May 03, 2008 09:15
Kazunari si chiuse la porta alle spalle. Erano le dieci di mattina e la sua giornata era appena finita. Per fortuna lo aspettava un mese di vacanza. Fece per accendere l’acqua della doccia, quando sentì il telefono squillare.
<< Perché Michi?>> disse. Ma aveva già aperto la conversazione
<< Ma hai Michi come suoneria, scusa?…>> disse la voce di Sho. Kazunari si sentì mancare. Si sedette sul letto
<< Sho?>> chiese, incredulo
<< Eh, si.>> disse Sho
<< Oh, il ministro degli esteri giapponese mi sta chiamando… che emozione…>> disse Kazunari, buttandola sullo scherzo.
<< Eh già, che emozione!>> disse Sho << Se non ti chiamavo io, avevi intenzione di farti sentire prima o poi?>>
Kazunari si guardò una mano.
<< Beh, tipo tra due giorni… ho un mese di vacanza, e domani prendo il primo aereo per Tokyo…>>
<< Perfetto! Sai che giorno è tra otto giorni?>>
<< Dieci anni esatti da quando ci siamo separati. Lo so eccome.>> disse Kazunari. Non scherzava più, ora.
<< Hey, Nino, tutto ok?>> chiese Sho.
<< Si. Sono solo… beh, sono emozionato sul serio. Sho-chan! Dieci anni, accidenti! Che hai fatto tutto questo tempo?>>
<< Sono diventato ministro degli esteri, mi sono sposato e ho avuto una figlia. E tu?>>
<< Ah, ecco… io…>>
Appena sceso dall’aereo ebbe l’istinto di risalirci e farlo tornare indietro. Che ci faceva li? Da solo? Però zittì il suo istinto e seguì le altre persone. Aspettò i propri bagagli e si diresse verso l’uscita. Un uomo enorme, in completo nero, aveva in mano un cartello con “Kazunari Ninomiya” scritto in stampatello maiuscolo,. Kazunari si avvicinò. L’uomo non lo vide
<< Hey… qui sotto…>> disse Kazunari, tirando la manica del completo dell’uomo, che abbassò lo sguardo
<< Oh… eccola signor Ninomiya.>> disse l’uomo, in un giapponese stentato. << La facevo più alto…>>
<< Non sono mica così basso, eh… è lei che è un gigante!>>
L’uomo scoppiò a ridere
<< Venga, la devo accompagnare a casa sua. Il suo agente arriverà la tra due ore, e stasera poi potrà riposarsi in tutta tranquillità. Domani mattina inizierà il corso intensivo di inglese… mi hanno già detto che inizia le riprese per un film la settimana prossima…>>
Kazunari lo guardò
<< Lo so… >> disse, sorridendo
<< Ma mi pagano per ricordarglielo. Sarò il suo autista, ma devo anche ricordarle gli impegni… >>
Kazunari si sentì improvvisamente meglio
<< Grazie.>> disse, con un sorriso dolcissimo.
Quando vide la casa, però, si sentì leggermente male
<< Ma non è un po’ grande?>> chiese
<< Oh, no… qui è tra quelle più piccole…>> disse l’uomo, tranquillissimo. Kazunari deglutì. Entrò, guardandosi intorno, sentendosi in soggezione. Fece un rapido giro, cercando di orientarsi. Si scelse la stanza. Ce n’erano altre due.
<< Scusi, signor..>>
<< Smith… originale, vero?>> rispose il signor Smith.
<< Eh, in effetti, ma… la domanda era… che me ne faccio di tre camere?>>
Il signor Smith prese un’aria pensosa.
<< Al momento non saprei. Ma forse prevedono che lei metta su famiglia…>> disse il signor Smith. Kazunari rimase un attimo in silenzio
<< Ah, famiglia…>> disse. Sorrise
<< Bene. Nell’attesa dell’agente mi faccio un bagno. >> detto questo, si chiuse nella camera che aveva scelto. Entrò nell’enorme bagno ed aprì l’acqua della vasca. Poi si guardò intorno. Famiglia. Ma lui non voleva una famiglia… si ignorò. Affrontò discretamente la fine della giornata, nonostante il jetlag si facesse sentire prepotentemente. Alle otto di sera rimase da solo. Chiuse tutto, leggermente spaventato dal silenzio di fuori. Si preparò per dormire e si infilò a letto. Accese la televisione. Dopo un po’ di zapping la spense. Si rannicchiò nel letto
<< Merda…>> disse, asciugandosi gli occhi. Affondò il viso nel cuscino, singhiozzando forte. Gli mancavano tutti. E tanto. E…
<< Io non la voglio una cazzo di famiglia! Io voglio…>>
“Io voglio Satoshi…”
I singhiozzi ricominciarono, finchè non si addormentò, ancora col viso affondato nel cuscino. Si svegliò qualche ora dopo, rendendosi conto di far fatica a respirare, in quella posizione. Si girò su un fianco, sospirando, e si riaddormentò quasi subito, abbracciando stretto il cuscino.
La mattina dopo si svegliò con l’istinto di prendere il primo aereo per Tokyo, ma sarebbe stata una vera e propria fuga, non gli andava.
Doveva impegnarsi per imparare al più presto la lingua, in maniera da poter se non altro sopravvivere.
Tre mesi dopo, parlava già come se a L.A. ci fosse nato, o almeno così gli dicevano i registi. Firmò moltissimi contratti già per il primo anno. Cercò di non lasciarsi tempo libero per pensare, ma quand’era da solo, la nostalgia tornava. Tutta. Le rare volte in cui tornava nell’enorme casa che gli avevano dato, si sdraiava e rimaneva a letto tutto il tempo, senza riuscire a muoversi.
Solo dopo un anno cominciò ad essere in grado di gestire i momenti di tristezza. Chi lo vedeva tutti i giorni, non sospettava minimamente come si sentisse in realtà. Lui sorrideva a tutti, era gentile, dimostrava più o meno vent’anni meno di quanti ne avesse in realtà, e questo gli garantiva le simpatie di tutti. In pubblico era brillante e riusciva a fare le battute più crudeli con l’espressione più innocente del mondo.
Ma ancora, quand’era da solo non faceva altro che pensare. A lui…
<< Sei davvero così famoso come sembra visto da questa parte del mondo?>> chiese Sho. Kazunari sospirò
<< Pare di si. Sono andato in vacanza in Italia l’estate scorsa, e mi riconoscevano per strada… meno male che dovevamo vivere una vita normale… tu ministro degli esteri, io attore… e gli altri?>>
<< Beh, anche loro si battono bene. Jun è l’unico che ha vissuto in maniera diciamo normale. Io non conto…>>
<< Si che conti… per esempio, dove hai conosciuto tua moglie? E’ davvero così bella come risulta in foto? Sai che ti invidio?>>
Sho rise
<< Ci siamo conosciuti in università…>> disse poi << E si, è davvero così bella…>>
<< All’università… sei riuscito a farla andare come avrebbe dovuto andare fin dall’inizio.>>
<< In che senso? Nino, parli strano eh.>>
Kazunari ridacchiò
<< Nel senso…uno come te avrebbe dovuto conoscere la sua ragazza all’università, sposarla ed avere dei figli con lei. E finalmente ti è successo. Hai rimesso in ordine le cose. Jun, invece mi dicevi?>>
<< Ah, lui torna da Londra giusto in tempo per i dieci anni… adesso stava lavorando in un negozio…>>
<< Di vestiti, magari…>> disse Kazunari
<< Eh si…>> disse Sho
<< Lui in mezzo ai vestiti è da pazzi, ma col suo carattere e tutta quella gente? Beh, se non è in prigione vuol dire che l’esperimento è riuscito…>>
<< Si. Ah, si è innamorato di una ragazza.>>
Kazunari rimase in silenzio un attimo.
<< Eh?>> disse poi
<< Dai, non essere cattivo Nino!>>
<< Non mi dire che tu te l’aspettavi! Perché non ci credo!>>
<< In effetti… beh, ma tu? >>
<< Sho, sei pettegolo…>> disse Kazunari
Quel party infinito lo stava davvero stufando. Per fortuna i cocktail erano buoni… prese un bicchiere sconosciuto da un vassoio, spaventando il cameriere, e tornò a nascondersi nel suo angolino. Era stanco. Voleva tornare a casa. Anche se la casa dove abitava era enorme e vuota.
<< Ciao.>> disse una voce nel suo orecchio. Kazunari si girò.
<< Oddio… la versione umana di Barbie…>> disse. La ragazza lo guardò, alzando un sopracciglio
<< Non è molto carino da dire… >> gli fece notare
<< Scusa, hai ragione. Sono un po’ ubriaco…>> disse. Lei sorrise. Si tolse la parrucca bionda, rivelando cortissimi capelli neri. Mise la parrucca a Kazunari
<< Che carina…>> disse
<< Ti stai vendicando!>> la accusò Kazunari.
<< Si.>> disse lei, ridendo. Kazunari tese la mano
<< Piacere, Kazunari Ninomiya… puoi chiamarmi Nino, se vuoi. Ma solo perchè mi sei simpatica.>>
<< Sarah Sullivan. Piacere>> disse lei, stringendogli la mano. Kazunari non seppe mai bene perchè, ma la invitò a casa sua quella sera stessa.
<< Questa casa è enorme!>> disse lei, entrando.
<< Lo so.>>
<< Allora ti senti solo.>> disse Sarah, guardandolo dritto negli occhi. Kazunari la guardò. Senza dire una parola si sedette sull’enorme divano.
<< Come potrei sentirmi solo? Continuo a conoscere persone interessanti…>> disse.
<< Detta con quel tono sei proprio convincente, eh… se reciti così anche nei film, ti pagano decisamente troppo.>> disse Sarah, sedendoglisi accanto. Aveva degli occhi enormi ed azzurrissimi, notò Kazunari. Si fidava di lei, nonostante l’avesse vista in quel momento per la prima volta. Serrò la mandibola e si girò, ma lei gli prese il mento e lo guardò
<< Che cos’è che ti fa stare così male?>> gli chiese, asciugandogli una lacrima. Kazunari deglutì
<< Beh… ormai sono passati sette anni, non dovrei più sentirmi così, ma…>> si passò le mani sul viso. Tremava
<< Il fatto è che mi mancano così tanto…>> singhiozzò
<< Chi?>> chiese Sarah
<< Gli… gli altri…>> Kazunari non riusciva più a controllare la voce. Si rannicchiò.
<< Senti. Io domani ho la giornata libera, quindi posso anche stare sveglia tutta la notte, se ti va di parlare. Perché mi sa che ultimamente hai parlato solo ed esclusivamente di lavoro…>> disse lei. Kazunari si girò a guardarla
<< Sarà una storia un po’ lunga…>> disse, tirando su col naso.
<< Preparo un te e torno ad ascoltarla.>> disse lei, dirigendosi verso la cucina. Kazunari annuì. Sarah tornò dieci minuti dopo.
<< Sei proprio sicura?>> le chiese. Lei annuì, posandogli davanti una tazza fumante. Kazunari fece un debole sorriso. Poi iniziò a parlare. Raccontare di come aveva vissuto prima di andare in america, di com’era diventato un idol, di quando aveva conosciuto Masaki e Jun, e poi anche Sho e soprattutto Satoshi. Di come, durante gli ultimi anni di carriera, fossero rimasti isolati dalle loro famiglie e dai loro amici al di fuori del gruppo, cosa che li aveva fatti unire in maniera quasi morbosa. E poi il distacco improvviso e totale.
<< Mi mancano così tanto… ormai ci raccontavamo tutto…per forza, i effetti, eravamo sempre e solo noi, ma… sono quattro persone fantastiche… vorrei farteli conoscere… >>
Sarah gli si avvicinò. Kazunari non seppe mai perchè la baciò quella sera, né seppe perchè finirono a letto. Quando si risvegliò era già mezzogiorno. Si passò le mani sul viso, rendendosi conto di cos’era successo
<< Hey, non angosciarti.>> disse Sarah, al suo fianco
<< Abbiamo avuto un attimo di debolezza, tutto qui…>>
Kazunari si girò a guardarla. Poi si girò sull’altro fianco. Sarah lo sentì tirare su col naso. Si alzò e fece il giro del letto. Gli rimboccò le coperte
<< Ti preparo qualcosa da mangiare. Tu stai a letto. Sei stanco. E sei triste…>>
<< E voglio Toshi…>> singhiozzò Kazunari. Per sette anni non l’aveva visto, né aveva sentito la sua voce. Gli mancava da morire. Davvero… Affondò il viso nel cuscino
<< Senti… se adesso non hai fame, magari esco a comprare qualcosa per dopo…>>
<< Vorrei rimanere solo… so che non è una cosa carina da dire… ma…>>
Sarah gli sorrise
<< Tranquillo. Capisco più o meno come ti senti. Ti lascio il mio numero, per le emergenze.>> disse. Kazunari annuì. Sentì Sarah uscire e si tirò le coperte fin sopra la testa. Poi si lasciò andare ad un pianto dirotto.
Quattro giorni dopo, sul set del nuovo film, si trovò faccia a faccia con Sarah
<< Salve collega! Spero lavoreremo bene insieme.>> disse lei
<< Io ne sono sicuro!>> disse Kazunari, sorridendo.
<< Senti, Sho… tu hai sentito tutti, vero? Come sta O-chan?>> chiese Kazunari. Aveva il tono leggermente triste
<< Adesso bene… ma ha avuto un po’ di problemi all’inizio… l’hai quasi ucciso…>> disse Sho, ridacchiando leggermente. Kazunari sospirò
<< Ho visto gli ultimi quadri… forse…>>
<< Forse sei ancora in tempo. Ma dovrete parlarne… e molto a lungo…>> disse Sho. Kazunari sospirò ancora
<< Otto giorni sembrano così lunghi, adesso…>>
<< Kaz!! Kaz!! >> urlò Sarah, entrando dalla cucina. Kazunari si chiese quando avesse preso l’odiosa abitudine di lasciare le porte aperte.
<< Non chiamarmi così, non mi piace!>> disse Kazunari. Sarah lo ignorò e gli mise sotto il naso una rivista
<< Kaz, guarda qui! Accidenti, questo lo so leggere anch’io…>> disse Sarah. Ormai si conoscevano da due anni, avevano girato tre film insieme e praticamente vivevano insieme. I giornali avevano vociferato di una relazione, ma tutto era tornato a tacere in poco tempo.
<< Ma allora! Mi stai ascoltando?>> chiese Sarah. Kazunari la guardò. Poi guardò il giornale. Era aperto su un quadro. Satoshi Ohno, c’era scritto. E c’era un articolo che ne parlava. E una foto
<< O-chan…>> bisbigliò. Sentì le ginocchia cedergli. Sarah lo sorresse e lo fece sedere sul divano
<< Kaz…>>
<< Smettila di chiamarmi così!>> urlò Kazunari. Poi si portò le mani alla bocca
<< Ripassamelo, ti prego…>> gemette. Sarah gli passò la rivista.
<< Credo pensi a te. Quello… quello è l’ideogramma del tuo nome, no? “Kazu”. Me l’hai insegnato tu…>> mormorò lei, sedendoglisi accanto. Kazunari si tirò le ginocchia al petto, tremando forte.
<< Eh, già… è proprio il mio nome… oddio… in quella foto è identico a come quando abbiamo debuttato… credo di sentirmi male…>> una lacrima gli scese lungo il viso.
<< Nino, ci sei?…>> chiese Sarah, guardandolo
Kazunari si prese il viso tra le mani. Era sconvolto. Sarah lo abbracciò stretto
<< Non volevo farti piangere…>> disse.
<< E’ solo che… mi manca ancora… mi manca sempre di più… perchè scrive il mio nome? >> si alzò in piedi, ed iniziò a camminare avanti ed indietro, asciugandosi gli occhi ogni tanto. Poi guardò Sarah. Poi si girò di nuovo e corse in bagno.
<< Il tuo stomaco non ha retto, eh…>> disse Sarah, accorsa a tenergli la testa ed accarezzargli la schiena. Kazunari le si appoggiò, tremando
<< Eh no… ma almeno non ho avuto un infarto… ho retto meglio di quello che temessi, sono ancora vivo!>> disse. Dopodiché scoppiò in singhiozzi.
Si calmò dopo pochi minuti. Si alzò, si sciacquò il viso.
<< Devo prepararmi per andare ad un paio di conferenze stampa…>> disse poi. Sarah annuì ed uscì. Kazunari si guardò
<< Sei patetico!>> disse alla sua immagine riflessa nello specchio << E sei un codardo! Ti manca, vuoi sentire la sua voce? Alza il telefono e chiamalo! Ma non ce la fai! Non ce la fai perchè sai di averlo abbandonato! Potevi rimandare la partenza, chiarire la cosa! Invece coda tra le gambe e via, come un deficiente! E cosa c’hai guadagnato? Solo che ti manca e che ci stai di merda! Bravo, cretino!>>
L’anno dopo fu un delirio completo. Passò più tempo ubriaco che sobrio, anche se stranamente manteneva la lucidità. Dimagrì moltissimo. Avrebbe continuato così per molto tempo, se non fossero intervenute due persone. La prima fu Sarah. Un giorno lo prese in disparte e lo costrinse a mangiare
<< Stai scomparendo. Sei troppo vecchio e troppo maschio per fare l’adolescente disadattata!>> gli disse. Lui la guardò, senza capire
<< Kaz! E non dirmi di smetterla di chiamarti così! Nemmeno a me piace, ma in questo periodo non mi piaci nemmeno tu. Non sei più Nino! Non stai mangiando, sei quasi sempre ubriaco! Non mi dici più niente… ma so più o meno cosa ti passa per la testa. Sei innamorato di lui. Devi accettare questa cosa!>>
<< Ma l’ho abbandonato!>> disse Kazunari
<< E allora?>> chiese lei
<< Con che diritto posso dire di essere innamorato di lui?!>>
Sarah sospirò e gli si inginocchiò davanti, prendendogli le mani
<< Aver paura di essere rifiutati non è un crimine, lo sai?>>
Kazunari la guardò. Si prese il viso tra le mani. Sarah lo strinse a sé
<< Potevo chiarire… rimandare la partenza, fare qualcosa… sono scappato così… ma… io… io lo amo…>> disse l’ultima parte bisbigliando. Sarah lo strinse forte
<< Hai proprio tanta paura, Nino… lo so… ma adesso ne ho tanta anch’io. >>
Kazunari tirò su col naso e la guardò
<< Non sono un po’ vecchio per avere di queste reazioni?>> chiese. Sarah rise e gli scompigliò i capelli
<< Con quella faccia? Non invecchierai mai, è inutile. Sei una specie di surrogato nipponico di Peter Pan…>>
<< Adesso ti picchio, anche se sei una donna e sei più piccola e più giovane di me! Scherzi a parte… che devo fare?…>>
<< Devi andare in Giappone. Dalla settimana prossima hai un mese di ferie… adesso ti porto a casa e ti aiuto a fare le valige. E per favore, digli di tagliarsi quei capelli, che gli fanno la faccia tondissima…>>
Kazunari rise
<< Sei perfida… il mio Riidaa sta bene comunque!>> disse
<< Sei proprio innamorato.>> sentenziò lei a quella frase. Kazunari rise. Poi la guardò
<< Vieni con me Sally-chan!>> disse. << Così se riesco te li faccio conoscere…>>
Sarah lo guardò
<< Se mi vuoi…>> disse. Kazunari annuì
<< Certo che ti voglio! Però adesso portami a casa… dico al manager di cancellare gli impegni della giornata…>>
E poi, cinque giorni dopo, sentì Michi. Era moltissimo tempo che non la sentiva. Guardò un attimo il cellulare senza capire…
<< Quindi saresti stato in partenza per venire qui in ogni caso…>> disse Sho
<< Si. Sally-chan è convincente ne!…>>
Sho rimase un attimo in silenzio. Kazunari lo sentì sospirare
<< Che c’è Sho?>>
<< Beh, mi sento fortunato.. ho trovato Kayoko e ha risistemato la mia vita, ma… voi quattro mi preoccupate… beh, all’occorrenza vi presto Kayo-chan un paio di giorni… però…>>
<< Sho! Stai piangendo?>> chiese Kazunari, in tono quasi accusatorio
<< Hey! Ho retto tutte le telefonate ne!>> singhiozzò Sho. Kazunari ridacchiò
<< Scusa se rido, ma sei carinissimo…>> disse. Sho rise a sua volta.
<< Sho-chan… mi siete mancati tutti tantissimo.. non mi sembra vero che potrò rivedervi… ah, Sally-chan vuole conoscervi… posso portarla già la sera? Potrebbe stare con Kayo-chan e con la figlia di Aiba mentre noi cinque ci picchiamo in un’altra stanza… >>
<< Portala. Voglio ringraziarla.>> disse Sho
<< Perché?>>chiese Kazunari
<< Per aver salvato il mio migliore amico.>> disse Sho in un soffio. Kazunari sentì gli occhi riempirglisi di lacrime. Si portò una mano alla bocca
<< Sho-chan…>> gemette poi. L’altro tirò su col naso, ad indicare che era ancora vivo e in piena crisi di commozione fulminante.
<< Ti voglio bene.>> disse Kazunari
<< Anch’io, scemo.>> disse Sho.
<< Ok. Tagliamo qui l’angolino del diabete… finisco di preparare le valige allora… Sally passa a prendermi domani mattina presto, ho solo oggi per preparare tutto… e devo ancora andare a dormire… >>
Riagganciarono. Kazunari alzò lo sguardo. Sul comodino aveva messo la foto di Satoshi ritagliata dal giornale
<< Tra otto giorni ti rivedrò… volevo chiedere a Sho come stai, ma… ho avuto paura… Saccho!!>>
La foto lo guardò, muta.
<< Bene… inizio a parlare con le foto… è proprio ora di tornare…>>