Oms-1: Prey& Pray

Sep 25, 2013 23:40


Bene, facciamoci coraggio ed iniziamo a pubblicare questa, che sennò non la pubblicherò mai più...

Si tratta del primo capito di una "serie" Ohmaru, in fieri da più di un anno e terminata poco prima dell'estate. Doveva nascere come una one-shot a carattere "filosofico" (?) [<- paroloni ^^], poi mi sono lasciata prendere la mano dai personaggi e dalle situazioni, e... (per dirla tutta, l'ho terminata in sette "episodi", e giustamente sto pensando di scriverne un ottavo ^^')

Spero l'apprezzerete nonostante il paring (sono l'unica a shipparli?) ^^'

Titolo: Oms parte 1: "Prey&Pray"
Gruppo: Kanjani8
Paring: Ohmaru (Okura Tadayoshi & Maruyama Ryuhei)
Genere: introspettivo, vagamente(?) angst
Rating: G per il capitolo - NC 17 per la serie (yeah!)
Disclaimers: I gruppi appartengono a Johnny. Le persone dovrebbero appartenere a se stesse. Io comunque finirò all'inferno per colpa dell'RPS
Avvertimenti per la serie: La serie è stata pensata in più di un anno e scritta nell'arco di mesi. Da cui l'incoerenza tra i capitoli e gli stili. Non è ambientata in un momento particolare, ma tenete presente quando è stata "realizzata". Abuso di scene oniriche e di simbolismi. Si può leggere a vari livelli, filosofico, psicologico, metaforico, etc... ma dal momento che gli obbiettivi "profondi" non sono stati raggiunti, leggetela pure solo per le parti sozze. Scrivere Maru è difficile. Pure Tacchon, benchè sia il mio ichiban. Ho dei problemi con gli avverbi, ma sto cercando di smettere. Non capirò mai come editare decentemente gli spazi. Grazie ad Eri-chan che ha voluto leggersi tutto in anteprima.
Avvertimenti per il capitolo: Come "tema" riprende quello di Hanabira. la Ohmaru che già avevo pubblicato a suo tempo... qui si riflette più su Maru e sui suoi sentimenti... Quando scrivo una fic penso di fare mezza paginetta e finisco per arrivare oltre le dieci (qui sono arrivata a 15). La frase ad inizio della fic "Per quanto tu possa sforzarti non ricorderai mai l'inizio del tuo sogno" l'ho letta sul tumblr psycofacts XD


Prey and pray.

“Per quanto tu possa sforzarti, non ricorderai mai l'inizio del tuo sogno”.
Questo Maru lo aveva letto in una rivista. Eppure, Maru, l'inizio del suo sogno lo ricordava benissimo.

Tutto era iniziato quella sera all'izakaya. Erano riusciti ad organizzare miracolosamente gli orari di quasi tutti, ma invece di un locale di lusso, avevano preferito andare in un posto dall'ambiente più alla mano. Un locale “tranquillo e riservato”, Shibuyan lo aveva giurato.
Erano al terzo giro di birre, e già Hina-chan stava litigando, probabilmente da solo, su chi dovesse chiamare per i taxi.
Maru era riuscito a baciare Yokocho sulla bocca, e mentre si stava allontanando da quelle labbra, incrociò con gli occhi uno sguardo alle loro spalle. In qualche modo, quell'immagine gli diede una scarica elettrica al cuore.

Non era la prima volta che gli capitava. Soprattutto negli ultimi mesi. Ma non ci aveva mai fatto particolarmente caso.
In quel momento, invece, per la prima volta identificò quel sentimento che lo prendeva ogni volta che lo vedeva.

Il giorno dopo si svegliò di mattino presto, prima ancora della sveglia che impostava ogni giorno di lavoro. Si sentiva carico di energie. Ed aveva la certezza che quel che aveva sentito la sera prima fosse vero, e non solo un effetto dell'alcool.

Si affacciò alla finestra. Sapeva che se quella mattina il cielo era più blu non era per via delle pioggie della notte, ma perchè sotto quel cielo c'era anche“lui”. Sotto quel cielo “lui” viveva, esisteva, era.

Maru si arrangiò velocemente una colazione e corse a lavarsi.
Uscito dalla doccia, l'avere solo un asciugamano intorno ai fianchi non gli diede il minimo freddo. Più che dalla temperatura, era preoccupato dall'abbigliamento per la giornata. Cosa poteva mettere? Non che “lui” ci avrebbe fatto caso comunque, pensò con un sorriso. Alla fine decise per una maglia aderente che mettesse in risalto la forma delle sue spalle.

Arrivato al lavoro gli dei gli mostrarono il loro favore fin dall'inizio della giornata, facendoglielo incontrare proprio all'ingresso, mentre usciva dalla sua auto.

Con gli occhialoni da sole e il mento avvolto in una sciarpa aveva un aspetto piuttosto trasandato, sicuramente non appropriato a tutti i soldi che doveva aver sborsato per comprare tutta la roba che aveva addosso. E in questo, era bellissimo. Maru non potè spostargli gli occhi di dosso, mentre il suo cuore espresse accordo lanciando un battito più forte degli altri.

-Che, ho qualcosa in faccia?- Gli chiese, alzandosi gli occhiali, e scoprendo quell'espressione deliziosamente corrucciata che lui considerava la sua “espressione professionale”.

Maru scosse esageratamente la testa.

-Ti guardo perchè sei bello.- Rispose, mascherando la sua sincerità in un tono canzonatorio.

Lui piegò la faccia in una smorfia, ridendacchiando nel suo stesso pugno, in quel gesto che lo identificava in Okura Tadayoshi quasi quanto il suo stesso nome.

-Idiota, invece di dire scemenze, entriamo prima che mi fai fare tardi...- Lo riprese.

Maru lo lasciò entrare per primo, controllandosi l'orologio. Erano le 8.55, e già era riuscito a far ridere Tacchon una volta.

********

Quando Maru finì il suo turno di registrazione, raggiunse gli altri nel salottino dove lo stavano aspettando. Andò a sadersi accanto a Sho-chan, che stava disegnando qualcosa, e gli sbirciò nel foglio, pur non riuscendo a capire di che diavolo si trattasse.

Dopo Maru, l'ultimo turno di registrazione toccava a Yokocho.

-Non serve che restate ad aspettarmi, andate pure...- Disse Yokocho, prima di seguire il tecnico di registrazione nella saletta.

-No, dai, tranquillo, possiamo restare- Gli rispose Sho-chan.

-Davvero, non preoccupatevi.- Insistè Yokocho. Nella sua voce si poteva sentire un tono di scusa.

Appena chiusa la porta, Hina-chan subito si alzò dalla sua poltroncina, con già la borsa in spalla.

-Yoko in registrazione. Sarà lunga!- Commentò, lasciando subito il salottino, sotto lo sguardo allibito di Sho-chan.

-Non che tu abbia molto diritto di lamentarti...- Gli rispose scherzando Ryo-chan, che intanto stava risistemando la sua roba, pronto a seguirlo.

Prima di lasciare lo studio, Shibuyan si avvicinò a Maru.

-Oggi hai cantato bene.- Disse, incisivo come suo solito.

Maru sorrise del complimento.

-Mi hai sentito?- Chiese stupito.

Shibuyan si limitò ad un cenno con la testa, prima di tendere la mano a Sho-chan per farlo alzare.

Maru li seguì con lo sguardo mentre anche loro si dirigevano all'uscita.

Se davvero aveva cantato meglio, lui non se ne era particolarmente accorto. Soltanto, gli era sembrato di essersela cavata più velocemente del solito.

-Wow, oggi hai ricevuto i complimenti di Subaru!- Tacchon gli battè la mano sulla spalla, per poi superarlo ed andare a prendere la sua giacca. - Ma ha ragione, sei stato bravissimo.

Forse quel giorno aveva cantato veramente meglio del solito. Nulla di diverso nella sua voce, ma mentre era davanti al microfono, con il testo davanti agli occhi, gli era sembrato di sentire in modo particolare quelle parole e quelle note.
Perchè quella canzone gli parlava di Tacchon.

Quella che avevano appena registrato, infatti, a prima vista si sarebbe detta una canzone d'amore, ma in realtà non lo era. Era una canzone sull'essere felici.

E Maru lo era.

********

Gli avevano dato ancora venti minuti prima che le scene fossero pronte e loro potessero iniziare a girare. Maru era molto grato di questa attesa: aveva avuto una sessione di palestra mattutina insieme a Tacchon, e per assecondare le sue incitazioni di ammirazione si era lasciato andare ad un ritmo piuttosto intenso. Col risultato che una volta finito si era scolato un paio di bottiglie di integratori di liquidi sulla strada dalla palestra alla stazione televisiva, ed era dovuto andare in bagno almeno tre volte durante la fase trucco e costumi.

Così, stava tornando dal suo ennesimo viaggio verso i servizi, passando per i corridoi, che da una porta spuntò un braccio che lo afferrò e lo spinse dentro.

-Ma che diav...- Si allarmò girandosi.

Ridendo sileziosamente, Shibuyan gli fece cenno di zittirsi stendendo l'indice tra naso e labbra. I suoi occhi erano tirati così tanto da quasi sparire in quel viso che era diventato solo un paio di file di denti. Era sempre un piacere vedere Shibuyan ridere a quel modo.

Cercando di capire cosa lo divertisse così tanto, Maru si girò per la stanza. La prima cosa che notò fu Hina-chan, seduto su una poltrona, che abbassato il libro che stava leggendo, li sgridò con gli occhi, ripetendo anche lui lo stesso gesto di Shibuyan per imporgli di fare piano.

Girandosi ancora, si accorse delle due presenze sdraiate sul divano.

Sho-chan stava dormendo con la bocca completamente aperta, la testa appoggiata sulla spalla di Tacchon, che a sua volta si era addormentato con la testa piegata innaturalmente all'indietro, sul bordo dello schienale della poltrona, con in mano un onigiri mangiato a metà.

Shibuyan glieli indicò, coprendosi completamente la bocca con l'altra mano. Hina non sembrava torvarci la stessa ilarità, e scuotendo la testa tornò a leggere il suo libro.

Mentre Shibuyan cercava di infastidire Sho-chan sfiorandogli il naso, Maru si fermò a guardare l'espressione pacifica di Tacchon addormentato. Forse anche per lui tutto quel tapirulan del mattino era stato faticoso.
Le ciglia gli ricadevano morbide sotto le palpebre attraversate da un quasi impercettibile movimento. Chissà che stava sognando? Maru avrebbe voluto sistemargli la testa, magari mettergli sotto un cuscino, ma aveva paura che il movimento potesse svegliarlo. Da una parte voleva evitargli un mal di collo al suo risveglio, ma dall'altro avrebbe voluto conservare per sempre quella meravigliosa immagine di tranquillità.

Shibuyan era passato a giocherellare con la frangia di Sho-chan, che iniziava a reagire con piccoli movimenti della testa. Maru appoggiò dolcemente una mano sul polso di Shibuyan.

-Manca ancora un quarto d'ora circa...- Sussurrò.- Lasciamoli riposare.

Shibuyan acconsentì con un cenno della testa. Maru gli rispose con un sorriso, e si affretto silenziosamente a lasciare la stanza e correre al loro camerino.

*******

La performance live sarebbe stata in due giorni, ma per via degli impegni di tutti, quello si era rivelato l'unico giorno utile per le prove della band. Come al solito il set era un fermento di direttori e staff, che correvano da una parte all'altra a sistemare le cose. Non aiutavano i membri, intrappolati nello studio in preparazione, costretti a trovare cose da fare per ingannare il tempo.

Ryo, ad esempio, era seduto in un angolo, impegnato nella lettura dell'ennesimo copione. Gli Yokohina erano seduti in mezzo allo studio, a bisticciare incuranti del caos intorno a loro; pareva che la sera prima uno dei due non avesse aspettato all'ascensore l'altro, ed ora era tutto il giorno che si rinfacciavano cose a vicenda. “Sembra incredibile come quei due possano tenersi il muso per simili stupidaggini, quando non hanno avuto nessun problema a dividersi le location per Hirunandesu nonostante avessero chiesto gli stessi giorni liberi” era stato il commento del manager.

Anche Maru stava approfittando dell'attesa per cercare qualche attimo da catturare con la sua inseparabile macchina fotografica.

L'unico ad aspettare di poter riprendere con le prove stando sul palco era Tacchon. Seduto alla sua batteria si stava lasciando andare ad un improvvisato assolo.

Sentendo che il ritmo stava aumentando al punto che poteva preannunciare solo il colpo finale, Maru afferrò una bottiglietta di tè, e la portò al batterista. Restò fermo accanto alla batteria a guardarlo colpire i tamburi ed i piatti sempre più veloce e sempre più forte, fino a diventare solo una serie di pesanti colpi cadenzati. Un tonfo più forte annunciò la fine dell'assolo, seguito da un “ahhhng!” soddisfatto da parte di Tacchon.

Maru gli porse la bottiglietta.

-Ah, grazie.- Tacchon prese il tè. I suoi occhi brillavano.

Maru lo osservò mentre trangugiava la bevanda.

-Era da tanto che non avevo l'occasione di farmi una bella suonata in libertà... Fuori da concerti o prove...- Disse poi, restituendo la bottiglia.

-Solo per divertimento.- Maru capiva che Tacchon intendesse dire. Anche a lui ogni tanto piaceva suonare il suo basso solo per la gioia di suonare, da solo, in accompagnamento ad una musica che sentiva solo nella sua testa.

Tacchon annuì con forza.

-Ultimamente le occasioni per divertimi a suonare sono poche. Ormai passo tutto il mio tempo per la batteria o per lavoro o al Taiko no tatsujin.

-Quello è un gioco.- Ridacchiò Maru.- Dovrebbe essere divertente.

-Se mi diverto sbaglio. - Nella mente di Maru il significato di una frase pesante come quella stonava col tono naturale con cui Tacchon la aveva detta.

-Non...- Maru iniziò la frase senza sapere lui stesso come finirla.

-Hai visto le registrazioni di Shiwake?- Continuò Tacchon.- A volte inquadrano fan che pregano durante i risultati dei miei turni... Loro vogliono che io vinca, e per questo non posso sbagliare.

Maru forzò un sorriso.

-Tutta questa pressione... Dev'essere dura...

-No, non è dura.- Fu la reazione ovvia di Tacchon, quasi non capisse il punto di vista di Maru.- E' il mio lavoro.

Il cuore di Maru saltò del solito sussulto che il ragazzo gli provocava.

Quello era il “suo Tacchon”.

*******

Maru si era fatto coraggio fin dalla mattina, e ci aveva provato già due volte prima di riuscire a chiedergli quell'appuntamento.

Beh, forse non gli aveva proprio “chiesto un appuntamento”, o almeno non era sicuro Tacchon la avesse capita a quel modo.

“Sabato sei libero? Ho letto su una rivista di questa strada ottima per fare un giro in moto, mi chiedevo se ti andava di farci una corsetta insieme... Dicono che ci sia un ottimo panorama... e un ristorante dove fanno gli udon secondo una ricetta tipica del paese, di cui parlano tutte le guide gourmet...”

Alla menzione degli udon, Tacchon aveva ceduto.

Così si ritrovavano su quella strada collinare a sud di Tokyo, costeggiando la riva con una meravigliosa visuale sulla baia.

Ma più che quella, Maru cercava la visione di Tacchon, avvolto in quella tuta fasciante, con i guanti sul manubrio e gli stivali sul poggiapiedi. Che figo...

Per avere il più possibile occasione di osservarlo, Maru cercava di procedere un po' avanti a lui, così da potersi fermare ogni tanto e girarsi a vederlo. Subito Tacchon aveva interpretato quell'accelerare come una gara, ed alla fine il giro turistico si era trasformato in una serie di testa a testa come nella intro di Fight.

Fortunatemente Maru era riuscito a sorpassarlo in vista del belvedere dove aveva intenzione di fermarsi. Così intanto si era assicurato che Tacchon non lo saltasse per andare direttamente al ristorante, e poi era anche riuscito a godersi la frenata lunga di Tacchon, la polvere che si alzava nella curva della sua ruota, ed il momento in cui si era tolto il casco.

Appoggiati i caschi alle moto, i due si erano sgranchiti un po' le gambe verso il parapetto della area di sosta.
Dall'alto si poteva vedere tutta la costa, e, davanti a loro, una piccola isola. Oltre quella, il mare sembrava un tutt'uno con il cielo.

-Incredibile...- Si lasciò sfuggire Tacchon, sorridendo a quel panorama magnifico.

Mentre Maru più che il mare, guardava lui, compiaciuto di essere riuscito a portarlo in un posto che stava apprezzando. La luce del cielo si rifletteva negli occhi di Tacchon, e riempiva il cuore di Maru.

-Guarda, guarda, guarda!- Urlò ad un tratto Tacchon, indicando il cielo, stridendo nel tono acuto in cui la sua voce, generalmente bassa, si modificava nei momenti di agitazione.

Maru si girò a seguire la punta del suo dito, verso una grossa macchia nera, che sorvolava l'isola in un movimento perfettamente lineare.

-Sarà un rapace?- Chiese Tacchon, senza girare gli occhi.

Maru riportò subito l'attenzione su Tacchon, che davanti a quell'immagine rideva e saltellava come un bambino delle elementari in gita allo zoo. Maru conosceva abbastanza bene Tacchon da sapere che buona parte di quella reazione era esagerata apposta per lui, e si mise a ridere.

-Sulla guida dicevano che spesso qui si possono anche vedere animali selvatici...- Rispose Maru.

Dopo poco però l'espressione di Tacchon si spense.

-Ah, se ne è andato...

-Avrà visto del cibo. Che ne dici se andiamo a cercare da mangiare anche noi? Il ristorante ormai dovrebbe essere ad una trentina di chilometri...

Alla proposta di cibo, il sorriso di Tacchon si illuminò di nuovo.

-Però questa volta niente gare...- Disse Tacchon, tornando verso la sua moto. - Ho troppa fame per correre...

-Sono d'accordo.- Accettò Maru.

Evitando di specificare che lui non poteva esagerare con le corse perchè non era sicuro che la sua mente inebriata dallo stargli accanto potesse essere abbastanza lucida da gestire le grandi velocità.

*******

La stanzetta bianca ed asettica in cui li avevano rinchiusi per l'intervista strideva con lo studio decorato da drappi e luci in cui avevano scattato le foto che la avrebbero corredata nella rivista. Quel giorno dovevano lavorare ad un articolo per una rivista abbastanza importante, che ai Kanjani aveva concesso tre pagine; così i redattori avevano optato per intervistarli a gruppi. Il jan-ken-pon aveva decretato che il primo gruppo, già tornati a casa, fossero Yokocho e Shibuyan, il secondo Maru e Ryo-chan mentre gli altri tre erano ancora a farsi fotografare.

A Maru quella disposizione non dispiaceva affatto: farsi intervistare insieme ad un altro membro gli ricordava i cross talk dei tempi delle riviste idol.

-Un altro degli aspetti che caratterizzano i Kanjani8 è il legame tra i membri del gruppo...- Commentò l'intervistatrice, indirizzandoli verso il successivo argomento dell'intervista.

-Sì, siamo un gruppo molto unito.- Confermò Ryo-chan.

-Tutti i ragazzi non solo hanno talento, ma sono pure molto divertenti e gentili. Anche in privato, sono tutti davvero piacevoli da frequentare.- Aggiunse Maru.

-Se si parla di gentilezza, di sicuro il più gentile di tutti è Yasu.- Continuò Ryo-chan, mostrando come in anni che faceva quel lavoro avesse imparato come si gestiscono le domande degli intervistatori.- Si preoccupa sempre degli altri, ogni volta che va da qualche parte porta regali per tutti... In qualche modo riesce sempre a creare una buona atmosfera, e non si arrabbia quasi mai. Ma se si arrabbia, fa davvero paura.

La ragazza seduta davanti a loro prese qualche appunto, forse sulla risata di Ryo-chan.

-Anche Yokoyama-kun è molto gentile.- Ricordò allora Maru.- Nessuno si preoccupa dei Kanjani quanto lui. E poi, Tacchon...

Maru sposto di sfuggita lo sguardo verso Ryo-chan, che a sua volta lo stava fissando. Maru sapeva che quello non era perchè Ryo-chan non pensasse che Tacchon fosse una persona gentile, solo, citarlo così gli doveva essere sembrata una cosa inaspettata. Ad essere sinceri, in circostanze diverse, lo avrebbe trovato inaspettato lui stesso.

-Forse rispetto a Sho-chan o Yokoyama-kun, Okura-kun è più riservato...- Spiegò Maru.- Ma in realtà cerca sempre di mettere a proprio agio gli altri. Per me, ad esempio... ride di qualsiasi mia battuta, e di questo gliene sono molto grato.

-Se quello ride delle tue battute non è per farti un favore, è perchè è scemo...- Si mise a ridere Ryo-chan.- Però è vero: non sentirlo ridere alle tue battute sarebbe strano quasi quanto non sentire te dirne.

-A quanto dite, sembrerebbe che riuscite a creare un ottimo umore anche dietro le quinte.- Li interruppe l'intervistatrice, con un tono che lasciava trasparire una certa ammirazione.

-E' il modo migliore per alleviare la tensiose del backstage.- Si schernì Maru.

-La verità è che i Kanjani8 sono un gruppo di cretini. Ma sono tutti ottime persone. Sono contento di farne parte.- Maru sapeva che il tono professionale da intervista di Ryo-chan era solo il modo di usare la scusa del far fare bella figura al gruppo per mascherare un pensiero che altrimenti si sarebbe vergognato troppo ad esprimere.

-Già, anch'io ne sono felice.- Concluse Maru.

-Benissimo. Questo dovrebbe bastare, vi ringrazio tantissimo.- Disse la ragazza, spegnendo il registratore con cui stava registrando le loro parole.- Grazie per il lavoro.

Appena lei si fu alzata in piedi, anche Maru e Ryo-chan la seguirono nello stesso movimento.

-Grazie per il lavoro.- La salutò Ryo-chan.

-Grazie per il lavoro.- Gli fece eco Maru inchinandosi.

L'intervistatrice si inchinò a sua volta, invitandoli senza dirlo a lasciare la stanza in modo che gli altri tre potessero prendere il loro posto.

Così uscirono dalla stanzetta. Appena oltrepassata la porta, Maru vide Hina-chan avvicinarsi.

Passandogli accanto Ryo-chan gli diede una pacchetta sulla spalla, come a passargli il testimone.

-Ora tocca a voi!- Esclamò Maru, passando un braccio intorno al collo di Hina-chan ed avvicinandolo a se.

Hina-chan lo guardò senza dire nulla.

-Bee-bee-beeee!- Urlò allora Maru, senza lasciare la presa.

L'unica reazione che ne ottenne fu una occhiataccia. E poi, alle sue spalle, si sentì una leggera risata.

Girandosi, Maru vide Tacchon ridere alzando l'arcata dentale e tappandosi il naso. In quel momento, il corpo di Maru fu attraversato da un piacevole brivido.

Solo dopo qualche secondo, Maru sorrise ad Hina-chan lasciandolo finalmente andare.

Hina-chan si allontanò scuotendo la testa. Ma stava sorridendo anche lui.

Avvicinandosi verso Ryo-chan che lo aveva già preceduto lungo il corridoio ed ora stava bloccando la strada a Sho-chan impedendogli di andare avanti, Maru ripensò all'ultima frase che aveva detto, e non vedeva l'ora che uscisse quell'intervista.

********

Maru entrò nel precinto del tempio un po' titubante, guardandosi intorno.

Si sentiva osservato, ed infatti, subito gli si avvicinò una donna.

-Stiamo per chiudere.- Gli fece notare, con voce severa.

-Non c'è neanche un momentino per una preghiera veloce?- Chiese, implorandola con le mani giunte.

-Dieci minuti.- Rispose secca la donna, allontandosi subito.

Maru la ringraziò inchinandosi, anche se quella era di spalle e sicuramente non lo stava più guardando.

Poco importava, l'unica cosa importante era essere riuscito ad arrivare prima della chiusura.

Quando Sho-chan e gli altri, finite le registrazioni del Janiben gli avevano chiesto se avrebbe preso lo shinkansen con loro, e lui aveva risposto che si sarebbe fermato a Kyoto, li aveva lasciati a guardarsi stupiti alzando le spalle gli uni verso gli altri.

Ma la settimana si prefigurava piena di impegni a Tokyo, e lui non sapeva quando sarebbe riuscito a tornare a Kyoto, dove invece aveva una missione importante.

Una volta, ancora da ragazzino, un paio di suoi compagni di scuola avavno cercato di tentarlo a saltare un giorno di lezioni ed andare insieme a loro alla sala giochi. Maru si era rifiutato; alla fine a scuola non ci era andato lo stesso, ma per stare da solo. Aveva girato tutta la mattina senza una meta precisa se non l'evitare di incappare in qualche poliziotto, potendosi così godere l'atmosfera di Kyoto in una mattinata non festiva. Ad un certo punto si era ritrovato in quel tempio, che a quell'ora si sarebbe aspettato deserto. Eppure, seduto su una pietra, quasi ad aspettarlo, aveva trovato un vecchio. Invece di sgridarlo per la scuola marinata, cosa per cui sicuramente la divisa lo tradiva, scambiò con lui qualche parola, per poi indicargli una edicoletta ad un angolo del tempio. “Lo sanno in pochi - Gli disse con un pesante accento dialettale - ma quella è una statua miracolosa che esaudisce qualsiasi desiderio”. Maru tornò decine di volte a pregare in quel tempio.
Lì pregò per la sua sua entrata alla Johnnys, prima di entrambe le audizioni; pregò perchè il concerto dei Vwest andasse bene; pregò per il debutto dei Kanjani; pregò perchè Uchi trovasse la sua strada; pregò perchè il tour delle 47 prefetture potesse andare avanti per tutti quei mesi senza incidenti; pregò perchè Ryo-chan trovasse le energie per restare in due gruppi; pregò perchè Shibuyan restasse con loro; pregò per Yokocho e i suoi fratelli; pregò perchè il film dei Rangers fosse un successo. Ogni volta che aveva qualcosa di importante da chiedere, aveva espresso il suo desiderio di fronte a quella statua. E mai una volta rivide quell'uomo: in cuor suo Maru era convinto che quello che aveva visto fosse in realtà la divinità del tempio.

Così anche quella volta si ritrovò a gettare la sua monetina nella cassetta arruginita e forse dimenticata di quella piccola edicola circondata da erba. Giunse le mani al petto ed implorò lo spirito del tempio.

Non fece una richiesta precisa, perchè neanche lui sapeva di preciso che chiedere. Ma si assicurò di scandire bene nella sua testa l'indirizzo della sua casa. E anche quello dell'ufficio, perchè non si sa mai, un idol passa più tempo in giro per location di quanto non ne passi a casa sua.

********

Seduti al tavolo della saletta riunioni i membri si passavano i sample dei goods già pronti, ed i files di quelli ancora da produrre.

Sho-chan stava mostrando a Ryo-chan i progetti per la maglietta, mentre Yokocho si stava lamentando di come nella grafica del logo risaltassero i colori di tutti meno che il suo nero.

Maru-chan aveva in mano l'uchiwa di Tacchon, e ne stava osservando la foto. Con rammarico notò come quasi tutti i nei fossero stati fatti sparire dal suo viso. Ma apprezzò la frangia che un po' nascondeva l'occhio più grande che si notava in tutte le sue foto.

Tacchon gli era seduto vicino. Stava leggendo attentamente i progetti dei goods, a volte segnando qualcosa sui fogli. Lo sguardo fisso con cui osservava le fotografie e l'espressione serissima, più che un idol sembrava l'atteggiamento dell'impiegato di un grande ufficio.

Confrontò quel viso accanto a lui con quello sensualmente sorridente sul ventaglio. I due aspetti del lavoro di idol, del lavoro di Tacchon. A cui si dedicava sempre con uguale impegno.

Tacchon, tanto pigro nella vita privata quanto eccessivamente diligente sul lavoro.

Maru si sentì pervadere da stima ed ammirazione per quel ragazzo, come se lui fosse stato una medicina che lentamente distendeva ogni suo muscolo e nervo. Il solo pensiero di Tacchon lo faceva sentire bene.

-Hey, c'è qualche errore nel mio uchiwa?- Si sentì chiedere.

Maru saltò sulla sedia, richiamato dalla versione reale di quello che era l'oggetto dei suoi pensieri.

-Ah, hem... no...- Balbettò Maru imbarazzato, colto in flagrante mentre fantasticava davanti a quella foto proprio dal diretto interessato.- Solo... è bello, mi piace.

Tacchon lo ringraziò accennando un sorriso.

-Secondo te me lo lasciano tenere?- Gli chiese poi, strappandogli oltre un sorriso anche una risata.

-Devi chiedere a quelli dell'ufficio merchandising... E al limite te ne compro io uno prima del concerto.- Scherzò Tacchon.

Maru guardò ancora una volta l'uchiwa. Lì la faccia di Tacchon era della stessa grandezza di quella vera. Era pieno di foto di o con Tacchon, ma ora voleva quella a grandezza naturale. Però anche l'idea di averne una comprata appositamente da Tacchon per lui non gli pareva male.

*******

Maru stava chiacchierando con Yokocho mentre aspettavano il loro turno per la doccia.

Non fece in tempo a vedere Ryo-chan e Tacchon uscire, che subito Shibuyan e Sho-chan avevano preso il loro posto.

-Maledetti!- Grignò Yokocho a denti stretti.

Maru al contrario scrollò le spalle.

Lui non aveva alcuna fretta, ed in oltre, più tardi tornava a casa, più tempo aveva da passare con Tacchon. E per guardarlo.

Mentre Ryo-chan era coperto da un pesante accapatoio, Tacchon era avvolto da un asciugamano che gli lasciava fin troppa pelle scoperta. Ancora con i capelli bagnati, qualche gocciolina ogni tanto gli cadeva dalle ciocchette, per scivolargli lungo la pelle rosea o la schiena lunghissima. Tutti i Kanjani, ciascuno a modo proprio, avevano dei corpi bellissimi, ma quello di Tacchon lo era particolarmente. Quella volta in cui gli aveva detto come si ispirasse a lui per mantenersi in forma, era un pensiero che aveva sempre lusiganto Maru, anche se recentemente preferiva non rievocarlo altrimenti avrebbe rischiato di soffocare.

Per un istante avrebbe voluto essere una di quelle goccioline d'acqua, poter anche lui scorrere su quel collo, intorno a quel capezzolo, per poi andare ad intridere il bordo dell'asciugamano all'altezza dei suoi fianchi.

Maru dovette risistemarsi a sedere.

Tacchon gli stava dando la schiena, mentre cercava i suoi vesiti. Di solito quando si rivestiva, Tacchon cercava sempre di trovarsi un posticino più isolato per poter indossare almeno la biancheria senza dare troppo nell'occhio. Ma lì erano in una stanza unica e neppure troppo grande, e Tacchon si stava destreggiando per poter rivestirsi senza togliersi il telo di dosso. Anche l'assurdo pudore di non mostrarsi completamente nudo di fronte agli altri membri era un'altra delle cose deliziose di Tacchon. Anche se in quel momento Maru un po' se de dispiacque. Ma subito si sgridò mentalmente per questo pensiero.

Al rumore di una vibrazione Tacchon si affrettò nel suo tentativo di coprirsi. Ma nonostante questo non fece in tempo per arrivare al suo cellulare prima di Ryo-chan.

-Oh! Hai ricevuto una e-mail...- Gli disse, prima di lasciargli il telefono.

-Sì.- Rispose brusco e seminudo Tacchon, afferrando il cellulare.

Ryo-chan gli si appostò alle spalle.

-Beh, non si può avere un po' di privacy?- Si lamentò Tacchon, senza fare nulla per allonarlo, neppure quando Ryo-chan gli appoggiò il mento sulla spalla per avere una miglior visuale.- Nemmeno nella pubblicità di music.jp...

Ryo-chan non battè ciglio, mentre Yokocho rideva di gusto al siparietto.

-Ah, carina!- Esclamò Ryo, sempre sbirciando lo schermo.- Ma non uscivi con un'altra?

-No...- Rispose Tacchon, scrivendo una risposta alla mail.- Lei mi ha lasciato. Ora sto vedendo come può andare con questa...

Ryo finalmente si staccò da Tacchon.

-Eh? Continui a provarci? Lo sai che alla fine ti scaricherà anche questa...

-Idiota!- Gli scagliò contro Tacchon, riappoggiando il telefono.

-Fossi in te le lascerei perdere, le donne...

-E' che a volte sono così incomprensibili...- Si intromise Yokocho.- Non sai mai cosa vogliono, e se hanno un problema non te lo vengono mai a dire...

-E alcune donne sono così noiose... - Confermò Ryo-chan.- L'ultima con cui sono uscito mi ha parlato per mezz'ora di smalti per unghie...

-Questo perchè tu le cerchi una peggio dell'altra.- Notò Tacchon, continuando a vestirsi.

-Io ne avevo che mi telefonava ogni dieci minuti, anche quando sapeva che ero al lavoro... alla fine l'ho fatta lasciare dal manager, tanto in un mese che stavamo insieme aveva parlato più con lui che con me...

-Avete ragione... stare con una donna spesso è una gran rottura...- Concluse Tacchon, infilandosi la camicia.- Ma alla fine non possiamo farne a meno, no?

-Eh, già...- Sospirò Yokocho.

-Se non altro per il sesso.- Si lasciò sfuggire Ryo-chan.

-Beh Okura, se le donne ti piantano, il sesso puoi sempre farlo con gli uomini...- Esclamò Yokocho, per poi ridere della sua stessa battuta.

Pure Ryo-chan trovò la frase molto divertente.

-Cretino...- Anche Tacchon si lasciò andare ad un sorriso.

Sentitosi chiamare in causa, Maru li seguì in una leggera risata isterica.

*******

Finite le riprese era ancora abbastanza presto per una deviazione prima di tornare a casa.

Sho-chan aveva chiesto in giro chi era disponibile per una cena insieme; alla fine l'unico ad avere accettato era stato Tacchon. E per questo anche Maru aveva cambiato idea e deciso di unirsi ai due.

Cosa fosse successo a Sho-chan e come fossero finiti al ristorante solo lui e Tacchon fu una cosa che Tacchon cercò di spiegargli due volte, ma Maru era troppo distratto a fissare quelle labbra per capire cosa stessero dicendo.

Il ristorante pareva essere il preferito di Sho-chan che lo aveva consigliato caldamente, anche se nessuno di loro altri ci era mai stato.

-Yasu ha detto che qui fanno il miglior tonkatsu della città..- Gli spiegò Tacchon, tanto che aspettavano l'arrvo dei loro ordini.

Effettivamente il profumo che pervadeva i tavoli era delizioso.
Essendo clienti “di riguardo”, su raccomandazione di Sho-chan gli era stata riservata una stanzetta laterale proprio accanto alla cucina, e Tacchon non mancava di seguire con occhi famelici ogni piatto che passava danti a loro.

Presto si ritrovarono al tavolo in quattro, lui, Tacchon, un hire-katsu ed un menchi-katsu serviti con abbondanza di cavolo, riso bollito, salse, un uovo ciascuno ed una graziosa fettina di limone a decorazione.

Tacchon non aspettò un secondo, come il piatto gli fu poggiato davanti sussurrò un rapido “Itadakimasu” e si infilò in bocca un bel pezzettone di carne.

-He fuono!!!- Urlò non appena ebbe dato il primo morso, ancora con la bocca piena.

Anche Maru giunse le mani, scandì il suo “itadakimasu” ed assaggiò. Veramente buono.

-E' un peccato che gli altri non siano venuti.- Notò Tacchon, mentre afferrava la scodella del riso. - A Ryo-chan piacerebbe tantissimo...

-Come si dice, un pasto è più buono se lo si divide con una buona compagnia.- Disse Maru.- E questo è il miglio tonkatsu che io abbia mai mangiato.

Tacchon annuì con scatti pesanti del collo. Si era appena fatto scivolare in bocca una bacchettata di riso enorme, ed ora il boccone era così grosso che gli riempiva entrambe le guance.

Maru si schiarì la gola, e prese un respiro. Era pronto a dirlo.

-Tacchon.- Lo chiamo con tono serio.- Io... credo di essermi innamorato.

Tacchon deglutì a fatica.

-Si, si! Lo sono anch'io, sai!- Rispose entusiasta Tacchon.- Questo posto è buonissimo! Devo assolutamente portarci Hiromitsu! E appena finito qui, mandare una mail di ringraziamento a Yasu.

Maru abbassò lo sguardo verso il suo piatto, mentre Tacchon canticchiando felice prendeva un'altra fettina di carne.

Il fatto che non avesse capito quel che stava cercando di dirgli, un po' gli dispiaceva. Quasi gli faceva male.

Ma Tacchon sembrava così contento di avere nel piatto del cibo così gustoso, che Maru si sforzò di non notarlo.

********

Dietro le quinte, stavano aspettando la chiamata per entrare in scena.

La trasmissione era in diretta, per cui dovevano entrare esattamente dopo la chiamata dei presentatori, senza possibilità di ripetere. E data l'acustica terribile, potevano solo contare sulle indicazioni dello staff. Restare pronti, in stand by, in fila davanti alla porta, e cercare nel frattempo di sciogliere la tensione che tutta quella situazione non faceva che aumentare.

Yokocho si stava lamentando di come gli avessero imposto di lasciare la sua consolle portatile in camerino, con un blaterio in cui si poteva riconoscere un “a Ninomiya gli avrebbero fatto portare la 3ds fin sul palco”, a cui Hina-chan reagì con uno tsukkomi.

Shibuyan stava infastidendo Sho-chan, che sembrava comunque divertirsi dall'avere qualcuno che gli tirava in continuazione la giacca.

Dal canto suo Maru stava ripassando la coreografia insieme a Ryo-chan. Non proprio ripassandola, ne stava piuttosto facendo una parodia, che contemplava anche piroette e passi di tango.

Dietro loro subito arrivò l'immancabile risata di Tacchon che Maru tanto amava.

Senza perdere il movimento, passando direttamente da un passo di salsa insieme a Ryo-chan, si girò per andare direttamente a finire in un caschè tra le braccia di Tacchon.

Quasi perdendo l'equilibro dal ridere, Tacchon lo rispinse a se per alzarlo. Approfittando della spinta, Maru si tese verso di lui, con le labbra tirate in un tentaivo di bacio.

A questo punto, l'ilarità di Tacchon arrivò al punto di farlo quasi piegare in due. Lo spinse con forza, appoggiandosi alla parete dietro di sé.

-Lasciami... stare... che schifo...- Riuscì appena a dire, cercando di riprendere fiato tra le risa.

Ryo-chan, ed anche lo stesso Maru stavano ancora ridendo quando una ragazza dello staff arrivò a dargli il conto alla rovescia per la loro entrata.

*******

Le labbra di Tacchon erano morbide, ancora più morbide di quanto Maru le avesse immaginate.

Non riusciva a percepire il sapore della sua saliva, ma sentiva il calore della lingua di Tacchon sulla sua. Quel bacio era meraviglioso, intenso, bellissimo. In quel bacio c'era tutto ciò che Maru voleva.

Le mani che gli tenevano il collo, lentamente scivolarono sulle sue spalle e poi al suo petto. Una volta lì, con una forte spinta Tacchon lo allontanò da se.

I suoi occhi lo fissavano gelidi. La sua espressione gli faceva paura.

-Maru, mi fai schifo.- Disse.

Maru spalancò gli occhi, per riconscere nella penombra il soffitto della sua casa.
Faceva caldissimo, ed era molto sudato, più ancora che nelle notti passate con l'umidificatore acceso.

Di fronte a se la consapevolezza.

Tacchon non lo avrebbe mai voluto. Non lo avrebbe mai ricambiato.

Tacchon non lo avrebbe mai accettato.

Quella notte non riuscì più a prendere sonno.

Seduto alla poltrona del parrucchiere, Maru non riusciva ad apprezzare la pressione sulla testa dei denti della spazzola. Quel parrucchiere lo conosceva bene, aveva lavorato con loro già altre volte, Maru ricordava che i giochi di parole lo divertivano particolarmente. Ma quel giorno, Maru, non si sentiva in vena di battute. La sua testa era troppo piena di pensieri.

-Ed ora abbiamo finito, Maruyama-kun.- Gli annunciò con una simpatica cantilena.

Maru lasciò la postazione per andare ad aspettare in qualche angolo che lo chiamassero per le foto.

Come si alzò gli venne incontro Tacchon.

-Hey, hey, Maru!- Lo chiamò sorridendo.

La vista del sorriso di Tacchon gli scaldò il cuore. Poi si ricordò come quel sentimento fosse sbagliato. Poi si ricordò perchè quel sentimento fosse sbagliato.

Tacchon aveva tra le mani una rivista aperta.

-Maru-chan, hai letto quel che ha detto Ohno-san?- Gli chiese.

Maru si sforzò di sorridergli.

-Scusa, Tacchon, ho da fare...- Lo liquidò, andando il più velocemente possibile a cercare un posticino in cui fuggire dai suoi pensieri e dai suoi sentimenti.

La sessione fotografica si rivelò più lunga del previsto. Dovendo sforare nel pomeriggio, gli vennero forniti dei bento per poter continuare anche dopo la pausa pranzo.

Maru pensò di andare a rifugiarsi sul tetto, sperare la giornata serena potesse rasserenare anche il suo cuore.

-Hey, ti siedi a mangiare con noi?- Gli chiese Sho-chan.

Lui si era sistemato sul tavolo del camerino. Assieme a Sho-chan c'erano anche Yokocho e Tacchon.

-No, grazie, non importa.- Sorrise Maru, continuando verso l'uscita.

-Dai, rimani!- Lo invitò Tacchon.- Abbiamo anche mandato due manager a prendere dei budini per dessert!

Maru chiuse gli occhi.

-Sono a dieta.- Rispose, prima di allonarsi a passi veloci.

-Ancora una... perfetto, così... ora prova a sorridere di più... di più... no, ok, lasciamo perdere, continuamo con lo sguardo serio... adesso girati un poco... bene, questa era l'utima, grazie Maruyama-san, ora puoi andare...

Appena liberato dal fotografo, Maru tornò velocemente al suo angolo, mentre Yokocho prendeva il suo posto.

Appena si sedette sullo sgabellino che aveva girato in modo di dare le spalle al resto della sala, si accorse che li ad aspettarlo c'erano Shibuyan e Sho-chan.

-Maru-chan...- Lo chiamò Sho-chan.

-Ah, che... che c'è?

-No... siamo noi a chiederti che c'è.- Rispose duro Shibuyan.

-Io, non...- Blaterò Maru.- Va tutto bene...

-Anche Tacchon dice che oggi sei strano...- Gli spiegò Sho-chan.

-E' venuto a chiedermi se per caso ti ha offeso senza rendersene conto. Lui è venuto a chiedere a me.- Gli disse Shibuyan, sottolienando con la voce il “lui” ed il “me”.

-E' stato carino a preoccuparsi...- Sospirò Maru.- Ma non dovrebbe. Neanche voi dovreste, grazie...

Sho-chan lo fissò negli occhi.

-Maru... Stai male? Hai il raffreddore?- Gli chiese dolcemente, facendo scivolare il palmo della mano sulla sua fronte, a cercare di sentire la sua temperatura.

-No, Sho-chan, io... davvero...

-Maru, tu tanto per oggi hai finito, no? L'intervista la possiamo anche far scrivere domani.- Si avvicinò Hina-chan.- Si vede chiaramente che oggi stai male. Ora va a casa!

Oltre le spalle di Hina-chan si accorse che anche Ryo-chan si era girato verso di lui, mentre Tacchon, lì vicino, stava fissando Ryo-chan.

La preoccupazione di tutti i suoi amici quasi lo commosse.

-Non importa, davvero, posso aspettare.- Insistè Maru. Non poteva lasciare che una cosa del genre influenzasse il suo lavoro.- E poi stasera ho un appuntamento con Shige per andare al cinema, passa a prendermi direttamente qui...

Hina-chan lo fissò sbuffando. Poi prese il suo telefono e schiacciò qualche tasto.

-Chi chiami?- Chiese Sho-chan.

-Kato-kun.

-Hai il suo numero?- Si stupì Shibuyan.

-Non...- Maru non riuscì ad impedire ad Hina-chan di fare la telefonata, che quello stava già parlando.

-Pronto, Kato-kun?... Si, sono Murakami dei Kanjani... Sì... No... Si, grazie anche a voi... Senti, devi vederti con Maru stasera, vero?... Già, beh. Non sta bene, lo stiamo rimandando a casa... No, quell'imbecille non voleva chiamarti... Sì... No... Scusa, e grazie per prenderti cura del nostro Maru... No... Altrettanto... Bene, allora, arrivederci... Chiudo...

Maru restò esterrefatto di fronte a come Hina si fosse preso la libertà di cancellargli un appuntamento. Beh, questa è la brusca gentilezza Murakami-style...
-Su, da bravo, ora ti facciamo riportare a casa dal manager...

Maru si ritrovò sdraiato nel suo letto.

Non erano nemmeno le sei del pomeriggio, e sebbene quella notte non avesse dormito molto, non riusciva a prendere sonno.

Così come non riusciva a fare nessuna altra cosa.

Aveva provato a leggere, ma la sua testa non riusciva a registrare le parole; aveva provato a fare le pulizie, e si era ritrovato la casa allagata dal detersivo; aveva provato a sistemare le sue fotografie, e vedere il viso di Tacchon ripetuto decine di volte non aiutava. Aveva provato a guardare una serie in dvd, ma continuava a chiedersi “Chissà se a Tacchon piacerebbe?”. Aveva provato anche ad ascoltare della musica, finchè non si era accorto di star facendo più caso alle percussioni che alla melodia.

Alla fine aveva deciso di mettersi a letto, provare a dormire, e vedere se lasciandosi vincere dalla stanchezza sarebbe riuscito ad eliminare tutti i pensieri che gli vorticavano nella testa, ed i sentimenti che gli vorticavano nel cuore.

Ma non stava avendo molto successo neanche in quello.

Più si sforzava di non pensarci, più sembrava che la sua testa si divertisse a batterci sopra.

No, non andava.

Non riusciva a non pensarci.

Allora forse, il metodo da usare era un altro. Non sfuggire all'idea, ma cercare di focalizzarla.

Si alzò a sedere, e chiuse gli occhi. L'unico rumore rimasto nella stanza era quello del passaggio delle macchine oltre la strada ed il ticchettio dell'orologio da parete.
Cosa provava?
Amore.

Che si manifestava in un centinaio di altre sensazioni. Un'altalena tra la gioa più alta, la calma più totale e la sofferenza.

“Il cuore è una montagna russa”... Non era questo che cantavano?
Qual'era il problema?
Tacchon.

Perchè lui amava Tacchon.

Di questo, ormai, ne era sicuro.

Eppure... Di un'altra cosa era sicuro.

Tacchon non lo avrebbe mai voluto. Non lo avrebbe mai ricambiato.

Tacchon non lo avrebbe mai accettato.

In quel momento gli si riversò addosso quello che aveva cercato di reprimere per tutto il giorno; per non far preoccupare gli altri, per non crollare di fronte a Tacchon. Per non essere poco professionale, questo a Tacchon non sarebbe piaciuto.

Ora si sentiva sommerso dal sapere che mai avrebbe potuto essere ricambiato; mai avrebbe potuto avere ciò che desiderava.

Davanti a questa certezza, la sofferenza del suo cuore gli divenne dolore fisico. Faticava a respirare.
Aprì lentamente gli occhi, e la stanza intorno a lui gli appariva irreale. Le pareti gli sembravano lontane, le immagini gli apparivano come una corrente di puntini in movimento.
La stanchezza gli faceva pesare l'aria addosso.

Si sarebbe messo a piangere se solo non si fosse sentito troppo vuoto anche per quello.

Tutti lo consideravano il “mood maker”, sempre allegro, sempre energetico. Quello seduto su quel letto, in quel momento, non era lui. La cosa lo fece stare peggio.
Quel Maru non avrebbe potuto in alcun modo far ridere Tacchon. Questo lo fece stare ulteriormente peggio.

Nulla gli sembrava più importare.
Quel pensiero gli attraversò l'anima di paura.

Poi cercò di leggere meglio nel suo cuore. Comunque c'erano sempre i Kanjani, il suo lavoro, le sue fans. Questo lo tranquillizzò. Qualcosa di importante la aveva. Ma non lo fece sentire meglio.

Tutto il resto era finito.

Il suo sogno era finito.

Quel sogno magnifico che tanto lo aveva fatto star bene nei primi tempi.
Per poi arrivare... a questo?

Ne era valsa la pena? Se avesse potuto tornare indietro avrebbe detto a se stesso di star lontano da lui?

Maru richiuse gli occhi.

E Tacchon? Se avesse saputo tutto quello che stava succedendo nel cuore di Maru, forse se ne sarebbe sentito in colpa.

Tacchon se lo meritava? Si meritava di essere la causa di tanta sofferenza?

No. Non se lo meritava.

E quel sentimento stesso... Così puro, così prezioso...

All'inizio stava così bene. Cosa era cambiato, poi?

Aveva iniziato a desiderarlo, invece di amarlo e basta. Aveva inziato a desiderare di essere ricambiato. A desiderare di avere il suo corpo, pure.

Da una parte c'era l'amore che provava per quel ragazzo meraviglioso. Il sentimento che gli scaturiva dall'interno e gli riempiva l'anima, lo rendeva felice senza una particolare ragione oltre il suo semplice respirare. La sua risata: il suono più bello che esistesse.

Dall'altra il desiderio di averlo. Un desiderio irrealizzabile.

Non poter avere ciò che più desiderava... Non era colpa di Tacchon, non era colpa sua se non poteva ricambiarlo. Semplicemente, alcune cose non si possono avere.

Maru chiese a se stesso perchè amava Tacchon. Per quale motivo, per quale scopo si era innamorato di Tacchon?
Si era innamorato di lui per stare male? Per soffrire?

O si era innamorato di lui per essere felice?

Stava a lui decidere da che parte stare.

Stava a lui decidere se essere felice o se soffrire.

Se si era innamorato di Tacchon, era per stare bene. Per essere felice.

Se fosse tornato a quel puro desiderio di amarlo, non sporcato dal volerne ottenere qualcosa, se ci fosse riuscito, forse avrebbe potuto tornare a quella sensazione iniziale di felicità.

Maru decise di essere felice.

In pochi minuti finì addormentato.

Quando si svegliò era completamente rilassato.
Doveva aver sognato di Tacchon, ma non se ne ricordava bene.

********

Maru era già pronto per la riunione quando ancora Ryo-chan e Tacchon dovevano arrivare.

Sho-chan gli si era seduto accanto e gli stava facendo vedere dei disegni, mentre Hina-chan gli stava facendo una ramanzina su come dovesse accertarsi di non essere malato per non rischiare di contagiare anche gli altri. Anche Shige era stato così gentile da mandargli una mail chiedendogli come stava.

Quando la porta si aprì ne comparve Tacchon. Per Maru, il suo arrivo illuminò la stanza.

Andando a sedersi in una delle sedie libere, Tacchon salutò tutti con un cenno della testa ed un appena udibile “'giorno”.

Una volta liberato da tutti gli orpelli che gli decoravano o forse nascondevano il viso, si girò verso Maru.

-Maru-chan, stai bene, ora?- Gli chiese, in tono un po' incerto. Forse aveva ancora paura di averlo offeso.

Maru rispose con una fragorosa risata.

-No, no. Io sto su-per-be-ne! Su-su-soup!- Ulrò, enfatizzando la sua affermazione con uno scatto delle braccia.

Un movimento così brusco che gli fece colpire con il gomito lo schienale della sua sedia.

-He, he, he... Che male...- Sussurrò, afferrandosi il gomito, mentre Hina-chan lo raggiungeva con uno dei suoi tradizionali tsukkomi.

Davanti a lui, Tacchon era piegato sul tavolo dal ridere.

Maru era felice.

Dovrò farmi una icona ohmaru decente...

r: g, g: kanjani8, p: ohmaru

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