E finita una storia, si inizia a postarne un'altra! Yayay! *è pazza, perdonatela*
As usual il titolo fa cagare (e in effetti non centra poi così tanto, ma pazienza)
Stavolta è corta, eh, sono solo 8 capitoli U_U
TITOLO: Revenge
AUTRICE: Jinny
FANDOM: Arashi (maddai!)
PAIRINGS: Sakumoto, una spruzzata di Aimoto, Masatoshi, un accenno di Ohmiya (insomma ... tutto XD)
GENERE: Au, angst a sprazzi
RATING: nc-17 decisamente
DISCLAIMERS: Non ho ancora preso possesso di nessun johnny ... ma se vi mancano idee per Natale ...
RINGRAZIAMENTI: come al solito a Harin e Vampiretta che se la sono sorbita in anteprima (e mi sa tutta in blocco XD)
Jun chiuse gli occhi. Era solo una notte come le altre, dopotutto. Stava lavorando, aveva freddo, il cliente era particolarmente violento, ma come sempre, non gli era permesso lamentarsi. Si lasciò sfuggire un gemito, camuffandolo da piacere, e l’uomo dentro di lui lo prese per un incoraggiamento ad essere ancora più impetuoso. Jun serrò gli occhi e si portò una mano alla bocca, mordendosi il pugno, mentre l’uomo, con un grugnito, si riversava dentro di lui. Jun si chiese quanto potesse resistere ancora. Era il decimo cliente della serata, non aveva un solo centimetro di corpo che non gli dolesse per lo sforzo, per le percosse o per altro, era sorvegliato costantemente perché non si lamentasse se non espressamente richiesto dal cliente, e se si fosse lamentato senza l’esplicita richiesta, sarebbe stato punito e gli era bastata un’unica punizione. Appena l’uomo si fu rivestito, Jun si rannicchiò su un fianco, cercando di riprendere fiato. Sussultò vedendo il rotolo di banconote davanti al proprio naso, e si girò stupefatto a guardare l’uomo
<< Se fossi un cameriere, ti lascerei la mancia proporzionata al prezzo di quello che ho ordinato.>> si limitò a dire quello, per poi andarsene. Jun si affrettò ad infilare i soldi nella tasca dei propri jeans, appallottolati a terra, vicino al letto. Poi si accasciò. Era completamente privo di forze.
“Era l’ultimo. Vai a casa.” Disse il capo, attraverso l’altoparlante. Jun sospirò, attese che la testa smettesse di girargli e si rivestì, per poi andarsene alla velocità massima che le sue gambe tremanti gli concessero. Non seppe come, ma riuscì ad arrivare al proprio appartamento. Venne accolto dal sorriso stanco, ma dolcissimo, di Masaki, il suo coinquilino. Anche lui faceva il suo stesso lavoro
<< Masa, ti hanno picchiato …>>
Masaki si strinse nelle spalle, e si rimise la confezione di piselli surgelati sulla guancia. Jun notò anche i segni sui polsi, ed, entrato nell’appartamento, fece fermare l’altro ragazzo
<< Ti hanno anche legato …>> mormorò. Masaki sospirò e si lasciò cadere sul divano
<< Masa …>>
<< Rompe quello che non può urlare sennò lo riducono a macinato per polpette … Jun, succede. E’ il nostro lavoro, punto. Possiamo permetterci questo appartamento, abbiamo belle auto … abbiamo tempo per dormire … dobbiamo solo pensare a come spendere i soldi che prendiamo …>>
Jun si sedette accanto a Masaki, prendendogli i piselli surgelati e guardandogli il livido che gli si stava allargando sul volto. Masaki tenne lo sguardo fermo davanti a sé, mentre Jun gli accarezzava leggermente la guancia per poi rimetterci il ghiaccio.
<< Ma-chan …>>
Masaki sospirò, mordendosi le labbra
<< Hanno spento tutto … telecamere ed altoparlanti …>> mormorò dopo poco. Jun rabbrividì. La loro era un’agenzia particolare, dove venivano accettati clienti anche parecchio violenti, per quello tutti gli incontri avvenivano in locali dell’agenzia, controllati tramite telecamere e microfoni
<< Ho pensato che sarei morto …>> mormorò Masaki, e Jun vide le lacrime formarglisi negli occhi. Lo abbracciò, e Masaki gli si rannicchiò contro
<< Ho avuto davvero paura, ma … quelli hanno ucciso i nostri genitori, e abbiamo promesso di vendicarci … e … ci stiamo mettendo via un bel po’ di soldi senza che lo sappiano … li lasceremo sul lastrico … e se qualche volta devo avere paura, va bene lo stesso …>>
Jun affondò il viso nei capelli di Masaki, baciandoglieli dolcemente, cercando di consolarlo. Gli accarezzò la schiena, cercando di farlo smettere di tremare, ma dal modo in cui Masaki sussultò capì che era stata una serata lunga
<< Ma-chan …>>
<< Calci … pugni … sono già stato al pronto soccorso, non ho nulla di rotto … solo botte … tante botte … sono svenuto, sai? …>> la voce gli si incrinò, e Jun lo strinse un po’ più forte, cercando però di non fargli male. Masaki si calmò e lo baciò, sospirando poi. Jun ricambiò il bacio. Non che si amassero, ma nei momenti in cui erano maggiormente sotto stress trovavano che fare sesso con l’altro fosse rilassante abbastanza da dare loro la possibilità di dormire … baciandosi, si alzarono, dirigendosi verso la stanza di Masaki. La mani di Jun erano già sotto la maglia di Masaki, quando quello lo fece sedere sul letto, abbassandosi a baciargli il collo. Jun gemette, accarezzando la schiena di Masaki, sentendo la sua pelle calda. Più calda dove c’erano i lividi nuovi. Gli sfilò la maglietta, con un gesto deciso, e Masaki lo guardò, mordendosi leggermente il labbro inferiore, mentre Jun gli baciava il petto. Masaki fremette e sospirò quando Jun gli prese leggermente un capezzolo tra i denti, per poi iniziare a scendere con i baci fino a fermarsi sull’ombelico. Masaki sospirò di nuovo, per poi gemere quando Jun gli infilò la lingua nell’ombelico, continuando con le mani ad accarezzargli la schiena, insinuandosi sotto la cintura con le dita, slacciando la cintura ed i jeans, abbassando i pantaloni ed i boxer in un unico gesto.
<< Hai lividi anche qui, Masa …>> disse Jun
<> sibilò Masaki, per poi chinarsi a baciarlo. Jun si lasciò andare al bacio, e si lasciò spogliare, sdraiandosi e stringendo a sé Masaki, baciandolo continuamente sul collo, mordendogli i lobi delle orecchie. Masaki gemette e si mosse in maniera da fargli aprire le gambe, per poi liberarsi ed iniziare a baciargli il petto, succhiando e mordicchiando la pelle, facendogli uscire gemiti e mugolii che non sapeva nemmeno di poter emettere. Masaki gli sbottonò i jeans, aprendo la zip con i denti per poi, con una carezza, farlo inarcare e togliergli i pantaloni, ma non i boxer
<< Sei crudele …>> ansimò Jun. Masaki gli posò il mento sul ventre, per un attimo, sorridendogli, poi si insinuò con la lingua sotto il bordo dei boxer, facendolo gemere forte. Jun affondò una mano nei capelli di Masaki, tenendosi con l’altra alla testiera del letto. Masaki, lentamente, e guardandolo, gli sfilò i boxer. Jun lo vide con gi occhi lucidi e le guance arrossate, e, non appena Masaki si allungò per baciarlo, si inarcò, facendo sfiorare le loro erezioni. Masaki gli nascose il viso nell’incavo del collo, gemendo, e Jun ribaltò le posizioni, con facilità. Si infilò tra le gambe di Masaki, per poi bloccargli i polsi con una mano, mentre passava l’indice della mano libera sul membro di Masaki. Il ragazzo si inarcò, mordendosi il labbro inferiore e chiudendo gli occhi, e Jun lo penetrò. Andò fino in fondo,strappando un grido a Masaki
<< Porca troia, Jun …>> gemette, con le lacrime agli occhi. Jun lo baciò, per zittirlo, muovendosi dentro di lui lentamente, sentendo che Masaki, ormai abituato all’intrusione, fremeva per avere di più. Iniziò a masturbarlo, sentendo di non riuscire nemmeno lui a reggere ancora molto il ritmo lento che aveva preso. Diede una spinta più forte, e Masaki si irrigidì, gridando di nuovo
<< Ci provi gusto, sadico del cazzo?!>> sibilò poi. Per tutta risposta, Jun aumentò la velocità della mano, e Masaki gemette. Quando Masaki gli nascose di nuovo il viso tra la spalla ed il collo, Jun seppe che c’era quasi, si riversò dentro di lui mentre Masaki, con un lungo gemito, veniva sui loro stomaci e sulla mano di Jun. Ansimando, Jun uscì da Masaki, cercando di essere delicato, ma dopo una notte di lavoro, Masaki pareva particolarmente sensibile, e quindi fece una smorfia, ma senza lamentarsi. Jun gli diede un bacio sulla fronte.
<< Immagino andrai a dormire in camera tua …>> mormorò poi. Jun fece per rispondere, ma Masaki si girò a sorridergli
<< Buonanotte … anzi … buongiorno, Jun-Jun …>> disse. Jun fece un cenno con la testa, per poi uscire. Odiava scorgere la tristezza negli occhi di Masaki. Non poteva amarlo, non dipendeva da lui … il suo cuore era già preso, e non poteva cambiare questo fatto … si fece una doccia veloce e si infilò a letto, senza mettere nulla addosso. Si rannicchiò sotto le coperte e si addormentò quasi subito.