Kurenai

Apr 22, 2008 15:33


Allora visto che sto scrivendo Blackmail e credo di non farcela a finire per stasera, mentre sicuramente ci riesco entro domani, ho deciso di anticipare il terzo capitolo di Kurenai in modo da non dover lasciare 2 post domani.
La situazione si sta facendo più intrigata pian piano e i capitoli più lunghi XD.

BUONA LETTURA

POV/SHO

Camminava distratto per le strade, senza una meta precisa, quella sera non sapeva perchè ma non riusciva a concentrarsi su niente, aveva anche cenato distrattamente senza preoccuparsi troppo se qualcuno potesse vederlo; ed adesso stava vagando per la strada senza sapere dove stava andando, la neve cadeva in piccoli fiocchi ma non se ne curava minimamente.

Ogni tanto alzava lo sguardo intorno a se osservando le persone che gli venivano incontro, scrutava i loro volti nella speranza di trovarlo di nuovo; si, in realtà avrebbe voluto rivedere il ragazzo della notte precedente.

Non aveva smesso di pensarci un attimo - al suo sguardo, a quello che gli aveva raccontato, a come gli era sembrato così simile a lui - e avrebbe voluto riincontrarlo.

Continuò ad avanzare distrattamente nella neve leggera.

E senza accorgersene ad un certo punto notò che e suoi piedi lo avevano portato fino al luogo dove si erano incontrati la notte precedente; ma lui non c'era, continuo a vagare per tutta la notte senza trovarne traccia.

Continuò così la notte seguente e anche quella dopo ma niente non lo aveva più trovato, si guardava intorno e vedeva tanta gente intenta ad acquistare gli ultimi ragali; era talmente preso nella sua ricerca che non se ne era neanche accorto ma quella sera era la vigilia di natale.

Le luci e gli addobbi che rivestivano le strade gli erano indifferenti, era troppo preso da altri pensieri in quel momento  per badarci.

Continuava a camminare tra la gente; ormai era quasi mezzanotte, eppure la città era ancora così animata, e fu in quel momento che tra i volti sorridenti della folla scorse qualcosa.

Si avvicinò facendosi strada tra la gente: era sicuro di averlo visto, Jun era lì.

"Jun!" lo chiamò quando lo aveva quasi raggiunto; “Jun”.

Il ragazzo si girò piano nella sua direzione.

"Sho.." lo sentì dire piano - era proprio lui - ma quando finalmente gli fu davanti non vide esattamente quello che si aspettava: il ragazzo aveva gli occhi lucidi e stanchi ed era rosso in volto.

"Cosa..?" iniziò.

POV/JUN

Si era fatto tardi ormai e non era riuscito ancora ad avere un cliente quella sera; sapeva di non avere un bell’aspetto in quel momento, era tutta colpa di quel raffreddore e dentro di se continuava a dirsi:

-Non sto male! Non sto male! Se non trovo un cliente, anche stasera non avrò una cena decente-

Ad un certo punto fu risvegliato dai suoi pensieri da una voce che lo chiamava...

“Jun”

Gli sembrava la sua voce, ma non poteva essere lui, non poteva essere Sho; aveva pensato a lui spesso in quei giorni; la voce chiamò di nuovo...

“Jun”

Si girò verso la voce che lo stava chiamando, e lo vide, era proprio lui.

“Sho...” sussurrò mentre lo vedeva avvicinarsi.

Cercò di sorridere nonostante la stanchezza e gli occhi che gli bruciavano.

Era così felice di rivederlo, lo aveva tanto desiderato nei giorni passati, ed ora era lì davanti a lui.

Ma quando finalmente Sho gli fu di fronte capì subito che c’era qualcosa che non andava.

“Cosa...?” lo sentì dire guardandolo con aria preoccupata.

Ma ora che era finalmente riuscito a rivederlo non voleva rovinare tutto facendolo preoccupare, quindi cercò di apparire il più spensierato e naturale possibile, sfoderò il sorriso migliore che poteva e cominciò a parlare.

“Sho sei tu pensavo di essermelo immaginato” disse con voce roca e più nasale del solito.

“Jun stai bene?” chiese Sho preoccupato.

“Si sto bene” rispose.

“A me non sembra, hai il viso tutto rosso, non è che hai la febbre?” gli chiese Sho, muovendo la mano per sentirgli la temperatura; ma ad un tratto si blocco e con sguardo triste ritirò la mano.

“No davvero tutto bene, sono solo stanco, ultimamente il lavoro non è andato molto bene e dormo poco” gli disse; era la prima persona con cui poteva parlare di ciò che faceva senza doversene vergognare.

Lo guardò di nuovo sorridendo.

"Sul serio, è tutto a posto!" continuò per rassicurarlo "E tu invece? Come mai sei in giro così tardi? Stavi facendo le ultime spese per Natale?"

Sho scosse piano la testa "No, nulla di tutto ciò... ma tu dovresti…"

"Mi piacerebbe andare a parlare da qualche parte come l'altra volta!" disse interrompendolo, non voleva che continuasse a preoccuparsi.

"Se solo non dovessi lavorare, certo. Se ci mettessimo d'accordo per un altro giorno potremmo..." ma d'un tratto sentì una sensazione strana al petto, la testa iniziò a girargli, non riusciva a vedere chiaramente davanti a se, si mise una mano davanti al viso, vedeva Sho parlare ma non riusciva a sentire la sua voce. poi la vista cominciò ad oscurarsi, e non sentì più nulla.

POV/SHO

Successe tutto così in fretta, lo vide perdere i sensi e lo sorresse per non farlo cadere, come lo ebbe tra le braccia sentì subito che era bollente e quel calore era bruciante a contatto con la sua pelle gelida, ma quel calore non lo feriva, anzi lo faceva sentire più umano.

Non sapeva cosa fare l’ideale sarebbe stato portarlo all’ospedale, ma molto probabilmente non aveva una tessera sanitaria e lui non sarebbe potuto rimane l’avrebbe dovuto lasciare lì.

Infine optò per l’unica cosa che forse era meglio non fare, ma non lo voleva lassciare solo, allora decise di portarlo a casa sua.

Spalancò la porta d'entrata con violenza mentre continuava a sorreggere Jun tenendogli un braccio intorno alla vita. Come fu dentro iniziò ad avviarsi verso la camera da letto. Percorse goffamente il corridoio e quando vi giunse adagiò il ragazzo sul materasso.

Alzò lo sguardo su di lui per osservarlo meglio: respirava con fatica e la fronte era coperta di sudore.

Gli sfilò immediatamente la giacca e le scarpe gettandoli dall’altro lato del letto, dopo di che si abbassò su di lui premendo la fronte contro la sua.

Scottava, scottava decisamente tanto. Si alzò allontanandosi dalla stanza per raggiungere la piccola cucina. Frugò velocemente tra i cassetti e trovò una piccola bacinella; la prese, la portò al lavandino e la riempì d’acqua, quindi andò in bagno alla ricerca di un panno, e quando lo ebbe trovato lo immerse nell’acqua con la quale aveva riempito la bacinella.

Poi tornò a passo svelto nella camera da letto.

Il suo sguardo si posò subito su Jun: era ancora come lo aveva lasciato, il respiro affannoso e pesante. Posò l’acqua sul comodino accanto al letto e con una mano girò il viso di Jun verso di lui; era caldo, e la sua espressione sofferente.

Strizzò il panno che era immerso nell’acqua e lo poggiò delicatamente sulla fronte del ragazzo. Questo, al tocco bagnato del tessuto, si ritirò leggermente sussultando, ma presto il calore della pelle assorbì anche quel fresco, e dovette di nuovo immergere il panno nell’acqua.

Jun iniziò ad agitarsi nel sonno - la temperatura si stava alzando.

Lasciò il panno da parte e si avvicinò al ragazzo: era ancora bollente e il suo corpo era scosso da brividi di freddo. Gli scostò i capelli bagnati dalla fronte e rimase a guardarlo; doveva fargli abbassare la temperatura assolutamente.

Si rialzò e spostò leggermente Jun in modo da sollevare le lenzuola sotto di lui, poi allungò il braccio per afferrare l’altro cuscino e sistemarglielo sotto la testa.

“Non posso lasciarti in queste condizioni, Jun” disse quasi tra se e se, “Devo farti scendere la febbre.”

Afferrò il ragazzo per le spalle adagiandolo contro i cuscini; lo sentì protestare sommessamente per l’improvviso movimento ma non ci badò troppo. Gli sfilò delicatamente i guanti dalle mani, quindi iniziò ad armeggiare con il maglione.

Come infilò le dita sotto la stoffa sentì Jun ritrarsi dal freddo e respirare più pesantemente. Andò avanti sfilandogli le maniche una ad una, e quando finalmente riuscì a toglierlo del tutto lo lasciò ricadere ai piedi del letto.

Adesso aveva solo una maglietta leggera addosso; andare in giro in quelle condizioni in pieno inverno? Forse era stato anche per questo che aveva finito per ammalarsi.

Passò una mano sul viso ansimante di Jun, per asciugare il sudore che lo ricopriva - sembrava molto agitato.

“Mi dispiace, cerca di resistere, se vogliamo riuscire a far abbassare la temperatura devi scoprirti il più possibile.”

Le sue mani riscivolarono quindi all’altezza dei fianchi di Jun, afferrando i bordi della maglietta e facendoli risalire piano. Sentiva il forte calore venire dal corpo del ragazzo e i leggeri tremiti che lo scuotevano.

Quando anche la maglietta fu sfilata, riprese il panno bagnato dal comodino per passarglielo lungo il corpo. Vide Jun scuotere leggermente la testa mentre lo faceva, e gli accarezzò piano il viso cercando di calmarlo. Poggiò nuovamente il panno sul comodino, quindi abbassò gli occhi lungo il corpo di Jun: doveva sfilargli anche i pantaloni.

Esitò con lo sguardo sulla zip dei jeans; si, glieli avrebbe dovuti togliere.

Poggiò una mano sulla sua pancia: era ancora molto caldo; non c’era tempo per soffermarsi su quei particolari, doveva farlo subito. Abbassò lentamente la mano verso l’inguine fino a raggiungere l’elastico dei jeans; quindi slacciò piano il bottone alzando lo sguardo sul volto agitato di Jun.

Si fermò ancora un attimo guardandolo, poi afferrò delicatamente la zip e iniziò ad abbassargliela.

Lo sentì mormorare e agitarsi mentre lo faceva, ma non si fermò: quando fu completamente abbassata iniziò a sfilargli i pantaloni gradualmente, cercando di scuoterlo il meno possibile.

I jeans scivolarono piano lungo le sue gambe lasciandole completamente scoperte.

Jun si ritirò leggermente come sentì l’aria fredda venire a contatto con tutto il suo corpo - le sue mani strinsero il tessuto delle lenzuola accanto a lui.

Rialzò lo sguardo sul ragazzo e solo ora notò il pallore della sua pelle e la gracilità della sua figura.

In quel momento provò un profondo senso di protezione nei confronti di Jun; sul suo viso si dipinse un’espressione triste e avvicinò una mano per afferrare la sua che stringeva il lenzuolo.

Avrebbe voluto dirgli di non preoccuparsi, che lo avrebbe fatto guarire e lo avrebbe aiutato, che gli sarebbe stato accanto, e che… non era solo.

Che dite siete più curiose di sapere che succederà ora? Spreriamo di si.
I commenti son sempre graditi XD
Alla prossima^^

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