Monogram - the second generation

May 13, 2012 17:58

Buona domenica a tutte e buona festa della mamma! Sopratutto alle mamme dei Johnny's che ci hanno dato sti gran bei pezzi di figlioli per allietarci le giornate! XD
Fa strano vedermi qua vero?
Sapeste a me....XDD
Coomunque, questa idea mi frullava in testa già da un bel po' di tempo, ma poi, come al solito, mia sorella mi ha costretto e metterla per iscritto, dandomi un sacco di spunti e consigli e a volte scrivendo dei pezzi..quindi è una fanfic scritta a 4 mani! Non so neanche se possa considerare una fanfic in effetti...perchè...beh...scopritelo da sole! *abile strategia di marketing!XD*
Come sempre grazie a harin91 e a tutte quelle che lasceranno dei commenti! Spero vi piaccia! Ci abbiamo lavorato un bel po'!^____^

Titolo: Monogram - the second generation
Fandom: diciamo...Kanjani8
Rating: moooooolto basso PG-13
Disclaimers: buona parte dei personaggi sono frutto di mia invenzione, mentre gli altri, purtroppo, non mi appartengono....



Sayaka è seduta sul letto e fissa l’ennesimo foglio bianco; molti altri prima di esso sono stati appallottolati e gettati per terra. Le dita della ragazza giocherellano con la penna che rimane sospesa a mezz’aria, indecisa e incerta se appoggiarsi al foglio.

Quando finalmente la punta sta per sfiorare la carta, squilla il cellulare appoggiato sulla scrivania dall’altra parte della stanza e, per prenderlo, Sayaka fa uno scatto: per poco non si ribalta su se stessa. Per istinto si è aggrappata appena in tempo alla scrivania.

“Pronto?” chiede quando riesce a prendere in mano il telefono e rispondere.

“Saya! L’appuntamento è stato anticipato perché Shiro si è liberato prima! Tra un’ora al BicMan…ce la fai?”.

La ragazza guarda l’orologio a muro e poi risponde: “Sì, ce la faccio!” e senza aspettare un’ulteriore risposta, interrompe la chiamata.

Per fortuna è già vestita di tutto punto e non è un’occasione di quelle che richiedono un trucco sofisticato; si pettina solo un attimo i lunghi capelli neri e poi si dirige verso l’ingresso.

Ma prima bussa alla porta dello studio dove Shota è intento ad ascoltare demo sul computer.

“Io esco! Vado a Umeda per vedermi con Ren, Eiji e Shiro!” grida, per farsi sentire sopra al forte suono.

“Va bene! Non fare tardi!” risponde Shota, girandosi per guardarla, con un sorriso.

Sayaka richiude la porta, ma prima di uscire c’è sempre un’altra persona che non si scorda mai di salutare: va in salotto e si ferma davanti all’altarino nero laccato che sta sopra un bel mobile pieno di libri e dischi. L’uomo nella foto ha i suoi stessi occhi scuri e capelli corvini; anche i lineamenti del viso somigliano ai suoi, sebbene quelli di Sayaka siano più dolci e arrotondati.

“Ciao, papà! Io vado!” dice la ragazza e si precipita fuori di casa.

Mi chiamo Shibutani Sayaka, ma tutti mi chiamano semplicemente Saya. Ho 24 anni e sono la cantante del gruppo indie rock Eight Beat dei miei amici d’infanzia Nishikido Ren e Eiji. Abbiamo iniziato a suonare insieme solo qualche anno fa, come passatempo, ma poi Shota, il mio padrino, ha insistito talmente tanto che abbiamo iniziato a fare qualche live in vari locali. Non ci saremmo mai aspettati di avere successo e invece adesso abbiamo anche un discreto numero di fan fissi.

Eiji suona la chitarra, mentre Ren la batteria, io canto e suono un po’ la tastiera per sopperire alle volte che   Maruyama Sorata, il nostro bassista, non può venire perché impegnato a scuola.

Tutti dicono che la mia voce è bella e potente come quella di mio padre, ma io non me lo ricordo… ho pochi ricordi di lui, in effetti…è morto quando avevo 5 anni e da allora, Shota si è sempre preso cura di me e mi ha cresciuta come se fossi sua figlia.

Non so nulla di mia madre, ogni volta che tento di iniziare un discorso su di lei, Shochan cambia argomento o fa finta di non avermi sentito…e la stessa cosa fanno tutti gli altri genitori.

Sto andando a un appuntamento con il gruppo perché pare che Shiro abbia finalmente trovato un buon aggancio per farci fare un provino a Tokyo.

Noi lo chiamiamo tutti “Shiro” per via del fatto che ha una carnagione molto pallida, in realtà si chiama  Yokoyama Toru e sarebbe un promettente manager di una grossa e famosa azienda finanziaria, anche se dal suo aspetto un po’ trasandato non si direbbe. Tuttavia pensiamo a ragione che quel lavoro non gli si addica e che farebbe meglio a farci da manager a tempo pieno.

L’unica a non pensarla così è Ohkura Noriko, ovvero la sua ragazza, che non perde occasione per vantarsi con le sue amiche modelle del suo intelligentissimo fidanzato.  Anche se poi, quando sono insieme, a momenti si dimentica della sua esistenza. Non lo fa per cattiveria e non è neanche così superficiale come sembra, ma Noriko vive un po' in un mondo tutto suo, in netto contrasto con quello concreto di Toru.

“Prossima fermata: Osaka Umeda” annuncia il capotreno.

Sayaka si alza e si avvicina alla porta automatica togliendosi le cuffie dell’I-pod. Scende dal treno e si lascia trasportare per un po’ dalla fiumana di gente che si sposta sulla banchina per arrivare alle scale e uscire dai tornelli.

Arrivata davanti al megaschermo si blocca sentendo una voce familiare.

“…è sempre un piacere tornare in Giappone a vestire la maglia della Nazionale” sta dicendo con un sorriso Murakami Yuji, intervistato da una miriade di giornalisti che lo aspettavano fuori dall'aeroporto.  Appena il centrocampista del Barcellona (primo giocatore giapponese a giocare nella Liga) ha finito di rispondere, l'attenzione di giornalisti e telecamere si sposta sulla sorella minore del giocatore, Murakami Sara, attuale campionessa mondiale di pattinaggio sul ghiaccio, che era in aeroporto con lui.

“Con un fratello così, ci sarà stata molta rivalità in famiglia vero?” chiede qualcuno.

“Quando eravamo piccoli sì…facevamo a gara a chi prendeva più medaglie nelle competizioni juniores.  Dato che poi nostro padre doveva darci la mancia” risponde allegra Sara.

“Signorina Murakami…può dirci qualcosa sulla sua relazione con il suo partner di pattinaggio di coppia? Sembrate così affiatati in pista e…” ma la giornalista non riesce a finire la frase che Sara l’ha tsukkomata.

“Siamo solo colleghi di lavoro” scandisce, con un sorriso un po' intimorente.

Sayaka ridacchia fra sé e sé alla reazione dell’amica.

Esteriormente assomiglia moltissimo a sua madre: il corpo esile, i capelli lunghi e il viso angelico. Ma caratterialmente è uguale a suo padre. Sara è la mia migliore amica... praticamente una sorella. Esattamente come Yuji e Toru sono stati e sono ancora adesso praticamente dei veri fratelli maggiori. Conosciamo perfettamente i gusti, i pensieri e le reazioni gli uni degli altri, tanto che a volte quando ci troviamo passiamo ore senza parlare perché le parole fra di noi sono inutili. Shota dice che anche i nostri genitori facevano spesso così.

Yuuji, a differenza di sua sorella minore, è posato e riflessivo e forse è anche grazie a questo che è diventato in breve tempo la star del calcio giapponese ed è stato ingaggiato dal Barcellona. Da quando è in Spagna, non riusciamo più a vederlo spesso anche se ogni tanto organizza delle chat su Skype con Toru per parlare di stupidate da maschi e per ripassare le battute comiche del loro duo di manzai: lo organizzano da quando sono nella culla, praticamente. Dicono che quando andranno in pensione faranno i comici. E' una cosa assurda, dato che i loro caratteri sono davvero poco compatibili alla comicità, ma ammetto che siano divertenti.

Il terzo e più piccolo dei fratelli Murakami si chiama Tomoya. A differenza di Yuji e Sara, nonostante una brillante carriera nel club di baseball scolastico, Tomoya ha scelto di non fare il professionista e ha studiato architettura. Adesso segue molti progetti in giro per il Giappone, quindi anche lui non è molto presente durante i raduni della compagnia.

“Ciao!” stavolta la voce che saluta, non viene dal megaschermo, ma alle sue spalle. Voltandosi, vede i gemelli Nishikido venire verso di lei.

Se non ci conoscessimo da quando siamo nati, avrei ancora difficoltà a distinguerli: Eiji e Ren sono due gocce d’acqua non fosse per due nei che hanno rispettivamente sul labbro superiore e sotto l’occhio destro. Fisico asciutto, fin troppo magro, hanno preso tutto dal padre tranne il colore degli occhi che è verde come quello della madre che è straniera. Ma caratterialmente sono opposti: Eiji è divertente, fa un sacco di battute stupide e a volte si rende ridicolo per far ridere la nostra compagnia di amici, Ren invece è taciturno ma so che se ho bisogno di qualcosa posso sempre contare su di lui. Forse è per il fatto che si bilanciano perfettamente che riescono ad andare d’accordo.

“Shiro ci aspetta al locale” dice Ren.

Così i tre si avviano per l’intricato percorso attraverso i sotterranei della metropolitana per poi tornare a livello della strada davanti a un locale apparentemente chiuso.

Dentro il locale in penombra, Toru li sta aspettando seduto al bancone. Il pub è da sempre il loro preferito; è il luogo dove gli Eight Beat si erano esibiti per la prima volta ma già molto tempo prima era stato il punto di ritrovo per la loro piccola compagnia e i proprietari, ormai loro amici, chiudevano volentieri un occhio sul fatto che Sorata fosse minorenne.
“Shiro! Quanto tempo!” fa Saya, abbracciandolo.
“Ormai potresti anche smetterla di chiamarmi così…” bofonchia lui piuttosto imbarazzato “ E pensare che mia madre si è tanto battuta per farmi avere un nome decente invece che Toranosuke…. tutta fatica sprecata” aggiunge poi sorridendo.
“Non se ne parla!” protesta Eiji “Tu sei Shiro e basta!”.
“Come è andata a Tokyo?” chiede poi Ren, per portare il discorso su argomenti più seri.
Toru era stato qualche settimana a Tokyo per lavoro e ne aveva approfittato per promuovere il gruppo presso alcune case discografiche.
“Sono andato da tutti i contatti che mi aveva dato Yassu” spiega Yokoyama e a quelle parole Saya si irrigidisce.
“Avevamo detto che non avremmo chiesto favoritismi…” inizia, ma Toru la blocca prima che finisca la frase.
“Nessuno ci ha fatto favoritismi, Saya, sono solo andato da alcune case discografiche che mi sono state indicate da Yassu e ancora prima di presentare il gruppo ho dato le demo ai produttori: non è che ce l'abbiamo scritto in faccia o inciso nella voce di chi siamo figli “ constata.
Abbiamo deciso di non chiedere aiuto diretto ai nostri genitori quando abbiamo capito che era giunto il momento di tentare di debuttare con una major dopo un episodio in particolare. Dopo una serata passata in questo stesso locale, stavamo tornando a casa quando un gruppo di teppisti ci ha bloccato la strada...

-Ehi, io so chi sei!- gridò all'improvviso uno del gruppo, indicando Yuji.

-Sei quel giocatore di calcio... quel... Murakami? Il figlio dell'idol!- realizzò, scoppiando a ridere: -Ehi, ragazzi! C'è l'idolo del calcio!- gridò, facendo ridere i propri compagni per una battuta per niente divertente.

-Hai qualche problema con mio fratello per caso?- si fece avanti Sara, con tono scontroso: Eiji e Ren la trattennero dall'avvicinarsi troppo al gruppo che li aveva circondati per bloccarli.

-Quindi tu sei la pattinatrice, giusto? Sei carina, andiamo a bere qualcosa insieme?- propose sempre ridendo il capo della banda di yankee: -Tu e quella ragazza lì, con la maglietta rossa... niente male la sventola, come ti chiami?- mi apostrofò, sfacciato.

Sara stava per controbattere, ma  intervenni: -Lasciali perdere, non vedi che sono dei poveracci? Su, andiamo...- proposi, facendo un passo avanti, ma Toru e Yuji mi bloccavano la strada, allargando le braccia come a proteggermi da un possibile pericolo: -Ragazzi, su...-.

-Tu- indicò il capo, rivolto a Toru: -Tu mi ricordi qualcuno... devi essere il figlio di Yokoyama, vero? Sempre in compagnia dei Murakami, eh? E' un vizio di famiglia! Come in televisione i vostri papini: sempre insieme, sempre appiccicati...- interruppe i ricordi con una fragorosa e insensata risata.

-Avanti, non facciamoci caso...- propose Noriko, guardandosi attorno.

-Anche tu sei una bella ragazza! Allora, signorine? Molliamo la compagnia dei figli sfigati di idol sfigati e andiamo a bere coi veri uomini?- fece ancora l'uomo.

-Veri uomini?- chiese Ren, un sopracciglio alzato.

-Idol sfigati?- ringhiò Toru: -Non osare parlare male del mio... e dei loro padri-.

-Ci siamo, è partito...- sospirò Eiji. -Toru!- protestarono Noriko e Tomoya.

-Ah? Mi fai il broncetto, piccolino?- fece con tono stupito il capo: -Non ve l'hanno raccontato di quanto erano sfigati i vostri genitori, eh? L'ultimo gradino degli idol... derisi da tutti perché tutto quello che sapevano fare era far ridere la gente per quanto erano scemi e...- non riuscì a finire la frase che Toru gli aveva tirato un pugno in piena faccia con uno scatto che aveva sorpreso tutti quanti.

Il gruppo di yankee si fece subito addosso a Yokoyama, che tentò invano di difendersi e venne colpito al viso, iniziando a sanguinare dal labbro.

-Shiro!- esclamai, tentando di prenderlo da parte: ma il capo si era ripreso dal brutto colpo e si avvicinava. Noriko gridò forte e all'improvviso si sentirono un tonfo e un lamento.

Uno degli yankee era a terra e il capo si stava scagliando contro Sorata, appena intervenuto in difesa dei più grandi: si difese con tre parate, bloccò il braccio destro dell'omone e quindi assestò un forte pugno al petto e un calcio al ventre per farlo cadere a terra.

-Ma chi cazz...?- provò a chiedere immediatamente il capo, dolorante e sconvolto fra la folla dei suoi uomini immobili e intimoriti.

-Maruyama Sorata, 17 anni. Mio padre te lo ricordi? Era quello stupido- disse Sora con fermezza.

-Andiamo via! Via!- ordinò il capo facendo ritirare il gruppo.

Da come mi sta osservando, sembra che anche Ren si sia ricordato di quella sera.

“E quindi?” chiede, rivolto a Toru.
“Sono tutte sembrate molto interessate, ma per ora solo una ha fissato un provino per la settimana prossima” annuncia con un enorme sorriso il nostro manager.
“Banzaaaaaiiiiiiiii!!!!” urla Eiji e Saya non può fare a meno di lanciarsi di nuovo al collo di Toru che a momenti cade dalla sedia.

“Potremmo presentare il nuovo pezzo, secondo me ha del potenziale” propone Sorata mentre va a prendere gli strumenti musicali che di solito lasciano nel locale per “le emergenze”.

“Sora!” esclama Eiji prendendo la sua chitarra “Quando sei arrivato?”

“Veramente ero qui prima di voi” risponde pacatamente il ragazzino mentre inizia ad accordare il basso, ma Ren lo ferma appoggiando la mano sul manico.

“Sora, tu non puoi venire” gli dice.

“Perché no?!” protestano in coro Sorata e Eiji.

“Perché staremo via per almeno una settimana e tu devi andare a scuola” interviene Saya “Hai già fatto troppe assenze per via delle competizioni di karate”

“Sono certo che papà mi darebbe il permesso…” replica lui.

“Tuo padre sì, ma poi chi lo sente tu nonno?” chiede con una certa nota di terrore nella voce Toru, memore delle infinite ramanzine che avevano subito lui, Yuji e Saya quando combinavano qualche marachella da piccoli.

Provano per un po’ qualche canzone del repertorio ma Sayaka non riesce a concentrarsi come al solito e mettere la potenza vocale e emotiva nel canto di sempre. Ha troppi pensieri per la testa: il contratto discografico, il testo per la nuova canzone, Tokyo…

Quando viene il momento di tornare a casa, Toru la prende un attimo in disparte.

“Sicura di volerlo fare?” le chiede fissandola nei grandi occhi neri.

Shiro sa che c’è un secondo motivo se sono così determinata ad andare nella capitale e diventare famosa anche lì. Me ne sono accorta molto tempo fa ma ho collegato tutti i fili solo di recente: sono l’unica ad essere nata a Tokyo. Shiro, Yuji, Sara e tutti gli altri fino ad arrivare a Sorata, sono nati nel Kansai. E questo può voler dire che mia madre, invece, è del Kanto e forse ci vive ancora. Con gli anni, ho capito che i grandi non mi parlavano mai di lei per proteggermi e per questo ho smesso di fare domande, ma sento che è giunto il momento di trovare da sola le risposte o non avrò mai il coraggio di prendere in mano la mia vita per davvero.

“Sicurissima” risponde Sayaka e si avvia verso l’uscita del locale.

Quella sera, dopo aver festeggiato  con Yassu la grande notizia, Saya decide di riprovare a scrivere il testo per la nuova canzone ma non ha neanche tirato fuori i fogli che arriva un mail di Sara:

Obj: EIGHT BEAT OMEDETOU!

Ho saputo da Toru la buona notizia! E’ fantasticooooo!! ^o^ Complimenti! Ti va se ci vediamo domani? Ho un gala di beneficenza ma dalle 17 sono libera! ^^

Il palazzetto è ancora semivuoto quando Saya entra dall’ingresso principale: gli atleti sono in pista per alcuni giri di riscaldamento e allungando il collo riesce a scorgere Sara, con un attillato costume blu a strisce viola, che sfreccia sul ghiaccio.

Avvicinandosi a bordo pista, nota un capannello di facce familiari e sorride: straordinariamente, ci sono tutti.

“Che ci fate tutti qui?” chiede Sayaka sorpresa.

“Ci ha costretti Niichan...” spiega Tomoya, fingendo di essere stato trascinato a forza allo spettacolo della propria sorella maggiore.

“Ehi!” protesta Yuji: “Visto che sono qui per un paio di giorni, voglio passarli il più possibile con i miei amici!” aggiunge allegro il fratello maggiore che da sempre non si è mai perso un’esibizione della sorellina.

Sulla pista, Sara prova un salto semplice e atterra con grazia sollevando gli applausi di tutta la combricola. Accortasi di loro, la ragazza fa per andare nella loro direzione quando Noriko le grida: “Vai Sara! Siamo tutti qui per te! C’è anche Toru!”

E Sara, diventando all'improvviso rossa come un peperone, inciampa e finisce lungo distesa sul ghiaccio per poi rialzarsi subito e tentare di tsukkomare Noriko; ma anche con i pattini ai piedi, rimane più bassa della modella.

A dirla tutta, a Sara è sempre piaciuto Toru... ancora prima che si fidanzasse con Noriko. Anzi, si può dire che è colpa di Sara (che non la smetteva mai di parlare di quanto fosse bello, intelligente e bravo Toru) se Noriko, all'età di 16 anni, ha voluto dimostrarle come ci si dichiara ad un maschio per convincerla a farlo: era di fatti convintissima che Toru ricambiasse i sentimenti di Sara. Ma, sorprendendo tutti, Toru ha detto di sì e i due si sono messi insieme; Noriko in fondo è una ragazza sveglia e non si lascerebbe mai sfuggire una propria abile conquista. Sayaka è convinta che se mai Sara avesse il coraggio di dichiararsi, l'amicizia prevarrebbe... ma per ora Toru rimane di chi se l'è meritato.

Vicino la pista, il freddo è abbastanza pungente: Sayaka fa per portare le mani intorpidite dal freddo alla bocca e soffiarci sopra per scaldarle ma Eiji e Ren, con un gesto simultaneo le prendono e le infilano ognuna in una tasca delle loro giacche.

“Come mai non porti i guanti oggi?” le chiede Ren.

“Li ho dimenticati” risponde la ragazza notando solo adesso di non aver indossato i guanti che di solito porta per nascondere il tatuaggio che ha sul polso destro: la costellazione delle Pleiadi. Sette stelle collegate da un filo intrecciato. Non lo fa per vergogna, ma per custodirlo come un tesoro:  se lo è auto-regalata per il suo ventesimo compleanno e anche a Shota piace moltissimo.

Nel frattempo, la preparazione degli atleti è finita e tutti si spostano sugli spalti per assistere allo spettacolo. Sara si esibisce in ben 3 performance: 2 solisti, in cui usa come base una ballata composta da Eiji e Ren e uno in coppia con il proprio partner di pattinaggio figurato.

“Sembrano davvero molto affiatati…” borbotta ad un certo punto Toru.

“Se mette le mani addosso alla mia bambina, lo faccio nero!” dichiara Shingo dietro di lui.

“Papà!” esclamano in coro Yuji e Tomoya “Da quanto sei qui?!”

“Mi sono perso la prima esibizione…ma non potevo non venire a fare il tifo per la mia Sara!” risponde sorridendo il padre e tira fuori uno striscione viola con la scritta “Sara GO!” facendo desiderare ai fratelli Murakami di diventare improvvisamente dei camaleonti per mimetizzarsi con il colore blu delle sedie.

Fortunatamente, in pista Sara è troppo concentrata per accorgersi del padre e con un triplo axel praticamente perfetto conclude il numero, alzando le braccia esili per salutare la folla di spettatori che si era creata e, a quel punto, gridare: “Papà, per piacere!” alla vista dello striscione.

Finito il gala, l’intera compagnia si sposta a casa di Shota e Sayaka, nonostante le proteste di Sara che voleva passare un pomeriggio da sola con l’amica. Quando arrivano, l’interno è tutto buio ma appena Saya accende l’interruttore, si alza un vociare confuso e risa e scoppi di stelle filanti.

“Omedetou!” gridano numerose voci: i 'grandi' che li stavano aspettando a casa e gli amici che li avevano accompagnati, rivelandosi complici.

A insaputa degli Eight Beat infatti, Toru, Shota e gli altri hanno organizzato una festa a sorpresa per festeggiare l’ormai prossimo debutto della band: sono veramente tutti presenti, tanto che il salotto del villino è stipato di gente e roba da mangiare, come quando festeggiavano i compleanni di Sayaka quando era piccola.

“Quando sarai a Tokyo, andremo in giro a fare shopping!” dice allegra Noriko per poi addentare un pezzo di karaage. A quanto pareva Shota, la moglie di Yoko e la moglie di Maru avevano cucinato per tutto il pomeriggio in preparazione a quella sera.

“Non eri a dieta?” le chiede Sara alzando un sopracciglio.

“Sì ma questi karaage sono troppo buoni!” risponde lei : “Ne vuoi un po’?”.

Dall’altra parte della stanza, Shota sta parlando fitto fitto con Ren e Eiji, probabilmente riguardo a raccomandazioni e consigli su come cavarsela a Tokyo.

“Sorata, sei ancora minorenne! Non puoi bere!” dice all'improvviso 'zio' Kimitaka fermando il 17enne che sta per versarsi un bicchiere di birra.

“Massì! Tanto non deve mica guidare!” interviene Ryuuhei: “Vai figliolo! Tutto d’un sorso!” per poi assestare un pacca sulla schiena al figlio, rischiando che si ingozzi.

Sayaka, in mezzo al trambusto della serata e alle mille chiacchiere, per un attimo si estranea da tutto e tutti per osservare la scena: non può fare a meno di sorridere e pensare si essere fortunata ad avere così tante persone che le vogliono bene. Il suo sguardo si posa automaticamente sull’altarino del padre e sente bruciante il desiderio di averlo lì vicino a sé, felice per il successo di sua figlia e a ridere e scherzare con i suoi amici.

Ed è quello che confessa anche a Yassu, mentre stanno riassettando la casa, una volta finita la festa, ormai a notte inoltrata. Gli altri sono tutti tornati a casa e l'intero villino è ora immerso nel silenzio mentre i due puliscono e riordinano.

Shota sorride e l’abbraccia.

“Sono certo che sarebbe orgoglioso di te, Saya” le sussurra.

La ragazza si concede per qualche attimo ancora il calore delle braccia di Shota che tante volte l’hanno accolta: quando faceva un brutto sogno da piccola; quando si faceva male giocando con Toru e Yuji; anche quando scappava di casa dopo una litigata con il suo padrino e andava a passare la notte a casa di sua nonna Taeko. Da quando però ha capito che l’affetto per Shota era diventato qualcosa più profondo, Saya aveva cercato di mettere dei paletti e di darsi dei limiti per non cadere in una situazione imbarazzante per entrambi. Con un grande sforzo nel tentativo di controllarsi, gli dà un bacio sulla guancia e scioglie l'abbraccio per poi tornare a riordinare la casa.

La mattina seguente, Saya è pronta con il suo trolley nell’ingresso: l’appuntamento con Eiji e Ren è alla banchina dello Shinkansen con destinazione Tokyo. “9Kuruma 2ban Aseki'” come la canzone che proprio i loro padri hanno scritto e cantato.

“Buona fortuna” le dice Shota facendo per abbracciarla di nuovo, ma Sayaka scivola via dicendo di essere in ritardo.

“Ti scrivo quando arriviamo, ok?” gli dice notando il disappunto negli occhi del padrino: “Ciao!”.

E chiude la porta dietro di sé, percorrendo in quattro salti il vialetto di casa.

E' la prima volta che prova quella sensazione di avventura, di mista paura ed eccitazione: è la prima volta che si allontana così tanto da casa.

r: pg-13, tag: second generation, g: kanjani8

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