Things that change, things that don't change

Jun 14, 2008 02:01



E’ passato più di un anno da quando ci siamo visti l’ultima volta. E speravo di dimenticare quella sera terribile, anche se invece continuo a sognarla. Ed ora lui è davanti a me in coda ad uno stupido Starbucks… come se a Tokyo ce ne fosse uno solo…

Non che non mi faccia piacere rivederlo, vuol dire che è vivo, dopotutto, ma… il peso di quello che gli ho urlato mi piomba addosso tutto in un istante. Dovrei prenderlo, farlo girare e chiedergli scusa davanti a tutti, e già non mi umilierei abbastanza… lo guardo mentre paga e si avvia ad aspettare qualunque cosa abbia ordinato. Forse caffelatte, se in un anno non ha cambiato idea… sono le otto di mattina, potrebbe benissimo… si appoggia ad un bastone. Ok, adesso decisamente non ho più voglia di mangiare o bere nulla. Il mio corpo espellerebbe tutto immediatamente. Si gira leggermente … mi vede. Mi sento morire. Il suo viso è scavato, segnato dalle cicatrici, ed i suoi occhi sono come spenti. Prendo una bottiglietta d’acqua, pago e mi avvicino. Non posso ignorarlo così…

<< Quanto tempo…>> dice. Anche la voce sembra diversa. Più bassa. Ed è così pacato… noto che calcola ogni minimo movimento. Proprio lui… prendo io la sua tazza e ci dirigiamo verso un tavolo. Gli poso la tazza davanti, mentre si siede. Peserà a malapena 50 chili, ma si muove come se ne pesasse almeno il doppio. Non riesco a capacitarmi…

<< Perdonami…>> gli dico, posando le mani e la fronte sul tavolo. Lo sento sospirare, ed è come se intorno a noi non ci fosse nessuno.

<< Sho-chan. Alza la fronte di li… come minimo ti sarai appiccicato su un residuo di panna…>> dice, e sento dal tono che sta sorridendo. Alzo il viso, ma non riconosco quel sorriso. Fa fatica anche a sorridere. Stringo forte il tavolo e mi costringo a non abbassare lo sguardo, a non fuggire.

<< Quello che hai detto quella sera… avevi ragione… dovevo fermarlo.>> dice. Beve in circa tre sorsi il caffelatte e mi porge un biglietto.

<< Se ti va, passa a trovarmi. Tanto al momento sono sempre a casa…>> dice, e finalmente intravedo il vecchio sorriso. Annuisco, incapace di fare altro e lo guardo uscire dal locale zoppicando ed appoggiandosi a quel maledetto bastone. Mi passo le mani sul viso, maledicendomi. Non avevo ragione! Per nulla! Mi sento male, quindi mi affretto ad uscire. Un po’ d’aria fresca mi farà bene…

Guardo male il telefono. Forse così smetterà di suonare. Ho il primo giorno libero dopo due mesi, lasciatemi dormireee!! Niente da fare, il telefono continua a squillare, prepotente. Tra l’altro, perché quella suoneria? Perché proprio quella? Sbuffo e guardo il display, dove un enorme “Sho-chan” lampeggia con urgenza. Saranno almeno sei mesi che nemmeno ci sentiamo…

<< Hey! Qual buon vento?>> chiedo

<< Ho visto Aiba.>> la frase mi investe e mi lascia stordito. E’ un anno che cerco di non pensare a lui. Che cerco di non pensare a nessuno di loro. Che cerco di non pensare a quella sera. Ma ora, la voce di Sho mi riporta in una realtà dove loro tre ci sono ancora, dove io ci sono ancora Cerco di riprendere il controllo.

<< Oh…>> riesco ad articolare. Beh, è già un risultato riuscire ad emettere un suono.

<< Io… io credevo di morire… dopo quello che gli ho detto… e dopo un anno che nemmeno mi faccio sentire… e mi ha anche sorriso… ma… non sembra lui…>> ora Sho sta piangendo

<< Non sembra lui? In che senso? Come sta?…>> gli chiedo, ignorando completamente i suoi singhiozzi soffocati. Sho sospira

<< Non riesce a muoversi più di tanto, usa il bastone… si vedono le cicatrici ed i segni delle ustioni… e… il suo sguardo è cambiato… tra l’altro è decisamente troppo magro… mi sono sentito così male, a vederlo in quello stato…  Ho il suo indirizzo, ma non riesco ad andarci da solo… verresti con me?>> mi chiede. Io inspiro, sentendo di non essere ancora pronto a vedere il fantasma di Masa. Prendo l’agenda e controllo.

<< Domani pomeriggio ho un buco di tre ore.>> dico.

<< Perfetto… avvertiresti tu Jun? Perché… beh, ecco, vorrei evitare la morte, almeno oggi…>> dice Sho. Quanto è scemo… Riattacco e mi stiracchio, cercando di connettere. Poi penso a com’era ridotto quella sera e rabbrividisco. Sho dice che Masaki non sembra nemmeno lui, ma… è già tanto che sia vivo, io al momento mi accontento, ecco… probabilmente quando lo vedrò farò fatica a riconoscerlo, o vorrò non averlo rivisto, ma… mi infilo in doccia. Dopotutto oggi mi toccherà uscire.

Mi strofino gli occhi. Doveva esserci qualcosa di strano nel caffè… o forse sto per avere un ictus, in ogni caso ho le allucinazioni. Mi passo le mani sul viso. So che così eliminerò gli sforzi della povera truccatrice, ma potrei essere in punto di morte…

<< Non sono un’allucinazione, Matsu-Jun.>> dice Nino. E’ proprio Nino. Ma possibile che non cambi mai? Mi sono scoperto una ruga nuova proprio stamattina, lui invece è l’incarnazione dell’infanzia… però ha l’espressione turbata. Mi alzo e mi avvicino, per salutarlo. Vorrei abbracciarlo, ma è molto tempo che non ci vediamo…

<< Quanto tempo…>> riseco a balbettare. Lui fa un cenno con la testa

<< Domani pomeriggio hai del tempo, tra le quattro e le sette?>> chiede. Ci penso un attimo, poi rinuncio a ricordare. Prendo il palmare e controllo. Si, è fuxia, e allora?

<< Fuxia…>> dice Nino, e lo sento ridacchiare.

<< Ti do un calcio?>> mi informo.

<< No, grazie… dimmi solo se hai tempo domani…>>

Annuisco, poi chiedo perchè

<< Sho ha visto Aiba… e ha l’indirizzo. Dobbiamo andarci. >> dice, e se ne va senza salutare. Mi gira la testa. Per un anno ho tentato di non pensarci, ma adesso… perchè mi viene da piangere?…

<< Masa…>> mormoro. Mi siedo in un angolo e comincio a piangere, fregandomene del regista che mi sta chiamando, fregandomene della coprotagonista che mi guarda attonita. Non riesco a fermare le lacrime. Quella sera è ancora vividissima nei miei ricordi. La sera in cui abbiamo litigato, e lui è salito in macchina con O-chan… se non avessimo mai litigato… non so nemmeno se siamo ancora una coppia o meno, anche se dopo un anno senza vederci, spero che abbia trovato qualcun altro… ripenso ai giorni successivi all’incidente. Al giorno in cui ha evitato il mio sguardo, chiedendomi di non guardarlo. Ed alle lacrime si aggiungono dei singhiozzi. Il regista smette di chiamarmi e mi da la giornata libera

<< Non so cosa ti sia preso, ma è meglio se vai a dormire… se stai così male, non possiamo girare proprio nulla.>> mi dice. Io annuisco, mi inchino, mi scuso, raccolgo le mie cose e mi allontano. Girovago senza meta per la città, poi torno nel mio appartamento. Faccio un lungo bagno, cercando di scacciare i pensieri tristi e concentrandomi sul fatto che domani lo rivedrò. E non mi importa se mi dirà di non guardarlo o se mi manderà via. Stavolta non scapperò…

gnr: angst, g: arashi, p: ohmiya, p: aimoto

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