpreso.

-Si e anche da un pò già- rispose Masaki.

-Quindi quando andammò via, mi sentii molto sollevato; alloggiavamo in una taverna e il mattino dopo saremmo ripartiti, quindi come sempre dato che era mio compito, quella sera controllai che i cavalli stessero bene e che fossero riposati- disse riprendendo il racconto; -fu in quel momento mentre da solo ero nella stalla che qualcuno mi aggredì, degli uomini, anche ora non saprei dire chi fossero, se non che li aveva mandati il re; quando mi afferrarono mi ribbellai, ma mi colpirono alla testa e persi i sensi, poi mi risvegliai in una cella; passai lì dei giorni, chiamai aiuto, ma nessuno rispose mai alle mie grida, c’era solo un uomo, sempre lo stesso, che mi portava da mangiare. Quando mi vennero a prendere mi legarono una catena alla caviglia, poi mi portarono in questa stanza, ero spaventato cominciai a cercare di liberarmi, finche esausto non finii in lacrime, giacevo sfinito a terra quando Jun mi si avvicinò, mi accarezzò la testa cercando di confortarmi ma non disse nulla, mentre Masaki dopo poco mi abbracciò- finita quella frase Masaki lo abbracciò con le lacrime agl’occhi.

-Masaki ti prego scollati- si lamentò, spingendolo via di dosso.

-Da allora quando ne ho l’occasione tento di fuggire- concluse Nino.

-E i tuoi genitori?- chiese Sho.

-Vennero a castello, chiesero aiuto al re, lui gli promise che lo avrebbe fatto cercare, ma non era vero, dato che era stato lui a rapirlo, quando qualche giorno dopo i suoi genitori tornarono li fece cacciare via dicendogli che il loro figlio era morto ormai e che era inutile cercarlo, quando rassegnati ripartirono Nino fu portato in questa stanza- spiegò Masaki.

-Tu come sei finito qui invece?- chiese poi rivolto a Masaki.

-Io ci sono venuto di mia volontà- rispose subito.

-Di tua volontà?- chiese sconvolto da quella affermazione.

-Si. C’era la guerra in quel periodo e le truppe del re devastavano tutto quello che trovavano pur di conquistare, io ero il figlio del capo di un piccolo villaggio, di solito i villaggi come il mio venivano completamente rasi al suolo, così durante un consiglio per decidere come evitare la distruzione, decisi di offrirmi come pegno della fedeltà del villaggio al sovrano; i miei non erano molto daccordo, ma alla fine li convinsi, io non volevo che morisse nessuno. Così quando arrivarono i soldati insieme al sovrano io mi offrii come assicurazione, il re sembrò contento del nostro gesto di sottomissione e io fui portato a palazzo, capii nel momento in cui mi misero la catena alla caviglia e fui condotto nelle stanze del sovrano che tipo era, resistetti per tutto il tempo fino all’arrivo di Nino solo perchè da me dipendeva la sorte del mio villaggio- raccontò Masaki.

-Ma era una sopportazione inutile- commentò Nino.

-Perchè?- chiese Sho.

-Quando Nino arrivò qui gli chiesi se sapeva qualcosa della mia gente, se per caso vi era capitato e se stavano tutti bene; ma...- gli occhi gli si riempirono di lacrime.

-Il suo villaggio non esisteva più da anni, poco dopo che fu portato a castello, il re ordinò di distruggerlo, ma lui non lo venne mai a sapere dato che nessuno gli si avvicinava- spiegò Nino.

-Quando Nino me lo disse e mi propose di scappare accettai, nonostante le punizioni che subivamo ogni volta che ci scoprivano; una volta andammo anche vicini dal riuscirci; solo che io volevo portare con me il cucciolo di gheone che avevo trovato giorni prima nel parco del palazzo, mentre fuggivamo fu catturato da una guardia, così fummo scoperti, da quel giorno il sovrano minaccia di ucciderlo se riprovo a scappare e mi dispiace tanto, anche se Nino me lo rinfaccia ogni volta, io non posso scappare, non voglio che lo uccidano- spiegò.

-Sei sicuro che sia ancora vivo?- chiese Sho titubante, ma considerando il modo in cui lo aveva ingannato il sovrano la prima volta, lo avrebbe potuto fare di nuovo.

-Si, di questo sono sicuro, mi è permesso andarlo a trovare ogni tanto, lo tengono nei giardini, è cresciuto parecchio, ma mi riconosce e mi fa le feste- spiegò Masaki con un sorriso.

-Da quanto è che sei qui?- chiese infine Sho.

-Da 5 anni- rispose Masaki.

-Ma queste guerre, perchè sono scoppiate?- domandò Sho non capendo il motivo di tanta distruzione.

-L’attuale re non è il sovrano leggittimo- rispose Nino; -il vero re era una persona gentile e buona, ma tutta la famiglia reale fu uccisa quando quell’uomo conquisto il castello-

Sho era sconvolto da quello che gli stavano raccontando, quei ragazzi erano anni che subivano i sopprusi di quell’uomo ed erano stati strappati alle loro famiglie, per diventare l’oggetto di divertimento del re; oltretutto aveva mentito anche al suo pianeta dicendo che lui era re da “sempre” invece a quanto sembrava non era vero affatto, solo che adesso muoversi in quella direzione accusandolo di una cosa del genere, oltre che dello sfruttamento di quei ragazzi poteva essere una cosa molto pericolosa, non solo per lui, ma anche per tutti quelli che lo accompagnavano.

-E lui?- chiese poi guardando Jun che era rimasto dov’era come fosse una statua.

-Era già qui quando io sono arrivato- rispose Masaki; -non ho idea di come si sia trovato in questa situazione, con me non ne ha mai parlato; prima non era come ora, ogni tanto parlava, e mi è stato di conforto nel primo periodo, parlava poco e mai di se, forse non si ricorda come è arrivato qui; poi con il tempo è diventato sempre più taciturno, fino a chiudersi completamente nel suo guscio e non ne esce praticamente mai- cercò di spiegargli.

-Non sapete neanche da quanto tempo è qui?- chiese poi.

-Credo... all’incirca 6 o forse 7 anni credo, aveva circa 14 anni allora- spiegò Masaki.

Era sconvolto, quei ragazzi avevano passato anni in quel modo, gli anni che per un ragazzo dovrebbero essere i più belli, mentre loro erano stati costretti a quella vita; avrebbe trovato un modo per aiutarli a qualsiasi costo, non poteva permettere che continuassero a vivere in quel modo.

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