[Supernatural] Where were you last night

Dec 12, 2009 16:00

Titolo: Where were you last night
Fandom: Supernatural
Personaggi: Sam Winchester, Dean Winchester, presenza accennata di Ruby
Rating: PG
Genere: introspettivo, angst
Parte: 1/1
Note: Ambientata a metà della 4° stagione, contiene spoiler. Riferimenti alla puntata 3x08 "A very supernatural Christmas". Il titolo della fanfic è tratto dall'omonima canzone dei Nightwish.
Fanfiction angst scritta per la challenge Voglio il pacco di Natale di ff_serietv_ita .
Disclaimer: Dean e Sam appartengono l'uno all'altro a Kripke, e io non detengo alcun diritto su di loro, ma ci passo del dilettevole tempo insieme poiché li amo. Quest'opera non ha scopo di lucro.


Lost in the dark and my fears
If only you saw the tracks of my tears
I think I'm losing my mind
Where did you go and what did you find?
(Where were you last night - Nightwish)

Quei gesti erano ormai diventati automatici. Alzarsi dal letto lentamente, perché le molle dei consunti materassi di motel non cigolassero. Cercare i vestiti in una penombra a cui i suoi occhi si erano già abituati. Muoversi in un silenzio calmo e metodico, nessun movimento brusco, nessun respiro che fosse più di un soffio impercettibile. Sgusciare via senza che Dean si svegliasse, e ingoiare ogni volta, ogni dannata volta, un nodo doloroso che gli stringeva la gola non appena chiudeva delicatamente alle proprie spalle la porta della camera, uscendo nella notte. Là dentro c’era Dean e fuori c’era il buio. E da qualche parte in una vita passata, doveva esserci stato un tempo in cui la presenza di Dean significava appartenenza, casa, e chiudere fuori l’oscurità era facile. Un tempo in cui Sam non sentiva la notte riconoscerlo come figlio e accoglierlo, e guardare gli occhi di suo fratello voleva dire sentirlo accanto. E sentirsi amato. Un tempo divenuto ormai inafferrabile.
Sam si infilò lentamente il giubbotto, lasciandosi scappare un fruscio di troppo quando non riuscì a controllare un improvviso e breve tremito. Chiuse gli occhi, mordendosi il labbro. Stava diventando difficile negare quanto il bisogno di sangue si facesse sempre più pesante da gestire. Il tempo trascorso prima di avvertirne la sete diminuiva costantemente, e ultimamente non si trattava più soltanto di ridare forza ai suoi poteri... la mancanza di sangue demoniaco iniziava ad essere dolorosa per il suo corpo. Stava diventando difficile negarlo, in momenti come quello, ma tornava ad essere semplice non appena Ruby si incideva la pelle e gliela offriva. Il suo sangue gli scendeva lungo la gola e allora tutto sembrava lontano, una mera suggestione, poteva gestire la cosa, poteva farcela, ce l’avrebbe fatta. Ne era certo. Ne sarebbe stato certo, una volta bevuto ancora il suo sangue, doveva solo uscire da quella porta.
Le coperte sul letto di Dean si mossero, e Sam rimase impietrito. Gli dava già le spalle, e non aveva il coraggio di voltarsi per accertarsi di averlo davvero svegliato... per vedersi puntare addosso occhi delusi e accusatori. Restò immobile per qualche attimo, ma il rumore delle coperte non smetteva. Sembrava anzi farsi più intenso, e d’un tratto un mormorio roco lo accompagnò. A Sam parve quasi un gemito. Rilasciò un sospiro e si voltò lentamente, senza più timore, perché sapeva già cos’avrebbe visto. Non era la prima volta. Si avvicinò lentamente e si chinò appena verso il fratello, cercando di delineare nella penombra i suoi lineamenti contratti nel sonno agitato. Lo guardò far scattare la testa sul cuscino, da una parte all’altra, con violenza. Socchiudendo gli occhi dolorosamente, s’inginocchiò piano accanto al suo letto. Così tante volte lo aveva visto soffrire nel sonno, senza che Dean gli dicesse in quali incubi precipitava durante la notte... Adesso lo sapeva, sapeva tutto, conosceva l’orrore subito da suo fratello, e quello inflitto. O almeno, conosceva le parole che lo descrivevano, così come le aveva infine ascoltate da Dean, amare e tremanti. Facevano un male atroce, eppure probabilmente Dean aveva ragione, non facevano male abbastanza perché Sam potesse davvero capire. Era da laggiù che suo fratello lo guardava da quando era tornato, dal fondo di quel dolore; là dove Sam non poteva raggiungerlo. Un piccolo inferno personale che ancora ardeva per lui, e Sam non poteva strapparlo via neanche da quello. Forse era per questo che non aveva mai trovato il coraggio di accostarsi a lui nei suoi sonni tormentati, e cercare di fare qualcosa, una cosa qualsiasi, per aiutarlo.
Dean soffocò un lamento roco, che trafisse il petto di Sam come un frammento di vetro. Era suo, quel dolore, era quello che Dean aveva sofferto per lui. Perché quel tempo in cui essere vicini significava anche sentirsi vicini, era esistito sul serio, e adesso sembrava reale, non più così lontano, forse allungare la mano sarebbe bastato per poterlo toccare. Sam sentì il proprio sguardo farsi lucido, e non lo staccò dal volto di Dean mentre lentamente sollevava una mano verso di lui, verso il suo corpo che ancora si agitava e sussultava, e quella mano gli si faceva vicina, sempre più vicina...
Il cellulare vibrò nella sua tasca, strappandogli un sobbalzo leggero. Con l’altra mano, Sam lo prese e lo tirò fuori. Stava tardando al loro incontro, e Ruby aveva deciso di ricordarglielo. Per un lungo momento, Sam fissò il cellulare che gli vibrava nella mano, con l’assurda sensazione che il semplice pensiero della demone che lo aspettava là fuori, fosse sufficiente a rendere più doloroso il bisogno del suo sangue. Un altro tremito lo attraversò, e sentì una sottile vertigine avvolgerlo per un attimo, e costringerlo ad appoggiarsi al letto di Dean. E fu su di lui, sul suo braccio tremante, che la mano di Sam si posò in quel momento.
“Sam...”
Il minore posò di nuovo lo sguardo su di lui, smarrito per un attimo, incredulo. Forse era stato solo un caso. O forse Dean lo aveva sentito davvero. Non si era svegliato, i suoi occhi erano ancora chiusi, continuava ancora ad agitarsi e a restare nell’inferno che la sua mente non riusciva ad abbandonare. Ma il suo nome l’aveva pronunciato. In quell’attimo esatto, dal fondo del suo dolore, l’aveva chiamato. Forse, Sam pensò in quel momento, l’aveva chiamato anche mentre le torture scandivano i suoi anni laggiù...
La sua mano scivolò delicatamente fino a quella di Dean, che istantaneamente l’afferrò stretta, come se la stesse attendendo con disperazione. Senza neanche voltarsi, Sam spense il cellulare e se lo rimise in tasca. Si sedette accanto al letto, senza lasciare la mano del fratello maggiore, e lentamente accostò il viso al suo cuscino.
“Dean...” sussurrò pianissimo, in un soffio gentile. “Va tutto bene... Sei con me... Sei al sicuro... Sta’ tranquillo, Dean... Ci sono io... Tranquillo...”
Continuò a sussurrare sottovoce senza preoccuparsi di misurare il tempo, ascoltando solo il respiro di Dean che pian piano si calmava, avvertendo la sua stretta sofferente che si allentava. Mentre i minuti passavano, Dean smise lentamente di agitarsi e reclinò la testa di lato, verso Sam, scivolando in un sonno esausto ma tranquillo. La sua mano non stringeva più quella del fratellino, ma Sam non la tolse per lungo tempo, restando accanto a lui, la testa posata stancamente sull’angolo del suo cuscino. Non poteva dire che fosse la posizione più comoda del mondo, ma era lì che doveva stare in quel momento, ed era l’unica certezza che avesse. Rimase per un po’ a fissare il fratello addormentato, poi lasciò vagare distrattamente lo sguardo. Attraverso la piccola finestra della camera, poteva vedere la notte ancora densa e i palazzi malandati che circondavano il motel. Su qualche ringhiera campeggiavano decorazioni natalizie da pochi soldi. Sam trattenne un sospiro e tornò a posare gli occhi su Dean. Già, era la notte di Natale, nessuno dei due se n’era ricordato o vi aveva prestato attenzione. Avevano altre cose a cui pensare, ora. E poi era una festa a cui Dean non aveva mai tenuto, e a cui lui stesso non teneva più da tempo. E poi non c’era più la morte ad alitare loro sul collo con un angosciante conto alla rovescia, e non c’era più bisogno di far finta che dei deodoranti per auto fossero decorazioni per un albero di Natale, e che una tanica di benzina e una tavoletta di cioccolato fossero regali. Era stato tutto alquanto ridicolo, di quelle cose che a distanza di tempo fanno soltanto ridere. Perciò lui doveva stare sbagliando qualcosa, se ripensandoci gli veniva da piangere.

La fredda luce invernale del mattino filtrava dalla finestra. Dean aprì gli occhi lentamente, un lusso che da qualche tempo si concedeva di rado. Svegliarsi senza sussultare di dolore e paura, per poi ritrovarsi sudato e ansimante a sedere sul letto, era sufficiente a fargli iniziare una giornata di buon umore. Quello che vide quando si voltò verso il letto del fratello minore, fu sufficiente a rabbuiarlo. Sam era disteso sopra le coperte, addormentato. Vestito, con tanto di giubbotto. Il suo viso era pallido, e segnato da profonde occhiaie. Dean si mise a sedere sulla sponda del letto, fissandolo per un momento, con un’ombra di dolore e rabbia nello sguardo. Ma ormai, scoramento e sfiducia erano più forti anche della rabbia stessa. Stavolta non gliel’avrebbe chiesto, non gli avrebbe chiesto dov’era stato la notte scorsa. Ascoltava già sufficienti bugie da non avere voglia di chiederne altre di propria iniziativa. Rivolse il viso verso terra e scosse la testa, prima di alzarsi e dirigersi verso il bagno. Chiuse la porta dietro di sé senza cercare di attutirne il rumore.

Sam sussultò e aprì gli occhi, confuso e annebbiato per qualche momento. Era quasi arrivata l’alba quando non ce l’aveva più fatta a resistere e aveva sciolto delicatamente la mano da quella di Dean, sollevandosi da terra per poi riuscire solo a lasciarsi andare sfinito sul proprio letto. Il sonno l’aveva catturato lasciandogli solo il tempo di rendersi conto che il tremore del suo corpo stava pian piano aumentando.
Si guardò attorno, cercando di ritrovare la lucidità. Era giorno inoltrato, il letto di Dean era vuoto e poteva sentire il suono della doccia, attutito dalla porta chiusa. Lasciò ricadere il capo all’indietro per un momento, respirando profondamente. Sentiva le membra tese, la testa pesante. Passandosi una mano sulla fronte, la sentì imperlata di un insano velo di sudore. E in quel momento, avrebbe giurato di riuscire ad avvertire le vene del suo intero corpo pulsare dolorosamente. Si sollevò a sedere, lanciando uno sguardo sconfortato in direzione del bagno. Chiuse gli occhi in un sospiro muto, e l’attimo dopo era in piedi e si accostava alla porta chiusa.
“Dean?” lo chiamò, senza ottenere risposta. “Dean, io... esco a fare due passi, a... prendere un caffè,” proseguì alzando la voce, per superare il rumore dell’acqua. Di nuovo, nessuna risposta. Tentò un’ultima volta. “Vuoi che ti prenda qualcosa?”
“No.” Non ci fu astio, in quell’unica, secca risposta. Non sarebbe stato nulla di più di un semplice “no” per chiunque altro l’avesse udito. Nessuno se ne sarebbe sentito colpito. Respinto. Nessuno che non conoscesse ogni sfumatura della voce di Dean.
Sam socchiuse gli occhi e abbassò lo sguardo. “Okay,” disse soltanto. La sua mano stava già scivolando nella tasca dove aveva lasciato il cellulare. Pochi secondi dopo, la porta della stanza si chiudeva con un altro scatto secco, lasciando la camera vuota.

Il liquido denso, caldo e potente gli accarezzava la gola, scendeva nel suo corpo, irradiandosi dentro di lui, avvolgendo man mano la sua mente con quella che gli sembrava una nuova, spregiudicata lucidità, ridando forza alle sue membra. Come accadeva tutte le volte, Sam avvertì il proprio cuore correre impazzito nel petto, vibrando di un battito così veloce e potente da dargli la sensazione di scuotere ogni parte di lui. Stringeva il braccio di Ruby con una mano, succhiando e bevendo da lei, gemendo di sollievo e piacere, con gli occhi chiusi. La demone lo guardava con il capo reclinato da un lato, un sorriso languido e compiaciuto sulle labbra. Si avvicinò al suo viso e passò una carezza lenta sui suoi capelli.
“Buon Natale, Sammy.”

~Fine

genre: hurt/comfort, genre: angst, content: post-hell!dean, character: dean winchester, fandom: supernatural, !fanfiction, character: sam winchester

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