Sono di frettissima...
Sono 3 giorni che non ho il fisso e che torno a casa tardi la sera. Domani parto per Lucca, devo fare la borsa... quindi non ho il tempo di leggere le belle cose che avete postato, scusate m(_ _)m prometto che al mio ritorno adempirò al mio dovere.
Posto in fretta per non lasciarvi soli il weekend...
Titolo: The Hell's Spot
Gruppo: Arashi, News, Kattun, Toma (s.p.a XDDD) - precisazione: News, Kattun (che poi ce n'è uno solo) e Toma sono personaggi secondari che non appaiono tutti sempre.
Pairing: allora... Ohmiya (NinoxOhno) e qualcos'altro!
Rating: PG-13
Genere: angst, noir-giallo, AU, kleenex requested.
Disclamers: i personaggi citati non mi appartengono, la ff sì.
Note: credo, fino ad ora, la mia migliore AU. Per una totalità di 39 pagine di Word scritte... è finita! E l'ho scritta praticamente tutta d'un fiato... ne sono molto soddisfatta.
Capitolo 10.
Arrivò con il suo solito anticipo al locale e trovò Dark e Notte che pulivano il bancone e sistemavano le sedie ai tavoli. Come si aspettava.
Rimase per un po’ seduto al suo posto, poi si alzò in piedi e, richiamando l’attenzione di Notte, indicò il bancone.
-Posso guardare?- chiese.
Ryo alzò le spalle e sorrise.
-Indaga pure- rispose.
Fece il giro e si abbassò per controllare il lavabo e gli scaffali dove erano sistemate le bottiglie. I bicchieri di varie grandezze, i piattini e le altre cose erano alle sue spalle, sotto le macchine per il ghiaccio e per il caffè.
Prese uno straccio bianco dal ripiano in acciaio e se lo mise sul polso, come vedeva sempre fare a Kage quando lavava in quella posizione. Poi infilò le mani nel lavandino, immaginando che ci fosse l’acqua e qualcosa da strofinare.
I movimenti di Jun che gli aveva visto fare talmente tante volte, ormai li ricordava a memoria.
Decise poi di mettersi nella posizione di Kage che più preferiva: appoggiato con i gomiti sul bancone.
Si sporse in avanti, e quando i gomiti vennero a contatto con la superficie, qualcosa lo costrinse a chiudere gli occhi.
Passò come attraverso un corridoio buio e perse il respiro per qualche istante.
Quando lo ritrovò, era rimasto in quella posizione, in una sala dalle luci soffuse e sentiva i rumori di alcune persone che si spostavano e parlavano, con una musica delicata di sottofondo. Era ancora all’Hell’ Spot.
Ma tutto ciò non era reale.
I suoni gli giungevano ovattati e lontani e la stessa vista era opaca, sfocata.
-Jocker?- chiese Dark.
Si girò contro la sua volontà, come se quel corpo non gli appartenesse, e vide il barista sorridere.
-E’ andato via presto, stasera…- rispose, con una voce che non era la sua.
Eppure la conosceva molto bene.
Era la voce di Jun.
Dark si allontanò con un vassoio di bicchieri da portare ai tavoli e Notte si fece più vicino.
Sentì che gli stava sorridendo.
Ebbe ancora quella sensazione di vuoto mentre attraversava ancora quel momento senza luce e respiro.
-Cos’hai???- sentì gridare.
Dark e Notte lo guardavano spaventati.
-Io…- balbettò, con la sua voce.
Era tornato al presente. Al locale ancora vuoto e senza musica, poco prima dell’apertura.
-Ti sei messo a gridare e non respiravi più, ma eri immobile, con gli occhi sbarrati…- spiegò Ryo, sorreggendolo.
Cos’era stato? Possibile che… no, non poteva crederci…
Aveva vissuto un attimo di quella sera? Soltanto entrando a contatto con ciò che Jun aveva toccato…
Sorrise ai baristi per tranquillizzarli, poi chiese un favore a Ryo.
-Certo, qualunque cosa…- mormorò lui.
-Cos’ha fatto Jun, quella notte?- domandò.
-Cosa?-
-Gesti abituali, passi…- provò a dire.
Notte restò qualche istante a pensare, mentre Dark finiva di sistemare e pulire, poco lontano da loro. Poi tirò fuori da un cassetto una scatola di fiammiferi e un pacchetto delle sigarette nere che Kage era solito fumare.
-Accendeva spesso una di queste dopo la chiusura…- disse.
Nino prese subito in mano il pacchetto e accese il fiammifero.
Come il fumo gli entrò in bocca, ebbe di nuovo quella visione: il locale buio, vuoto. Le sedie e gli sgabelli già posizionati sui tavoli e il bancone, solo la luce di alcune candele e da una porta aperta alle sue spalle.
Alle sue spalle?
Non aveva mai notato che ci fosse qualcosa, dietro al bancone.
-Jun, non dovresti andare a casa?- chiese Ryo passandogli davanti.
La vista offuscata peggiorava con il buio.
Sorrise, prendendo un’altra boccata di fumo.
-Per l’esame…- riprese Notte.
-Tranquillo, ho tempo- si sentì rispondere con quella voce.
-Qualcuno ha lasciato qui questo- fece Dark alla sua sinistra, indicando un bicchiere pieno. Il contenuto non aveva alcun colore, sembrava semplice acqua. Ma il bicchiere non era uno di quelli che si utilizzavano solitamente al locale.
Si vide prenderlo in mano, studiarlo.
Poi tornò alla realtà, sudato e sdraiato per terra, con un braccio di Jin a sorreggergli la testa.
-Cosa sta succedendo?- chiese il cameriere, mentre Ryo spegneva la sigaretta che gli era caduta dalle mani in un posacenere.
-Sto… per arrivarci…- mormorò, alzandosi a sedere.
Guardò subito il muro alle sue spalle e chiese: -C’è una porta, lì?-.
I baristi si scambiarono uno sguardo stupito.
-Come fai a saperlo?- chiese Notte, aiutandolo a rialzarsi.
-Non lo sapevo io…- sospirò.
Si fece aprire ed entrò in uno stanzino illuminato da delle luci al neon.
Era una specie di ripostiglio per i baristi: c’erano tre armadietti, una panchina e un appendiabiti, con qualche scaffale per la dispensa.
-Vuoi che resti?- chiese poi Ryo. Scosse la testa.
-Tu eri con lui quando Kage ha bevuto quel bicchiere?- chiese.
Ormai ne era certo. Jun aveva bevuto da quel bicchiere. Ma non sapeva altro.
-No, io…- mormorò Notte -Come fai a sapere del bicchiere? Cosa stai facendo?- esclamò.
-Lo sto vivendo, Ryo… so che può sembrare strano, ma lo sto vivendo ora, come se fossi lui. Seguendo i suoi movimenti di quella sera…- spiegò.
Notte abbassò lo sguardo e lo lasciò solo nello stanzino, socchiudendo la porta alle sue spalle.
Si chiese cosa faceva abitualmente Jun lì dentro.
Si avvicinò all’armadietto con il suo nickname e lo toccò, ma non accadde nulla. E, non possedendo le chiavi, non poteva aprirlo. Fece un giro studiando tutti i particolari, poi sfiorò i ganci vuoti dell’appendiabiti e si decise a sedersi sulla panca.
Si mise nell’angolo vicino agli armadietti e si portò la testa fra le mani a conca, piegato sulle gambe. Ed ecco di nuovo, quel breve senso di vertigine.
Vide lo stesso stanzino, con la stessa luce, ma con la vista sempre più appannata.
Non c’era nessun’altro, e l’armadietto di Kage era aperto.
Si alzò e si mise davanti allo sportello.
Il cuore perse qualche battito quando vide, nello specchio dell’armadietto, il riflesso del viso di Jun. Era lui, in quel momento. Era quel poco che Jun poteva ancora raccontargli di sé, attraverso sé. Quanto voleva allungare la mano verso quel bellissimo riflesso e poterlo toccare per l’ultima volta.
Ma Jun si mosse e guardò verso la panca: sull’estremità opposta a dove sedeva prima era stato appoggiato il bicchiere. Si avvicinò e si sedette ancora, prendendolo in mano.
Nino voleva gridargli di non farlo, ma subito sentì un sentimento estraneo a sé colpirlo al cuore: paura… rassegnazione? Jun bevve.
E lui si risvegliò, sdraiato per terra nello stanzino pieno di luce.
Jun sapeva a cosa sarebbe andato incontro.
E lui stesso, in quel frangente, in quei sentimenti non suoi, ma di Kage… l’aveva chiaramente visto.
Ritrovando lentamente il possesso del proprio corpo, scosso dai brividi e da gemiti di dolore, si alzò in piedi a fatica, tenendosi al muro.
Doveva entrare… ma come? Il locale stava per aprire.
-E così… bisogna provare ad entrare- ripeté Sho, seduto sulla sua sedia.
Era nella stanza dalla porta nera dall’arrivo di Arashi, ed era riuscito a vederne l’interno: era come un piccolo appartamento. C’era una scrivania con una poltrona e due sedie di fronte, dove Sho l’aveva fatto sedere. Un letto contro il muro di destra, due librerie, un armadio di fianco alla porta d’ingresso.
-Ci passi molto tempo, qui dentro?- chiese.
-Spesso delle giornate intere- rispose subito Sho -E’ come un secondo appartamento-.
Si alzò mentre il giornalista apriva il computer portatile sulla scrivania. Raggiunse il letto e ci si sdraiò sopra, supino, guardando il soffitto.
Non ebbe nessuna visione, ma si immaginò di averla. Jun.
Quante volte aveva guardato il soffitto di quella stanza come stava facendo lui ora? Quante volte l’aveva fatto sentendosi confuso come lui in quel momento?
-Non ho saputo proteggerlo… vorrei almeno vendicarlo- disse piano.
Sho annuì, lo sguardo fisso sullo schermo del pc, gli occhi illuminati dalla luce di esso.
Chissà se Jun ricambiava i sentimenti di Arashi…
Sho fece suonare una campanella e subito entrò Dark, con un inchino.
-Cosa desidera?- domandò il cameriere.
-La stanza dalla porta verde è libera?- chiese Sho, senza tono nella voce.
Nino attese la risposta, senza respirare.
-Sì. Da due giorni il proprietario non si fa vedere al locale- rispose tranquillo Jin.
Nino tirò un sonoro sospiro di sollievo, tanto che Dark lo guardò sorpreso.
-Possiedi le chiavi?- chiese Arashi.
-No, mi dispiace- mormorò Jin.
Il cameriere se ne andò e i due rimasti si scambiarono uno sguardo veloce.
-Ce la faremo mai?- chiese Nino, ributtandosi sul letto.
-Ho una soluzione, ma bisognerà aspettare…- fece Sho, tornando concentrato sul suo portatile. Nino chiuse gli occhi.
Poteva aspettare quanto voleva.
Sho lo svegliò scuotendogli piano una spalla e lo fece alzare, offrendogli una tazza di caffè.
-Che ore sono?- chiese, dopo aver bevuto tutto il contenuto.
-Le 7 del mattino. Il locale è chiuso, ma per noi delle porte è possibile uscire, abbiamo le chiavi. Vieni con me- spiegò il giornalista.
Uscirono dalla porta nera e si ritrovarono nel locale, completamente buio. Sho trovò l’interruttore generale dietro il bancone, e per la prima volta Nino vide l’intero salone perfettamente illuminato. Era molto più ampio di quello che gli era sempre sembrato.
Si avvicinarono alla porta verde e Sho spiegò il piano:
-Se ti basta toccare le cose, forse con un piccolo sforzo in più riuscirai a capire cos’è successo solo nell’appoggiare la mano sulla porta- disse.
Nino ci rifletté su, poi annuì.
-Ci provo-.
Alzò la mano e, lentamente, la appoggiò sulla ruvida superficie della porta.
Gli mancò il respiro e lo raggiunse una paura mai provata prima. Ansimò e cadde a terra.
-KAZUNARI!- gridò Sho, sorreggendolo.
Nino si riprese e si fece aiutare a rialzarsi.
-Dovrò sforzarmi davvero tantissimo… non so che schifo c’è, qui dentro… ma dà l’aria di essere un postaccio…- scherzò, senza fiato.
-Stai attento- disse Sho, sempre sostenendolo.
Appoggiò di nuovo la mano e questa volta riuscì a resistere all’urto. Ritrovato il respiro, aprì la vista appannata su una grande stanza completamente buia. Era sdraiato su un letto dalle coperte fredde, ansimava per lo sforzo di tenere aperti gli occhi, mentre le forze di cui disponeva erano al minimo. Si sentiva stordito, spaventato, del tutto inerme.
C’era qualcuno in quella stanza, qualcuno che stava ridendo.
-Hai paura?- chiese quella voce, distorta e orribile.
L’uomo gli si piegò addosso, rivelando il viso: un sorriso diabolico stampato sopra.
Non rispose. Non riusciva a muoversi, né a parlare.
-Certo che ne hai…- fece ancora quell’uomo -Ne avete tutti… siete tutti uguali, voi… sporchi e codardi-.
si sentì le guance rigate dalle lacrime e i singhiozzi che si mischiavano agli affanni.
-Piangi?- chiese con finta tenerezza quell’uomo.
I singhiozzi si intensificarono.
-Non morirai ora…- sussurrò quell’orribile persona, accarezzandogli le labbra con la punta delle dita. Stava ancora sorridendo.
L’altra mano, la sentiva perfettamente in un ricordo doloroso e livido, gli si stava infilando fra i vestiti, sotto di essi.
Stava per perdere i sensi, la mente annebbiata dalla droga.
-Prima con quelli come voi mi voglio divertire… te, lei e gli altri-.
Rinvenne, appoggiato contro il petto di Sho, ansimando e piangendo.
-Ho visto… tutto… ho… ho sentito tutto…- balbettò, nascondendosi il viso tra le mani.
La paura, la rabbia, la disperazione e il disgusto che gli scorrevano furiosi nelle vene.
-Li ha uccisi lui… Jun e Lilith- mormorò, prima di svenire di nuovo.
Un lungo oblio senza ricordi.
Dai che è il penultimo, resistete! XDDD Ila, non piangere... lo so che questo capitolo lo odi ç___ç
Ciao!